Adolescenti e salute

Insegniamo ai ragazzi a volersi bene

Risale all’8 febbraio scorso la comunicazione degli esiti della 6a rilevazione del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia 2022 [1] relativamente ai comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare. I dati, che in Italia vengono raccolti ogni 4 anni a decorrere dal 2002, sono stati illustrati in occasione del convegno “La salute degli adolescenti” che si è svolto a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità. Costituiscono il prodotto dell’azione sinergica dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Torino, Padova e Siena, di tutte le Regioni e le ASL, del Ministero della Salute e del Ministero dell’istruzione e del merito.

La rilevazione risponde all’obiettivo di migliorare la conoscenza sui comportamenti a rischio in età pre-adolescenziale e adolescenziale mediante indagini su aspetti del contesto di vita familiare e scolastico quali il rapporto con i genitori, i compagni di classe, gli insegnanti e i pari. La rilevazione ci restituisce uno spaccato della percezione che gli adolescenti hanno dell’universo reale/virtuale in cui sono immersi e aiuta a pianificare azioni di prevenzione e di contrasto ai comportamenti a rischio e di promozione del loro benessere. 

Quando la rete incita alla violenza

Molte possono essere le opportunità offerte dalla Rete. Ma l’altra faccia della medaglia è rappresentata dai rischi di diffusione di informazioni riservate, di esposizione a materiale inappropriato, di cyberbullismo…”. È questo che ha dichiarato il Ministro Valditara in un videomessaggio il 7 febbraio scorso. Esiste un lato oscuro del web, rappresentato dalla configurazione di siti che incitano alla violenza, alla denigrazione delle diversità, all’incoraggiamento della sopraffazione, e da cui una massa consistente di internauti è attratta: sono messaggi, opinioni, interpretazioni impregnate da quell’antico sentimento di odio di cui le tecnologie possono contribuire ad amplificare la portata e la risonanza, tanto da trasformare Internet da un formidabile strumento di divulgazione e formazione in un network dell’odio su scala planetaria.

Le risposte negative di fronte al malessere

Quando la spirale di violenza e sopraffazione fa smarrire persino la capacità di nutrire indignazione di fronte alle più gravi forme di prepotenza, alcuni giovani cercano di combattere il malessere percorrendo altre strade: di fronte al disagio, come espressione di carenza di essere e perdita di speranza verso una prospettiva esistenziale, anziché lottare per sconfiggere la condizione di precarietà psicologica già tipica della loro età e conferire significato ad una vita svuotata di senso, alcuni giovani preferiscono intervenire sul proprio “io” per alterarlo e renderlo insensibile alle paure e alle incertezze. Da qui, la dipendenza da fumo, alcool e sostanze psicoattive, l’instaurarsi di forme di intolleranza, di esplosioni di violenza agite in un clima concitato che essi condividono con il “branco” soprattutto attraverso il cyber bullismocon cui attaccano psicologicamente e emotivamente la vittima-bersaglio mediante azioni consapevolmente moleste veicolate da strumenti informatici.

Alcuni dati

Relativamente al bullismo e al cyberbullismo, che costituiscono una delle minacce più temute dai nostri giovani, l’indagine HBSC [2] non mette in luce significative differenze tra le regioni: per il bullismo, la variabilità è compresa tra il 13% in Calabria e Basilicata e il 18% nelle province autonome di Trento e Bolzano, e per il cyberbullismo, si registrano percentuali che oscillano tra l’11-12% nelle medesime province autonome e il 16% in Campania, Puglia e Sicilia. Circa la frequenza di atti di bullismo, se si opera una comparazione tra gli esiti di quest’ultima rilevazione con quelli del 2018, emerge una sostanziale stabilità, mentre il cyberbullismo registra una forte impennata nei giovani di 11-13 anni, imputabile – presumibilmente – ai confinamenti forzati imposti dalla recente pandemia e alla dirompente diffusione dei social network.  

Altro dato inquietante: circa il 15% degli adolescenti ha dichiarato di essere stato vittima almeno una volta di atti di bullismo e di cyberbullismo, con proporzioni che si attestano al 20% negli 11enni per poi decrescere al 10% nei più grandi.

Il cyber bullo

Protetto dall’anonimato dello strumento elettronico, il cyber bullo si esibisce sul palcoscenico delle piazze digitali senza filtri né contegno, senza vergogna né paura e, indossando una maschera virtuale, si diverte a sfidare la vittima prescelta smontando come un puzzle i pezzi principali della propria dimensione quotidiana per poi ricomporli a suo piacimento ed esibirli compiendo ciò che non avrebbe il coraggio di fare nella vita reale. Travalicando confini e barriere spazio-temporali, l’anonimato lo fa sentire più a suo agio nell’espressione della sua rabbia. Insulti, pettegolezzi, maldicenze, calunnie e minacce trovano la loro diffusione in chat, nei blog o sui social.

Revenge porn

Dopo il cyberbullismo, ciò che fa più paura è il Revenge porn, o la porno vendetta, che consiste nella diffusione non consensuale, e quindi abusiva, di immagini pornografiche o sessualmente esplicite per denigrare pubblicamente e molestare la persona cui si riferiscono: essere adescate online rappresenta l’incubo di una ragazza su tre (28,4%); il 32% di loro ammette di esserne stata vittima. È vero che tale reato ora è punibile ai sensi dell’art. 612-ter del Codice penale italiano, rubricato come “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, ma il danno maggiore sta nel fatto che la Rete consente alle foto o alle dichiarazioni estreme di ‘tornare in vita’ nonostante la rimozione, ossia di rigenerarsi a cadenza regolare presentandosi in altri siti o circuiti. Ciò che arreca danno non è solo il contenuto dei messaggi offensivi diffusi sul web, ma l’effetto a catena che viene innescato, perché la violenza on-line rimane attiva per lunghi periodi di tempo moltiplicando sé stessa e generando esasperanti reticoli di risonanza che logorano la sensibilità della vittima.

La vita sessuale riveste, soprattutto per le ragazze, notevole importanza non solo per la sua incidenza sullo sviluppo e sulla crescita intellettuale, ma anche per le conseguenze che essa può avere sulla salute. I risultati HBSC 2022 rivelano che il 20% dei 15enni e il 40% dei 17enni ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi e un 8% li ha consumati addirittura a 14 anni o meno.

Le risorse normative

II Ministero dell’Istruzione e del merito, impegnato da anni sui fronti della prevenzione di ogni forma di violenza e, più in particolare, del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, ha messo a disposizione delle scuole varie risorse per contrastare questo fenomeno, ma soprattutto ha attivato strategie di intervento tese ad intercettare e arginare comportamenti a rischio.

Nel febbraio 2021, in continuità con il disposto della legge 107/2015 e con gli interventi prefigurati dalla legge 71/2017, furono emanate le “Linee di Orientamento per la prevenzione e il contrasto al Bullismo e al Cyberbullismo”, tese a permeare la più recente legge 92/2019 (insegnamento dell’educazione civica) che, tra le sue numerose declinazioni, contemplava la necessità di fornire agli studenti le competenze digitali per utilizzare in modo corretto il web e poter acquisire a pieno titolo la cittadinanza digitale, ovvero la capacità di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali.

Educare i ragazzi ad orientarsi in quel groviglio di stimoli, messaggi, immagini e informazioni che è la Rete, ricca di buone opportunità ma anche irta di insidie e di rischi, diviene una sfida importante per un’educazione ai media che, oltre ad elaborare forme di protezione, tenda anche a fornire le competenze per una partecipazione attiva, critica e consapevole ai molteplici ed ammiccanti universi che si aprono sul web.

La giornata mondiale della sicurezza in rete

Promuovere maggiore consapevolezza sul tema della sicurezza digitale e sull’uso positivo degli strumenti digitali è l’obiettivo di varie iniziative che si sono svolte in concomitanza con la “Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete” (Safer Internet Day) promossa dalla Commissione Europea e celebrata contemporaneamente in oltre 100 Paesi nel mondo, alla quale aderisce anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito. 

Tra le varie proposte merita di essere menzionata quella del “Safer Internet Centre-Generazioni Connesse”, un’iniziativa di matrice europea avviata nel 2017 che opera in partenariato con alcune delle principali realtà che si occupano di sicurezza in Rete, la  Polizia Postale, il Ministero per i Beni Culturali, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’Università degli Studi di Firenze e “La Sapienza” di Roma, Save the Children Italia Onlus, II Telefono Azzurro, ed è coordinata a decorrere dal 2012 dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento.

La ricerca condotta quest’anno sulla quantità e qualità delle ore trascorse in Rete dai nostri ragazzi ha coinvolto quasi 3.500 studenti di scuola secondaria di I e II grado mettendo in evidenza che il 30% dei giovani trascorre online più di 5 ore al giorno: la porzione più consistente di essi si orienta sui social, o creando pagine personali dal carattere anche commerciale o gestendo pagine social per conto di altri, sostenuti dall’idea che quella possa trasformarsi, un domani, in un’occupazione a tempo pieno.

Cuori connessi

Contro il cyberbullismo è stato messo a punto anche il progetto “#Cuoriconnessi”, sorto nel 2016 dalla collaborazione tra Unieuro e Polizia di Stato per sensibilizzare genitori, insegnanti e ragazzi ad un uso consapevole dei device connessi alla Rete. Sostenuti dal principio che il parlarne è la cosa più importante e che l’arma migliore per contrastare il cyberbullismo è la conoscenza delle storie di chi l’ha subìto, durante l’evento diffuso in streaming sono state raccontate le storie di ragazzi che hanno sperimentato sulla pelle quella dolorosa esperienza, ma anche storie positive dove la tecnologia li ha aiutati a migliorare la propria esistenza. Anche i 4 libri di Luca Pagliari dedicati all’odioso fenomeno del cyberbullismo e distribuiti gratuitamente, hanno raccolto le vere storie di chi l’ha sperimentato direttamente e anche di chi, grazie alla tecnologia, ha potuto conferire un nuovo significato alla propria vita.


[1] La ricerca HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) è un progetto internazionale, patrocinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha lo scopo di descrivere e comprendere fenomeni e comportamenti correlati con la salute dei ragazzi di età scolare. ll nostro Paese partecipa allo studio HBSC fin dal 2002. Esso prevede una raccolta dei dati ogni quattro anni, pertanto ad oggi sono state effettuate 6 rilevazioni (2002, 2006, 2010, 2014, 2018 e 2022).

[2] Per una rendicontazione più esaustiva consultare la pagina “La salute dei diciassettenni.