A scuola di sostenibilità

Competenze per una cittadinanza che guarda al futuro

La sostenibilità, come spesso accade alle parole che rimandano a concetti complessi, è entrata nel lessico comune connotando in un primo momento quasi esclusivamente fenomeni di tipo ecologico-ambientalista. C’è stato, tuttavia, un discrimine temporale importante, il 2019, con la crisi sanitaria mondiale prodotta dalla pandemia da Covid-19, in cui la parola sostenibilità si è via via sostanziata di nuove e più diffuse consapevolezze: la sostenibilità dello sviluppo è posta dai limiti stessi del pianeta nel sostenere l’azione modificatrice dell’uomo. Nel linguaggio di tutti i documenti internazionali essa è diventata la bussola che orienta tutte le politiche di ripresa e resilienza dei Paesi dell’Unione Europea, assumendo precisi significati in ambito economico e sociale. La sostenibilità, infatti, rimanda all’equità e all’inclusione quanto alla transizione energetica e digitale.

Le raccomandazioni del parlamento europeo

La Raccomandazione del parlamento europeo del 22 maggio 2018 aveva già enfatizzato tra le otto competenze chiave l’importanza di quelle personali, sociali e in materia di cittadinanza, come competenze necessarie per sviluppare un atteggiamento positivo verso il proprio benessere personale e sociale nel rispetto dell’ambiente circostante. Il ruolo affidato ai sistemi educativi è dunque centrale per assicurare contestualmente la crescita delle competenze dei cittadini europei e lo sviluppo sostenibile in ambito economico, sociale e ambientale.

In piena stagione Covid, con il Green Deal (Comunicazione della Commissione Europea 11 dicembre 2019), l’Europa risponde che solo attraverso l’“educazione” fin dalla prima infanzia, si forma un cittadino consapevole riaffermando i valori irrinunciabili della libertà, della legalità, del rispetto dell’altro e dell’ambiente.

Questa forma di cittadinanza globale non si oppone alle cittadinanze nazionali, ma invita a pensare a sé stessi come portatori di un’identità plurale che rende cittadini della propria comunità, della propria nazione, del proprio continente, del mondo intero.

Solo così si possono interiorizzare le regole del vivere sociale e creare la cultura della sostenibilità, che è una forma mentis, un quadro valoriale globale che integra lo sviluppo economico, sociale, ambientale.

Lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza globale

Sembra ormai patrimonio consolidato la definizione di Sviluppo sostenibile, come “soddisfacimento dei bisogni del presente senza compromettere i bisogni e le esigenze delle future generazioni”. Il concetto, così definito già nel Rapporto Bruntland del 1987, è alla base dei 17 Goal dell’Agenda ONU 2030 e degli obiettivi di Education and Training 2020.

La sottoscrizione da parte di 193 Paesi dell’Atto di impegno dell’ONU “Trasformare il mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” del 2015 non poteva certo garantire un’automatica e tempestiva adesione alle politiche energetiche, tecnologiche ed economiche conseguenti. Le transizioni in atto, però, rendono più evidenti le accelerazioni nei cambiamenti.

Tutti gli obiettivi dell’Agenda riguardano la difesa del nostro pianeta, in particolare il 4° Obiettivo chiama in causa il mondo della scuola, sostenendone un ruolo determinante, quando afferma che un’«educazione di qualità», equa ed inclusiva, è un’opportunità di apprendimento per tutti.  Entro il 2030 tutti gli studentidevono acquisire“le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili…” (punto 4.7).

Anche l’OCSE è intervenuto nel dibattito: ha lanciato per la rilevazione PISA 2018 un framework per l’osservazione e la valutazione della competenza globale, che si sostanzia nella capacità di coniugare dimensione locale, globale, e interculturale, comprendente diverse prospettive e visioni del mondo per la sostenibilità e il benessere collettivo.

La sostenibilità nella Costituzione

La Costituzione Italiana all’art. 9 comma 2 afferma che “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. Con la legge costituzionale n. 1 dell’11 febbraio 2022, l’articolo è stato aggiornato con l’introduzione di un terzo comma “la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. 

Protezione dell’ambiente e della biodiversità, sviluppo sostenibile entrano dunque a pieno titolo accanto alla tutela del paesaggio e dei beni culturali già prevista nella nostra Carta.

Già nel 2002 La Corte Costituzionale aveva dichiarato l’ambiente un “valore trasversale protetto” integrando di fatto quanto stabilito dall’art. 9.

Oggi il problema della sostenibilità è al centro delle politiche sociali e si parla di «sfida ecologica»: è in gioco il diritto al futuro delle giovani generazioni, diritto che interpella gli adulti e le istituzioni che hanno responsabilità culturali, economiche, politiche e mass mediatiche. La sostenibilità si lega alla esigenza di tutelare l’ambiente e tutto il patrimonio naturale e artistico che appartiene all’umanità.

L’enciclica di papa Francesco

È dal 1970 che la Rete Globale dell’Orma Ecologica calcola il giorno di ogni anno nel quale l’umanità entra nel «deficit ecologico», giorno in cui si cominciano a consumare più risorse di quanto ne riesca a rigenerare il pianeta in un ciclo annuale (già nel 2020 il giorno indicato è stato a luglio)

Anche Papa Francesco ha posto il problema della nostra responsabilità nella sua enciclica sull’ambiente «Laudato si’» del 2015: «non si può cambiare il mondo se non si cambia l’educazione» e «non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni».

L’attualità di tali tematiche esige che esse vengano trattate in una prospettiva globale, scientificamente e internazionalmente condivisa, attenta ai principi della sostenibilità ecologica, sociale ed economica: e allo stesso tempo, è necessario che esse siano oggetto di riflessione collettiva e continuativa, in un’ottica interdisciplinare.

L’evoluzione normativa

In molti documenti ministeriali si evidenzia l’attenzione per un’educazione allo sviluppo sostenibile. Nelle Indicazioni per il curricolo 2012 si dice che l’intervento educativo della scuola deve promuovere “una pedagogia attiva” che valorizzi “l’esperienza, l’esplorazione, il rapporto con i coetanei, con la natura, gli oggetti, l’arte, il territorio”. Bisogna, quindi, riflettere e veicolare i comportamenti corretti per la tutela dell’ambiente e delle sue risorse ponendo “le fondamenta di un abito democratico, eticamente orientato, aperto al futuro e rispettoso del rapporto uomo-natura”.

Sempre nelle Indicazioni viene affermato che il percorso educativo alla sostenibilità va iniziato fin dalla scuola dell’infanzia; infatti una delle finalità è l’avvio alla “cittadinanza”, come dire: «vivere le prime esperienze di cittadinanza per porre le fondamenta di un comportamento eticamente orientato, rispettoso degli altri, dell’ambiente, della natura». Il percorso prosegue in un’ottica di continuità nella scuola del primo ciclo dove bisogna “porre le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva… del prendersi cura di sé stessi, degli altri e dell’ambiente”.

L’obiettivo irrinunciabile per tutte le scuole sarà, allora, la costruzione del senso di legalità e lo sviluppo del senso di responsabilità che si realizzano nel dovere scegliere e agire in modo consapevole e con comportamenti corretti per la tutela dell’ambiente e delle sue risorse.

Nella Legge 107/2015, lo “sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica” viene incluso tra i 17 obiettivi formativi prioritari.

Le Indicazioni nazionali e nuovi scenari del 2018 richiamano le istituzioni scolastiche ad un più robusto investimento in termini di sviluppo delle competenze per la cittadinanza attiva e la sostenibilità. Viene riaffermato il ruolo formativo della scuola (fin dall’infanzia) la quale deve interrogarsi costantemente su quanto avviene nel mondo per aiutare i giovani a comprendere e a essere consapevoli delle loro responsabilità presenti e future.

Anche la Legge 92 del 2019, che ha introdotto l’insegnamento dell’Educazione civicanelle scuole di ogni ordine e grado, assegna specifico rilievo agli obiettivi relativi allo sviluppo sostenibile, all’educazione ambientale, alle conoscenze e tutela del patrimonio e del territorio, unitamente a Costituzione e a Cittadinanza digitale. Negli allegati B e C del D.M. 35/2020 (Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica) tali obiettivi diventano profili di competenze al termine del primo e del secondo ciclo di istruzione.

Il ruolo della scuola

Qualsiasi riconversione economica comporta una riappropriazione della dimensione etica e spirituale. Ciò significa una rinnovata attenzione all’educazione alla solidarietà, alla cooperazione e alla responsabilità, alla cura e all’impegno per il bene comune, quindi alla sostenibilità. Si tratta di un percorso volto ad acquisire consapevolezza dell’essere parte di una comunità, locale e globale.

Per realizzare interventi adeguati è importante che la scuola sappia costruire relazioni significative con i diversi soggetti presenti nel territorio. Insieme devono responsabilizzare gli studenti ad avere cura dell’altro e dell’ambiente di cui sono parte.

La scuola è il luogo ideale per attivare progetti educativi sull’ambiente e per far riflettere gli alunni sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Gli alunni, attraverso percorsi formativi, imparano a leggere i segni della natura, del patrimonio artistico e culturale e a rispettarli. L’interazione ed i rapporti quotidiani con i compagni e con gli adulti aiutano a prendere coscienza dell’importanza dello “star bene” e a salvaguardare ciò che contribuisce al benessere di tutti. Ciò comporta l’attenzione alla prevenzione per evitare danni all’ecosistema, ma anche sprechi, o consumi eccessivi ed immotivati.

I percorsi educativi

Le unità formative e i percorsi educativi finalizzati all’acquisizione competenze di cittadinanza attiva si legano necessariamente:

  • all’utilizzo di metodologie didattiche attive e innovative: osservazione, sperimentazione, esperienze dirette, approcci multisensoriali, attività di gruppo;
  • alla riflessione, individuale e collegiale, sulle esperienze proprie e di altri, accedendo sempre a casi concreti e sperimentando in prima persona le implicazioni concettuali connesse agli argomenti trattati;
  • al collegamento tra quanto discusso in classe e quanto vissuto quotidianamente nella propria esperienza di vita.

La progettazione di curricoli verticali di educazione civica dalla scuola primaria alla scuola secondaria di 2° grado dovrebbe identificare i contenuti prioritari e le competenze trasversali per le diverse discipline.

In sintesi

L’educazione alla sostenibilità delinea un nuovo umanesimo che vede l’uomo al centro delle relazioni tra la dimensione micro, riferita alla condizione personale, e macro, rappresentata dall’intero pianeta. La scuola deve tenere conto delle emergenze attuali per garantire un futuro alle nuove generazioni e deve educare al pensiero globale e solidale in una prospettiva olistica per l’individualismo e il relativismo sociale.