Digitale e scuola: cosa ci ha portato l’estate?

Scuola 4.0 ed Équipe formative territoriali

Come ogni anno a settembre, puntuale, arriva la notizia che polarizza gli apocalittici e gli integrati[1]. Lo scorso anno il ritiro degli smartphone a scuola e il solo utilizzo per attività didattiche. Quest’anno le nuove linee operative svedesi nella scuola dell’infanzia, che prevedono lo sviluppo della manualità e della grafia a mano libera prima dell’uso del digitale. Sono notizie che fungono da distorsori e portano il dibattito su una dimensione di inutilità frustrante, confezionate proprio per stuzzicare i polemisti. Ovviamente l’enfasi è sul divieto. Ora in Svezia si pone il problema dell’accesso agli schermi dei bambini prima dei 6 anni, non della necessità di abolire il digitale nella scuola tout court.

Digitale come

Dovremmo imparare tutti ad entrare nel merito delle problematiche e non nella dialettica fine a sé stessa, partendo però da una consapevolezza di fondo: il tema non è più da anni “digitale si, digitale no”. Il tema è: “digitale come”. In una società onlife le competenze digitali a scuola costituiscono una forma di alfabetizzazione primaria, come leggere, scrivere e far di conto. Non ammettere questo è pura miopia. L’educazione al digitale e lo sviluppo delle competenze cosiddette non cognitive (socio-emotivo, imprenditive…) sono obiettivi prioritari e paritari da integrare, ovviamente, agli obiettivi disciplinari. Le competenze chiave del XXI secolo costituiscono un orizzonte di senso che dovrebbe aiutare a catalizzare gli sforzi verso un modello di società in cui l’istruzione sia il vero motore di sviluppo, e non solo economico.

C’è il conforto della legge

La legislazione italiana scolastica su questi temi è molto più avanzata dell’immaginario social, ancor più quella europea, impegnata a fornire strumenti operativi e finanziamenti cospicui per il raggiungimento di tali obiettivi. Basti citare il PNSD del 2015, la legge 92/2019 sull’educazione civica, la legge 233/2021 (attuazione PNRR) art. 24-bis (sviluppo delle competenze digitali) e il più recente DM 218/2022 su Scuola 4.0.

Bisognerebbe cominciare a trattare questi temi in modo più professionale e coerente e non in maniera generica o manichea. Il digitale e l’educazione al digitale a scuola sono regolati da norme e integrati, da almeno un decennio, ai piani di offerta formativa e ai curricoli. La questione riguarda, dunque, “il come”, non la legittimità pedagogica del digitale a scuola. È un cambiamento di focus che dovrebbe essere condiviso, culturalmente e strategicamente, dal sistema paese e non rimanere appannaggio solo dei docenti sensibili o degli uffici ministeriali.

La stretta integrazione fra digitale ed analogico, quotidiana nella vita di tutti, deve essere uno stimolo per un rinnovamento della didattica e una garanzia per una crescita globale e olistica delle nuove generazioni.

DPF: un accordo importante fra EU e USA

Il 10 luglio 2023 è stato approvato l’atteso accordo fra UE ed USA relativo al trasferimento e alla protezione dei dati fuori dalla Unione Europea. È stata infatti sottoscritta una nuova decisione di adeguatezza, fondata sull’accordo denominato DPF (Data Privacy Framework), che ha riportato gli Stati Uniti nel novero dei paesi extra-UE in grado di garantire agli interessati europei una tutela dei dati personali equivalente a quella assicurata dall’UE.

Il DPF succede al precedentePrivacy Shield, accordo che era stato invalidato nel 2020 per una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea denominata “Schrems II” del 2016. Il DPF costituisce finalmente una base giuridica certa, anche per le scuole che decidano di continuare ad utilizzare piattaforme non europee come Google e Microsoft, le più diffuse prima, durante e dopo il periodo pandemico.

Framework e documenti programmatici europei come bussole

La comunità europea ha messo a disposizione di ogni cittadino framework efficaci come il Digcomp 2.2, il Lifecomp e l’Entrecomp. Sono strumenti che andrebbero maggiormente diffusi e fatti conoscere non solo ai docenti, ma alla collettività.

Dobbiamo educare persone che siano padrone il più possibile di sé stesse, delle proprie azioni anche nel digitale, che siano capaci di relazioni efficaci e costruttive. Lo sforzo della UE nel fornirci strumenti operativi, finanziamenti, progetti e la possibilità di un continuo scambio fra persone e stati membri è importantissimo e andrebbe valorizzato maggiormente. Spesso, invece, si tende a vedere solo il “carico” di lavoro potenzialmente aggiuntivo e meno l’opportunità di un lavoro di sistema.

Va considerato che il “Piano di azione per l’educazione digitale”[2] è oggi un documento fondamentale che pianifica le azioni possibili fino al 2027 predisponendo i campi di investimento della UE (presenti e futuri) nel settore, come quelli del PNRR su infrastrutture e competenze. Entrambi costituiscono una grande opportunità che il mondo della scuola rischia, però, di non utilizzare appieno come occasione storica di rinnovamento e rilancio.

Nel PNRR ci sono due ultimi investimenti importanti: il primo riguarda la linea di investimento 3.1 della Missione 4, componente 1, cioè “Nuove competenze e nuovi linguaggi” ed è regolato dal DM 65 del 23 aprile 2023[3]; il secondo riguarda la linea di investimento 2.1, sempre della Missione 4, componente 1, e attiene alla “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico” ed è regolato dal DM 66 del 12 aprile 2012[4]. Attualmente mancano ancora i provvedimenti attuativi. In attesa stanno proseguendo le altre azioni del PNRR. Ne ricordiamo in particolare due: Scuola 4.0 e Équipe formative territoriali.

Scuola 4.0

Il DM 218 dell’8 agosto 2022 ha predisposto il riparto delle risorse “Scuola 4.0”.  Ora le scuole, entro il mese di settembre, devono definire gli acquisti e l’affidamento degli incarichi. Ma l’impegno burocratico, seppure semplificato, si scontra quotidianamente con la carenza di personale e con la mancanza di competenze adeguate delle segreterie scolastiche. Eppure bisogna portare a buon fine le procedure; tali finanziamenti renderanno gli ambienti più accoglienti e funzionali per una didattica attiva. Attraverso una riorganizzazione delle classi e dei laboratori diventerà più semplice l’integrazione fra analogico e digitale.

Le scuole nel mese di marzo 2023 avrebbero dovuto redigere un documento chiamato “Strategia Scuola 4.0”; è stato posticipato ma è previsto nel dettaglio di Scuola 4.0. Questo documento strategico deve costituire una progettazione educativa e didattica condivisa nei collegi docenti che sostenga e giustifichi il piano di trasformazione delle aule esistenti in ambienti innovativi e di sviluppo degli assetti laboratoriali esistenti. In modo particolare: il design degli ambienti fisici e virtuali, gli strumenti necessari per la diffusione di didattiche innovative e la previsione delle misure di accompagnamento per l’utilizzo efficace dei nuovi spazi didattici.

Équipe Formative Territoriali

Con il Decreto Direttoriale 68 del 10 agosto 2023[5] sono stati selezionati i nuovi docenti che costituiscono le Équipe Formative Territoriali. Sono previsti, per il biennio 2023-2024 e 2024-2025, 100 docenti con esonero totale dall’insegnamento[6], coordinati in ogni USR da un docente in posizione di comando e da un team di coordinamento nazionale. Le équipe formative territoriali (EFT) sono state selezionate per garantire la diffusione delle azioni legate al PNRR, per promuovere azioni di formazione e accompagnamento del personale docente e di potenziamento delle competenze degli studenti sulle metodologie didattiche innovative.

Le azioni delle Équipe Formative Territoriali

Le azioni di supporto e accompagnamento che le “equipers” svolgono a favore delle scuole si articolano in quattro aree.

  • Accompagnamento all’attuazione del PNRR– Sostegno e accompagnamento all’interno delle istituzioni scolastiche del territorio per l’attuazione del PNRR, in particolare delle linee di investimento correlate all’educazione digitale.
  • Sperimentazione di modelli organizzativi – Promozione e supporto alla sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e di metodologie didattiche innovative e allo sviluppo di progetti di didattica digitale, cittadinanza digitale, educazione ai media, intelligenza artificiale;
  • Progettazione di percorsi formativi – Promozione, supporto e accompagnamento per la progettazione e realizzazione di percorsi formativi per docenti sulla transizione digitale con l’utilizzo della piattaforma “Scuola Futura”, anche al fine di favorire l’animazione e la partecipazione delle comunità scolastiche, attraverso la promozione di comunità di pratiche e l’organizzazione di workshop e/o laboratori formativi.
  • Documentazione delle sperimentazioni – Documentazione e valorizzazione delle buone pratiche di attuazione delle linee di investimento del PNRR e delle sperimentazioni attivate nelle istituzioni scolastiche, nel campo delle metodologie didattiche innovative.

Piattaforma Scuola Futura

È possibile seguire le proposte e le attività, con tutte le modalità di ingaggio, alla pagina dedicata nella piattaforma “Scuola Futura”.

Sulla medesima piattaforma è visibile e fruibile l’ampia offerta formativa rivolta a tutto il personale scolastico, erogata da una fitta rete di poli formativi, fra cui anche quelli regionali delle EFT e quello nazionale. La piattaforma consente di registrare ogni partecipazione e gli attestati dei docenti partecipanti, venendo a costituire un portfolio digitale vero e proprio. Questo è un aspetto innovativo da consolidare e mettere a sistema, per valorizzare e documentare l’aggiornamento dei docenti sia quantitativamente che qualitativamente.

“Il cervello che legge in un mondo digitale”

Occorre in tutte le scuole un grande lavoro di tipo culturale che metta i docenti al centro della progettazione e consenta la costruzione di curricoli e percorsi educativi che abbiano come obiettivo principale la crescita delle nuove generazioni; ai nostri giovani dobbiamo fornire tutti gli strumenti necessari per vivere al meglio e per realizzarsi come cittadini nella società iperconnessa. Per tale motivo occorre concentrarsi sul “come” ed è per questo che il divieto di accesso al digitale, inteso come ambiente di relazione, creazione, partecipazione, conoscenza, comunicazione, appare antistorico e poco responsabile da un punto di vista educativo. Come sottolinea Maryanne Wolf nel suo magnifico saggio “Lettore vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale“, dobbiamo favorire “lo sviluppo di un cervello davvero bi-alfabetizzato, capace di assegnare tempo e attenzione alle abilità di lettura profonda a prescindere dal mezzo usato. Queste abilità non solo forniscono antidoti efficaci agli effetti negativi della cultura digitale, quali la dispersione dell’attenzione e il logoramento dell’empatia, ma completano anche in modo positivo le influenze digitali”. Occorre integrare i processi analogici e quelli con il digitale creando approcci ibridi.

Proprio qui è il ruolo della scuola: allenare il cervello preservando un continuo scambio fra analogico e digitale, favorendo la condivisione, la creatività, la costruzione, la profondità come esperienze umane e alternando alla velocità la lentezza della contemplazione, dell’osservazione e della lettura profonda.

Certamente gli investimenti del PNRR costituiscono un passaggio fondamentale per realizzare questo salto culturale. La sfida non è banale ma ci sono tutte le condizioni per riuscirci. Serve però una azione di sistema di tutto il mondo della scuola e dei territori, di cui gli investimenti del PNRR costituiscono un passaggio fondamentale.


[1] Umberto Eco, “Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa”, Bompiani 1997.

[2] Piano d’azione per l’istruzione digitale (2021-2027) – Resetting education and training for the digital age.

[3] Riparto delle risorse per l’investimento 3.1 “Nuove competenze e nuovi linguaggi”).

[4] Riparto delle risorse per l’investimento 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico”.

[5] Decreto Direttoriale n. 68 del 10 agosto 2023.

[6] Va ricordato che nel precedente biennio erano 200 con esonero, però, al 50%.