Il nuovo dirigente scolastico a prova di quiz. Saranno pubblicati oppure no?

Lo schema di Regolamento sulle procedure concorsuali per il reclutamento dei dirigenti scolastici prevede una “prova preselettiva” consistente in un test di 50 quesiti a risposta multipla. La natura delle domande dovrà essere attinente alle materie indicate per la preparazione della prova orale e lo svolgimento dovrà avvenire mediante l’ausilio di sistemi informatizzati.

E questo è ciò che si legge nello stesso schema di Regolamento.

Ciò che resta invece ancora oscuro è se i quesiti saranno scelti all’interno di un cospicuo repository, reso pubblico prima della prova (nella passata edizione furono pubblicati 5.000 item), o se invece si preferirà selezionarne in numero inferiore di item e non renderli noti, come è successo per la prova selettiva dell’ultimo concorso a dirigente tecnico.

Entrambe le soluzioni presentano punti di forza e criticità. Proviamo a riflettere su entrambi.

Perché pubblicarli

C’è un obbligo

Qualcuno dice che per qualsiasi concorso i test della prova preselettiva dovranno essere obbligatoriamente pubblicati. In realtà questa posizione appare piuttosto controversa. Sembra che, allo stato attuale, le amministrazioni che ricorrono all’archivio ufficiale siano quelle della Giustizia (e soltanto per le qualifiche di magistrato e notaio), quelle del Senato e della Camera (per i ruoli amministrativi), quella della Guardia di Finanza (per gli allievi finanzieri). Ciò non esclude, però, che anche gli altri ministeri potranno adeguarsi a tale norma, ma con tutta probabilità la scelta dovrà essere specificata nel bando; diversamente sarà cura del candidato prepararsi liberamente avendo a disposizione indicazioni programmatiche. Per esempio le prove preselettive per i TFA, fino ad oggi, non hanno fatto ricorso a materiale testologico ufficiale.

È una questione di trasparenza

La logica della trasparenza vuole che una amministrazione pubblica debba sempre rendere conto della correttezza del proprio operato. La trasparenza è «accessibilità totale» alle informazioni che riguardano l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni. C’è anche un decreto legislativo (n. 33 del 14 marzo 2013) che lo ribadisce. Obiettivo della norma è quello di favorire un controllo diffuso da parte del cittadino sull’operato delle istituzioni e sull’utilizzo delle risorse. Divulgare preventivamente gli item è un atto di trasparenza, potrebbe prevenire comportamenti non corretti, irregolarità ed anche fenomeni corruttivi.

Ma è sempre così?

Molte sono le denunce che in passato hanno messo in luce sia “quiz irregolari” sia conseguenti comportamenti “sconvenienti”. Molte volte ci sono state ammissioni da parte dell’amministrazione, ma anche successive sanatorie. Come dire: il principio è salvaguardato, ma non gli effetti.

Serve ad evitare i ricorsi

La pubblicazione di un archivio ufficiale potrebbe tutelare preventivamente l’amministrazione da possibili contenziosi che attualmente costituiscono i maggiori ostacoli all’efficacia del servizio pubblico. Oggi, comunque, c’è una forte tendenza al “ricorso facile”; si dubita che tale misura possa frenarla.

Perché non pubblicarli

Si allungano i tempi

Nello schema di Regolamento si dice che il test sarà redatto da un apposito Comitato Tecnico Scientifico istituito con decreto del MIUR. L’uso del futuro (“sarà redatto”) fa presupporre che il Comitato dovrà essere ancora costituito. I tempi per elaborare almeno 5.000 item (quantità standard) non saranno sicuramente brevi. Si dovrà, inoltre, considerare anche un periodo congruo per le esercitazioni. Tutto ciò andrà necessariamente a rallentare la tempistica prevista perché i vincitori del concorso possano essere inseriti nei ruoli della dirigenza nell’anno scolastico 2017-2018. Si dovrà, quindi, mettere in conto lo slittamento all’anno scolastico successivo (2018-2019).

Si rischia di commettere errori

È difficile che il Comitato Tecnico Scientifico, pur autorevole e competente, possa garantire, in tempi limitati, la correttezza assoluta di 5.000 quesiti. Gli esempi del precedente concorso inducono al pessimismo: nel 2011 ben 975 test su 5750 risultarono sbagliati e subito eliminati. Chi può garantire che non succeda la stessa cosa? In tal caso i ricorsi aumenteranno a dismisura con il rischio di mettere, di nuovo, a dura prova tutto il percorso concorsuale.

Si rincorre la logica del dettaglio

Inoltre gli esperti chiamati a confezionare i 5.000 test in tempi brevi, finiranno giocoforza con l’articolare i contenuti da indagare in una miriade di dettagli, di scarso peso nella preparazione di un futuro dirigente, confermando l’impressione di una frammentarietà nozionistica.

Se, invece, gli esperti, avranno il compito di costruire solo 500 test, si può realisticamente pensare che il risultato potrà essere ineccepibile, sia sul piano formale sia sulla pertinenza dei contenuti.

Il nozionismo può diventare il criterio di selezione della classe dirigente

Esercitarsi su 5.000 quesiti allena sicuramente la memoria, ma non garantisce alcuna competenza che si addica ad un dirigente scolastico. Questo concorso, più volte rinviato, sta creando una platea importante di insegnanti interessati. Molti di essi stanno studiando da anni ed in maniera seria: sicuramente hanno già acquisito conoscenze più approfondite di coloro che, potendo contare su una buona memoria, lo tenteranno a prescindere da ogni preparazione.

Sembrerebbe che i posti che verranno messi a bando siano circa 1.000 e che, conseguentemente, la prova preselettiva sarà superata da 3.200 aspiranti dirigenti. Considerando che il numero dei partecipanti risulterà alla fine piuttosto imponente, si può dedurre che le competenze mnemoniche diventeranno il primo criterio di selezione della classe dirigente.

Quale scelta?

Allo stato attuale, sulla base del Regolamento che specifica, nell’articolo 10, le aree di riferimento (seppure in termini piuttosto generici), e che non esplicita l’opzione di pubblicare preventivamente i quesiti, si può presupporre che il Ministero non intenda farvi ricorso. Ciò, tuttavia, non significa che, in fase di emanazione del bando, non si prendano decisioni diverse, con i rischi prima descritti.