Primo collegio dei docenti: parliamoci

Inizia un nuovo anno scolastico e il primo collegio dei docenti rappresenta un momento prezioso per riprendere da dove si è lasciato a giugno e per rimettere a fuoco scelte e strategie. Si tratta di un momento importante anche per rilanciare la visione della comunità professionale e condividerla con i nuovi arrivati, oltreché per ridefinire la direzione e tracciare nuovi itinerari.

Non solo ordine del giorno

Non basta un buon ordine del giorno, completo e ben articolato (approccio burocratico-amministrativo), neppure è sufficiente una perfetta pianificazione delle attività collegiali del mese settembre, con consegne, strumenti e risorse per operare (approccio manageriale-organizzativo) per rimettere in moto la comunità professionale e per riaccendere passioni ed entusiasmi per nuove imprese. Serve, piuttosto, il recupero sostanziale della dimensione chiave del funzionamento del collegio dei docenti, quella riguardante la riflessione partecipata e orientata sui processi educativi, sulla qualità della didattica e sui risultati formativi degli studenti (approccio educativo).

Rimettere al centro della discussione e delle scelte collegiali i processi educativi e didattici è indispensabile per ritrovare in essi la ragione stessa delle scelte successive, anche organizzative, per creare connessioni e interdipendenze tra i membri della comunità professionale, per sviluppare senso di appartenenza alla scuola e al suo progetto educativo, per coinvolgere autenticamente e sinergicamente gli insegnanti nella sua realizzazione.

Serve una leadership per l’apprendimento

Un ruolo decisivo, in tal senso, è giocato dal dirigente scolastico il quale, come dimostrato anche dalla ricerca internazionale1 sulla leadership scolastica, può dare un contributo significativo allo sviluppo di ambienti organizzativi e professionali efficaci per e per l’efficacia formativa della scuola.

Del resto, le spinte al cambiamento provenienti a livello di sistema e gli stessi temi oggi caldi nella scuola – valutazione, innovazione e miglioramento della sua qualità formativa – chiamano in causa proprio la leadership educativa del dirigente per rimettere in moto processi di innovazione e cambiamento aperti e partecipativi, caratterizzati da percorsi di ricerca, laboratori di sperimentazione metodologico-didattica ed esperienze di sviluppo professionale e tesi a incidere positivamente sulle pratiche di insegnamento e apprendimento di classe.

In altri termini, una “leadership per l’apprendimento”2 quale sintesi equilibrata tra istanze di accountability (risultati, valutazione, miglioramento, rendicontazione) e richieste di innovazione dei modelli pedagogici e dei processi educativi e didattici per caratterizzare in positivo l’apertura del nuovo anno, per dare impulso e nuovi stimoli al primo collegio, per rilanciare sui temi e sulle idee da riprendere e per ripartire con un po’ di entusiasmo nella scuola, senza ansie ma senza abbassare la guardia.

Si comincia con l’atto di indirizzo

Il primo collegio dei docenti potrebbe prevedere come unico punto all’ordine del giorno l’atto di indirizzo del dirigente, da discutere e condividere come riferimento per le scelte collegiali di inizio d’anno riguardanti i diversi ambiti del funzionamento scolastico, progettuale-curricolare e organizzativo, e che richiedono partecipazione attiva al processo decisionale: la revisione del PTOF e la manutenzione del curricolo, il piano annuale delle attività collegiali, le proposte per l’assegnazione dei docenti alle classi, il piano di formazione e sviluppo delle competenze tecnico-professionali.

L’atto di indirizzo per la pianificazione delle attività oltre ad essere uno strumento di coordinamento essenziale per garantire unitarietà e convergenza delle azioni, costituisce un atto pedagogico indispensabile per connettere e orientare processi e azioni a più livelli:

  • dagli esiti dell’autovalutazione (RAV) e della valutazione esterna (prova nazionale), alle modifiche del Piano triennale dell’offerta formativa sensibili alle piste di miglioramento individuate e alle criticità e debolezze emerse nell’anno scolastico concluso;
  • dagli esiti della valutazione interna (comportamento, apprendimenti, competenze), alle pratiche didattiche d’aula e agli ambienti di apprendimento coerenti con la mappa pedagogica suggerita dalle Indicazioni e dalle Linee guida nazionali e dal Piano scuola digitale;
  • dalle buone pratiche messe in atto da docenti innovatori, alla previsione di laboratori di formazione e di sperimentazione diffusi attraverso forme di apprendimento tra pari che valorizzano le risorse professionali interne.

Tra il dire e il fare: il sistema decisionale fa la differenza

L’attività di promozione e di coordinamento non può certo risolversi in un atto formale o nella sua illustrazione al collegio dei docenti, pur significativo per i contenuti pedagogici che reca, ma necessita di tempi di confronto e relazioni nelle riunioni del piccolo gruppo (dipartimenti, consigli, team), quelle che creano legami e coinvolgono autenticamente e sinergicamente i membri della comunità professionale nei suoi momenti più importanti: la lettura equa dei bisogni educativi, la progettazione di interventi mirati, la ricerca e la sperimentazione di pratiche educative e didattiche inclusive, lo sviluppo delle competenze professionali, la valutazione per il miglioramento dei processi di insegnamento-apprendimento e di partecipazione.

In altri termini, non basta richiamare le coordinate principali al primo collegio per stimolare itinerari alternativi e animare nuove imprese con i ragazzi, vanno anche pianificati i tempi da destinare al confronto, alla discussione, alle proposte, alla “presa in carico” delle questioni fondamentali che quelle coordinate implicano.

La decisione collegiale (una presa d’atto nel caso degli indirizzi) dovrebbe costituire solo il momento formale finale di un percorso decisionale di tipo incrementale3, condiviso e partecipato, da promuovere attraverso gli incontri nel piccolo gruppo, per il riconoscimento e la presa in carico dei punti deboli da migliorare, per la riflessione e il confronto sulle soluzioni già adottate, per la ricerca di scelte nuove e la negoziazione di alternative migliori attingendo anche tra le pratiche “di rottura”.

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1 Un’analisi approfondita dell’evoluzione della figura del dirigente scolastico è contenuta nel recente volume: M.G.Dutto, Vela d’altura. Il dirigente scolastico e la leadership della scuola, Tecnodid, Napoli, 2016

2 Paletta A. “Dirigenti scolastici leader per l’apprendimento” IPRASE settembre 2015

3 Mintzberg H. “The Nature of Managerial Work” 1973