Riparte la valutazione esterna delle scuole

Nei prossimi mesi altre 200 scuole visitate dai NEV

Un primo bilancio positivo

Al termine della prima fase della valutazione esterna delle scuole è possibile tracciare un primo consuntivo dell’esperienza: un bilancio provvisorio, certamente, ma comunque significativo, considerato che dal mese di aprile sono state visitate 175 istituzioni scolastiche, e che gran parte di esse ha già ricevuto la restituzione in presenza dei risultati da parte dei Dirigenti tecnici.

In effetti, questo era considerato il passaggio più complesso e delicato del sistema delineato dal D.P.R. 80/2013 e dalla Direttiva 11/2014. Prima dell’avvio delle verifiche erano emersi nel mondo della scuola timori e diffidenze verso l’arrivo di team di “ispettori” pronti a passare al vaglio con severità documenti, ad individuare lacune e mancanze, a mettere in luce incongruenze; si ventilava la possibilità di impatti molto negativi, determinati soprattutto dalla diffusione di rapporti e di “pagelline” che avrebbero, questi sì, creato graduatorie e finito per condizionare le scelte delle famiglie. Nulla di tutto ciò è accaduto; in genere, anzi, è emerso con chiarezza che non si tratta di ispezioni, che l’atteggiamento non è censorio, che, al contrario, si intende offrire un feed-back dell’auto-analisi compiuta dalle scuole nei RAV in ottica formativa, nella direzione di un reale e consapevole miglioramento. Alla fine della visita, non pochi NEV si sono sentiti dire da Dirigenti e docenti che, se avessero avuto prima contezza delle modalità effettive di svolgimento e dell’effetto sortito, l’avrebbero sollecitata loro, la valutazione esterna.

Un RAV dal volto umano

Le ragioni di tali effetti positivi e tutto sommato imprevisti possono essere ulteriormente esplorate. Va detto anzitutto che i valutatori esterni hanno il compito di approfondire la lettura dei diversi aspetti dell’organizzazione scolastica e delle priorità di miglioramento, in un’ottica multi-prospettica: ponendosi come “amici critici”, per riprendere un’espressione usata da Castoldi, ripercorrono l’intero processo di analisi, tenendo conto di tutte le evidenze a disposizione. Si tratta di un vero e proprio processo di ricerca, situato nell’azione e nel contempo distante da essa, in quella dinamica di affinità/differenza, appropriazione/lontananza che rende possibile, in prospettiva ermeneutica, ogni genuina comprensione.

In tale processo i RAV e i PdM per così dire prendono vita ed assumono fattezze concrete, quelle dei professionisti che li hanno materialmente elaborati, degli allievi di cui ci si prende cura ogni giorno, dei genitori che alla scuola, in quel contesto, affidano i propri figli. A fare la differenza è il rilievo che assumono le persone e la relazione: nel dialogo riflessivo con esperti esterni emergono infatti elementi che in prima battuta non erano stati magari sufficientemente considerati o che meritavano una diversa valorizzazione, aspetti che negli spazi spesso stringati dei documenti non hanno trovato posto, e ciò stimola ad individuare nuove ed ulteriori piste da seguire per migliorare.

Rafforzare l’identità della scuola

Un altro aspetto riguarda quello che appare come un rafforzamento della comunità al proprio interno: se le organizzazioni educative sono state descritte, da un ampio filone di studi, come contesti caratterizzati da legami deboli, da processi decisionali del tipo garbage can (“cestino dei rifiuti”), al punto da poter essere considerate delle “anarchie organizzate”, la presenza a scuola dei NEV, a giudicare dalle prime visite, ha fatto emergere uno spirito di corpo talvolta inatteso, generato o rinsaldato un’identità collettiva. Nella trasformazione di un gruppo in una “mente collettiva” giocano infatti un ruolo essenziale principi che si attivano nella trama del sistema di valutazione: il principio di riflessività anzitutto, poi quello di identificazione (riconoscersi-in) e quello del riconoscimento (essere-riconosciuto-da). Infine va sottolineato il ruolo del cosiddetto “conflitto positivo”, emergente soprattutto nella dinamica della valutazione esterna: un conflitto che non è scontro, anzi, come ha mostrato Lewis Coser in un suo classico testo (1), crea vincoli tra le persone più che la semplice adesione a valori politicamente corretti, e contribuisce all’identificazione di un orizzonte di significati condiviso.

Il protocollo di visita

Con il nuovo anno scolastico parte una nuova serie di verifiche, che si concluderà nel mese di dicembre; la struttura del percorso di valutazione esterna è stata già resa nota dall’Invalsi, ma vale la pena di evidenziarne sinteticamente gli aspetti salienti.

Precisiamo anzitutto che le Istituzioni scolastiche coinvolte sono state individuate tramite una procedura di campionamento casuale stratificato: ciò significa da un lato che tutte le scuole italiane hanno avuto uguale probabilità di essere selezionate, dall’altro che il campionamento ha tenuto conto di alcuni criteri, come la tipologia e il grado scolastico, nonché la numerosità delle scuole nelle diverse aree geografiche.

Circa una settimana prima della visita, la scuola riceverà una telefonata ed un’e-mail dal Dirigente tecnico incaricato di coordinare il NEV. In questo primo contatto si confermeranno le date e si condivideranno nel dettaglio le modalità della verifica: il Dirigente scolastico tra l’altro riceverà un prospetto delle attività previste, in modo che possa provvedere all’organizzazione necessaria.

La visita dura 3 giorni, durante i quali il NEV raccoglie informazioni attraverso analisi di documenti, visita degli spazi e dei laboratori, interviste individuali e di gruppo. Queste ultime costituiscono il focus del percorso, in quanto hanno lo scopo di esplorare il punto di vista dei vari componenti la comunità: oltre al Dirigente scolastico e al DSGA verranno ascoltati docenti con incarichi organizzativi, docenti disciplinari e di sostegno, personale ATA, rappresentanti dei genitori e degli studenti. In un incontro finale con il Dirigente, il suo staff ed il gruppo interno di autovalutazione, il NEV fornirà una comunicazione informale circa le conclusioni cui è pervenuto, per chiudere in trasparenza quello che, ne siamo convinti, rappresenterà per ogni scuola un importante momento di apprendimento organizzativo.

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(1) L. Coser, The Functions of Social Conflict, Free Press, New York 1976.