PON patrimonio culturale: opportunità per le scuole

Con la cultura (non) si mangia?

Un nuovo Avviso pubblico PON, uscito il 2 maggio u.s., riguarda il potenziamento dell’educazione al patrimonio culturale, artistico, paesaggistico, nell’ambito dell’Obiettivo Specifico 10.2 – Azione 10.2.5.

Il riferimento esplicito è alla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa nota come “Convenzione di Faro”, redatta nel 2005 e sottoscritta dall’Italia nel 2013; sulla scorta delle indicazioni di tale documento, la finalità fondamentale è quella di sensibilizzare i giovani al valore che per la comunità ha l’eredità culturale e di educarli alla sua tutela, valorizzandone appieno da un lato la dimensione di bene comune, dall’altro il potenziale che può generare per lo sviluppo democratico ed anche economico del Paese.

Si intende dunque promuovere la conoscenza ed il rispetto di quell’insieme di risorse ereditate dal passato che una popolazione identifica come riflesso ed espressione dei suoi valori, delle sue credenze, delle tradizioni, quei “monumenti” in cui si manifesta il senso più profondo e radicato di una comunità e che costituiscono “fonte condivisa di ricordo, comprensione, identità, coesione e creatività”. Si tratta di dispositivi culturali, insieme concreti e simbolici, che permettono, per citare l’antropologo Marc Augé,  di coniugare identità, relazione e storia, e che sono simultaneamente principio di senso per coloro che in un luogo abitano, e principio di intellegibilità per colui che li osserva[1].

Non può sfuggire, peraltro, che il 2018 sia stato proclamato dalla Commissione e dal Consiglio europeo come Anno del Patrimonio Culturale.

Beneficiari dell’Avviso e massimali dei progetti

All’Avviso possono partecipare tutte le Istituzioni scolastiche ed educative statali del primo e del secondo ciclo, singolarmente oppure in rete; in quest’ultimo caso, la rete deve essere costituita 
da almeno tre scuole, almeno un Ente locale, almeno un’istituzione, un ente o un’associazione senza scopo di lucro che svolgano attività attinenti alla promozione del patrimonio culturale, artistico o paesaggistico, ed il progetto deve essere corredato, già in fase di presentazione della proposta, del relativo accordo in forma scritta.

Si può prevedere anche il coinvolgimento di altri attori territoriali, in termini di partenariati e collaborazioni con amministrazioni centrali e locali, associazioni, fondazioni, enti del terzo settore, università, centri di ricerca, soprintendenze, musei, operatori qualificati, reti già presenti a livello locale. Qualora la partecipazione di questi soggetti sia a titolo oneroso, l’Avviso specifica che la selezione potrà essere effettuata solo dopo l’autorizzazione del progetto da parte dell’Autorità di Gestione, con apposito bando e nel rispetto dei principi di parità di trattamento, non discriminazione, libera concorrenza, trasparenza e proporzionalità previsti dalla normativa in materia di contratti pubblici.

Ciascuna proposta progettuale non può superare l’importo di € 30.000,00 in caso di scuole che partecipino singolarmente, di € 120.000,00 in caso di partecipazione in rete.

Articolazione delle proposte progettuali

Le proposte vanno articolate in un numero minimo di 2 moduli da 30 ore ciascuno, che devono essere rivolti a gruppi di almeno 15 allievi, e possono ricomprendere al massimo due moduli della medesima area tematica.

L’Avviso dettaglia i tipi di attività possibili:

  • accesso, esplorazione, conoscenza e valorizzazione, anche digitale attraverso sperimentazioni tecnologiche, del patrimonio;
  • adozione di parti di patrimonio (luoghi, monumenti o altro) al fine di garantirne l’accessibilità e di stimolare il coinvolgimento della comunità civile nella valorizzazione dei beni culturali, artistici e paesaggistici;
  • costruzione di una proposta territoriale di turismo culturale, sociale e ambientale sostenibile;
  • conoscenza e comunicazione del patrimonio locale, anche attraverso la creazione di percorsi in lingua straniera;
  • produzione e sviluppo di contenuti curricolari digitali riferiti al patrimonio culturale e potenzialmente utilizzabili da tutte le scuole (Open Educational Resources);
  • produzione artistica e culturale;
  • progettazione o partecipazione ad
interventi di rigenerazione e riqualificazione urbana, specie nelle aree periferiche e marginali.

Caratteristiche trasversali e qualitative dei progetti

Ogni modulo, quale unità minima di progettazione, deve essere contraddistinto da una specifica configurazione in termini di ambito disciplinare/tematico, e prevedere le figure professionali coinvolte, alcune  delle quali, cioè esperto e tutor, obbligatorie, altre  aggiuntive. Le attività proposte possono avere una durata biennale ed essere, quindi, realizzate dal momento dell’autorizzazione fino al termine dell’a.s. 2018-2019, durante l’anno scolastico, nei periodi di sospensione della didattica o nel periodo estivo.

L’Avviso specifica anche opportunamente le caratteristiche di qualità dei progetti. In primo luogo la valenza interdisciplinare, che si esplicita nella complementarietà e, ove possibile, nell’integrazione tra le diverse aree tematiche, al fine di promuovere un’idea complessiva di patrimonio culturale: per questo si consiglia alle scuole di presentare progetti che riguardino più tipi di interventi tra quelli proposti.

In secondo luogo è fondamentale che le proposte prevedano una metodologia formativa caratterizzata da un approccio fortemente laboratoriale ed esperienziale, nonché il lavoro su casi reali di diretta applicazione sul territorio, per sensibilizzare gli studenti nella costruzione di interpretazioni del proprio patrimonio come attività di curatela verso di esso; in più punti dell’Avviso si ribadisce che l’obiettivo dell’educazione al patrimonio-eredità culturale non è la mera trasmissione di contenuti, bensì la concreta possibilità di contribuire a migliorare la vita di ciascun individuo, nonché di cogliere le opportunità che le risorse culturali, storiche ed artistiche possono creare. Strettamente collegata a questo aspetto è la restituzione territoriale: è infatti considerato elemento di qualità progettuale il fatto che i percorsi abbiano ricadute sul territorio e che prevedano, in ogni caso, momenti di restituzione delle conoscenze sviluppate e dei risultati ottenuti.

Modalità e termini di presentazione delle proposte progettuali

Le Istituzioni scolastiche che intendono presentare, singolarmente o in rete, una proposta progettuale,  potranno farlo dalle ore 10.00 del 22 maggio alle ore 15.00 del 10 luglio 2017.

Terminata la fase di inserimento dei dati e di inoltro della proposta progettuale, effettuata dal Dirigente scolastico  o, su sua delega, dal DSGA, si avrà a disposizione qualche giorno in più   per inserire la proposta progettuale firmata digitalmente sulla piattaforma finanziaria “Sistema Informativo Fondi (SIF) 2020”,  che resterà aperta fino alle ore 15.00 del 17 luglio.

Le indicazioni operative per il caricamento a sistema della proposta progettuale e per la trasmissione della candidatura firmata digitalmente sono anche contenute in appositi tutorial pubblicati al link http://www.istruzione.it/pon/.

Il senso della tutela del “patrimonio-eredità culturale”

È vero che gli Avvisi PON usciti nell’ultimo periodo sono tanti, e che sicuramente molte scuole hanno già elaborato o stanno approntando progetti su altri temi, ma questa ci sembra una sfida che non si può non cogliere.

In un’ottica di breve periodo, pochi mesi ci separano dall’Anno europeo del Patrimonio culturale, e tra poco, si spera, sarà reso pubblico il testo ufficiale del Decreto recante norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività, in attuazione della delega contenuta nell’articolo 1, comma 181, lettera g) della Legge 107/2015. Più ampiamente, la conoscenza e la tutela delle risorse del nostro Paese rappresentano un’emergenza, educativa e civile, da non trascurare.

È urgente recuperare il valore ed il significato dei “luoghi” dell’appartenenza, soprattutto perché nella temperie della post-modernità pullulano quelli che Augé ha definito “nonluoghi”, cioè gli spazi di attraversamento anonimo e di occupazione provvisoria frequentati da individui simili ma soli. In questa tipologia lo studioso annovera le infrastrutture per il trasporto veloce (autostrade, stazioni, aeroporti), i supermercati e i grandi centri commerciali, le catene alberghiere, i club di vacanze e in generale le strutture per il tempo libero, i campi profughi dove sono parcheggiati i rifugiati del pianeta o le bidonville destinate al crollo o a una perennità putrefatta, ma possiamo aggiungere i social network, cui i nostri ragazzi sono continuamente aggrappati nel tentativo di costruire e far conoscere al mondo la propria immagine, senza però riuscire a comunicare realmente né a narrare storie che vadano oltre il balbettio narcisistico.

Se impegnati operativamente in un dialogo interpretativo, essi potranno ritrovare, nei monumenti artistici e negli spazi dell’ambiente in cui generazioni hanno lasciato le loro tracce, la solidità di un linguaggio partecipato ed una forma di identità comunitaria, costruire una reale memoria e la conseguente apertura al futuro, riappropriarsi del munus che le generazioni precedenti hanno tramandato come dono e pegno a quelle del futuro.

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[1] M. Augé, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità [1992], tr. it., Editrice A coop. Sezione Elèuthera, Milano 1993.