Se mettessimo una stampante 3D nella scuola dell’infanzia?

“Makificare” per sostenere abilità geometriche e processi cognitivi lenti

I maker: gli artigiani digitali

La diffusione della stampante 3D è stata uno dei fattori più rilevanti della nascita a livello mondiale del movimento dei cosiddetti “maker” (artigiani digitali). Qualche anno fa un gruppo di giovani ricercatori dell’Indire si è posto una domanda scaturita da una semplice intuizione: la stampante 3D può essere utilizzata per potenziare i processi di insegnamento e di apprendimento nella scuola dell’infanzia? Si può Makificare?[1] Con quali processi e flussi di lavoro?

Maker education: pedagogia del fare

Da un punto di vista pedagogico il concetto di maker education poggia sulla pedagogia del fare, sulla pedagogia critica fino al costruzionismo e alla valorizzazione delle “macchine proteiformi” funzionali ai processi trasformativi ed emancipativi.  Da un punto di vista psicologico il processo del Think Make e Improve, specifico delle azioni didattiche maker oriented, coinvolge tutte le funzioni cognitive superiori (pianificazione, memoria, problem solving, presa di decisione, simulazione mentale, ecc.) e, quando il “maker” si confronta o lavora in un gruppo, anche quelle socio-cognitive. Considerato che buona parte delle funzioni psicologiche, appena sommariamente menzionate, cominciano a emergere e a strutturarsi proprio nel periodo della seconda infanzia, è legittimo proporre un adattamento della stampante 3D per le finalità educative di bambini in età pre-scolare.

La ricerca dell’Indire nelle scuole dell’infanzia

Il Simposio, tenuto il 16 giugno scorso durante il VI Congresso CKBG (Federico II – Napoli), ha permesso ai ricercatori Indire di riportare i primi risultati della ricerca condotta con 8 scuole distribuite sul territorio nazionale. L’assenza di esperienze documentate di utilizzo della stampante 3D all’interno della scuola dell’infanzia ha richiesto di soffermarsi per un tempo piuttosto prolungato (circa due anni) sullo studio del setting educativo, sulla definizione delle attività didattiche e sulla calibrazione del percorso in relazione alle peculiarità della fascia di età considerata (4/5 anni), al fine di promuovere nei bimbi la maturazione di un “mindset” per modellare, armeggiare, riflettere e cambiare il mondo intorno a loro.

Figura 1 – Dalla progettazione alla realizzazione dell’artefatto

Promuovere abilità visuo-spaziali nei bambini

I risultati, ottenuti seguendo un percorso sperimentale in spazi funzionali al concetto di making e di atelier della produzione, in grado di facilitare il “bildung” (Schelhowe, 2013) tramite l’uso della stampante 3D, spingono i ricercatori a proseguire verso l’ipotesi di un nuovo curricolo in grado di promuovere scenari didattici innovativi volti allo sviluppo di abilità geometriche e visuo-spaziali sin dalla seconda infanzia. Rispetto alle attività manipolative tridimensionali come il Lego e il Pongo, che consentono di modificare in corso d’opera il progetto che si ha in mente, il lavoro con la stampante 3D richiede ai bambini un’attenzione particolare durante la progettazione, che favorirà i processi di formazione dei concetti attraverso il riconoscimento di invarianti che caratterizzano certe figure.

L’orientamento verso il pensiero logico e matematico

L’esperienza, inoltre, potrebbe testare:

  • la validazione della soluzione maker per l’orientamento dei bambini verso le STEM. Un possibile risvolto della ricerca potrebbe essere quello della valutazione dell’atteggiamento che, nei riguardi della matematica e del pensiero logico, i bambini che hanno utilizzato tale tecnologia sin dall’età prescolare sviluppano nella primaria e nella futura carriera scolastica (Clements, 2001);
  • il posizionamento delle tecnologie maker come soluzioni riflessive più che interattive. Il suo utilizzo, innescato come conseguenza di una serie di attività propedeutiche di tipo fondamentalmente creativo e manipolativo, sostiene processi critici, autoregolativi e inclusivi.

L’obiettivo è quello di ottenere una serie di “evidenze” scientifiche di cui la pedagogia potrebbe far tesoro, ed in grado di orientare i curricula educativi dell’infanzia, incidendo in continuità anche sui primi anni della primaria, valorizzando lo sviluppo di competenze geometriche e di capacità di riflessione.

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[1] Makification: trasposizione di elementi caratteristici del “Movimento maker” in attività di istruzione formale riviste per specifici contesti (Wardrip & Brahms, 2016; Cohen et al., 2016).

Riferimenti

Clements D. H. (2001), “Mathematics in the preschool”, in Teaching Children Mathematics, 7, pp. 270-275.

Cohen J.D., Jones W.M., Smith S. & Calandra B. (2016), “Makification: Towards a Framework for Leveraging the Maker Movement in Formal Education”, in Society for Information Technology & Teacher Education International Conference, 1/2016, pp. 129-135.

Schelhowe H. (2013), “Digital realities, physical action and deep learning – Fab Labs as educational environments?”, in Fab Lab: Of Machines, Makers and Inventors, pp. 93-103.

Wardrip P.S. & Brahms l. (2016), “Taking making to school”, in Makeology: Makerspaces as Learning Environments, 1, p. 97.