Storici problemi dell’edilizia scolastica

Tra omissioni e rinvii

L’adeguamento antincendio resta inattuato da 25 anni

Le norme di prevenzione incendio per gli edifici scolastici erano previste dall’ormai lontano 1992 (Decreto del Ministero degli interni 26 agosto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16.9.92). Dopo un quarto di secolo siamo ancora a preoccuparci di inadeguatezze, nonostante sembrava che, nel quadro della più generale politica di messa in sicurezza delle scuole (rimozione dell’amianto, misure antisismiche), il Governo si fosse messo in regola anche con queste importanti norme di sicurezza. Il D.M. Interno 12 maggio 2016, “Prescrizioni per l’attuazione, con scadenze differenziate, delle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi per l’edilizia scolastica”, aveva infatti stabilito che entro il 2016 avrebbe dovuto completarsi l’adeguamento antincendio delle strutture scolastiche, sia pure con tempistiche differenziate. Si è purtroppo dovuto constatare che molti lavori non potevano essere completati in tempo utile per iniziare regolarmente il corrente anno scolastico, e per questo la soluzione, se così si vuole vederla, è arrivata con il Decreto legge 30 dicembre 2016, n. 244, il cosiddetto Mille proroghe, che ha portato la scadenza al 31 dicembre 2017. Che sia la volta buona?

XVIII Ecosistema Scuola di Legambiente

Dopo aver segnalato l’interessante XV Rapporto di Cittadinanzattiva sullo stato dell’edilizia scolastica, invito il lettore a sfogliare la corposa documentazione presentata a Roma il 17 settembre u.s. nel corso del secondo Forum Scuola Innova, organizzato dall’associazione ambientalista.

Viene fatto il punto sulla sicurezza degli edifici scolastici italiani, e sono rimarcate le mancate promesse dell’anagrafe scolastica, che risulta ancora incompleta e imprecisa, incapace di dare informazioni utili per una messa in sicurezza degli edifici che ospitano ogni giorno studenti e personale scolastico, in un territorio fragile ed in mancanza di manutenzione diffusa.

Quello italiano può definirsi un patrimonio edilizio scolastico storico, come ormai storici sono i problemi che lo caratterizzano. Oltre il 60% degli edifici, infatti, è stato costruito prima del 1976, e spesso necessita di interventi di manutenzione urgenti (43,8% del campione). Inoltre risulta ancora carente rispetto alle norme di sicurezza, mancando spesso l’adeguamento alla normativa antisismica.

Nel dossier presentato non mancano però alcune esperienze positive, innovative e sostenibili, che possono essere replicate e fungere da stimolo al grande progetto di riqualificazione di cui il patrimonio edilizio scolastico avrebbe bisogno. Da Nord a Sud del Paese spiccano infatti alcuni casi di scuole nuove e innovative, sicure, realizzate secondo criteri di bioedilizia e di efficienza energetica, che permettono una migliore vivibilità e una maggiore qualità degli ambienti di apprendimento. Nella giornata del Forum sono state raccontate le esperienze di alcuni comuni virtuosi, tra cui “Trento, che eccelle per sicurezza delle scuole con edifici certificati e nessun bisogno di interventi di manutenzione urgenti; Firenze, che eccelle nella capacità di investimenti in proprio in manutenzione ordinaria e straordinaria; Cosenza, che invece spicca per capacità di reperire fondi nazionali e regionali, e quindi di progettare”.

Il preoccupante rischio sismico

“Oltre il 41% degli edifici scolastici (pari a 15.055) si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti; il 43% di questi risale a prima del 1976, e cioè a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica; solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato successivamente alle tecniche di costruzione antisismica.

Analizzando le linee di finanziamento degli ultimi quattro anni, vediamo che solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio (532 interventi per 15.055 edifici), con una tempistica tale da permettere il raggiungimento dell’obiettivo sicurezza in quelle aree solo tra 113 anni.

Se prendiamo ad esempio Messina, città in area sismica 1 con 115 edifici scolastici, di cui ben 96 risalenti a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, vediamo che la messa in sicurezza complessiva, continuando con gli attuali ritmi (18 interventi in quattro anni), si realizzerebbe nei prossimi 150 anni.

Lo stesso numero di anni che impiegherebbe Roma per realizzare il necessario adeguamento energetico dei suoi edifici scolastici, che già nel 2014 risultavano aver bisogno di manutenzione urgente (nel 36% dei casi), e cui oggi l’efficientamento energetico porterebbe benefici enormi sia in termini di benessere che di risparmio economico”.

Per programmare risorse e interventi di questo tipo occorre, in primis, un’anagrafe scolastica affidabile. “Eppure oggi l’anagrafe è ancora incompleta (mancano all’appello ben 6.315 edifici, il 15% del totale) e imprecisa (ci sono 14.711 istituti registrati due volte)”.

Nel complesso, dall’analisi realizzata da Legambiente sui Comuni capoluogo, emerge la fotografia di un patrimonio edilizio scolastico di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo, dalla messa in sicurezza antisismica all’adeguamento alle normative (circa 1 scuola su 2 non ha il certificato di idoneità statica, di collaudo statico, di agibilità e di prevenzione incendi).

E le risorse non mancherebbero…

Gli enti locali che hanno risposto al questionario dichiarano la necessità di interventi di manutenzione urgenti per il 43,8% del totale nazionale, dato in crescita rispetto allo scorso anno, emergenza che aumenta nei territori del Sud (56%) e nelle Isole (50%).

Ma “i tanti soldi messi a disposizione per il miglioramento dell’edilizia scolastica, ben 9,5 miliardi dal 2014, non hanno contribuito efficacemente al raggiungimento dell’obiettivo: solo 4 miliardi sono stati finanziati per la realizzazione di 12.271 interventi, di cui però risultano conclusi solo la metà.

L’investimento fatto ha inciso pochissimo sulle riqualificazioni necessarie, con solo 437 nuove scuole e pochi interventi finalizzati all’efficientamento energetico e alle energie rinnovabili (9% del totale pari a 1.054 sui 12.271 totali), e solo 505 interventi di adeguamento sismico (4%).

Il maggior numero degli interventi ha riguardato parti non strutturali degli edifici”.

Malgrado i comuni del Sud e delle Isole abbiano maggiormente beneficiato, anche grazie a misure dedicate solo a queste aree, di fondi nazionali per l’edilizia scolastica, rimane, a giudizio di Legambiente, ancora un importante divario fra la capacità di investimento e di spesa proprio degli enti locali di queste aree del Paese rispetto al resto d’Italia. “La media di investimento in manutenzione straordinaria annua per singolo edificio degli ultimi 5 anni, infatti, vede una media nazionale di 20.535 euro, con una forbice che va dai 28.536 euro degli edifici del Nord Italia ai 3.397 del Sud”.

Legambiente insiste: “Un recupero importante di risorse e di qualità degli edifici potrebbe arrivare da un adeguato efficientamento energetico e dall’uso di fonti rinnovabili, eppure solo lo 0,3% degli edifici si trova in classe A e solo il 4,2% nelle prime tre classi energetiche (A, B, C), mentre la metà degli edifici si trova ancora in classe G. Inoltre solo il 18% degli edifici utilizza fonti rinnovabili, nonostante l’entità dei fondi dedicati e i potenziali vantaggi in termini di risparmio energetico ed economico”.