Biblioteche Innovative: azione #24 del PNSD

Biblioteche scolastiche: le radici del futuro

È il titolo, di per sé già molto eloquente, della prima sessione del seminario di studi che si è svolto nella Sala della Comunicazione del Miur il 12 dicembre scorso, dal titolo “La scuola e il suo territorio: biblioteche ed archivi scolastici”. Questo incontro di studio segue il seminario internazionale del 23 ottobre scorso, incentrato sul tema “Biblioteche per apprendere” e correlato al progetto “Libraries Renaissance: Greater Expectations”, con cui il suo ideatore David Lankes mira ad aggregare le biblioteche innovative intorno a obiettivi comuni.

Si tratta di occasioni di riflessione che puntano ad accendere l’attenzione sul ruolo che la biblioteca scolastica può e deve assumere oggi nel processo di formazione delle nuove generazioni, a partire dalla sua centralità nell’innovazione della didattica. Rendere una biblioteca scolastica un “luogo di apprendimento” è una sfida ed un’opportunità, soprattutto per il ruolo formativo che essa può assumere, anche in termini di stimolo alla creatività e allo sviluppo delle capacità critiche di valutazione, creazione e presentazione dell’informazione (information and media literacy).

Su questi elementi di fondo la stessa ministra Fedeli ha incentrato il suo messaggio di saluto ai presenti al recente seminario, affidato nella lettura al Capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali Carmela Palumbo, la quale ha anch’ella sottolineato, nel suo intervento introduttivo, la portata formativa delle biblioteche scolastiche, soffermandosi sul senso dell’azione dedicata nel Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD).

La scuola come spazio aperto per l’apprendimento (PNSD)

Il Piano Nazionale Scuola Digitale, predisposto ai sensi del comma 56 della Legge n. 107/2015, «risponde alla chiamata per la costruzione di una visione di Educazione nell’era digitale, attraverso un processo che, per la scuola, sia correlato alle sfide che la società tutta affronta nell’interpretare e sostenere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (life-long) e in tutti i contesti della vita, formali e non formali (life-wide)».

Presupposto di fondo è ritenere che nell’era digitale l’educazione, nella sua più ampia accezione, debba porre al centro quei nuovi modelli di interazione didattica che utilizzano la tecnologia, e che tutti gli spazi dentro e fuori la scuola debbano essere «allineati a questa visione di cambiamento», alla base della quale vi è un’azione culturale e di sistema incentrata sul rinnovamento complessivo della scuola, da intendere come «spazio aperto per l’apprendimento» che superi i limiti e i vincoli del luogo fisico, e divenga «piattaforma che metta gli studenti nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita».

In – e per – questo rinnovato modello di scuola, sempre più aperta ed inclusiva, il ruolo delle tecnologie è determinante nella misura in cui esse riescano a porsi al servizio dell’attività scolastica, nel loro divenire abilitanti, quotidiane, ordinarie.

L’azione #24 del PNSD

Uno dei tasselli centrali del Piano è relativo ai “Contenuti Digitali“, poiché è indispensabile che la scuola sia in grado di ricercare un’adeguata mediazione tra la garanzia di qualità da assicurare ai materiali didattici digitali e la possibilità di promozione della produzione collaborativa e della condivisione di contenuti, tenuto conto anche che attualmente risulta un uso ancora molto limitato delle risorse e dei contenuti proposti dal mondo digitale.

In ragione di ciò, tre sono gli obiettivi da perseguire con le azioni da sviluppare: 1) incentivare il generale utilizzo di contenuti digitali di qualità, in tutte le loro forme, in attuazione del Decreto ministeriale sui Libri Digitali; 2) promuovere innovazione, diversità e condivisione di contenuti didattici e opere digitali; 3) bilanciare qualità e apertura nella produzione di contenuti didattici, nel rispetto degli interessi di scuole, autori e settore privato.

E una delle tre azioni da implementare riguarda proprio le biblioteche scolastiche, da rendere «ambienti di alfabetizzazione all’uso delle risorse informative digitali».

Attraverso finanziamenti mirati e convenzioni ad hoc vi è una precisa sfida da raggiungere: fornire alle scuole le condizioni per tornare ad essere centri di formazione permanente e luoghi di crescita culturale.

Biblioteche scolastiche innovative: i think tank del futuro

Non a caso Donatella Solda, dell’Ufficio di Gabinetto del Miur, nel suo intervento al seminario del 12 dicembre scorso, facendo riferimento alla portata dell’azione #24 del PNSD, ha sostenuto che le biblioteche scolastiche, nel loro dover essere innovative, si configurano come i think tank del futuro.

L’importante ruolo delle biblioteche scolastiche, che però ancora oggi faticano a trovare il giusto spazio in molte realtà scolastiche, si gioca a vari livelli, pur se la loro primaria missione resta la promozione della lettura. Essa può di certo essere incrementata con l’utilizzo intenzionale della rete e degli strumenti digitali, che debbono supportare in maniera integrata le attività di lettura e  scrittura su carta e in digitale.

Uno dei livelli che sono stati sottolineati da D. Solda concerne la possibilità insita nel DNA delle biblioteche, relativamente alla capacità di gestione delle fonti, che proprio nell’era digitale è indispensabile che vada sviluppata nelle nuove generazioni. È un’esigenza ineludibile, oggi più che mai, essere in grado di discernere le fonti di tutte le miriadi di informazioni che la rete fornisce, ed essere capaci con competenza di operare scelte adeguate.

Fondamentale, per ogni biblioteca in sé e in modo speciale per una biblioteca scolastica, è tenere saldo l’essere prima di tutto un luogo di testimonianza, in cui il patrimonio librario, per l’importante ruolo di promozione culturale che riveste, necessita di essere preservato, e in questo le risorse digitali costituiscono uno strumento prezioso per la salvaguardia di quel patrimonio, mediante cataloghi e testi digitalizzati.

Le biblioteche come luoghi di memoria e di cultura

La funzione propria di una biblioteca, amplificata in ambito scolastico, è di creare accesso al sapere. Intorno a questo aspetto determinante, con i convenuti nella Sala della Comunicazione del Ministero, Carla Guetti (Direzione per gli Ordinamenti Scolastici del Miur) ha condiviso le sue riflessioni sul ruolo delle biblioteche scolastiche, sottolineandone l’importanza anche per la possibilità di coniugare le diverse dimensioni dell’apprendimento, tra formale, informale e non formale.

Questo aspetto diviene elemento distintivo di una scuola. Non è un caso che sia stata prevista un’apposita area di indagine riflessiva relativa alla biblioteca scolastica nel RAV che le scuole debbono redigere, in funzione del proprio miglioramento e che deve passare anche attraverso una riqualificazione di questo spazio privilegiato di accesso al sapere.

Il loro essere un luogo privilegiato di memoria e di cultura diviene motivo di intesa tra Miur e  MiBACT (Ministero Beni e Attività Culturali e Turismo) fin dal 2014, con un apposito protocolloin cui, tra i vari intenti comuni, figura la volontà di rilanciare il sistema delle biblioteche scolastiche attraverso interventi di sostegno alle strutture e azioni di formazione di specifiche professionalità, con particolare riferimento alle realtà sociali più disagiate, favorendo l’adesione del sistema scolastico nazionale al Servizio bibliotecario nazionale (SBN).

Il Piano delle Arti

Questa impegnativa dichiarazione di intenti viene ribadita sostanzialmente dallo stesso D.L.vo 13 aprile 2017. n. 60, relativo alle “Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera g), della legge 13 luglio 2015, n. 107″, nel quale, oltre a citare in premessa il Protocollo di Intesa MIUR/MiBACT del 2014, è possibile ritrovare spazi operativi concernenti lo sviluppo innovativo delle stesse biblioteche scolastiche, laddove vengono fornite precise indicazioni sull’adozione del cosiddetto “Piano delle Arti”.

Ed è indicativa la valenza sottesa ad un piano delle “Arti”, se si riflette sul significato della parola arte, la cui etimologia sembra derivare dalla radice ariana ar-  che in sanscrito significa andare verso, ed in senso traslato – che ritroviamo nel latino ars, artis – vuol dire adattare, fare, produrre.

L’accezione pratica della parola arte, in termini di abilità in un’attività produttiva, di capacità di fare in maniera intenzionale, trova una sua ragione d’essere in modo particolare in una biblioteca scolastica, se intesa come uno spazio di apprendimento dove produrre attività di lettura e scrittura, anche cooperativa; dove fare, fruire e condividere cultura, aprendosi ed interagendo con il territorio più ampio.

Le biblioteche scolastiche tra realtà e innovazione

In questa prospettiva, la professione docente trova spazi di continuo rinnovamento e stimoli per un’apertura ad una dimensione di internazionalizzazione, anche ottimizzando le potenzialità offerte dal rendere effettivamente la biblioteca scolastica un luogo privilegiato di apprendimento e di apertura al mondo.

Ma l’attuale situazione delle biblioteche scolastiche è tutt’altro che rosea. Un segnale in tal senso è stata la stessa risposta all’Avviso pubblico emanato nel maggio 2016 dal valore di 5 milioni di euro per il finanziamento di 500 biblioteche scolastiche innovative: sono state presentate infatti oltre 3000 proposte da parte delle scuole, sottoposte al vaglio di un’apposita commissione.

Vi è, in effetti, una situazione molto diversificata sul nostro territorio: Fabio Venudane ha tracciato una lucida descrizione, partendo dall’esigenza stessa di rendere le biblioteche scolastiche realmente “innovative”, per superare certi frequenti stereotipi, di luoghi angusti, polverosi, poveri e poco frequentati.

In quest’ottica, la componente digitale – di per sé “naturale” per una biblioteca, ma che dev’essere opportunamente gestita – può divenire un volano che amplifica le potenzialità già tutte insite in una biblioteca scolastica, che si pone essenzialmente anche come un anello di congiunzione tra una biblioteca pubblica ed una biblioteca universitaria.

Dieci punti per una Biblioteca Scolastica Innovativa (BSi)

Sono stati sintetizzati efficacemente dal prof. Venuda:

  1. definire chiaramente le finalità della BSi, a partire dai destinatari che ne devono fruire – ovvero docenti e studenti – e dall’esigenza di una massima apertura al territorio e ai suoi cittadini;
  2. effettuare una revisione delle raccolte, prioritariamente in funzione delle finalità e dei destinatari;
  3. allestire l’«ambiente bibliotecario», che concerne la scelta e la condivisione di attività, eventi e, in primo luogo, di un software di gestione, mediante una cooperazione con Pubblica Lettura o Rete BSi e con il supporto di un ILMS (Integrated Library Management System) per le BSi;
  4. disporre di un bibliotecario professionista per Rete, inteso come un responsabile “formabile” per scuola;
  5. avere locali a norma, accoglienti, accessibili dall’esterno;
  6. predisporre un progetto stabile e un budget finalizzato;
  7. definire un orario di apertura esteso, per attività ed eventi;
  8. coinvolgere gli studenti per apertura, organizzazione e gestione, ottimizzando le possibilità offerte anche dal sistema dell’alternanza scuola/lavoro;
  9. attivare il Digital Lending, per amplificare le potenzialità della BSi; acquisire attrezzature, device e connessioni di Rete; produrre contenuti e condividerli;
  10. chiedere supporto a bibliotecari dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB).

Il ruolo di “mediazione” del bibliotecario

Per il funzionamento ottimale di una biblioteca, specialmente scolastica, un ruolo decisivo è dato da chi riveste la mansione – molto ben delineata dai vari relatori intervenuti al seminario del 12 dicembre scorso – del bibliotecario, per la sua funzione di mediatore tra chi legge, la lettura in sé ed i suoi strumenti.

Non si tratta semplicemente di un ruolo di “gestore” della biblioteca, che ne detiene la responsabilità di funzionamento tout court,  quanto piuttosto di rivestire una funzione di facilitatore di tutte le potenzialità che può offrire una BSi.

Tralasciando un aspetto non marginale, ma che non è possibile qui approfondire, circa la presenza nella scuola di bibliotecari che sono docenti quasi per la totalità dichiarati inidonei all’insegnamento, appare evidente che alla base di un funzionale ed adeguato utilizzo di una biblioteca scolastica, peraltro innovativa nei termini su descritti, vi è la necessità di disporre prima di tutto di personale con una formazione specifica, che possa contribuire efficacemente ad una reale riqualificazione ed innovazione delle esistenti biblioteche scolastiche.

Biblioteche scolastiche tra problematiche e prospettive

Uno dei problemi più cogenti, dunque, da affrontare nell’immediato, per permettere a tutte le biblioteche scolastiche presenti sul territorio nazionale di divenire realmente tali e innovative, concerne la necessità che ai docenti sia garantita la possibilità di acquisire competenze biblioteconomiche, a partire dai percorsi di formazione iniziale.

Sono indispensabili azioni immediate di formazione mirata, che consentano di disporre di personale addetto specializzato alla gestione di una BSi, anche fruendo del supporto dell’AIB e di tutti gli altri enti che si occupano del circuito delle biblioteche, nell’ottica di fare squadra e rete allargata tra tutti i soggetti attivi sul territorio nazionale e locale.

In questa prospettiva si tratterebbe di istituzionalizzare la figura del “bibliotecario scolastico professionale”, quanto meno per ogni rete di BSi.

Le stesse reti di BSi, sia quelle già costituitesi grazie al finanziamento di diecimila euro – in quanto vincitrici del predetto Avviso MIUR del 2016 – sia tutte quelle che potrebbero realizzarsi in futuro, necessiterebbero di azioni tese ad istituzionalizzare la presenza di una BSi in ogni scuola, soprattutto mediante canali di finanziamento stabili nel tempo.

La saltuarietà, invero, dei finanziamenti, per lo più distribuiti a progetto, non facilita la diffusione di iniziative tese a riqualificare ed innovare le biblioteche scolastiche, né a mantenerne gli standard minimi di qualità laddove si tenti di crearle.

Il potenziale di una BSi è notevole, ma necessita di gambe solide perché si possa realmente attuare quanto previsto dall’azione #24 del PNSD.

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[1] V. il PNSD, presentato il 27 ottobre 2015, cap. 1.

[2] Ibidem.

[3] Ibidem.

[4] v. Cap. 3 del PNSD.

[5] v. Cap. 4.2 del PNSD.

[6] V. Protocollo di Intesa MIUR – MiBACT 28 maggio 2014.

[7] Il Piano delle Arti dovrà essere adottato con un DPCM, su proposta del MIUR di concerto con il MiBACT, entro centottanta giorni dall’emanazione del D.L.vo n. 60/2017.

[8] Università degli Studi di Milano, Dipartimento Studi Storici – Settore Archivistica, Bibliografia e Biblioteconomia; componente dell’Associazione Italiana Biblioteche e della Commissione di Valutazione delle proposte pervenute di cui all’Avviso pubblico MIUR del 12.05.2016.