Novità in vista nella valutazione dei dirigenti scolastici

Di nuovo ai nastri di partenza

Il 29 gennaio u.s. a Bologna il Miur ha sintetizzato i dati emersi al termine del primo anno di applicazione del procedimento di valutazione dei dirigenti scolastici ed ha indicato le principali novità previste per l’anno in corso. Si tratta di un processo ormai avviato, anche se non ancora efficace in tutti i suoi aspetti e con ancora molti nodi da sciogliere, ma al quale va riconosciuto il merito di aver restituito il profilo di una categoria fino ad oggi di difficile definizione, per l’assenza di analisi sistematizzate e di strumenti specifici di indagine.

Il dato più interessante è sicuramente l’attenzione che si intende riservare alle sollecitazioni arrivate dalle parti sociali e da chi ha partecipato, volente o nolente, in qualità di valutato o di valutatore, al percorso, al fine di migliorare gli strumenti adottati per la valutazione della dirigenza scolastica. Quello che infatti appare evidente è la necessità di definire un metodo di lavoro basato sul coordinamento funzionale tra l’Amministrazione centrale e quella periferica, poiché se il Ministero, da un lato, definisce linee guida e direttive, dall’altro la responsabilità della valutazione è di competenza dei direttori degli USR. I territori, inoltre, traducono in azione l’intera procedura attraverso il lavoro dei Nuclei, a cui va dunque dedicata un’attenta e approfondita attività di formazione, unico antidoto al rischio della mancanza di omogeneità a livello nazionale e indispensabile garanzia di equità.

Una discontinuità funzionale

Le principali novità nella procedura determinano la modifica di alcuni aspetti e dell’approccio stesso alla valutazione dei dirigenti scolastici, ma sono cambiamenti che si sperano funzionali a rendere tutto il sistema, che si sta definendo, realmente uno strumento di supporto per lo sviluppo professionale. Vediamoli allora, seppure sinteticamente, nel dettaglio.

Un Portfolio più snello

È in questa direzione che va il promesso snellimento degli strumenti a disposizione dei Nuclei, primo tra tutti il famigerato Portfolio, che rispetto allo scorso anno dovrebbe consentire con maggiore facilità ed immediatezza il collegamento degli elementi caratterizzanti l’azione dirigenziale alle dimensioni professionali descritte dal comma 93 della Legge 107/15, che indica tali dimensioni come criteri generali rispetto ai quali esprimere la valutazione. Il dirigente, infatti, potrà scegliere quali azioni evidenziare, collegandole direttamente sia alle dimensioni professionali sia agli obiettivi della propria lettera di incarico, facilitando sicuramente l’analisi del Portfolio. Anche la documentazione a corredo del Portfolio, al di là di quella eventualmente scelta dal dirigente per testimoniare le diverse azioni professionali che deciderà di descrivere, dovrebbe essere ridotta e maggiormente pertinente agli ambiti di diretta responsabilità dirigenziale.

L’interlocuzione diretta

Ma la novità di maggiore rilievo è il ruolo centrale dell’interlocuzione diretta tra il dirigente ed il Nucleo. Il contatto diretto, elemento di comune apprezzamento nella precedente annualità, sarà garantito a tutti i dirigenti, che nel corso dell’incontro illustreranno personalmente al Nucleo le proprie scelte e le diverse azioni selezionate, con le possibili evidenze raccolte, utilizzando il Portfolio sia come valido strumento di supporto alla documentazione, sia come sostegno all’orientamento professionale in termini di autovalutazione.

Il protagonismo del dirigente

Poiché il dirigente illustrerà i collegamenti tra quanto realizzato e gli aspetti funzionali alla sua valutazione, assumerà sicuramente un ruolo attivo nell’intero processo, diventandone attore principale e non solo destinatario. A facilitare questo protagonismo dovrebbe contribuire anche la chiarezza delle rubriche sia di autovalutazione che di valutazione, che si ipotizzano collegabili tra loro, in modo da orientare strategicamente le scelte del dirigente sugli aspetti del proprio operato da valorizzare.

La necessità di un protocollo comune

È indubbio, come dichiarato in premessa, che per una buona valutazione, cioè equa e veritiera, occorre un buon protocollo, cioè chiaro, funzionale e comune a livello nazionale, per tutte le fasi previste dal procedimento in corso. La difformità di comportamento dei Nuclei, la variegata composizione degli stessi, non sempre sostenuta da competenze solide in tema di valutazione professionale, è infatti la variabile più delicata dell’intero sistema. Solo regole chiare e condivise di comportamento, e modalità comuni a cui attenersi, potranno compensare il fattore umano, difficile da controllare senza strumenti di lavoro ben costruiti.

È particolarmente importante, quindi, l’attività di formazione appena avviata, a cura dell’Invalsi (PRODIS) in collaborazione con il Miur, a favore di tutti i coordinatori dei Nuclei, e che precederà l’iter formativo che capillarmente dovrebbe in tempi brevi coinvolgere tutti i componenti dei Nuclei.

L’importanza di un piano di informazione rivolto ai dirigenti scolastici

Accanto alla formazione dei valutatori non va tralasciata l’esigenza di informare tutti i dirigenti scolastici sulle novità in vista nell’intera procedura, per creare le condizioni necessarie a svolgere pienamente il ruolo attivo a cui si faceva prima riferimento. Senza informazione, infatti, non si determina condivisione e si alimentano diffidenze e resistenza, in un periodo particolarmente delicato sia dal punto di vista contrattuale sia, più in generale, politico.