Gli studenti stranieri e l’istruzione superiore

Un percorso scolastico accidentato

Il secondo ciclo d’istruzione ha conosciuto nell’ultimo decennio un costante aumento degli studenti con cittadinanza non italiana (CNI), tale da raggiungere nell’a.s. 2015-2016 la cifra di 186.525 unità, pari a circa il 7% del totale.

In base all’art. 45 del D.P.R. 345/1999, i minori stranieri soggetti all’obbligo scolastico sono iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che il collegio dei docenti deliberi l’assegnazione ad una classe diversa.

Dal Rapporto del Miur, presentato a fine marzo 2018 dalla ministra Valeria Fedeli, si evince che frequentemente gli stranieri neo-arrivati vengono iscritti a classi “inferiori”; questo determina un ritardo più o meno significativo nel percorso scolastico.

Complessivamente la situazione nell’a.s. 2015/2016 è la seguente: l’80,4% degli studenti stranieri con 10 anni di età frequenta regolarmente la quinta classe di scuola primaria, mentre il 14% ha un anno di ritardo, e il 2% ha accumulato due anni e oltre di ritardo.

Nel Rapporto, però, si sottolinea che l’irregolarità degli studenti CNI “cresce al crescere dell’età”.

Infatti a 14 anni, corrispondenti alla frequenza della prima classe di secondaria superiore, la percentuale degli studenti stranieri con percorso di studio regolare si ferma al 52%; il 46% frequenta ancora una classe di scuola secondaria di I grado; il 34,8% è in ritardo di un anno, il 9,5% di due e l’1,7% di tre anni.

All’età di 18 anni la percentuale di studenti regolari è scesa al 30,4%, contro il 69,6% di ritardatari: si va dal 4,8% dei 18enni che frequenta il primo anno di secondaria di II grado, al 34% che frequenta il quarto anno.

L’orientamento nel passaggio dal primo al secondo grado d’istruzione

La scelta degli alunni stranieri, dopo il conseguimento del diploma di “licenza media”, cade principalmente sui percorsi a carattere tecnico e professionale; nell’a.s. 2015-2016 l’incidenza percentuale sul totale nei tre percorsi dell’istruzione del secondo ciclo è risultata uguale a: 12,4% negli istituti professionali, 8,2% negli istituti tecnici, 3,9% nei licei.

Dal Rapporto del Miur emerge che gli studenti CNI mostrano una crescente propensione nel voler continuare gli studi al termine del primo ciclo. È interessante notare come questa tendenza interessi anche l’iscrizione all’università.

Come per gli italiani, anche per le/gli alunne/i straniere/i il voto del diploma di “licenza media” risulta determinante nella scelta dell’indirizzo successivo. Infatti studenti CNI e italiani mostrano di avere un modello di comportamento simile. In ambedue i gruppi l’opzione per gli istituti professionali è tanto più frequente quanto più bassa è la votazione conseguita alla licenza media; viceversa, quanto più alta è la votazione, tanto più frequente è l’orientamento verso i licei.

Le iscrizioni al primo anno 2015-2016 mostrano che l’81% dei neodiplomati stranieri della scuola “media” si è orientato a frequentare l’istruzione superiore, mentre l’8,7% ha optato per i canali della formazione professionale regionale. C’è dunque un dato superiore al 10% di studenti stranieri di cui si perdono le tracce.

Gli stranieri di seconda generazione

Nel Rapporto si evidenzia un aspetto molto importante, che interessa la distinzione degli studenti stranieri nati in Italia (seconda generazione) e nati all’estero.  I dati mostrano che i primi sono più orientati verso gli istituti tecnici, mentre i secondi verso gli istituti professionali. In particolare, nell’a.s. 2015/2016 gli studenti di seconda generazione si distribuiscono per il 38,4% negli istituti tecnici, per il 33,8% nei licei, e in misura minore negli istituti professionali (27,9%).

Per gli studenti nati all’estero e arrivati in Italia, la distribuzione presenta un andamento di segno diverso: il 38,3% degli studenti frequenta gli istituti professionali, il 36,7% gli istituti tecnici, il 25% i licei: scientifico (9,3%) e linguistico (6,2%). Queste ultime due percentuali, disaggregate per gli studenti CNI nati in Italia, mostrano un livello più elevato. Nel Rapporto si evidenzia infatti che la quota degli studenti stranieri di seconda generazione che frequenta il liceo scientifico è pari al 14,4%, e quella relativa al liceo linguistico pari all’8,2%.

Il tasso di regolarità: il ritardo aumenta

Come già sottolineato, la regolarità del percorso scolastico degli alunni stranieri rappresenta da sempre un elemento di forte criticità e di dispersione scolastica. Nel tempo, i dati forniti dal Miur segnalano un graduale e costante miglioramento, anche se il divario con gli italiani resta molto alto.

Infatti il confronto tra studenti italiani e stranieri evidenzia che, a livello nazionale, la percentuale degli studenti italiani in ritardo nella frequenza scolastica è di circa il 10,5%, contro il 32,9% dei coetanei stranieri. Nei singoli ordini di scuola la distanza a sfavore degli alunni CNI nella percentuale dei ritardi è di:

  • 11 punti nella scuola primaria (1,8% contro 13,2%);
  • 29 punti nella secondaria di I grado (6,6% contro 35,4%);
  • 59 punti nella secondaria di II grado.

Nell’ambito della secondaria di 2° grado il ritardo si accumula soprattutto negli istituti professionali e tecnici. La composizione percentuale rispetto ai tre percorsi d’istruzione superiore (liceale, tecnica e professionale) degli studenti con cittadinanza non italiana, distinti per età, evidenzia come, al crescere dell’età, aumenti la quota degli studenti stranieri negli istituti professionali. Si conferma, pertanto, che questo segmento formativo accoglie le utenze più vulnerabili e più fragili, sia sul piano della preparazione scolastica che della provenienza sociale.  Ma questo dato riguarda sia gli studenti stranieri che quelli italiani.