Scuola dell’infanzia: si avvia il RAV infanzia

Un dibattito aperto

Nei giorni scorsi al MIUR, Invalsi e la Direzione Generale degli Ordinamenti ha incontrato i referenti degli USR e le associazioni e i gruppi più rappresentativi a livello nazionale dei servizi per l’infanzia. Il confronto era finalizzato a condividere le prime azioni di avvio della sperimentazione del RAV infanzia. Lo scambio è stato interessante e partecipato, sono emerse posizioni diversificate quali:

  • Un piccolo gruppo è scettico sull’uso del RAV infanzia e teme una schedatura dei bambini nella sezione del RAV dedicata agli esiti degli allievi, si esorta ad una compilazione partecipata e un lavoro di accompagnamento per le scuole alla compilazione;
  • Si sollecitano azioni formative per i docenti che non vengono più promosse a livello nazionale dal 2001
  • Alcuni referenti USR propongono che il RAV infanzia sia accompagnato da una visita dei NEV per dar valore al lavoro di autovalutazione.
  • È rimasto aperto in confronto su quali criteri fondare le autocandidature per il campione non selezionato da INVALSI.

Invalsi ha precisato che a proposito di sperimentazione RAV infanzia si potrebbe meglio dire innovazione controllata, poiché le finalità che sottendono a tale intervento è quella di portare a sistema questa innovazione, verificandone la scalabilità da un nucleo di scuole che già ha avuto modo di conoscere lo strumento, per giungere ad un campione rappresentativo che proverà questa innovazione per capire quali problematiche si evidenziano e come portare a sistema questa modalità autovalutativa.

Un antefatto: il prototipo di RAV-infanzia

Il 27.01.2016 con nota 829 fu diffuso dal MIUR-Direzione Generale per gli Ordinamenti il prototipo di RAV infanzia, alla luce della specificità di questo importante segmento del percorso scolastico, caratterizzato da una variegata realtà di scuole dell’infanzia:

  • quelle statali inserite spesso all’interno degli Istituti Comprensivi;
  • le scuole comunali particolarmente importanti nelle grandi città e con tradizioni pedagogiche riconosciute a livello internazionale (è il caso di Reggio Emilia in particolare);
  • le scuole paritarie che  rappresentano un’importante offerta formativa in questo settore, in particolare nelle aree del Nord Italia.

Il modello di RAV è stato costruito con una struttura analoga al RAV in uso per le scuole degli altri gradi scolastici, mantendo le stesse aree: Contesto, Esiti, Pratiche Educative e Pratiche gestionali con l’attenzione a personalizzare gli indicatori e le rubriche in relazione alle caratteristiche delle strutture educative per i bambini dai 3 ai 6 anni. Nelle aree del contesto e delle risorse oltre all’area degli Esiti si sono modificati 4 indicatori adattandoli alla specificità dell’infanzia.

La consultazione sul Rav infanzia

Nel 2016-2017 è stata svolta una consultazione nazionale, curata da INVALSI, su 7.624 plessi di scuola dell’infanzia e con il documento del 24.01.2017 sono stati presentati e pubblicati gli esiti della consultazione.

Le molte le scuole che hanno risposto hanno fornito un segnale di attenzione motivata a conoscere lo strumento. La raccolta di pareri e proposte ha evidenziato la necessità di semplificare gli indicatori e dare la possibilità di caricare documenti propri nei diversi indicatori del RAV.

Con la Consultazione, è stato possibile fotografare una situazione generale delle scuole dell’infanzia che considerano il modello di RAV-infanzia in termini moderatamente positivi.

In questo a.s. sono stati comunque effettuati degli aggiustamenti che hanno tenuto in considerazione le osservazioni e i suggerimenti che le scuole stesse avevano segnalato.

Lo stesso modello di riferimento pone al centro la qualità processuale, strutturale e degli orientamenti degli operatori (valori, competenze, motivazione) in vista di un impatto significativo per bambini e bambine.

Ricerca, sperimentazione o innovazione “controllata”?

La sperimentazione sarà anche una prima prova sul campo degli strumenti collegati al RAV infanzia e delle procedure riferite agli strumenti (si configura come 1^ indagine infanzia perché non esistono dati a sistema sull’infanzia in Italia); una seconda prova sarà costituita dalla composizione dell’insieme di indicatori che dovranno poi essere restituiti alle scuole che potranno così compilare il RAV, come viene svolto dagli altri gradi scolastici.

Quest’ultimo obiettivo sarà alimentato dalle risposte ricavate dai 4 questionari che dovranno essere compilate da più attori.

Le azioni che saranno proposte

La prima questione attiene agli strumenti che saranno l’anima per la composizione del RAV  e che rimandano alla compilazione di 4 diverse tipologie di questionari:

  1. Questionario Scuola: per meglio riflettere sull’idea di bambino che si condivide;
  2. Questionario Dirigente scolastico/coordinatore nelle scuole paritari: per capire quanto tempo viene dedicato alla scuola dell’infanzia e con quali azioni;
  3. Questionario Docenti: mirato alla formazione professionale;
  4. Questionario Genitori: sulle disponibilità della scuola verso i bambini.

Il RAV potrà essere compilabile da varie entrate: dalle domande guida, dai  percorsi quanti/qualitativi, dalle rubriche di valutazione. Si ribadisce l’importanza di  scoraggiare la compilazione di una singola persona o peggio il commissariare la compilazione a terzi perché si vanifica lo scopo formativo sotteso all’operazione autovalutativa.

I passaggi della sperimentazione

La sperimentazione prevederà vari passaggi così riassunti:

  1. Selezione del campione da parte di INVALSI, sono 500 scuole già individuate secondo il metodo del campionamento utilizzato su modello ISTAT;
  2. Partecipazione volontaria di altre scuole, al max 400, si attendono indicazioni per come effettuare le autocandidature;
  3. Tutte le scuole campionate e aderenti si dovranno iscrivere nel sito MIUR/SNV come campionate o autocandidate;
  4. Si prevedono le autocandidature e le iscrizioni entro maggio-giugno 2018;
  5. Il campionamento prevede un’equa ripartizione di scuole che contengano le diverse tipologie presenti nel territorio nazionale.

La qualità dei servizi educativi per l’infanzia

Dagli anni ’90 in tutta Europa e anche a livello internazionale ci si occupa di individuare indicatori di qualità per leggere i diversi servizi educativi dedicati all’infanzia, nell’ottica di ottimizzare personale e risorse avendo maturato la consapevolezza che la frequenza di servizi educativi nella fascia 0-6 è un valore per ogni paese, costituisce un investimento sul successo formativo.

Durante il semestre della presidenza italiana nell’UE si era fatto il punto di questi studi in un seminario a Reggiochildren  da cui era emerso come in Italia il livello dei servizi erogati per la fascia 3-6 anni fosse collocabile nei primi 10 paesi UE, ciò non venisse confermato per la fascia 0-3 anni che resta ancora poco diffusa, circa il 33% sull’intero territorio nazionale e soprattutto non fossero state implementate politiche atte a garantire una piena accessibilità da parte dell’intera popolazione ai servizi per la prima infanzia.

Oltre alla componente collegata all’erogazione dei servizi occorre ricordare diversi studi, a livello internazionale, che si sono succeduti sul Monitoraggio del sistema infanzia. Questi studi sono rintracciabili nei volumi della serie Starting strong 2017[1], che si sono dedicati ai seguenti aspetti:

  1. comprendere quali sono i dati già disponibili a livello internazionale in questo comparto sull’infanzia;
  2. approfondire il tema della transizione di frequenza dei bambini dalla scuola dell’infanzia alla primaria.

I documenti internazionali su accessibilità e qualità

Anche l’OCSE e l’UE hanno prodotto documenti su come migliorare i servizi educativi 0-6, si sono in particolare soffermati su una raccomandazione del Consiglio per quanto concerne l’infanzia, con una serie di indicatori di sistema che un gruppo di esperti ha elaborato da proporre ai policy maker.

Anche lo IEA, Centro di Ricerca Educativa,[2] sta approfondendo lo studio di come funziona la scuola dell’infanzia, con lo scopo in particolare di conoscere meglio i sistemi da un punto di vista di governance e policy. Ha promosso lo studio Early Childhood Education Study (ECES) per esplorare, descrivere e analizzare l’offerta di servizi per l’infanzia e il loro ruolo nell’avviare i bambini all’apprendimento, alla scuola e più in generale alla convivenza civile, basi sulle quali l’individuo adulto si inserisce nella società.

Nel 2017 in UE si parla del pilastro dei diritti sociali[3] che è stato approvato dal Parlamento e dal Consiglio, che si traduce in 20 Principi che contribuiscono a fornire i diritti ai cittadini: il n. 11 è quello che si focalizza proprio sulla scuola dell’infanzia e che sancisce il diritto a servizi di educazione e di cura di buona qualità e accessibili per tutti i bambini.

Come sintesi di questi apporti si può dire che accessibilità e qualità sono considerati due indicatori importanti per qualificare un servizio educativo e garantire una buona funzionalità al sistema scolastico stesso.

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[1] OECD 2017, Key OECD Indicators on Early Childhood Education and Care

[2] Cfr www.invalsi.it alla pagina ECES 2016

[3] Cfr. ec.europa.eu pilastro dei diritti sociali 2017