Nuovi fondi per il sistema integrato “ZEROSEI”

L’Intesa in Conferenza Unificata

Nella seduta del 18 ottobre 2018 la Conferenza Unificata (Stato-Regioni-Autonomie Locali) ha siglato l’Intesa per il riparto 2018 (seconda annualità) del Fondo nazionale per la realizzazione del Sistema integrato di educazione e istruzione per le bambine e i bambini dalla nascita fino ai sei anni, ed ha rinnovato l’Intesa per la prosecuzione delle sezioni primavera per i bambini da 24 a 36 mesi.

La tabella annessa al DM 26/10/18 del MIUR illustra il dettaglio del riparto regione per regione (in valori assoluti e percentuali), anche comparandolo con quello del 2017. I finanziamenti sono passati da 209 milioni di euro a 224 milioni.

Il riparto ha seguito i seguenti criteri:

  • 40% in base alla popolazione compresa tra 0 e 6 anni – criterio demografico;
  • 50% in base al numero di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015 – criterio di utilizzo dei servizi educativi;
  • 10% in misura proporzionale alla popolazione di età compresa tra 3 e 6 anni non iscritta alle scuole dell’infanzia statali – criterio di partecipazione alla scuola dell’infanzia.

Le sezioni primavera: ancora precarie

Le sezioni primavera, nate con la legge di bilancio per il 2007 e promosse principalmente per avversare gli anticipi, continuano, pur in mezzo a mille difficoltà, a far registrare qualche incremento. Tuttavia occorre sottolineare che neppure il dettato del D.lgs. 65/2017 riesce a risolvere chiaramente la stabilizzazione di questa importante offerta per quei bambini che non trovano posto nei nidi oppure i cui genitori non riescono a far fronte alle rette ancora troppo alte. Sta di fatto che, per garantirne la prosecuzione, è ancora necessario procedere con intese sia a livello Nazionale sia a livello locale.

In ormai 10 anni di funzionamento (a confermarlo i due monitoraggi fatti dal MIUR) le sezioni primavera sono “vissute” principalmente (per non dire unicamente) grazie ai finanziamenti dello Stato, i quali dal 2007 ad oggi si sono notevolmente ridotti, sino ad arrivare agli attuali 10 milioni scarsi. Una novità dell’Intesa ultima sta nell’aver deciso di far confluire i finanziamenti per le sezioni primavera nel Fondo unico per lo 0-6, che per la seconda attuale annualità prevede di essere incrementato del 20% da fondi regionali.

Anche per questa ragione diventa indispensabile che in ogni regione si faccia il punto della situazione sulle sezioni primavera e si proceda ad un piano di qualificato sviluppo, tenendo conto innanzitutto dei diritti dei bambini a poter usufruire di un’offerta formativa adeguata alla loro età.

È necessaria una visione d’insieme

Ricordiamo sempre che le ricerche sottolineano con insistenza che ad incidere sul successo formativo delle persone non è la “semplice” frequenza ai servizi educativi e alla scuola dell’infanzia, ma è la qualità educativa che essi mettono in essere a “fare la differenza”. È dunque indispensabile avviare una seria riflessione sul perché le sezioni primavera, nate principalmente proprio per avversare gli anticipi, abbiano avuto vita così difficile e tribolata. È diffusamente noto che quelle attive sono tali per una forte volontà di chi ci lavora, il più delle volte con contratti (quando ci sono) irregolari.

Per iniziare una riflessione seria è sicuramente necessario guardare ai dati di denatalità generalizzata nel Paese, e soffermarsi sui dati riguardanti le regioni del Sud. Oggi non è più né possibile né conveniente guardare ad un segmento del Sistema di istruzione ed educazione, estrapolandolo dall’intera filiera. Per questo aver stipulato un accordo che prevede di far confluire i finanziamenti statali per le sezioni primavera nel Fondo unico può rappresentare un primo passo verso uno sviluppo maggiormente adeguato; certamente è indispensabile che sul livello regionale si attivino tavoli interistituzionali che diano vita ad una programmazione di interventi avendo in mente in primis i diritti dei bambini.

L’incremento delle risorse finanziarie al Sud

Per lo sviluppo dei servizi educativi da 0 a 3 anni, previsto dal D.lgs. 65/2017, l’Intesa per la seconda annualità prevede uno stanziamento di 224 milioni, 15 milioni di euro aggiuntivi rispetto ai 209 milioni dell’annualità 2017.

Nell’Intesa, come già ricordato sopra, viene evidenziato che dal 2018 le Regioni assicureranno un finanziamento proprio pari al 20% delle risorse investite dal MIUR. Come per l’annualità 2017 le risorse vengono attribuite su base regionale e, dopo la prevista programmazione, erogate direttamente ai Comuni.

 Riparto 2018Riparto 2017
Abruzzo4.045.9963.872.801
Basilicata1.557.4361.292.990
Calabria6.755.5924.843.465
Campania20.395.26713.742.501
Emilia R.20.308.14320.308.143
Friuli VG4.335.4004.335.400
Lazio23.544.32923.544.329
Liguria4.870.5264.870.526
Lombardia40.000.46440.000.464
Marche5.318.0255.318.025
Molise862.673731.872
Piemonte15.671.50315.671.503
Puglia12.944.00111.528.712
Sardegna4.755.9624.755.962
Sicilia17.543.77813.092.402
Toscana13.838.45313.838.453
Trento2.624.4572.624.457
Bolzano2.044.7832.044.783
Umbria3.814.2373.814.237
Val d’Aosta658.516658.516
Veneto18.110.45918.110.459
Totale224.000.000209.000.000

Osservando il dettaglio, si nota che in alcune regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia) ci sono stati incrementi. Essi sono dovuti ad una misura di perequazione, erogata comunque in ottica ancora conservativa. La Campania è la regione che ha avuto il maggior beneficio da questa misura perequativa (48%); a seguire Calabria, Sicilia, Basilicata, Molise, Puglia e Abruzzo, rispettivamente con incrementi in termini percentuali del 20%, 18%, 12% e 4%.

Una progettualità da potenziare

Da osservare la mancanza di dati dettagliati circa l’utilizzo delle risorse relative alla prima annualità, sebbene il Piano d’Azione ne preveda il monitoraggio. Si ha percezione diffusa che le risorse della prima annualità non abbiano prodotto incremento dei servizi educativi e dei posti-nido, come l’Europa dal lontano 2003 chiede agli Stati membri. Certo le rette troppo alte avevano prodotti abbandoni alla frequenza piuttosto numerosi: si spera che la riduzione possa far rientrare il fenomeno. Ora occorre mettersi al lavoro, anche con le parti sociali, per realizzare il principio contenuto nell’art. 1 del D.lgs. 65/2017: garantire a tutti i bambini, dalla nascita ai sei anni, il diritto all’educazione e all’istruzione. In quest’ottica è determinante perseguire l’eliminazione delle liste d’attesa, ancora troppo presenti in particolare nella scuola dell’infanzia statale.