La valutazione dei dirigenti scolastici: i rischi dell’autoreferenzialità

I nuclei di valutazione dei dirigenti scolastici: partiamo dai dati

Nell’articolo Chi valuta i valutatori? Primi dati sui Nuclei di valutazione dei dirigenti scolastici, pubblicato su Scuola7 del 21 gennaio, abbiamo presentato una serie di dati relativi alla composizione dei Nuclei per la valutazione dei dirigenti scolastici.

Ne è emerso un quadro articolato, con differenze anche ampie tra regioni, ma con alcune linee di fondo, quali la presenza di un’ampia maggioranza (78,6%) di dirigenti scolastici (DS) nei nuclei, a fronte di un numero più contenuto di dirigenti Miur (13,2%, soprattutto tecnici) e valutatori esterni (8,2%).

Proponiamo qui alcune riflessioni a partire dai dati presentati.

Questioni di triangolazione: un raffronto con i NEV

Come evidenziato da altri già in sede di analisi dei dati relativi alla prima annualità della valutazione[1], significative sono le differenze tra i nuclei esterni di valutazione (NEV) impegnati nei procedimenti di valutazione delle scuole e i nuclei di valutazione dei DS.

La composizione dei NEV è uniforme a livello nazionale e rispetta il criterio della compresenza dei tre sguardi professionali: dirigente tecnico come coordinatore e garante del processo; valutatore “A” proveniente dal mondo della scuola, chiamato a focalizzarsi sui processi didattici e educativi; valutatore “B” proveniente da contesti professionali diversi e portatore di specifiche competenze metodologiche nell’analisi e interpretazione dei dati. Il protocollo di visita presso le scuole oggetto di valutazione, inoltre, definisce in maniera dettagliata gli interlocutori assegnati a ciascun componente del NEV: le tre figure focalizzano così la loro attenzione su aspetti e punti di osservazione che nella successiva fase di definizione del giudizio si integrano a formare una valutazione solida e condivisa.

La metodologia applicata alla valutazione esterna delle scuole è quella della triangolazione: essa ha alla base l’idea «di ottenere evidenze attraverso metodi diversi o da fonti diverse al fine di determinare, attraverso il loro confronto, se un fenomeno è stato descritto in modo accurato oppure no. La triangolazione permette di incrementare la validità dei risultati dell’azione di ricerca» e trova fondamento proprio nella diversità dei profili che costituiscono il NEV[2].

La composizione (sbilanciata) dei nuclei di valutazione dei DS

Nel costituire i nuclei per la valutazione dei dirigenti si è adottata un’impostazione più libera. La scelta si collega probabilmente a questioni di ordine pragmatico: ad esempio il numero limitato di dirigenti tecnici in servizio o il fatto che non sia prevista una retribuzione per i valutatori, aspetto che riduce l’attrattività della posizione soprattutto tra chi opera al di fuori della scuola.

Di conseguenza i DS nella valutazione 2017/18 hanno ricoperto il 51% delle posizioni di coordinatore nei nuclei di valutazione. Inoltre, su 370 nuclei costituiti, 151 (41%) erano formati da soli dirigenti scolastici e 153 (41%) ne includevano due su tre valutatori. I nuclei che abbiamo definito eterogenei, formati da un dirigente Miur, un DS e un valutatore esterno, sono stati invece 60, ovvero solo il 16% del totale[3].

E dato che la procedura di valutazione non prevede una distinzione di compiti tra i componenti dei nuclei, questi nei fatti hanno lavorato con ampia autonomia sul piano organizzativo. Diffusa è stata ad esempio la pratica di assegnare un informale mandato su una certa quota di valutati a ciascun componente, che finiva per essere il principale lettore dei documenti e conduceva istruttoria e colloquio: un andamento che fatica a conciliarsi con «la trasparenza delle procedure e l’oggettività dei criteri, l’omogeneità dell’applicazione in campo nazionale e regionale», indicati da INVALSI fin dal 2003 come aspetti critici per la valutazione dei dirigenti delle scuole[4].

Una “triangolazione zoppa”…

A differenza di quanto accade nei NEV, resta indefinito il punto di vista specifico dal quale ciascun membro del nucleo osserva il DS valutato. Ne consegue il rischio di una triangolazione zoppa, accresciuto da altri aspetti della procedura messa in atto, quali ad esempio il fatto che nella maggior parte dei casi i nuclei di valutazione hanno incontrato solo il dirigente, senza avere alcun contatto con le scuole, e il fatto che anche nel 2017/18 si è dovuto rinunciare alla valutazione dell’apprezzamento all’interno della comunità professionale e sociale.

Sono quindi venuti meno i due elementi che potrebbero conferire all’incontro con il DS valutato una profondità di visione, che resta invece debole quando il nucleo valuta sulla sola base di documenti e colloquio, avendo per giunta quale unico “filtro” tra sé e le informazioni la variabile della capacità del valutato di presentare il proprio operato in maniera più o meno empatica e convincente.

I rischi di una valutazione autoreferenziale

Se la valutazione dei DS dovesse assomigliare sempre di più a una peer review, magari con un contenuto apporto di altre figure, occorrerebbe domandarsi quali possano essere gli aspetti problematici di un assetto in cui i capi d’istituto sono valutati (quasi) esclusivamente da loro colleghi.

Una prima conseguenza, la più evidente, attiene all’identità complessiva del processo, in cui convivono due dimensioni: quella relativa alla valutazione come strumento per il miglioramento professionale e quella, ancora in stand by, in cui la valutazione determina la retribuzione di risultato e anche eventuali sviluppi di carriera.

La scelta della peer review potrebbe salvaguardare, o forse anche rafforzare, alcuni aspetti della valutazione come leva per il miglioramento professionale, ma avrebbe ricadute problematiche nel campo dell’assegnazione della retribuzione di risultato. Soprattutto nelle regioni più piccole, in effetti, un numero contenuto di dirigenti scolastici viene valutato da pochi nuclei (2 in Molise, 4 in Basilicata e Friuli-Venezia Giulia, 6 nelle Marche e in Umbria): se questi fossero formati da soli DS, la loro posizione nei confronti degli altri colleghi sarebbe estremamente delicata. Il fatto poi che valutati e valutatori si spartiscano lo stesso monte risorse per le retribuzioni di risultato, e possano trovarsi a concorrere per le stesse sedi scolastiche, vedendo le decisioni del direttore regionale condizionate dalla valutazione, aggiunge motivi di preoccupazione per la tenuta di un sistema di valutazione in cui si rinunci al contributo di valutatori diversi dai dirigenti scolastici.

Alla ricerca di valutatori competenti

Abbiamo tuttavia mostrato come in diverse regioni siano stati strutturati in ampia prevalenza nuclei di valutazione non formati da soli DS: ciò si è verificato nelle nove regioni con meno dirigenti da valutare (Calabria, Sardegna, Abruzzo, Marche, Umbria, Liguria, Friuli, Basilicata, Molise), ma anche in regioni più vaste come la Toscana, dove nessuno dei 16 nuclei contava solo valutatori-dirigenti scolastici.

Decisivo, in queste regioni, è stato l’apporto dei valutatori esterni: aspetto interessante anche perché si tratta delle figure che dovrebbero alzare il livello di competenza sugli aspetti tecnici della valutazione, nonché attenuare la contiguità tra valutatori e valutati, che proprio nelle regioni più piccole, per una questione di dimensione territoriale, può condizionare maggiormente gli effetti del procedimento.

Su cosa lavorare? Qualche proposta per l’immediato futuro

Su cosa lavorare, a questo punto? Al netto dei possibili sviluppi legati alla volontà del decisore politico, ci sono almeno tre linee di approfondimento da percorrere per proseguire nella messa a punto della valutazione dei dirigenti scolastici.

1. Verificare la validità del protocollo di valutazione adottato nei casi in cui i dirigenti scolastici venivano visitati presso la scuola di titolarità, per consolidare la capacità di trarre informazioni utili dai colloqui con DSGA, staff, presidente del consiglio d’istituto.

2. Verificare se e in che misura i nuclei eterogenei abbiano individuato assetti organizzativi specifici, in grado di valorizzare l’apporto di tre valutatori di diverso profilo professionale.

3. Esplorare la possibilità di limitare il numero di nuclei costituiti da soli dirigenti scolastici, in particolare reperendo valutatori esterni al mondo della scuola e portatori di specifiche competenze tecniche.

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[1] De Anna F., I primi dati sulla valutazione dei dirigenti scolastici, in “Scuola Oggi”, https://scuolaoggi.com/2018/01/30/i-primi-dati-sulla-valutazione-dei-dirigenti-scolastici/.

[2] INVALSI, Programma e protocollo per le visite di valutazione esterna nel Sistema Nazionale di Valutazione, pag. 62.

[3] Per le differenze regionali, significative sotto diversi aspetti, si rimanda al già menzionato articolo Chi valuta i valutatori? Primi dati sui Nuclei di valutazione dei dirigenti scolastici.

[4] Relazione INVALSI sul progetto SIVADIS, 7 ottobre 2003, prot. 1511; citata in Previtali D., Il Sistema Nazionale di Valutazione in Italia. Una rilettura, UTET, Torino 2018, p. 12.