Cyberbullismo: il ruolo del docente referente

Gli scenari (inattesi) del cyberbullismo

Il cyberbullismo è una forma di violenza solo parzialmente sovrapponibile sul piano strutturale e relazionale al bullismo. Può avere un effetto diretto, colpire una persona attraverso un instant message ma anche un effetto indiretto, rendendo pubblicamente visibile e replicabile la violenza prodotta. Sempre maggiore è il numero delle vittime del fenomeno: i dati Istat descrivono un costante aumento e vengono anche confermati dalla Polizia postale e delle comunicazioni.

Eppure alcuni pregiudizi, molto diffusi, continuano a considerare bullismo e cyberbullismo come semplici ragazzate, proprie dei normali percorsi di crescita degli adolescenti, oppure i bulli vengono catalogati come ragazzi insicuri e problematici. Se è pur vero che colui che non calcola gli effetti dei propri click manca di senso critico e maturità, recenti studi hanno rilevato come negli adolescenti ci sia un’associazione tra competenze digitali tecnologiche e cyberbullismo: saper usare bene le tecnologie, anche in compiti complessi, si associa spesso ad un comportamento che può portare al cyberbullismo, come pure alla vittimizzazione su internet.

Un punto di partenza: la legge 71/2017

La legge n. 71 del maggio 2017, “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, costituisce un significativo punto di partenza nel percorso di prevenzione e contrasto di questo fenomeno.

L’art. 1 della norma definisce, per la prima volta nel nostro ordinamento, i caratteri peculiari del cyberbullismo e lo delinea come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

Gli strumenti di tutela offerti dalla legge

Il testo presenta nuovi strumenti di tutela, in particolare: per la vittima l’istanza di oscuramento, per l’autore dell’atto di bullismo la procedura di ammonimento del Questore.

Questo nuovo strumento (art. 7), previsto nei confronti del minore ultraquattordicenne autore della condotta molesta, non prevede un termine di durata massima, ma specifica che gli effetti cesseranno al compimento della maggiore età. Ciononostante rappresenta un significativo deterrente, per incidere in via preventiva sui minori ed evitare che comportamenti frequentemente assunti con leggerezza possano avere conseguenze gravi sia per le vittime che per gli autori.

La legge offre altri spunti interessanti: non demonizza internet e prevede un piano strutturale di interventi nonché, un’alleanza educativa non solo tra scuola e famiglia, ma in sinergia con la rete dei sevizi territoriali.

L’art. 4 prevede l’adozione da parte del Miur di “Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo nelle scuole”, e sollecita gli USR a promuovere reti di scuole per realizzare azioni integrate di contrasto mediante la nomina di un referente in ogni istituto.

L’art. 5 regola l’obbligo di informazione tempestiva alle famiglie da parte del dirigente scolastico, l’adeguamento dei Regolamenti delle istituzioni con sanzioni disciplinari commisurate alla gravità degli atti, e del Patto di corresponsabilità con specifici riferimenti alle condotte di cyberbullismo.

Le azioni di prevenzione del Miur

Il testo normativo rafforza il lavoro già svolto in precedenza dal Miur nella prevenzione attraverso una serie di azioni:

– le Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo del 2015, in cui si delineava la figura del cyberbullo, si portavano all’attenzione fenomeni come cyberstalking, sexting, si davano indicazioni sui programmi di informazione e si affidavano ai Centri territoriali di supporto (CTS) degli USR le azioni di contrasto del fenomeno;

– la Legge 107/2015, che indicava fra gli obiettivi prioritari, su cui le scuole dovevano impostare la propria offerta formativa, “prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, di ogni forma di discriminazione e del bullismo, anche informatico…”;

– il Piano di formazione docenti del 2016 (nella parte: Coesione sociale e prevenzione del disagio giovanile), che suggeriva la formazione di almeno due docenti per scuola al fine di investire maggiormente sulla creazione dei contenuti (competenza digitale) e sul contrasto al cyberbullismo;

– le Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo del 2017, che ribadivano “la formazione del personale, la partecipazione di un proprio referente per ogni autonomia scolastica, la promozione di un ruolo attivo degli studenti, nonché di ex studenti che abbiano già operato all’interno dell’istituto scolastico in attività di peer education, la previsione di misure di sostegno e di rieducazione dei minori coinvolti”;

– il Progetto www.generazioniconnesse.it, che consente alle scuole di identificare i propri bisogni, le aree di miglioramento e le azioni da intraprendere per giungere all’elaborazione di un progetto specifico;

– il Piano nazionale per la prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, volto ad individuare delle scuole-polo regionali, a curare l’attività di comunicazione, informazione e formazione in rete per i docenti, sensibilizzare gli studenti, le famiglie e tutte le componenti della comunità scolastica e territoriale sulla prevenzione del fenomeno.

L’ultima attività proposta dal Miur è il percorso sulle strategie anti-bullismo inserito nella piattaforma Elisa (www.piattaformaelisa.it) per la formazione dei docenti referenti. Il percorso si compone di 4 corsi, per un totale di 25 ore, che spaziano dalla definizione di cyberbullismo ad azioni per prevenire il fenomeno.

Il ruolo del docente referente

Ciò detto, il compito del referente dell’istituzione risulta pienamente coerente con la scelta legislativa di contrasto del cyberbullismo con azioni di tipo sistemico, favorendo in tal modo l’elaborazione di un modello di e-policy d’istituto. Nell’ambito dell’istituzione scolastica tale docente potrà, quindi, svolgere un importante compito di supporto al dirigente scolastico per la revisione/stesura di regolamenti (Regolamento d’istituto), atti e documenti (PTOF, PdM, Rav), raccogliere e diffondere le buone pratiche educative, organizzative e azioni di monitoraggio.

Accanto a questi compiti, una forma di prevenzione utile è certamente una mobile literacy che sviluppi il senso critico, la fruizione responsabile dello studente, in una prospettiva che veda partecipe anche la famiglia. Sarebbe auspicabile la figura di un docente che, assieme all’animatore digitale, sappia sviluppare attività che riguardino non solo le competenze digitali, ma anche quelle relazionali, affrontando il cyberbullismo e la violenza di genere, e quindi svelando come questi atti possano replicare stereotipi da superare, in un’ottica di cittadinanza attiva e digitale.

La cittadinanza digitale

Il docente referente dovrà tenere conto del documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, che individua quelle digitali tra le competenze chiave irrinunciabili nei curricoli delle scuole, evidenziando che “la maggior parte della competenza è costituita dal sapere cercare, scegliere, valutare le informazioni in rete e nella responsabilità nell’uso dei mezzi, per non nuocere a se stessi e agli altri”.

Il referente conosce il “Sillabo per l’educazione civica digitale” (scaricabile dal sito Generazioni Connesse) e le “Linee guida per il rispetto”, che ricordano che un approccio improntato alla responsabilità passa anche dall’educazione alla cittadinanza digitale.

Poiché è comprovato il collegamento tra insuccesso, dispersione scolastica e cyberbullismo, risultano necessari professionisti che sappiano promuovere, assieme agli altri docenti, non soltanto un atteggiamento di contrasto a questi episodi, ma anche un significativo percorso di cittadinanza digitale, che si inserisca attivamente nelle varie fasi dell’educazione, scolastica e non, dei nostri studenti.