Il benessere lavorativo nella scuola

Valutare il rischio stress lavoro-correlato

Un interessante Convegno

Dovrebbe essere noto a tutti che il d.lgs. 81/2008 contiene, rispetto alla legislazione precedente, significative novità tra quali la prescrizione: “la Valutazione dei rischi deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi … quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’ottobre 2004…”(primo comma dell’art. 28).

Nel decennale di tale “novità” si è svolto presso l’IIS “Leonardo da Vinci” di Firenze, Istituto capofila della Rete di Scuole e Agenzie per la sicurezza della provincia di Firenze (RESAS), un importante Convegno intitolato ”Stress e disagio nella Scuola: analisi, riflessioni e possibili soluzioni”[1].

Gli interventi hanno focalizzato i rischi psicosociali a cui è esposto il personale della scuola: specifici fattori di rischio, metodologie di valutazione dello stress lavoro-correlato, fattori di prevenzione e protezione dai rischi psicosociali, benessere organizzativo in ambito scolastico, prospettive di miglioramento nella gestione di organizzazioni complesse (e chi lavora nella scuola ne conosce il livello di complessità).

Di particolare interesse è stato il confronto, nella gestione del rischio, con le esperienze di differenti reti scolastiche regionali che hanno partecipato al convegno; Piemonte, Emilia Romagna, Veneto[2].

L’usura psicofisica dei docenti

Tutta la recente letteratura scientifica è d’accordo nel ritenere il rischio psicosociale un “rischio nuovo ed emergente” ed anche l’Agenzia Europea sulla sicurezza nei luoghi di lavoro considera la corretta gestione di tale rischio uno strumento fondamentale per garantire la salute e la sicurezza, ma anche l’efficienza, delle organizzazioni; è ormai conclamato che gli insegnanti mostrano segni di disagio psicofisico nettamente superiori alle altre professioni di aiuto (medici, assistenti sociali).

Disponiamo in proposito di studi ventennali del dott. Vittorio Lodolo D’Oria[3] confermati da studi eseguiti all’estero: “Tra i docenti dichiarati non idonei all’insegnamento a causa della propria salute, l’80% presenta diagnosi psichiatriche e gravi disturbi per lo più di tipo ansioso depressivo”.

Non possiamo qui approfondire/esaminare i fattori stressogeni che portano a questi disturbi; ricordo che essi dipendono da due contesti, l’ambientale ed il lavorativo, separati ma confluenti ed incidenti entrambi sulla qualità del lavoro. E due sono anche le possibili risorse: il sostegno dei colleghi attivati in una forma di auto aiuto (gruppi di lavoro), ma specialmente il sostegno del “dirigente scolastico che, esercitando una leadership emozionale, può valorizzare la conoscenza, la creatività e le esperienze individuali in un’ottica di condivisione e crescita collettiva”.

Come fare per migliorare il benessere collettivo

Dal convegno sono emerse due attese: che venga riconosciuta come usurante la professione docente in tutti i livelli di ordine e grado della scuola e non solo negli asili nido e dell’infanzia; che si ricostruisca realmente l’indispensabile “patto di corresponsabilità educativa” tra le due principali agenzia educative della nostra società, la scuola e la famiglia e che vi sia un cambiamento culturale nell’atteggiamento dei genitori nei confronti della scuola. E per migliorare il benessere organizzativo e diminuire il senso ormai generalizzato di disagio dei lavoratori scolastici, in primis dei docenti, sono state espresse significative proposte operative.

Tra esse si segnala come in particolare l’incremento e la valorizzazione della info-formazione obbligatoria ai sensi degli artt. 36 e 37 del d.lgs. 81/2008; ciò nella convinzione che il rischio R, sempre considerato come prodotto della probabilità P e della gravità del danno D, si abbassi grazie al coefficiente Ki (informazione, formazione, istruzione,…) posto al denominatore: R= (PxD)/Ki. Al Convegno si è considerata indispensabile la “formazione obbligatoria e aggiornamento in presenza” per gli addetti ma anche per la “classe dirigente della scuola” (DS, DSGA, Collaboratori del DS) per l’acquisizione di “corretti strumenti relazionali tali da riuscire a gestire, in maniera equilibrata, i sempre più presenti conflitti tra genitori e docenti”.

Attenti sempre allo “specifico della scuola”

Pressoché tutti i relatori hanno chiamato in causa la figura del DS “organizzatore e gestore del luogo di lavoro – ambiente di apprendimento -” svolto in locali a lui consegnati sicuri. Siamo però in presenza di una “giungla normativa” mancando la definizione delle “effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato (dalle scuole) o le (loro) peculiarità organizzative…”(art. 3 del d.lgs. 81/2008); i DS risentono pesantemente delle responsabilità improprie, legate alle sicurezze strutturali e impiantistiche dell’edificio, che lo distraggono (anche economicamente ed emotivamente) dall’impegno di gestire le attività interne (vigilanza, organizzazione e gestione del clima interno e delle emergenze, la formazione del personale e degli studenti alla cultura della prevenzione, salute e benessere).

[1] Gli atti sono contenuti nell’inserto della rivista IPSOA:ISL, Igiene&sicurezza del lavoro, n. 6/2018

[2] Un riferimento fondamentale per la tematica è il Manuale di gestione del sistema sicurezza e cultura della prevenzione (a cura di L. Bellina, A. Cesco Frare, S. Garzi, D. Marcolina) edito dalle Reti di scuole venete nel 2012, condiviso dal Gruppo formazione scuole dell’Emilia Romagna e fatto proprio nel 2013 dal MIUR e dall’INAL.

[3] V. Lodolo D’Oria et. al., “Quale rischio di patologia psichiatrica per la categoria professionale degli insegnanti?” in La medicina del lavoro, n. 5/2004