Le Reti di Ambito come risorsa progettuale in chiave collaborativa

Le buone ragioni delle reti di ambito

Da più angolazioni negli ultimi anni nei disposti normativi, nei documenti e nelle Linee Guida la formazione in servizio è stata tema di discussione, riflessione e proposte con un investimento di risorse e di pensiero non indifferente. Il modello di “governance della formazione in servizio” inaugurato dalla Legge 107/2015, attraverso l’aggregazione delle scuole per ambiti di territorio, ha inteso rafforzare la capacità organizzativa delle istituzioni scolastiche, promuovere l’approccio collaborativo, condividere modelli e metodologie formative e favorire una ottimizzazione delle risorse per ridurre l’autoreferenzialità e la competizione. Sotto questo punto di vista, pur non configurandosi l‘idea di rete come una novità nel quadro normativo, le Reti d’Ambito hanno rappresentato una forte scommessa relazionale, un’opportunità per lo sviluppo di sinergie operative e di pensiero, luogo di contrasto alla solitudine delle istituzioni scolastiche e ricerca di risposte solidali a problemi comuni.

Dopo il CCNI sulla formazione si indebolisce l’idea di rete?

Alla luce delle determinazioni previste dal CCNI sulla formazione in servizio, sottoscritto il 19/11/2019, e recepite dalla Nota MIUR 49062 del 28-11-2019, che manifestano una chiara volontà di tornare al ruolo strategico dei Collegi dei docenti nella redazione del Piano di formazione d’Istituto e, quindi, a una sorta di indebolimento dell’idea di Rete promossa dai disposti normativi precedenti, vale la pena di continuare a sottolineare la rilevanza che le Reti di Ambito possono rappresentare. Esse dovrebbero collocarsi dentro l’architettura di una comunità professionale allargata al territorio, che consente di progettare una formazione in servizio rispondente ai bisogni di contesto, seppur dentro una cornice di indirizzi nazionali e nel rispetto dell’autonomia decisionale dei Collegi.

Il modello organizzativo delle reti di Ambito è ancora troppo giovane e non perfettamente consolidato per poter esprimere una valutazione approfondita. Un primo bilancio in fieri ci segnala il graduale consolidamento di alleanze virtuose sul piano dei contenuti, dei metodi e delle strategie, nella direzione del miglioramento e della progressione del pensiero organizzativo.

Un rinnovata cultura dell’organizzazione

L’idea di fare rete sulla formazione in servizio ha significato mettere attorno a un tavolo dirigenti, docenti e soggetti a vario titolo coinvolti nei processi per costruire pensiero, conoscersi, raccontarsi, rafforzare le culture, le politiche scolastiche e l’identità di contesto. Ma costruire reti di senso e dotarsi di modelli organizzativi coesi e funzionali in termini quali-quantitativi ha richiesto tempi lunghi e luoghi di ragionamento che meriterebbero di essere valorizzati. Ci vogliono investimento, pazienza, dialogo e, soprattutto, tempo di maturazione per mettere a punto buone prassi, affinché i processi organizzativi e culturali possano caricarsi di fiducia e di consenso.

Le difficoltà del lavoro in rete

Esistono certamente delle difficoltà di natura procedurale che ancora oggi limitano lo sviluppo di alleanze solide dentro le Reti d’Ambito, riconducibili alla complessità che è propria del lavoro di Rete dal punto di vista relazionale e organizzativo. Il problema è legato a molteplici fattori:

– lo sviluppo di una “cultura di rete” che ancora non trova la giusta cittadinanza;

– la necessità di un linguaggio comune di progettazione da condividere per la costruzione di una formazione significativa;

– la complessità delle procedure di acquisizione dei servizi (Avvisi, graduatorie, ricorsi, tempi per le assegnazioni degli incarichi…) che andrebbero snellite a favore di Accordi, Protocolli di intesa, Convenzioni, collaborazioni stabili e durature, anche di respiro pluriennale, da condividere oltre e al di fuori della semplice valutazione dei curricula degli esperti.

Si tratta di riportare dentro alle Reti strumenti di autonomia operativa e procedure negoziali più efficaci e dialogate.

Migliorare la qualità della formazione

Le note Ministeriali precedenti e, in particolare la n. 47777 dell’8-11-2017 già orientavano le istituzioni scolastiche verso il potenziamento di alleanze formative complesse e qualitativamente più efficaci, quando sottolineavano l’opportunità di:

“- favorire il ricorso ad attività di ricerca didattica e formazione sul campo … anche con riferimento a documentate esperienze innovative di successo, contenendo, per quanto possibile, trattazioni astratte e modelli formativi che privilegino la modalità della lezione frontale;

coinvolgere, in modo più incisivo, le strutture universitarie, le associazioni professionali, gli enti e i soggetti qualificati/accreditati, per arricchire la qualità culturale, scientifica, metodologica delle attività formative.”

La direzione verso cui gli Ambiti dovrebbero andare è quella di valorizzare le risorse umane interne, cioè le professionalità costruite dentro le istituzioni scolastiche, in grado di supportare e affiancare, con forme legittimate di peer tutoring, lo sviluppo professionale dei docenti, all’interno di specifiche e prioritarie aree di intervento. L’obiettivo è di realizzare percorsi formativi che favoriscano lo sviluppo e il consolidamento di “comunità di pratiche”, come efficacemente descritto nel Documento MIUR di sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio del marzo 2018[1].

La progettazione di rete

La sfida degli Ambiti dovrebbe essere proprio quella di raccogliere il contributo della “competenza informale” sviluppata all’interno delle istituzioni scolastiche e valorizzarla attraverso la costruzione di una formazione/accompagnamento spalmata nel corso dell’anno scolastico. Per certi versi tornare alla formazione per singola istituzione scolastica é un’idea che può funzionare solo dopo aver condiviso un’analisi sui bisogni, sull’identità di un territorio, sulle risorse professionali a disposizione. Le Conferenze di servizio, le Cabine di Regia, se opportunamente interpretate e non unicamente intese quali apparati amministrativi, possono diventare laboratori di collaborazione, luoghi d’incontro e condivisione strategici per la costruzione di un pensiero comune. In buona sostanza è utile non perdere l’opportunità di costruire un pensiero formativo che metta in condizione le scuole di affrontare problematiche comuni e rendere possibile una migliore fruibilità delle risorse professionali dell’Ambito.

Il ruolo di “moltiplicatore” di risorse delle reti (di ambito e di scopo)

Risulta strategico, quindi, recuperare l’aspetto collaborativo che le Reti di Ambito possono offrire attraverso la costruzione di tavoli di progettazione, condivisione e costruzione di identità e incentivare il ruolo proattivo delle scuole Polo, non considerandole unicamente organismi amministrativi che erogano pacchetti di formazione replicabili da esibire su un catalogo di percorsi.

La prospettiva di sviluppo significativo delle Reti di Ambito dovrebbe garantire la valorizzazione/ legittimazione del patrimonio professionale e delle esperienze che ciascuna scuola possiede, attraverso la raccolta e la canalizzazione del “sapere informale” che scorre nelle scuole, sistematizzato dentro una cornice metodologica di ricerca e sperimentazione.

Le scuole in rete, in quest’ottica, hanno la possibilità di raggiungere obiettivi superiori a quelli che riuscirebbero a perseguire agendo singolarmente e quindi di rispondere in modo adeguato alle esigenze di una formazione come accompagnamento e supporto in assetto tutoring. Una più solida e strutturata organizzazione delle Reti di Ambito e, soprattutto, una valorizzazione dei bisogni nelle sottoreti di scopo, costruite su specifici bisogni, costituisce un potenziale di sviluppo qualitativo delle azioni formative e una condivisa valorizzazione delle risorse professionali già consolidate.

La formazione come accompagnamento “competente”

Le Reti di Ambito possono e devono combattere una cultura della formazione come adempimento burocratico standardizzato e ricercare modelli di “accompagnamento, esplorazione, guida, supporto” per la costruzione di “saperi professionali” e “ambienti di formazione” dove il docente è guidato alla scoperta del sapere attraverso la curiosità e il contributo personale. Mi permetto di concludere sottolineando la necessità di promuovere, attivando adeguate sinergie, una formazione che serve per la costruzione di “comunità professionali” che pensano e interagiscono, che utilizzano e valorizzano l’agito quotidiano punto di partenza per la riflessione. E in questa dimensione non può essere trascurata una formazione qualitativa e integrata anche per il personale ATA.

Formazione e modelli organizzativi devono procedere in parallelo verso lo sviluppo di competenze professionali sempre più sofisticate di “leadership per l’apprendimento” che convoglino e regolino il sapere acquisito dalla comunità dentro i processi vivi della didattica e dell’organizzazione, attraverso la valorizzazione delle risorse professionali e la leadership diffusa. Son tutti bisogni che dovrebbero e potrebbero essere raccolti dalle Reti di Ambito e nutriti efficacemente dalle relazioni propulsive che solo dentro le Reti possono svilupparsi.

Scuola & territorio: un’alleanza virtuosa

Aldilà della promozione del processo decisionale e della responsabilità progettuale di interventi formativi delle singole istituzioni scolastiche dovrebbero potersi mantenere intatti e, altresì potenziati, i luoghi del ragionamento nei territori, fondamentali per costruire pensiero, modelli organizzativi e professionalità funzionali ai bisogni del contesto e alla crescita delle istituzioni scolastiche come comunità, nello spirito del confronto e dello scambio di esperienze e competenze.

C’é tanto da migliorare in ciò che si é fatto e tantissimo da valorizzare negli sforzi compiuti.

Servono luoghi di condivisione prima di partire per una nuova avventura.

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[1] MIUR-Direzione Generale del Personale, Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio. Documenti di lavoro, in “Notizie della Scuola, n. 16, 26-4-2018, Tecnodid, Napoli.

[2] Nei giorni 12-13 dicembre 2019 si svolge a Roma un seminario nazionale riservato agli USR per presentare e discutere gli esiti del monitoraggio del Piano Nazionale di Formazione 2016-2019, predisposto da MIUR e INDIRE. Il Rapporto di monitoraggio sarà poi disponibile sul sito dell’INDIRE