Concorsi per la scuola secondaria: come prepararsi

Novità nei programmi d’esame?

I bandi di concorso a breve?

Nel nostro sistema nazionale, per diventare insegnanti bisogna superare regolari concorsi. Non e? una scelta dell’ultima ora o dell’ultimo ministro di viale Trastevere. È una procedura radicata nel tempo grazie alla legge più importante dello Stato: la nostra Costituzione[1]. Lo Stato si impegna a bandire i concorsi indicando contestualmente i requisiti che gli aspiranti docenti devono dimostrare di possedere

Ma qual è la situazione attuale? I bandi, annunciati da tempo sono finalmente pronti? Gli insegnati possono incominciare ad organizzare in maniera sistematica il proprio percorso di studio?

I messaggi che arrivano al popolo della scuola, che attende da troppi anni, sembrano rassicuranti. Non potrebbe essere diversamente perché la scuola è a rischio di implosione. Si tratta ora di capire se i tempi per le procedure sono ancora adeguati a garantire l’assunzione nell’anno scolastico 2020-2021.

Sono quasi 50.000 i posti destinati alla scuola secondaria di primo e secondo grado (25.000 riservati al concorso ordinario e 24.000 a quello straordinario). Ci sarebbero poi anche le assunzioni da effettuare nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, e quelle riservate ai docenti di religione; ma i posti non sono stati ancora determinati.

Il numero complessivo sembrerebbe, tuttavia, aggirarsi intorno a 70.000: una boccata di ossigeno per lo stato di salute della nostra scuola. Non sanerebbe la situazione ma la renderebbe un po’ più gestibile.

Insegnare è una scelta impegnativa

Insegnare è una scelta impegnativa, di grande valore professionale e di profondo significato civico. La scuola è un servizio che è al centro della nostra società: chi vi partecipa entra in un sistema di grandi responsabilità che ha pochi confronti. Sa che il suo lavoro (senza retorica) è finalizzato al miglioramento della nostra società e quindi alla costruzione delle energie che servono al futuro del nostro Paese. In un contesto liquido che ha allentato i legami valoriali, che ha visto crescere la distanza dalle istituzioni l’insegnamento rimane un’area che non può essere lasciata all’alea degli eventi. Il futuro delle nostre generazioni è troppo importante per abbandonarlo a decisioni non ponderate e a meccanismi superficiali. Per questa ragione, imboccare la strada dell’insegnamento non è solo un’opzione individuale per quanto pregevole e da apprezzare, ma ha anche una rilevanza pubblica e, in quanto tale, c’è bisogno della garanzia della qualità del servizio che ci si appresta a rendere. Il concorso, nelle forme diverse che storicamente ha assunto, è la strada che la nostra Costituzione ha indicato per assicurare l’intera comunità nazionale che chi entra in aula, chi svolge una professione educativa abbia la capacità, le competenze e il profilo necessario.

Il concorso come garanzia pubblica

Il concorso coincide spesso con una stagione di grande impegno intellettuale e riflessivo e con un carico di lavoro ancora più intenso degli stessi percorsi universitari. Non solo si deve imparare ad affrontare le inevitabili incertezze tipiche di qualsiasi selezione, si deve soprattutto capire quali sono le esigenze della professione docente e imparare subito ad affrontarle. Oggi insegnare richiede cultura, intelligenza, conoscenze come, probabilmente, non è mai avvenuto fino ad ora.

I concorsi nella scuola hanno sicuramente qualcosa in comune con i colloqui di selezione per le assunzioni nel mondo del lavoro, prevedendo prove di verifica per l’accertamento di competenze. Ma le finalità non sono solo l’assunzione, mirano a creare le giuste premesse per il processo di crescita delle nuove generazioni. Il concorso è la via per entrare in questo processo, facendo parte di una tradizione che, più di altre, esprime l’anima di un Paese, della cultura, del suo passato e delle aspirazioni per il futuro.

Sono oltre quattro milioni gli studenti che ogni anno nella scuola secondaria di primo grado, negli istituti professionali, negli istituti tecnici e nei licei, sviluppano i propri talenti e costruiscono il proprio progetto di vita e di professione. I docenti che li seguono costituiscono un patrimonio professionale fondamentale. Non è un corpo chiuso e rigido; è una realtà dinamica che vede ogni anno insegnanti passare il testimone a colleghi in ingresso, trasferendo un’eredità professione e culturale. È importante che questa dinamica garantisca la continuità, eviti la dissipazione di risorse e sia fattore di rigenerazione professionale continua.

La combinazione dei fattori che rendono l’insegnare un’attività efficace e di qualità, rimane un’arte da apprendere con l’atteggiamento riflessivo, con il dialogo con i colleghi e con i positivi rapporti con gli adolescenti che frequentano la scuola. Serve una cultura di base ampia, aggiornata, multidisciplinare per essere pronti a scegliere le soluzioni metodologiche e didattiche più coerenti con le domande degli studenti e i traguardi da raggiungere.

Il programma di studio

Il decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126[2], nell’affrontare i temi più caldi per il mondo dell’istruzione, detta anche le disposizioni per il reclutamento del personale docente nella scuola secondaria (art. 1) indicando per il programma di esami le disposizioni contenute nel DM 95/2016, che sicuramente saranno aggiornate alla luce dei nuovi provvedimenti normative e delle più recenti scelte istituzionali.

Tale programma prevede non solo il possesso di competenze culturali e professionali collegate alle discipline di insegnamento e ai settori di ogni classe di concorso, ma soprattutto il possesso di quelle competenze di base che permettono una buona mediazione didattica. In altre parole per superare le prove concorsuali si deve dimostrare alle commissioni giudicatrici di essere capaci di insegnare.

Partendo da questo presupposto, la Tecnodid ha predisposto un manuale a partire da tutte le indicazioni contenute nella “Parte generale” dei programmi concorsuali. Abbiamo apprezzato, per esempio, l’attenzione ai requisiti culturali e professionali di base, ai fondamenti della psicologia dello sviluppo, dell’apprendimento e della psicologia dell’educazione.

Per facilitare lo studio abbiamo suddiviso il volume (di 752 pagine) in quattro parti: i fondamenti culturali per insegnare; la didattica e l’organizzazione; la governance e le scelte istituzionali; le leggi fondamentali della scuola.

I fondamenti culturali per insegnare

Nella prima parte del manuale mettiamo a disposizioni alcune informazioni essenziali che aiuteranno i futuri docenti ad orientarsi in maniera adeguata nel mondo dell’educazione. Ci siamo occupati di aspetti sociali e culturali oltre che di psicologia, sociologia e pedagogia nei suoi elementi generali.

La tematizzazione, articolata in attori, contesti e punti di vista delle scienze umane, aiuta a costruire un esauriente sfondo integratore della complessa dotazione culturale e strumentale dell’insegnante, anche in funzione della pluridisciplinarità e trasversalità delle competenze da insegnare e per insegnare.

Per facilitare la preparazione di base degli aspiranti docenti, abbiamo cercato di presentare i principali concetti in maniera semplice e sintetica, senza tralasciare gli aspetti più significativi. Abbiamo corroborato tali esemplificazioni con 30 schede su alcuni testimoni rappresentativi delle principali scuole di pensiero che hanno influito in maniera rilevante sul modello culturale della nostra scuola. Sono approfondimenti che possono rappresentare una base di partenza per coloro che non hanno fatto studi specifici in merito, ma anche uno strumento di consolidamento o di sintesi per coloro che posseggono già competenze su tali tematiche.

La didattica e l’organizzazione

Nella seconda parte del manuale abbiamo cercato di analizzare gli aspetti metodologici, didattici ed organizzativi, sia dal punto di vista del docente e della scuola (gestione della classe, metodologie, ambienti di apprendimento, luoghi della collegialità, progettazione, didattiche partecipate…), sia dal punto di vista dello studente e dei suoi esiti formativi (Bisogni educativi speciali, bullismo e cyberbullismo, valutazione, certificazione, esami di stato, competenze digitali…).

Le pratiche didattiche e organizzative, da quelle tradizionali a quelle più innovative e inclusive, sono analizzate in rapporto alle domande e ai risultati attesi degli studenti, anche alla luce dei recenti aggiornamenti dei profili di competenza in uscita dai percorsi scolastici. Gli esami di Stato e la certificazione delle competenze sono inseriti in un’ampia ed esaustiva panoramica sulla necessaria qualità dei processi istruttivi e formativi in relazione agli apprendimenti e alla trasparenza dei titoli conseguiti.

Di pari passo, la professionalità docente si arricchisce di ambiti di esercizio, dall’aula al laboratorio, al digitale, dalla relazione educativa alla collegialità. Il progetto di sviluppo professionale è imprescindibile dal benessere professionale, cioè dal clima relazionale coi colleghi e dai risultati degli studenti.

La governance della scuola e le scelte istituzionali

I saggi della terza parte sono stati articolati avendo come focus la governance della scuola (continuita?, comunita?, orientamento, valutazione, PTOF, rendicontazione…) e le scelte istituzionali (dalle indicazioni per il curricolo fino all’istruzione per gli adulti attraversando i licei, i tecnici, i professionali, gli istituti tecnici superiori, l’alternanza, gli IeFP…).

Abbiamo analizzato il percorso delle Riforme della scuola secondaria di primo e secondo grado all’interno del concetto di apprendimento permanente e di continuità formativa dell’intero sistema tra primo e secondo ciclo, post diploma e università (istruzione terziaria).

Il potenziamento delle autonomie scolastiche è stato esaminato, attraverso l’investimento strutturale sulle capacità progettuali, autovalutative e di accreditamento territoriale delle scuole. Di certo le scuole possono contare su strumenti omogenei, trasparenti, in grado di formulare ipotesi di miglioramento che poggiano su dati oggettivi.

Sono stati messi in rilievo come gli obiettivi strategici delle politiche scolastiche dell’ultimo decennio abbiano indirizzato le Linee Guida e le Indicazioni Nazionali verso risultati di apprendimento, legati alle domande crescenti di competenze scientifiche, tecnologiche, linguistiche e sociali della società della conoscenza.

Le leggi fondamentali della scuola

Abbiamo suddiviso la quarta parte, che attiene alle principali norme del sistema scolastico, in quattro percorsi tematici (capitoli).

Il primo (Dalla Costituzione agli Ordinamenti) offre una riflessione semplice ed essenziale sulle leggi fondative dello Stato a partire dalla Costituzione. Gli articoli della Costituzione sono raggruppati per temi e parole chiave, con particolare riferimento ai diritti riguardanti l’Istruzione, anche in relazione all’insegnamento obbligatorio di educazione civica. Si fa cenno alla Riforma del Titolo V e al Testo Unico per la Scuola. Sono illustrati i punti cardine degli Ordinamenti della scuola secondaria di primo e secondo grado come risultanti dai Regolamenti di Riforma.

Il secondo riguarda l’organizzazione della scuola e del personale. Gli organi di partecipazione democratica della scuola sono presentati sia per le specifiche competenze sia per il ruolo assunto nei processi decisionali che sono alla base della condivisione tra componenti diverse (famiglie, personale ATA, insegnanti). Il disegno generale rimanda al concetto di scuola come organizzazione complessa Per illustrare in modo esaustivo lo stato giuridico del personale e l’insieme dei diritti e dei doveri, si fa ricorso sia al Testo Unico del 1994 sia al Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Scuola. Si approfondisce, poi, il diritto dovere alla formazione iniziale e continua del personale, prendendo in esame anche le aree tematiche e le modalità organizzative dei corsi di formazione.

Nel terzo percorso tematico sono indicate le scelte nazionali per le politiche inclusive. I bisogni diversificati di apprendimento degli alunni coprono uno spettro molto ampio: ci sono alunni con disabilità certificata (Legge 104/1992); alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e altri Disturbi Evolutivi Specifici (DES); alunni con disagi sociali, culturali, linguistici, con situazioni psicosociali e/o familiari problematiche…(BES). Altrettanto articolate e specifiche sono le pratiche inclusive della scuola che, dopo una storia pluridecennale, sono state aggiornate sia nella modalità di diagnosi sia nella certificazione e nelle modalità organizzative dei gruppi interistituzionali (D.lgs. n. 66/2017 e D.lgs. n. 96/2019). La presenza di schemi di sintesi aiuta a comprendere le modifiche intervenute e gli scopi assegnati ai documenti, sapendo che le “pratiche” inclusive sono presentate come “pratiche” che qualificano tutta l’azione didattica rivolta alla classe.

Infine nel quarto capitolo sono messi a disposizione alcuni strumenti di base per capire cosa significa essere oggi cittadini europei (EQF, competenze chiave, Programmi Erasmus e PON, strumenti per la mobilita?). Questa sezione chiude non solo spazialmente ma anche concettualmente il Manuale, consentendo al lettore di risistemare gli apprendimenti con una chiave di lettura unificante: l’ultimo decennio è stato un decennio di riforme scolastiche in tutta Europa. La Strategia Europa 2020, e tutti i documenti degli organismi internazionali riguardanti i sistemi educativi (OECD 2030 – Agenda Onu 2030), insistono su un punto: le debolezze, dimostrate da molti giovani europei nelle prove standardizzate, relative sia alla lingua madre sia alla matematica e alle scienze, rendono più difficile la prospettiva di un Europa più forte nei confronti delle cosiddette economie emergenti. I sistemi educativi devono migliorare per far tornare l’Europa ad essere competitiva in Occidente e nel mercato globale. Un risultato così importante deve vedere impegnati tutti i Paesi dell’UE con le Riforme dei propri sistemi educativi, come già è stato fatto per le Università. A dimostrazione di ciò, nel Manuale si ricorda che sono in continuo aumento gli investimenti nei Programmi Erasmus Plus. L’allineamento (referenziazione) dei titoli di studio al Quadro europeo delle qualifiche consente il riconoscimento reciproco dei titoli conseguiti nei Paesi UE. Per completezza di informazione, presentiamo anche i principali strumenti per la mobilità degli studenti e dei lavoratori.

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[1] Art. 97 cost: “Agli impieghi nelle Pubbliche Amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.

[2] Testo del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126 coordinato con la legge di conversione 20 dicembre 2019, n. 159 recante: «Misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti» su G.U. Serie generale n. 303 del 28 dicembre 2019.