Arrivano gli assistenti tecnici nel primo ciclo

Una tantum o una possibilità di potenziamento dell’autonomia?

È stata necessaria l’emergenza perché ci si accorgesse dell’esigenza di mettere a disposizione delle scuole del primo ciclo la figura dell’assistente tecnico (AT) non solo per “ il supporto all’utilizzo delle piattaforme di didattica a distanza”, ma anche per “assicurare […] la funzionalità della strumentazione informatica” come recita il Decreto “Cura Italia”. Meglio tardi che mai, anche se viene da chiedersi con un po’ di malizia chi garantisse prima questa “funzionalità”.

L’importanza di una figura tecnica nel primo ciclo

C’è qualcuno che si era posto già nel 2006 la domanda di come assicurare la funzionalità della strumentazione nella scuola del primo ciclo e di come gestire l’insieme delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione in mancanza di una figura tecnica in organico. Proprio in quegli anni la diffusione delle TIC in sinergia con la didattica per laboratori avrebbe dovuto contribuire a dare una nuova fisionomia agli ambienti di apprendimento nella scuola dell’autonomia da poco varata. Una scuola che progetta i suoi contesti di apprendimento non può basarsi solo sul volontariato o sulla “fortuna” di avere o meno qualcuno che ha maturato queste competenze per un suo percorso e interesse personale.

La sperimentazione di un nuovo profilo

Di questo si è occupato l’Istituto sperimentale Rinascita A.Livi di Milano (Scuola secondaria di I grado), di cui sono stato dirigente, ottenendo dal Ministero proprio in quell’anno l’assegnazione di due assistenti tecnici, ridotti ad uno negli anni successivi per via dei tagli di spesa, con l’obiettivo di individuare, sperimentare e mettere a punto nel concreto dell’organizzazione di una scuola media ad indirizzo musicale, un possibile profilo professionale di assistente tecnico funzionale alle specificità del primo ciclo nell’utilizzo delle TIC.

L’autorizzazione ora concessa ad alcune scuole polo del primo ciclo di stipulare contratti con gli assistenti tecnici (AT) limitatamente all’anno in corso (1.000 posti), ha tutta l’aria di una misura emergenziale una tantum che non tiene conto del fatto, assai probabile, che una forma di didattica a distanza continuerà anche il prossimo anno scolastico. Tuttavia, questa nuova misura potrebbe essere l’occasione per mettere in luce, con un’esperienza abbastanza ampia, l’opportunità di introdurre a regime una tale figura a sostegno dell’innovazione digitale.

Per contribuire a questa prospettiva vale la pena di far conoscere in estrema sintesi come è stato utilizzato l’assistente tecnico nell’ esperienza pilota di Rinascita, quali sono i tratti essenziali del profilo professionale costruito ad hoc e tutt’ora agito e quali suggerimenti può offrire per la situazione odierna.

Da assistente di laboratorio ad assistente alle TIC

Nel primo ciclo quando si parla di “ strumentazione informatica” si parla in realtà dell’insieme delle “Tecnologie della Comunicazione e Informazione” utilizzate nella didattica in tutte le materie, mancando l’insegnamento dell’informatica come disciplina. Per questo motivo, si è scelto di sperimentarne l’utilizzo dell’AT non come tecnico di un laboratorio specifico, ma come figura di sistema in grado di mantenere la funzionalità e l’efficienza dell’insieme delle tecnologie della comunicazione utilizzate dai docenti in vario modo: per attività disciplinari e per progetti trasversali nei laboratori, negli spazi attrezzati e nelle stesse aule.

Si è scelto di rispondere al bisogno della scuola dell’autonomia di avere una figura che potesse prendersi cura con competenza e professionalità (e non come volontariato) della “conduzione tecnica” di quel “grande laboratorio di comunicazione ”, fisicamente delocalizzato e ramificato nei vari plessi, che è un istituto del primo ciclo. Poiché l’assistente tecnico è contrattualmente assegnato ad un laboratorio si è convenzionalmente deciso di assegnarlo alla conduzione tecnica di questo laboratorio virtuale trasversale rinominandolo “Assistente alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione” (ATIC).

Una figura professionale per la scuola

Dunque, non si tratta di un assistente di informatica, ma qualcosa di diverso che aveva la pretesa di prefigurare anche nel nome un ruolo non di semplice riparatore di computer e server (ruolo spesso svolto meglio da ditte esterne allora come ora), ma una nuova figura professionale in grado di fornire 36 ore alla settimana ai docenti, e dal 2015 allo stesso Animatore digitale, il supporto specialistico per utilizzare quotidianamente tutta la tecnologia della comunicazione presente nell’istituto. Insomma, si è scommesso sulla sinergia di due professionalità diverse, oggi di tre professionalità con l’introduzione dell’Animatore digitale, che collaborano insieme ciascuna con le proprie competenze e compiti per lo stesso obiettivo, interfacciando didattica e tecnica.

Quali competenze per il nuovo profilo professionale

Nella sperimentazione il personale è stato annualmente selezionato tramite un bando pubblico riservato agli assistenti in graduatoria provinciale di prima fascia che facevano domanda e in possesso di ulteriori esperienze e titoli specifici rispetto a quelli di accesso alle graduatorie, come richiesto nei bandi pubblicati. Questo per avere a disposizione personale in grado e disposto a lavorare in modo integrato sia sul versante strettamente informatico che audio-visivo. La sperimentazione si è svolta con assistenti provenienti dall’’area AR02 (Elettronica-Elettrotecnica-Informatica) e dall’area AR15 (Grafica pubblicitaria e fotografia) poiché si pensava di sviluppare una professionalità nuova che potesse integrare nella pratica i due background per costruire un profilo unico.

Ciò che si è notato e che può tornare utile ora è che nelle graduatorie AR02 erano presenti accanto ad assistenti con studi specifici di informatica, numerosi assistenti con percorsi di studio di indirizzo tecnico-elettronico con poca strumentazione sul piano delle strategie di comunicazione e della gestione di sistemi informatici complessi. Viceversa, in assistenti AR15 si sono trovati diversi soggetti con esperienze significative nella gestione di sistemi operativi, software di base e applicativi, poiché oggi competenze di tipo informatico evolute sono divenute necessarie anche all’assistente di questa area proprio nella scuola superiore.

Come scegliere gli assistenti tecnici di nuova nomina?

L’ordinanza attuale non indica stranamente l’area da cui attingere gli assistenti dalle graduatorie, solo la nota ministeriale fa riferimento ad un generico “assistente di informatica”. Non si danno indicazioni, come sarebbe stato auspicabile in una situazione delicata e di emergenza, per una possibile procedura speciale di selezione del personale, ad esempio sulla falsariga della cosiddetta “chiamata diretta” della legge 107/2015, per individuare personale realmente adeguato proprio alla gestione della DaD che oggi è una priorità.

Stando così le cose e sulla base dell’esperienza, si può raccomandare, dopo aver definito preventivamente tra le scuole della rete i bisogni operativi in scala di priorità, di prestare attenzione nella fase di stipulazione del contratto e di assegnazione dei compiti alle competenze del candidato avente diritto in graduatoria. Va definito con lui un mansionario ad hoc a misura delle competenze reali possedute in modo da non creare false aspettative e motivi di successiva conflittualità. Ciò potrebbe portare ad un pragmatico ridimensionamento della lista dei bisogni delle scuole.

L’assistente tecnico nell’organizzazione scolastica del primo ciclo

Per permettere l’inserimento dell’assistente come figura di sistema nell’organizzazione si è formalizzato un vero e proprio progetto di istituto approvato dal collegio con un docente referente che oggi potrebbe essere l’animatore digitale e uno specifico budget annuale in modo da concentrare in un unico punto la gestione degli acquisti di tutto il materiale di consumo per le TIC e poter fare così un più accurato controllo di gestione.

Il progetto prevedeva la realizzazione di una struttura operativa denominata “Centro Servizi Informatica e Audiovisivi (CSIA)” con il compito di costituire la “cabina di regia” in cui l’assistente alle TIC assegnato al Centro sulla base di un apposito dispositivo di nomina corredato da compiti precisi e con la supervisione del docente, potesse coordinare gli interventi a livello di istituto per garantire la funzionalità dell’attrezzatura, la disponibilità di “ magazzino” dei ricambi più comuni (ad es. i mouse, cavetterie ecc); accogliere ed esaudire le richieste dei docenti di consulenza e di assistenza, ecc.

Il tutto viene regolato da un protocollo disposto dal dirigente che fissa l’iter, le scadenze e le procedure nei rapporti tra assistente, docenti e gli uffici di segreteria. Al Centro Servizi è stato assegnato uno spazio adibito ad ufficio-laboratorio nel quale il tecnico custodisce come sub-consegnatario strumenti e materiali di consumo e ne organizza la distribuzione; procede alle manutenzioni urgenti dell’harware e a quelle di routine sul software, pianifica gli interventi, lavora in remoto sui device dei laboratori, realizza prodotti di documentazione multimediale ecc. .

Il lavoro di rete

Nella situazione attuale in cui l’assistente è assegnato ad una scuola polo, questa impostazione può comunque tornare utile. Un Centro Servizi creato presso la scuola polo con dei docenti referenti presso le scuole della rete può operare come Centro territoriale di area concordando con le scuole partner gli acquisti di quanto è necessario, i piani di lavoro settimanali in base alle priorità, le presenze nelle diverse sedi. L’importente è che il dirigente della scuola polo disponga una procedura chiara e formale per l’interazione tra gli istituti che garantisca l’efficienza e l’equità dell’utilizzo di questa risorsa in base a criteri condivisi.

Gli aspetti contrattuali

Partendo dalla definizione delle mansioni contrattuali degli assistenti AR02 e AR15 si è proceduto ad un loro adattamento ai compiti da svolgere in questo nuovo ruolo di figura di sistema e ad una loro riscrittura. Il profilo che ne è uscito è stato condiviso a livello di istituto con la RSU e allegato alla contrattazione di istituto ed è tuttora disponibile..

L’orario di lavoro dell’assistente è di 36 ore, il che è di grande vantaggio per l’operatività perché garantisce una regolare presenza durante l’attività didattica. Anche nella sperimentazione si è voluta mantenere la partizione contrattuale tra ore dedicate alla manutenzione (12) e ore dedicate all’attività con i docenti (24). Poiché l’impiego non è in un laboratorio specifico, ma sulla scuola entrambi gli impegni sono stati concordati e declinati in una dimensione di sistema.

Nella scuola “Rinascita” il contratto è stipulato per l’intero anno scolastico. Questo garantisce un utilizzo dell’assistente anche nei periodi in cui non vi è attività didattica perché, contrariamente a quanto un profano pensa, sono proprio questi i periodi in cui è possibile fare la maggior parte delle attività di manutenzione, riordino e di messa a punto. Per fare questo si è fatto ricorso all’orario plurisettimanale e flessibile in modo da poter ribaltare la partizione delle ore di lavoro in certi periodi , dando più spazio alla manutenzione piuttosto che al rapporto con i docenti o viceversa.

I limiti dell’emergenza

Purtroppo ancora una volta l’ordinanza attuale non tiene in nessun conto le esigenze logistiche della scuola facendo scadere il contratto con la fine delle lezioni, cioè nel momento più importante in cui si potrebbe mettere ordine e reimpostare gli aspetti tecnici della didattica a distanza per il prossimo anno, ma è forse troppo chiedere ai decisori di avere una visione di lungo periodo e di considerare la scuola come un’organizzazione, con buona pace di P.Romei.

Per finire va detto che la figura dell’assistente nella sperimentazione fa parte formalmente dell’organico della scuola, per cui l’orario di lavoro settimanale è stato concordato con la RSU e inserito nel contratto di istituto così come l’accesso al fondo dell’istituzione scolastica al pari del resto del personale Ata, ma con criteri specifici relativi alle caratteristiche del loro impiego professionale.