Come le mangrovie

Dalla didattica dell’emergenza alla didattica della quotidianità

Per sgomberare il campo partiamo da due idee semplici e di partenza su quanto è accaduto in Italia e su quanto potrebbe accadere.

La Didattica a distanza è una didattica di emergenza

DADE più che DAD. Va detto chiaramente. Meritevole, coraggiosa, impegnata, ma non è insegnamento/apprendimento elettronico (e-learning) nella sua coerenza e specificità. La DADE (didattica a distanza in emergenza) ha usato internet (la strada) e le piattaforme (il mezzo) per tradurre l’esperienza dell’insegnamento/apprendimento usuale che è coerente con altre strade (la voce, la dinamica di classe, ecc.) e con altri mezzi (lezione, interrogazione, verifica, lavori di gruppo, ecc.).

Semplificando per grandi categorie, metodi e pratiche didattiche coerenti per strade e mezzi in presenza – trasmissione/ricezione, cooperazione, scoperta – sono state trasposte dall’aula in casa dello studente, senza curare – causa emergenza – la coerenza che è insita in ogni forma di comunicazione, non ultimo l’insegnamento. Quindi la DADE non è e-learning inteso nella sua propria accezione come specificità di ruoli (docente/tutor), tempi (sincrono/asincrono), contenuti (prodotti/autoprodotti), verifiche e valutazione. Nessuno, poi, ne sentiva l’esigenza a scuola, luogo della presenza e dei riti, perché l’e-learning nasce in contesti precisi di non presenza: università prestigiose che danno accesso ai loro corsi, grandi territori, studenti lavoratori, risparmi sulla formazione, multinazionali, addestramento all’uso di macchinari specifici.

Tuttavia, qualcosa è successo, perché, siccome internet e le piattaforme non sono mai neutre, come insegnano i principi della ri-mediazione1, ha imposto a tutti una riflessione su alcune sue specificità: importanza dell’autonomia (e quindi dell’età) dello studente, differenza nel tipo di relazione, costruzione di contenuti, rapporto tra sincrono ed asincrono.

Ultima considerazione non banale, che apre la riflessione successiva: “a distanza” nella scuola italiana ha una accezione negativa da un punto di vista comunicativo. In presenza=bello; a distanza=brutto. Senza tener conto, però, che la presenza non è salvifica in sé…

Tra on line e offline: e se fosse onlife?

Noi, però, siamo scuola e non ci basta comprendere differenze metodologiche tra apprendere in presenza ed apprendere in internet, evidenti nella letteratura didattica da anni (basti rileggere il PNSD) ma mai penetrate nel profondo del tessuto rituale della scuola. Vogliamo capire il senso. L’epidemia e la conseguente DADE hanno reso evidente anche a scuola l’ONLIFE, che è una dimensione di pensiero, prima che tecnologica. Così lo descrive Luciano Floridi:

E’ come la società delle mangrovie. Vivono in acqua salmastra, dove quella dei fiumi e quella del mare si incontrano. Un ambiente incomprensibile se lo si guarda con l’ottica dell’acqua dolce o dell’acqua salata. Onlife è questo: la nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra “online” e “offline”, ma c’è appunto una “onlife”: la nostra esistenza, che è ibrida come l’habitat delle mangrovie”.2

Internet ha compiuto 50 anni e la sua ibridazione nelle pratiche didattiche ancora oggi è vissuto come “incomprensibile”.

Ri-mediazione, ibridazione, personalizzazione

A questo punto, dopo aver provato in questi mesi ad usare internet e piattaforme, tornando a settembre in presenza (anche ridotta nei numeri degli studenti e negli orari), può essere l’occasione per pensare – ci viene ancora incontro la rimediazione – alla didattica come un continuum in cui metodi e pratiche didattiche vengono attuati in coerenza con le strade e i mezzi usati, che siano l’aula, la spiegazione orale, internet o il videocollegamento. Una didattica che sviluppa apprendimenti.

Rimediazione della didattica che non dimentica equità e differenze individuali, anzi: rimediazione e ibridazione fanno rima con personalizzazione – quella vera – con valutazione – quella formativa e narrativa – con differenziazione e valorizzazione – di tempi e percorsi, dei talenti. Senza dimenticare che, in senso più ampio, il digitale ha anche un’altra rima: la documentazione. Costruire una serra, fotografare un animale, registrare un audio, raccogliere idee, creare una mappa, sono tutte operazioni che fanno degli strumenti digitali un fil rouge e permettono di aggregare esperienze di vario genere che con internet poco hanno a che fare e che hanno a che fare moltissimo con la realtà. In poche parole, nel continuum di presenza e internet, il portfolio digitale, può essere il luogo prezioso di aggregazione di quel continuum, anche del cartaceo, come delle esperienze di vita reale che stiamo riscoprendo in questo periodo. Anche della metacognizione e dell’educare alle scelte.

Progettare il continuum: la didattica ibrida

Bisogna immaginare quattro coordinate per realizzare una didattica ibrida in cui si sperimenti un continuum che non sia meno scuola, ma sia più scuola. Non va pensato come supplenza, ma come arricchimento. Come dobbiamo far tesoro della DADE per sperimentare a settembre l’ONLIFE in condizioni di presenza probabilmente variate, così dell’esperienza da settembre in poi va costruito “un modo nuovo d’intendere la scuola”3.

Le prime due sono la relazione e l’autonomia. Le altre due la presenza ed internet.

Ordine di scuola

Costruire a partire dagli ordini di scuola. Pensate un diagramma: nel quadrante relazione/autonomia vi sono le 1, 2, 3 primaria, con quote significative di presenza, come all’opposto nel quadrante internet/presenza le classi finali della secondaria, con quote significative di internet, al netto della necessaria ed ineludibile presenza nei laboratori dei ragazzi del tecnico e del professionale. Dalla quarta elementare fino alla terza della secondaria di primo grado vi è un quinquennio che, in modo coerente con il crescere dell’età, potrebbe vedere uno sviluppo del continuum presenza/internet man mano che si cresce.

Un continuum anche “verticale”, con la creazione anche di portfolio digitale (raccolta non solo di documentazione digitale, ma anche di materiali della realtà e cartacei documentati digitalmente) che accompagnerebbe lo studente dai 9 ai 14 anni, rendendo realtà il “fare” il comprensivo.

Lo studente sarebbe così protagonista dell’ibrido presenza/internet e non solo passivo ricettore di videolezioni, schede, compiti da correggere, interrogazioni on line.

Giornata tipo

Presenza/internet, relazione/autonomia possono essere anche le coordinate per ipotizzare una giornata tipo a classi dimezzate con rotazioni mattina/pomeriggio. I gruppi possono variare anche in base alle tematiche, ai recuperi, agli approfondimenti. Che da questo punto di vista, unito con la possibilità di un uso intenzionale e sostanziale di gruppi aperti, è in grado di attivare cifre significative di individualizzazione e personalizzazione (che non significa individualismo o separazione del gruppo classe).

Mattina gruppo A: lezione in presenza (eventuale sincrono con gli studenti a casa gruppo B)4.

Pomeriggio gruppo B: lezione in presenza (eventuale sincrono con gli studenti a casa gruppo A).

Tutta la classe, per progetti, per piccoli gruppi o con interventi individuali, con obiettivi settimanali e bimestrali: attività in internet su piattaforma.

Lo studente avrebbe così più scuola, ibrida, è vero, ma anche più coerente.

Curricolo

Potrebbe essere l’occasione per essenzializzare il curricolo, in modo da realizzare in presenza quegli apprendimenti che la richiedono e richiedono maggior attenzione al singolo, e in internet “progetti di vita” che non siano solo digitali, ma anche reali (musei, biblioteche, serre, esplorazioni, ecc) ma documentati digitalmente. Il territorio diviene vero luogo di apprendimento diffuso, disseminato, da scoprire. Così ogni studente avrebbe un curriculum fatto di saperi essenziali e una progettazione magari interdisciplinare, modellata sulla certificazione delle competenze, su 4 grandi temi annui, due a quadrimestre, realizzati in internet, a piccoli gruppi, con l’accompagnamento del docente o di un tutor, con puntuali feedback progettati in presenza con uno scadenzario. Il fil rouge è costituito dal portfolio digitale che diviene contesto di narrazione della valutazione, del percorso di sviluppo e di consapevolezza. L’allenamento a questo tipo di dinamica avviene lungo il diagramma relazione/autonomia, man mano che cresce il secondo indicatore.

Lo studente avrebbe così un curricolo individuale che unisce apprendimenti fondamentali a talenti personali in un continuum dell’esperienza didattica in cui ogni contenuto è coerente con relazione/autonomia, presenza/internet.

Un curricolo essenziale

È anche occasione di ripensare il curricolo essenziale guidato dai gradi temi della vita che formano l’esperienza della crescita:

– L’Ambiente e le differenze,

– Le Relazioni,

– Il Corpo, il movimento,

– I Territori, le arti e le culture,

– La Vita e gli esseri viventi

Attività

Per la presenza non è necessario qui definirle. Ogni docente conosce bene metodi e pratiche derivanti dal suo approccio (trasmissione/ricezione, cooperazione, scoperta). Come, anche, non si può per internet trasporre tutte le pratiche dell’e-learning tradizionale:

– Videolezioni;

– Test automatizzati di verifica oggettiva con quesiti randomizzati;

– Studi di caso o project learning.

Salverei, per la scuola, le videolezioni di personaggi autorevoli altrimenti non raggiungibili e lo studio di caso o il project learning come modello per la realizzazione di progetti individuali interdisciplinari.

Quali altre pratiche si possono valorizzare – anche in base all’esperienza della DADE – in tutte le possibilità di internet, nel sincrono, nell’asincrono, nei tempi, negli ambienti, nei contenuti?

a) Sincrono:

a. videoincontri relazionali e di accompagnamento per i più piccoli ed i più fragili

b. Cooperazione in piccoli gruppi, guidati o autonomi (a seconda dell’età)

c. Incontri con l’autore: personaggi che aggiungono qualcosa all’esperienza formativa.

b) Asincrono:

a. Attività o percorsi (road map) individuali o di gruppo, disciplinari o interdisciplinari (project learning o studi di caso)

b. Approfondimenti nel web

c. Autoproduzione Eventuali presentazioni o restituzioni, stile web conference, anche in formato video, video tutorial

c) Tempi:

a. Importanza delle routine e delle scadenze medio lunghe

b. Sviluppo dell’organizzazione personale e delle consegne

c. L’armonizzazione del tempo della presenza e di internet ruota intorno al curricolo personale

d) Ambienti

a. La piattaforma come prolungamento dell’aula, l’aula come prolungamento della piattaforma

b. Il portfolio digitale come aggregatore di risorse reali e virtuali, cartacee e digitali

c. Le bacheche come spazi di condivisione e di pubblicazione

e) Contenuti

a. Necessità di contenuti di qualità aggregabili in modo aperto sulle piattaforme

b. Ruolo dell’autoproduzione ibrida presenza/internet, docente/studente

Apprendere come le mangrovie

Lo studente apprende, non digitalmente, non librescamente: apprende “come le mangrovie” in un habitat che da un po’ non è lo stesso. Apprende a crescere nell’acqua dolce della presenza che rassicura per primo lui, ma anche nell’acqua salata di internet, che vive come diletto e relazione, ma può anche essere sapere. Cittadinanza digitale realizzata nella pratica didattica e non come esperienza extra. Insieme a lui il docente, che può riscoprire l’efficacia e la centralità del suo ruolo in un nuovo contesto, dove venga valorizzata la sua competenza in presenza (magari con gruppi più piccoli) e la nuova competenza di internet che la DADE in qualche modo ha facilitato.

Certo occorre anche immaginare un profilo di insegnante coerente – e inedito – con un’idea di Scuola: la mangrovia – che per altro assorbe 10 volte l’anidride carbonica dei boschi normali – è una metafora che richiede nuovi modelli formativi degli insegnanti per il loro sviluppo professionale e nuovi curricoli per la formazione iniziale, sui quali occorre ri-aprire almeno qualche riflessione nel futuro prossimo.

Parlare a tutti per parlare a ciascuno

Molti ancora non sono favorevoli all’introduzione di internet nella scuola, invocando una maggior attinenza con la realtà e la Natura. Assistiamo, tuttavia, ad un fenomeno particolare per cui la Natura stessa è diventata una astrazione, un’ideologia, mentre internet si afferma come luogo del quotidiano. Non stiamo facendo la rivoluzione, stiamo vivendo la nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra “online” e “offline”, ma c’è appunto una “onlife”.

Certo, lo dovremmo realizzare in un paese in cui (fonte ISTAT) il 20% degli studenti non ha un PC, il 25% delle famiglie non ha una connessione stabile, in cui il mercato ha privilegiato lo smartphone e la connessione SIM. Tuttavia in molte realtà se siamo stati capaci di fare la DADE anche con le connessioni instabili e sugli smartphone, saremo capaci anche di realizzare formule quotidiane ed ibride di didattica che, se tenessero conto degli indicatori di presenza/internet, relazione/autonomia, potrebbero davvero assicurare l’esperienza scolastica, non come emergenza, ma come “parlare a tutti per parlare a ciascuno” (G. Di Vittorio)

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[1] Jay David Bolter, Richard Grusin, Remediation, Milano 2003 (Ed. originale 1999)

[2] https://www.repubblica.it/dossier/tecnologia/onlife/2019/09/29/news/repubblica_onlife_luciano_floridi-237286128/?refresh_ce

[3] Roberto Maragliano, Nova 24, Sole 24 ore, 4 maggio 2020

[4] L’”eventuale” è molto motivato: non conosciamo gli effetti di una presenza di telecamera in una dinamica in presenza, potrebbe essere molto distraente, inefficace, far perdere l’effetto di concentrazione in classe e a distanza e favorire un certo “voyeurismo”.