Un “modello” socio-formativo per il Piano-Estate

Mobilitare scuola e territorio insieme

Nel Rapporto del 13 luglio 2020[1] del Comitato presieduto dall’allora professore Patrizio Bianchi erano stati inseriti due paragrafi dedicati ai Patti educativi (1.5 e 1.6: Autonomia, comunità educante, scuola inclusiva), con riferimento ai dettami Costituzionali di solidarietà (art. 2) e sussidiarietà orizzontale (art. 118).

Una scuola che interagisce con il territorio

Il suggerimento del Comitato di promuovere tali Patti per il contenimento dei disagi provocati dalla pandemia[2] era stato poi recepito nel Documento per il Piano Scuola 2020-2021 delMinistro Azzolina[3]. La logica era quella di accordi stipulati con gli Enti locali e il Terzo Settore, al fine di utilizzare parchi, teatri, biblioteche, per attività didattiche, “complementari a quelle tradizionali”, senza una vera riprogettazione dell’offerta formativa insieme alle scuole. In molti casi, ad esempio, EE.LL. e Terzo Settore hanno attivato i Centri Estivi in modo autonomo.

Nel tempo l’idea di una scuola che interagisce col territorio è stata contemplata in diversi testi normativi, dal DPR 275/1999, al Programma nazionale “Scuole Aperte” (2006), alla L. 107/2015 che proponeva la “valorizzazione della scuola…aperta al territorio…in grado di sviluppare… l’interazione…con la comunità locale”.

Un “ponte formativo” per l’outdoor education: cornici di senso

La Nota 643/2021, nell’introdurre e legittimare la “strategia” dei Patti educativi, si sofferma anzitutto su alcuni paradigmi socio-pedagogici di contesto: “nuove povertà educative”; “non lasciare indietro nessuno”; scuola “dischiusa al mondo esterno”; mobilitazione del “capitale sociale espresso dal territorio…”; “moltiplicare gli spazi, i luoghi, i tempi… dell’apprendimento …”.[4]

L’intento è quello di aiutare gli studenti a “ricucire il nesso fra gli apprendimenti e la propria esistenza…”. Lo sfondo integratore insiste su l’“alleanza educativa, civile e sociale tra Scuola e comunità educante”, l’incremento della “socialità”, la valorizzazione dei “saperi informali”, il recupero degli “apprendimenti persi (learning loss)”, il contrasto alle “diseguaglianze”, nell’ ottica di una economia sociale di mercato” che considera l’istruzione come “investimento” sul capitale umano.

Le azioni in cantiere

Questa nuova offerta formativa prevede tre fasi progettuali di cui la seconda, “Rinforzo e potenziamento competenze disciplinari e della socialità”, prevista nel periodo luglio-agosto 2021, dedicata ai Patti Educativi[5].

Le finalità sono: 

  1. promuovere percorsi formativi per il ritorno alla normalità e il rafforzamento delle abilità socio-relazionali;
  2. avviare processi di partecipazione e di incremento del senso di appartenenza alla “comunità”;
  3.  sviluppare modelli educativi nuovi e ibridi, anche fuori dalle aule, per arricchire il curriculum scolastico,“mantenendo la regia nella scuola, centro motore intorno a cui si costruiscono i progetti”.

A livello operativo, le iniziative sono caratterizzate da una modalità cosiddetta C.A.M.PU.S. (Computing, Arte, Musica, vita Pubblica, Sport) e possono essere realizzate in parchi, centri sportivi, biblioteche, cinema, musei, sotto forma di attività ludico-creative legate alla musica d’insieme, all’arte, alla sostenibilità ambientale, alle attività sportive, all’educazione alla cittadinanza, all’utilizzo del digitale e al miglioramento delle conoscenze computazionali.

Le risorse umane e finanziarie    

Tra i soggetti da coinvolgere vengono indicati il personale ATA, il Terzo Settore, educatori, esperti esterni. I docenti vengono coinvolti previa adesione volontaria, anche se questo potrebbe essere letto interpretato come un segnale non positivo. Ai docenti, infatti, è sicuramente affidata la progettazione, ma altri dovranno poi praticare l’“integrazione” di modelli educativi ed esperienziali, che sarebbero invece utili alle scuole per “misurarsi” con altre realtà educative.  A livello finanziario i Piani dispongono di un budget specifico di 10 milioni di euro (D.L. 104/2020), ma hanno anche accesso alle linee di finanziamento previste dalla Nota ministeriale[6].

Il supporto delle “buone pratiche”             

 Nella Nota si fa riferimento alla necessità di implementare didattiche innovative (ad esempio: cooperative learning, setting  laboratoriali, didattica blended, peer tutoring) e di utilizzare  risorse già disponibili nei circuiti del Ministero dell’Istruzione (ad esempio: la Biblioteca dell’innovazione curata da INDIRE, la piattaforma di  crowdfunding IDEArium, Invalsi- open), ma anche di altri soggetti (ad esempio i progetti elaborati dalla Provincia di Trento, dall’USR dell’Emilia- Romagna, dai Comuni di Torino, Padova, Napoli, da Save the Children).

Punti di debolezza e rilievi critici

Nonostante l’apprezzabile impegno ministeriale nel rispondere, con un disegno progettuale di ampio respiro, ai gap causati dalla pandemia, dobbiamo annotare delle aree di criticità:

  • la persistente “infelice” prassi di impegnare la scuola negli ultimi mesi dell’anno scolastico con iniziative e scadenze ravvicinate (la Nota è del 27 aprile, i progetti PON da presentare entro il 21 maggio, la prima fase delle attività da attivare per giugno);
  • la formula della “volontarietà” della partecipazione delle scuole (in nome dell’autonomia!), che non garantisce comportamenti omogenei delle scuole di fronte a situazioni problematiche simili;
  • lo svolgimento delle attività finanziate programmabile fino a dicembre 2021 e, nel caso del PON, fino al termine dell’anno scolastico 2021-22, che rischia di vanificare l’obiettivo principale del recupero tempestivo delle carenze accumulate. Inoltre per i fondi ex L. 440/’97 si attendono ulteriori input;
  • la precaria posizione giuridica del c.d. personale Covid, in servizio al massimo fino al 30 giugno, che potrà causare carenze di organico, maggiori in caso di indisponibilità del personale a tempo indeterminato.

Infine, la Nota lascia trasparire, tra le righe, altre due problematiche per nulla irrilevanti.

La prima è che la configurazione attuale del calendario scolastico, con le sue rigidità, rappresenta un oggettivo ostacolo a una rimodulazione dei curricola scolastici e del tempo scuola (come nel caso dei Patti educativi), in funzione soprattutto dei bisogni e dei diritti di apprendimento degli studenti[7].

La seconda è la necessità di una vera fase costituente per la scuola, secondo il paradigma della “comunità educante”, centrato su categorie concettuali come persona, sviluppo, bene comune, correlate alle vocazioni socio-economico- culturali del territorio[8].


[1] Consegnato il 13 luglio al Ministro Azzolina e poi pubblicato dal Ministro Bianchi il 13 febbraio 2021.

[2] A tal proposito Il Forum Disuguaglianze e Diversità (2020) segnalava che la crisi del sistema socio-educativo durante la pandemia aveva moltiplicato le forme di povertà educativa per oltre 3 mln di ragazzi, già in condizioni di vulnerabilità.

[3] Cfr. il paragrafo “Tra sussidiarietà e corresponsabilità educativa: il ruolo delle comunità territoriali…” del Piano allegato al D.M. 39 del 26.06.2020, nello specifico pagina 7 in cui si sottolineava l’opportunità di coinvolgere soggetti pubblici e privati, tramite le Conferenze di servizi.

[4] Cfr. R. Farnè, Outdoor education, in RIS, Maggioli, n. 6/2020: l’ambiente esterno assunto come ambiente educativo.

[5] Per consultare il Piano https://pianoestate.static.istruzione.it/index.html.

[6] Cfr. punto 5 della Nota 643/2021 Risorse per realizzare il “Piano scuola per l’estate 2021”.

[7] A riguardo vedere il dibattito da tempo aperto, con contributi di G. Poletti (2015), di V. Fedeli (2017), del CNEL e dell’ANCI (2020) e dell’Associazione Condorcet con uno specifico Piano di prolungamento del calendario scolastico (Il Mulino, 25.11.20).

[8] Vedere a riguardo Le linee programmatiche del Ministero dell’Istruzione, audizione alla Camera, 04 maggio 2021 e le analisi di Carosotti G., Latempa R., ROARS NL, 01.04.2021, La scuola delle comunità e dell’uguaglianza del Ministro Bianchi.