Primi risultati delle prove INVALSI 2021

Preoccupa la scuola secondaria, ma non è colpa della DAD

Dopo un anno e oltre dallo scoppio della pandemia sono state svolte anche in Italia le prime prove standardizzate e recentemente sono stati pubblicati i primi risultati delle prove INVALSI[1] 2021. Essi ci restituiscono un’immagine molto complessa, con profonde differenze tra i gradi scolastici, tra i territori e tra i contesti di provenienza degli studenti.

I risultati in estrema sintesi

In estrema sintesi si potrebbe dire che la scuola primaria riesce a mantenere livelli di risultato simili a quelli del 2019, mentre la scuola secondaria di primo grado mostra un calo rilevante dei risultati di Italiano e Matematica rispetto al periodo precedente alla pandemia. I risultati di Italiano e Matematica dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado sono ancora più preoccupanti e richiedono un’attenta riflessione per cercare piste di recupero e di miglioramento. In questo quadro non molto confortante spiccano invece i risultati delle prove di Inglese, sostanzialmente stabili rispetto al 2018 e al 2019. Stabilità degli esiti non significa però che non vi siano dei problemi e dei motivi di preoccupazione.

I risultati della scuola primaria: una buona tenuta

Se si confrontano i risultati nelle prove INVALSI della scuola primaria (II e V classe) nel 2019 e nel 2021 non si riscontrano differenze significative. Questo è un risultato incoraggiante e per nulla scontato. Rilevazioni analoghe a quelle condotte da INVALSI sono state condotte anche in altri paesi europei (Francia, Paesi Bassi, Danimarca, alcune regioni della Germania, ecc.) e i risultati sono stati diversi. Certamente lo studio più approfondito è quello realizzato nei Paesi Bassi e qui si sono riscontrate perdite degli apprendimenti non trascurabili. Probabilmente la differenza tra il caso italiano e quello dei Paesi Bassi è da attribuirsi principalmente al fatto che in Italia le prove standardizzate sono state condotte sostanzialmente quasi un anno dopo la ripresa della didattica in presenza mentre nei Paesi Bassi le prove standardizzate sono state svolte dagli allievi nei giorni immediatamente successivi alla riapertura delle scuole dopo la prima ondata della pandemia (luglio 2020).

In ogni caso, la scuola primaria italiana riesce sostanzialmente a mantenere gli stessi livelli di risultato del 2019 in tutte le discipline osservate (Italiano, Matematica e Inglese), anche se si riscontra un aumento della differenza tra classi, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.

Certamente i primi risultati presentati da INVALSI devono essere approfonditi e analizzati in profondità, ma il primo quadro che traiamo dalle prove INVALSI sulla scuola primaria non è a tinte fosche, nel senso che non peggiora rispetto al 2019. È però importante osservare che quanto appena evidenziato non significa che non vi siano dei problemi anche nella scuola primaria, ma che essi non si sono aggravati per effetto della pandemia. E questo certamente non è un risultato di poco conto.

I risultati della scuola secondaria

Purtroppo gli esiti della scuola secondaria, di primo e di secondo grado, sono diversi da quelli della scuola primaria. In misura crescente, si osserva un peggioramento degli esiti delle prove INVALSI 2021 di Italiano e Matematica rispetto al 2018 e 2019 per la scuola secondaria di primo grado e ancora di più per quella di secondo grado in confronto con i risultati del 2019.

Circa il 40% degli studenti non raggiungono i traguardi alla fine del primo ciclo

Dalle prove INVALSI 2021 emerge che il 39% degli studenti terminano la scuola secondaria di primo grado senza avere raggiunto i traguardi di apprendimento previsti al termine del primo ciclo d’istruzione per l’Italiano (comprensione del testo scritto e funzionamento della lingua italiana). Questa percentuale era il 34% nel 2019, peraltro già molto elevata, ed è ancora aumentata. La situazione della Matematica è ancora più preoccupante poiché la percentuale di allievi in forte difficoltà passa dal 39% del 2019 al 45% nel 2021. Sono esiti che devono indurre a una riflessione importante e approfondita, necessaria di fronte a risultati che assumono le tinte di un’emergenza nazionale. Se poi i risultati nazionali si articolano nei territori o in base al contesto di provenienza degli allievi, emergono situazioni ancora più preoccupanti e complesse. Gli esiti di Inglese (reading e listening) sono invece stabili rispetto al 2019, ma non deve sfuggire che essi sono ben lontani da una situazione pienamente soddisfacente. Infatti, nonostante non vi siano peggioramenti nel 2021, il 24% degli allievi non raggiunge il previsto A2 del QCER[2] nella prova di reading e il 41% in quella di listening.

Ancora più preoccupante è la situazione degli studenti del secondo ciclo

Gli esiti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado sono ancora più negativi. La tavola 1 riporta la percentuale di studenti che nel 2019 e nel 2021 non raggiungono i traguardi di apprendimento previsti dopo tredici anni di scuola dalle Indicazioni nazionali e dalle Linee guida.

Materia20192021
ITALIANO35%44%
MATEMATICA42%51%
INGLESE-reading48%51%
INGLESE-listening65%63%
Tavola 1. Percentuale di studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado che non raggiungono i traguardi previsti (fonte: INVALSI, 2021)

I dati della tavola 1 devono fare riflettere, sia in termini comparativi rispetto al 2019, sia in termini assoluti. Siamo di fronte a risultati che non possono essere più ignorati e che testimoniano un’emergenza nazionale di notevole entità. Di fronte a dati come questi è dovere di tutti e di ciascuno di trovare un terreno comune di azione e di superare qualsiasi divisione culturale, ideologica, di visione.

Aumenta la dispersione implicita

Ma i dati INVALSI 2021 ci permettono di mettere a fuoco un altro elemento che senza dati standardizzati sull’intera popolazione non potremmo cogliere: la dispersione scolastica implicita. Essa misura un fenomeno poco visibile, ancora più grave della dispersione scolastica propriamente intesa, ossia la quota di allievi che terminano la scuola secondaria di secondo grado, ma senza possedere nemmeno lontanamente le competenze attese dopo tredici anni di scuola.

Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,0%, vale a dire che il 7,0% degli studenti delle scuole italiane nel 2019 ha sì conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, ma con competenze di base attese al massimo al termine del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, quando non addirittura alla fine del primo ciclo d’istruzione. Purtroppo la pandemia ha aggravato questo fenomeno e la percentuale della dispersione scolastica implicita ha raggiunto il 9,5% e in alcune ragioni del Mezzogiorno essa ha superato ampiamente valori a due cifre (Calabria 22,4%, Campania 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%).

Ancora una volta i dati ci permettono di osservare fenomeni dei quali non avremmo alcuna contezza, perlomeno sulla loro effettiva dimensione. L’esistenza della dispersione implicita è nota da tempo in alcuni ambienti, ma che questa riguardasse il 9,5% degli studenti (ben 41.955 giovani) è probabilmente al di là degli scenari più pessimistici che si potessero immaginare.

Riflessioni conclusive

I dati delle prove INVALSI 2021 suggeriscono diverse riflessioni.

  1. In primo luogo è del tutto evidente che non si può pensare che la causa di problemi così grossi sia la didattica a distanza. Sarebbe ingiusto verso gli insegnanti che tanto si sono impegnati in una situazione di emergenza senza precedenti, ma soprattutto vorrebbe dire non cogliere che risultati così negativi affondano le loro radici molto lontano.
  2. In seconda battuta, i dati INVALSI ci dicono con chiarezza che è necessario trovare l’unità necessaria per predisporre soluzioni che cerchino di affrontare seriamente un’emergenza di portata veramente ampia. Non ci possiamo permettere di dividerci, ma abbiamo bisogno di trovare soluzioni che con garbo, ma concreta e pragmatica determinazione riportino la nostra scuola sulla strada giusta. Non esistono scorciatoie o soluzioni miracolose, ma servono azioni ben progettate e verificabili scientificamente che consentano di invertire la rotta.
  3. Infine, ma non da ultimo, gli esiti delle prove INVALSI 2021 ci dicono inequivocabilmente che abbiamo bisogno di dati su tutti gli studenti per cogliere fenomeni dei quali al massimo potremmo avere un’idea vaga e che invece sono causa di esclusione e marginalità sociale. I dati di per sé non forniscono le soluzioni, ma senza dati non è possibile verificare se le idee, anche le migliori e più promettenti, si traducono in un miglioramento effettivo degli apprendimenti, ampiamente intesi, essendo profondamenti convinti che l’inclusione vera si raggiunga solo garantendo ai giovani buone competenze che consentano loro di inserirsi nella società, consentendo quindi a tutti e a ciascuno di progredire e di crescere.

[1] Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI). Le opinioni espresse sono da attribuirsi all’autore e non impegnano la responsabilità dell’Istituto di appartenenza.

[2] Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue.