Per una scuola in presenza

Una premessa. La scuola senza ombra di dubbio deve funzionare in presenza, non solo per la miglior resa negli apprendimenti e lo sviluppo delle competenze, ma anche per il benessere psicosociale ed affettivo degli studenti. Tutti ci auguriamo che ciò accada nell’anno che verrà. Però è importante fare tesoro di alcuni elementi sperimentati con successo durante il periodo di DAD

Preoccupa la scuola secondaria, ma non è colpa della DAD

Dopo un anno e oltre dallo scoppio della pandemia sono state svolte anche in Italia le prime prove standardizzate e recentemente sono stati pubblicati i primi risultati delle prove INVALSI[1] 2021. Essi ci restituiscono un’immagine molto complessa, con profonde differenze tra i gradi scolastici, tra i territori e tra i contesti di provenienza degli studenti. I risultati in estrema sintesi

Riflessioni sull’epoca del digitale integrato

La didattica digitale integrata (DDI) è diventata in breve tempo pane quotidiano per tutti i docenti e gli alunni, assieme alle loro famiglie. Si è imposta come novità necessaria per trovare soluzioni concrete alla pandemia per limitare le possibilità di contagio, consentendo alla scuola di mantenere la sua missione formativa e di offrire percorsi di apprendimento più o meno efficaci

Dal Rapporto del 13 luglio del Comitato degli esperti: capitolo III

Con questa riflessione sul digitale completiamo l’analisi del Rapporto del comitato degli esperti presieduto dall’attuale ministro Patrizio Bianchi. Ne abbiamo parlato in alcuni numeri di Scuola7 (223–225–228). La questione del “digitale” viene affrontata nel Rapporto nella sua duplice funzione di strumentazione tecnologica (tablet, PC, cellulari…) e di paradigma formativo[1]. Un apposito capitolo (“Digitale senza se e senza ma”, pp. 50-55)

Esame della giurisprudenza

In questi lunghi mesi di emergenza sanitaria i Comuni e le Regioni sono intervenuti, con ordinanze di necessità e urgenza, per disporre misure di prevenzione. Facciamo l’esempio della didattica a distanza anche quando i DPCM la prevedevano in presenza.  Tali misure hanno un impatto sul diritto all’istruzione e pongono diversi quesiti sui limiti stessi di questo potere, specie in un

Un’occasione per ripensare il modo di fare scuola

Un rinnovato ambiente di apprendimento La sospensione delle attività scolastiche in presenza, a causa dell’emergenza Covid-19, ha sollecitato la scuola a ricorrere alla Didattica a Distanza (DaD), per continuare a “fare scuola anche non stando a scuola”. L’emergenza Covid è ancora attuale e la DAD, da pratica didattica per lo più emergenziale, è confluita nella Didattica Digitale Integrata (DDI). Con

Le modalità di didattica a distanza adottate nel periodo di emergenza sanitaria. I risultati di un’indagine nazionale su sedicimila insegnanti italiani

La SIRD, Società Italiana di Ricerca Didattica, in collaborazione con le principali Associazioni Insegnanti (AIMC, CIDI, FNISM, MCE, SALTAMURI, UCIIM) ha condotto nei mesi da aprile a giugno 2020 una ricerca nazionale sulle modalità di didattica a distanza adottate dalle scuole e dai singoli insegnanti nel periodo di sospensione delle attività in presenza. Il gruppo di ricerca ha visto la

Dall’emergenza alle nuove opportunità per lo sviluppo della competenza Nella fase dell’emergenza, dovuta alle misure introdotte per la lotta alla pandemia, le esperienze di didattica a distanza vanno considerate come un unicum, dove, inevitabilmente, è prevalso il fai da te finalizzato soprattutto ad attività di prossimità verso gli alunni, per non farli sentire abbandonati a loro stessi e per fornire

Un po’ di storia La didattica a distanza ha origini lontane, potremmo citare con orgoglio italiano la “Scuola radio elettra” di Torino o la più blasonata “Open University” inglese. In Italia, fino agli anni ‘90 non ha mai avuto un grande successo, se si escludono credo due casi: la mitica trasmissione televisiva “ non è mai troppo tardi”, condotta stupendamente