Il valore aggiunto della DAD

Per una scuola in presenza

Una premessa. La scuola senza ombra di dubbio deve funzionare in presenza, non solo per la miglior resa negli apprendimenti e lo sviluppo delle competenze, ma anche per il benessere psicosociale ed affettivo degli studenti. Tutti ci auguriamo che ciò accada nell’anno che verrà. Però è importante fare tesoro di alcuni elementi sperimentati con successo durante il periodo di DAD (e ce ne sono tantissimi) che possono avere degli effetti positivi moltiplicativi e generativi sull’intero sistema scuola. Tali elementi sono in grado di rafforzare e innovare lo stesso insegnamento in presenza, di cambiare positivamente alcuni aspetti della relazione educativa, di migliorare la comunicazione scuola-famiglia, di ampliare i tempi e modi di fare scuola e fornire agli studenti competenze reali in merito a ciò che sarà il mondo del lavoro nell’immediato futuro in cui sapere comunicare, collaborare e progettare in Rete saranno gli elementi portanti.

Il calo negli apprendimenti è solo tutta colpa della DAD?

Chi avrà letto gli articoli dei giornali nelle scorse settimane in merito ai primi risultati dell’indagine INVALSI ha visto nel banco degli imputati la DAD quasi come causa di tutti i mali della scuola italiana. Il dato trasmesso dall’INVALSI per il tredicesimo grado (quinto anno Secondaria Superiore di secondo grado) numericamente è ineccepibile: quest’anno il 51% degli studenti maturanti non ha raggiunto i traguardi degli apprendimenti in Matematica con un incremento dalla rilevazione pre-DAD di 9 punti percentuali. Per Italiano si è raggiunto il 44% con un incremento anche qui sempre di 9 punti percentuali. Probabilmente si tratta di un peggioramento che ha toccato gli studenti figurativamente “borderline” ovvero che viaggiavano sulla linea di demarcazione tra acquisizione e non acquisizione. Alcuni di loro a causa di varie fragilità, anche di tipo motivazionale, non hanno trovato stimoli sufficienti durante il periodo di DAD per impegnarsi e migliorare.

Ma al di là di tale interpretazione è bene notare che il peggioramento complessivo parte da una base situazionale pregressa già problematica registrata da anni. Al contrario nella rilevazione riguardante l’inglese si sono avuti pochi scostamenti rispetto alla rilevazione pre-DAD: per il listening (ascolto) il risultato è in controtendenza con un miglioramento di due punti percentuale, passando da 65% a 63%, mentre peggiora di solo tre punti nell’abilità reading (lettura) passando da 48% a 51%.   

Un altro modo di osservare i dati INVALSI

Se capovolgiamo il ragionamento usuale, focalizzandoci sugli studenti che hanno invece raggiunto i traguardi degli apprendimenti nelle rilevazioni INVALSI, si potrebbe affermare che la DAD per circa la metà dei discenti, sia in Matematica, sia in Italiano ha contribuito positivamente al raggiungimento dei traguardi di apprendimento. Ed è un bel successo. Non bisogna dimenticare che il passaggio dall’insegnamento in presenza a quello a distanza è avvenuta improvvisamente, dall’oggi al domani. Si è trattato in molti casi di un fai da te senza alcuna preventiva preparazione. Ma non c’erano alternative: senza DAD sarebbe stato una débâcle, con gli studenti a casa a non fare nulla.

Il sistema scuola ha retto grazie alla DAD e nonostante l’età dei docenti

C’è anche un altro elemento da considerare che non era poi così scontato: il sistema scuola nel bene e nel male durante la DAD, sicuramente con le proprie lacune, mille difficoltà e problematiche varie, ha in gran parte retto grazie all’impegno disinteressato di docenti e di dirigenti che ci hanno creduto. Tale risultato è ancor più significativo tenendo conto che i docenti italiani sono i più anziani d’Europa (il 17% è ultrasessantenne)[1]. Dal punto di vista anagrafico oltre ad essere distanti dagli studenti che sono ormai da diverse generazioni nativi digitali, sono meno avvezzi all’uso delle tecnologie, meno portati ai cambiamenti e all’innovazione. Una parte considerevole dei docenti quando ha incominciato la DAD non aveva la benché minima idea su che cosa fare e come si dovevano implementare le lezioni e le attività sincrone e asincrone. Senza alcuna esperienza molti docenti grazie all’aiuto e supporto dell’Animatore Digitale hanno cercato con grande sforzo di sperimentare in diretta come fare lezione in videoconferenza, valutare digitalmente, gestire le classi virtuali e gli ambienti di apprendimento online.

C’è DAD e DAD…

È oltremodo vero che, indipendentemente dall’età e dalla capacità tecnologica, i docenti che hanno riproposto tout court la semplice riedizione in digitale di ciò che facevano in presenza, hanno incontrato immense difficoltà nel mantenere viva l’attenzione degli allievi e nell’ottenere risultati positivi concreti. In particolare le attività frontali, se già evidenziano alcune problematiche in presenza (limitata attenzione e partecipazione, atteggiamenti di disturbo, scarse ricadute sugli apprendimenti) determinano effetti ancora più negativi se fatte a distanza. Il risultato è quello di perdere immediatamente, “in un silenzio assordante”, il contatto didattico con i discenti intenti a inseguire le tante vie di distrazione e di “fuga” che hanno a disposizione a casa fingendo di seguire le lezioni. Altri docenti che invece hanno sperimentato approcci diversi, laboratoriali, cooperativi e collaborativi, con compiti di realtà e coinvolgendo gli studenti in maniera attiva e responsabile hanno avuto risultati di tutto riguardo.

Un “listening” sintomatico di qualcosa

Il leggero miglioramento avvenuto nel listening nelle prove INVALSI prima citato, anche se apparentemente poco significativo a livello statistico, potrebbe invece indicare che qualcosa di diverso rispetto Matematica e Italiano è avvenuto. A livello di ipotesi si potrebbe considerare che trattandosi di docenti di lingua che partono già con una predisposizione didattica laboratoriale, tale condizione ha influito positivamente nell’improvviso passaggio a distanza. Infatti l’abilità del listening si acquisisce e si affina nel laboratorio linguistico con cuffie, computer, simulando dialoghi o ascoltando registrazioni digitali (film, file mp3 audio, musica, documentari). Quindi per la maggior parte dei docenti di lingua continuare tale approccio metodologico laboratoriale interattivo a distanza è risultato il proseguimento usuale del fare scuola.

La DAD e le fragilità

Gli studenti con fragilità nell’anno scolastico 2020/2021 potevano frequentare in presenza su richiesta, anche nei periodi di didattica a distanza. Sicuramente la DAD potrebbe avere in parte influito negativamente su alcuni di loro, ma in altri ha anche sortito effetti positivi. Tutto dipendeva nel modo di fare didattica a distanza. Ad esempio gli approcci didattici collaborativi con lavori svolti da gruppi di studenti hanno fornito un utile supporto proprio per chi era più fragile anche dal semplice punto di vista emotivo e di senso di appartenenza. Inoltre nelle scuole in cui è stato attivato nel pomeriggio il supporto personalizzato a distanza, uno a uno o uno a pochi tra docente e studente/i in difficoltà, i miglioramenti sono stati evidenti. In definitiva la DAD non è stata solo un cambiamento strumentale come è avvenuto nel mondo del lavoro con lo smartworking, ma si è trattato in diversi casi di una ricerca sperimentale e riprogettazione digitale generativa complessa. Tali attività hanno richiesto tante ore di lavoro in più pomeridiano per i docenti sperimentatori, molti dei quali hanno acquisito nuove competenze e professionalità che non dovranno andare perdute e sprecate nei prossimi anni.

Aumento delle diseguaglianze

Per comprendere l’incremento delle fragilità che si è registrato, è importante però sempre allinearsi al contesto del periodo. Il problema generale è che con la pandemia le situazioni problematiche sono aumentate e peggiorate nelle famiglie italiane, sia a livello di ricadute psicologiche date dall’isolamento forzato e dal timore della malattia, sia dall’incremento delle situazioni economiche sempre più precarie. Le stime preliminari compiute nel 2020 dall’ISTAT[2] descrivono un aumento di circa 335.000 famiglie, che corrispondono ad un milione di individui in povertà assoluta a causa degli effetti economici negativi della pandemia. A tale numero si aggiungono circa un milione seicentomila famiglie (quasi quattro milioni di individui) che già cronicamente si trovavano in tale stato di indigenza. 

Se la povertà aumenta, aumentano anche le fragilità

Gli effetti della povertà assoluta sono già di per sé multidimensionali e hanno una diretta ripercussione sull’incremento degli alunni in situazione di deprivazione culturale e fragilità. La convivenza obbligata dal lockdown in case con spazi angusti – basta immaginare la confusione che poteva regnare in un piccolo appartamento con più figli in DAD e genitore alle prese con lo smartworking – o in famiglie disfunzionali che obtorto collo si trovavano costantemente confinate con attriti e litigi continui, hanno di certo pesato su tale incremento. È un problema che nei prossimi anni dovrà essere affrontato con interventi mirati.  È bene ricordare come spiegava lo psicologo Maslow[3] che se non si soddisfano i bisogni primari quali sicurezza economica, salute, occupazione, difficilmente possono essere soddisfatti altri bisogni più elevati come l’autorealizzazione negli studi.

Dieci brevi riflessioni sulla DAD

Sulla DAD si sono fatte e si spera si faranno in futuro tante riflessioni e considerazioni meno condizionate dall’ideologismo pro e contro che si è registrato in questo periodo. Di seguito in estrema sintesi un elenco di 10 punti o considerazioni, ognuno delle quali in grado di aprire dibattiti più ampi e articolati.

  1. Una voce amica. Per la prima volta la scuola, nel bene e nel male, è entrata a casa degli studenti. La routine dell’appello e delle altre attività didattiche che anche le famiglie hanno udito, hanno fornito una parvenza di normalità, di continuità e di mantenimento dei legami educativi, affettivi e amicali tra gli studenti.  Si è trattata di una presenza giornaliera positiva in grado di esorcizzare le paure in un periodo tragico sconvolto dalla pandemia.
  2. Nuove competenze nei discenti. Si sono prodotte nuove competenze negli studenti? Tali nuove competenze possono/potranno essere in qualche modo accertate e descritte? Sarebbe stato opportuno modificare i quadri di riferimento nella rilevazione INVALSI per tracciare a latere delle tradizionali prove ciò che di innovativo ha prodotto la DAD in termini di processi, nuovi apprendimenti e produzione di artefatti cognitivi digitali.
  3. Volatilità negli apprendimenti. La lingua italiana non si apprende l’ultimo anno e mezzo di scuola ma al limite si raffina, se nell’anno e mezzo di DAD c’è stato un aumento di studenti che non hanno raggiunto i traguardi di apprendimento ciò significa che esiste una volatilità degli apprendimenti pregressi pre-pandemici che “evaporano” rapidamente negli studenti. Per comprendere tale volatilità sarebbero indispensabili compiere delle ricerche di follow-up da eseguire un anno o poco più terminata la maturità per vedere ciò che rimane stabile, ciò che si perde e ciò che si migliora autonomamente.
  4. La memoria storica. Sarebbe urgente, anche a livello regionale, provinciale o per singole istituzioni scolastiche, classificare e descrivere particolari attività e processi didattici innovativi svolti durante il periodo di DAD e inserirli in un repertorio o database consultabile. Il rischio è che col tempo si perda un patrimonio di iniziative che potrebbero arricchire tutta la scuola.
  5. La moltiplicazione delle relazioni comunicativo-educativa. Sicuramente la DAD ha insegnato diversi modi di comunicare e scrivere in digitale, gli studenti hanno utilizzato email, messaggistica istantanea e forum, in un dialogo continuo che non si interrompeva con la fine delle lezioni.
  6. Superamento della arretratezza digitale nazionale. L’impegno tecnologico messo in campo con la DAD avrà risvolti positivi per la diffusione delle competenze digitali. L’indice DESI (Digital Economy and Society Index)[4] della Commissione Europea che misura ogni anno secondo cinque indicatori le performance digitali dei paesi europei, ha riconfermato anche per il 2020 l’arretratezza italiana. Il nostro paese occupa il quart’ultimo posto della graduatoria dei paesi dell’Unione, ma se si considera l’indicatore il Capitale Umano che riguarda specificatamente le competenze digitali[5] siamo all’ultimo posto.
  7. Una questione di equità. La DAD ha fatto emergere in maniera evidente le differenze tra scuole che hanno utilizzato o non sono riusciti ad utilizzare la DAD facendo risaltare uno dei problemi più atavici presente nella scuola italiana che è l’equità.
  8. Supportare le scuole in difficoltà. Le scuole che non sono riuscite ad applicare adeguatamente o per niente la DAD vanno rafforzate. Esse devono essere supportate sin da subito con investimenti tecnologici e con corsi di formazione ad hoc per il personale.
  9. Evitare il rischio di un luddismo di ritorno. Il rischio delle continue critiche espresse sulla DAD è di perdere quanto è stato prodotto in maniera innovativa nel digitale negli anni. Una sorta di riflusso che offuscherebbe gli apporti tecnologicamente importanti per cambiare e migliorare la scuola.
  10. Fare sentire la presenza a distanza. Con la realtà virtuale grazie a particolari visori sempre più economici si stanno sviluppando nuovi modi immersivi di partecipazione, di interazione e di progettazione a distanza. È tempo per la scuola di iniziare a sperimentare anche tali nuovi campi di formazione a distanza che potrebbero determinare nuovi approcci didattici più allineati a quello che sarà la transizione digitale del paese.

Cosa resterà di quest’anni?

In questi due anni, 2020 e 2021, sono state sperimentare con successo didattiche innovative. In alcune situazioni la DAD ha funzionato egregiamente. Saremo capaci di farne tesoro e di continuare ad approfondirle anche nel prossimo anno scolastico? In estrema sintesi le innovazioni da mantenere potrebbero essere le seguenti:

  • Ristrutturazione organizzativo-comunicativa

Attivare i colloqui scuola-famiglia, i Consigli di Classe, i Collegi docenti e altre riunioni a distanza.  Oltre che funzionare bene farebbero risparmiare tempo a tutti gli interessati e contribuirebbero a diminuire gli spostamenti anche nell’ottica di limitare l’inquinamento e le spese di riscaldamento.

  • Sperimentazione didattica

Implementare una didattica ibrida aggiungendo contemporaneamente alla presenza gli ambienti di apprendimento online. Un ambiente a distanza può essere usato in presenza anche semplicemente con gli smartphone degli studenti fondendo il meglio dei due mondi.

  • Supporto in itinere e recupero apprendimento studenti

Sportelli e attività di gruppo per livelli online e on demand nel pomeriggio per recuperare le lacune. Inserire nel POFT la possibilità di frequentare a distanza le lezioni per coloro che presentano problematiche serie di salute.

  • Comunicazione

Continuare a mantenere una nuova e più ampia comunicazione e relazione educativa con gli studenti personalizzata utilizzando messaggistica, email e forum.

  • Un giorno di DAD per non dimenticare

Continuare a sperimentare e migliorare la DAD dedicando un giorno (a rotazione) al mese a tale attività durante l’anno scolastico con progetti specifici. Sarebbe utile anche per prevenire chiusure delle attività didattiche dovute ad eventi avversi meteorologici o altre problematiche.

  • Progettare interventi collaborativi e formativi esterni in DAD. Implementare sistemi di videoconferenza tra classi di diversi istituti o anche al di fuori della regione o della nazione. Invitare esperti e testimoni privilegiati per attività formative a distanza tramite webinar.

Ma che senso ha la lotta “ideologica” contro la DAD?

Le critiche ingiustificate nei confronti della DAD hanno alimentato un dualismo nei due mondi presenza e distanza che nella realtà non avrebbe dovuto esistere. Tali critiche hanno creato una falsa, se non del tutto mistificata antitesi e contrapposizione, mettendo in pericolo le numerose possibili sinergie innovative che, al contrario, da una loro razionale ed equilibrata integrazione si potrebbero generare nell’immediato futuro. Perdere questa occasione è uno spreco di competenze che il Paese e la scuola non possono permettersi.


[1] La rilevazione di Eurostat è quella compiuta ne 2017 e si trova al seguente link: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/EDN-20191004-1

[2] Lo studio preliminare è stato pubblicato dall’ISTAT al seguente link: https://www.istat.it/it/files//2021/03/STAT_TODAY_stime-preliminari-2020-pov-assoluta_spese.pdf

[3] Per approfondire si veda il seguente link di Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Abraham_Maslow

[4] Il sito ufficiale della Commissione Europe del DESI è il seguente: https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/digital-economy-and-society-index-desi

[5] La graduatoria redatta in merito all’indicatore Human Capital è presente a pagina 52 del report che può essere scaricato in formato pdf dal seguente link: https://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=67086