Diploma in 4 anni

Percorsi quadriennali nella scuola secondaria di secondo grado

Lo scorso 4 gennaio sono scaduti i termini per la presentazione delle istanze di partecipazione alla sperimentazione nazionale per i percorsi quadriennali riservata ad ulteriori mille prime classi a partire da settembre 2022. Lo stabilisce il primo articolo del DM del 3 dicembre 2021, n. 344: “Ai fini dell’attuazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e del curricolo di scuola (…) viene rinnovato e ampliato il Piano nazionale di innovazione ordinamentale di percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado (di seguito “Piano”)”.

Le finalità

Tutto il Piano di innovazione ordinamentale viene poi articolato dal Decreto dipartimentale del 7 dicembre 2021 che pone in essere le azioni amministrative in risposta alle indicazioni del PNRR. È noto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza considera, come parte integrante della Riforma del sistema di orientamento (Riforma 1.4), l’ampliamento, fino a mille classi, con l’estensione anche all’istruzione tecnica e professionale, della prima sperimentazione del quadriennio avviata nel 2017 per i soli licei.

Ai corsi di studio quadriennali viene chiesto di garantire, agli studenti iscritti e frequentanti, il raggiungimento delle competenze e il conseguimento degli obiettivi di apprendimento di tutte le discipline dell’indirizzo di studi di riferimento.

Come funzionano i percorsi quadriennali?

Il modello progettuale non può contare su oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, deve far ricorso alla flessibilità didattica e organizzativa, già vigente a partire dall’Autonomia scolastica, garantendo, però, entro il termine del quarto anno, l’insegnamento di ciascuna disciplina del curricolo quinquennale.

Ad ogni studente va dunque assicurato il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, nel rispetto delle Indicazioni Nazionali e delle Linee Guida. Nel curricolo sono inclusi l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, compresa la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile, il potenziamento delle discipline STEM e, a partire dal secondo anno di corso, i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO).

Per compensare, almeno in parte, la riduzione di una annualità del percorso scolastico è possibile adeguare e rimodulare il calendario annuale e l’orario settimanale delle lezioni. L’esame di Stato conclusivo del II ciclo di istruzione, si svolgerà, per le classi sperimentali, alla fine del quarto anno.

Al termine del ciclo quadriennale, previa valutazione positiva da parte del Comitato Scientifico Nazionale (DM n. 344 del 3 dicembre 2021) la sperimentazione nazionale può essere rinnovata. In caso di mancato rinnovo, a seguito di valutazione non positiva, al termine del ciclo quadriennale, sono autorizzate a completare il ciclo sperimentale fino ad esaurimento solo le classi intermedie già funzionanti.

Domande per i non addetti ai lavori

I pareri su queste sperimentazioni sono molteplici e non univoci. Lungi dal proporre una analisi di tutte le posizioni, ci sembra opportuno porsi alcune domande che possono essere utili per una riflessione anche tra i non addetti ai lavori.

  • Per quale motivo continuare una sperimentazione nazionale iniziata nel 2017 della quale non si conoscono bene i risultati? Di fatto, gli esiti relativi ai 200 Licei interessati nella prima tornata non sono stati resi alla comunità scientifica, né pubblicizzati nella comunità professionale. Si tratta di capire se questi sono stati positivi, in tal caso la sperimentazione va resa ordinamentale, o se sono stati negativi, in tal caso invece va abbandonata.
  • C’è da chiedersi, anche, perché estendere “ex abrupto” la sperimentazione ai percorsi dell’istruzione tecnica e professionale mentre le stesse dichiarazioni del Ministro mettono in evidenza la necessità di rileggere in maniera più approfondita ciò che è emerso dalla precedente sperimentazione. Sembra una modalità un po’ disorganica di riformare complessivamente l’impianto tecnico e di mettere mano, con spirito innovativo, alla pur recente riforma dei Professionali.
  • Comunque, volendo prescindere dagli esiti e partendo dal presupposto della “bontà” sia della sperimentazione del 2017 sia dell’attuale proposta, ci si chiede se è utile e corretto limitarla solo a 1000 classi. Probabilmente sarebbe più naturale consentire a tutte le scuole di aderirvi sulla base di un progetto specifico di flessibilità con l’utilizzo pieno di tutte le opportunità che già esistono grazie all’Autonomia scolastica.

Molte Istituzioni scolastiche hanno colto comunque tale opportunità animando, in ogni caso, un dibattito interno nei rispettivi organi collegiali che, con decisioni non sempre assunte all’unanimità, hanno deciso di deliberare (o meno) progetti da inviare al competente Ufficio. Non siamo ancora nelle condizioni di sapere se queste progettazioni costituiranno vere opportunità per le scuole e concrete occasioni di successo formativo per gli studenti.

In ritardo con le iscrizioni

Le proposte progettuali di rinnovo o di nuove autorizzazioni saranno valutate da apposite commissioni nominate dagli Uffici scolastici regionali che dovranno esprimersi entro il 21 gennaio 2022 e dovranno trasmettere i risultati, sotto forma di graduatorie, omettendo le scuole che non hanno raggiunto almeno il punteggio di 50/100, al competente Dipartimento per il sistema Educativo di Istruzione e Formazione. Quest’ultimo provvederà agli adempimenti di propria competenza ed alle conseguenti note autorizzative che, nella migliore delle ipotesi, giungeranno alle scuole ad iscrizioni chiuse (28 gennaio 2022).

Quale orientamento?

Le iscrizioni alle classi prime dell’anno 2022-2023 si sono aperte il 4 gennaio scorso e, appare molto verosimile che, nelle scuole dove sia stata inoltrata l’istanza dei percorsi quadriennali, la stessa venga posta in gioco con i potenziali utenti raccogliendo iscrizioni, a prescindere dall’autorizzazione definitiva. Nell’ipotesi di una mancata approvazione, avendo acquisito l’iscrizione sulla base di una scelta condizionata, si proporrà allo studente di optare per il parallelo percorso quinquennale. È un comportamento, tutto sommato ineludibile che non gioverà, però, al processo di orientamento: una tra le più delicate incombenze delle scuole (soprattutto nel passaggio tra gradi scolastici) viene così messa in crisi da una anomalia di funzionamento, che si poteva sicuramente evitare.

L’orientamento sta acquisendo sempre più un posto centrale nella vita degli studenti. Tutte le norme vigenti lo riconoscono prevedendo passerelle e varie facilitazioni soprattutto nel biennio dell’obbligo scolastico.  Questa mancata corrispondenza temporale, tra i tempi delle iscrizioni e i tempi per l’approvazione delle sperimentazioni, rappresenta sicuramente un indicatore di scarsa efficacia.

Ma i percorsi quadriennali sono utili davvero?

In alcuni paesi avanzati il termine della scuola secondaria di secondo grado avviene entro il diciottesimo anno di età. Questo consente l’accesso anticipato ai percorsi universitari di primo livello (triennali) e danno la possibilità di avvicinarsi ad un primo impiego lavorativo, con formazione accademica, entro i 21°-22° anno di età.  In Europa non esiste una regola condivisa e, tutto sommato, si registra una sostanziale parità tra il numero di Paesi che hanno l’uscita a 18 anni e quelli che prevedono la conclusione del percorso secondario superiore a 19 anni di età[1]. In Italia va ricordato che già la Legge 30/2000 (riforma Berlinguer) aveva previsto una conclusione del percorso scolastico a 18 anni di età, mediante una rimodulazione dei percorsi del ciclo primario, ma che tale proposta venne osteggiata pesantemente dalle parti sociali e dai docenti, preoccupati, soprattutto, per la ricaduta sulla formazione e sull’occupazione.  

Va inoltre detto che, in Italia, è ancora poco praticata, pur esistendo la possibilità per gli studenti particolarmente dotati, la strada dell’abbreviazione dei percorsi quinquennali mediante anticipo di un anno dell’esame di Stato. È una strada che risponde al principio della personalizzazione dei percorsi di apprendimento e che richiama le scuole di ogni ordine e grado a dare risposte diversificate alla varietà dei bisogni formativi.

Errate interpretazioni

È vero, i percorsi quadriennali potrebbero rappresentare una via di uscita abbreviata per studenti particolarmente dotati come alcuni blasonati licei hanno più o meno implicitamente fatto intendere. Tale visione sfugge però al dettato costituzionale creando, di fatto, una situazione di vantaggio solo per alcuni.

Va anche messo in evidenza che non sono concettualmente giustificate le nuove possibilità di adesione da parte degli iscritti all’istruzione tecnica e professionale (ammessi dal 2023-2024), che potrebbero già fin d’ora optare per il sistema delle passerelle con la formazione professionale che si concludono con il diploma quadriennale (EQF liv. IV).  

Occorre avere il coraggio e l’onestà intellettuale di ricondurre questa sperimentazione nell’alveo che le compete, cioè: una semplice modalità per innovare attraverso la concreta attuazione di nuove idee organizzative e di nuovi modelli curriculari. È la strada auspicata da molti, anche se non appare percorribile senza un substrato istituzionale (ministeriale) che legittimi i cambiamenti ordinamentali, in quanto non realizzabili nel solo nome dell’autonomia scolastica.

Ogni altra visione, interpretazione e strumentalizzazione, anche ai fini dell’incremento delle iscrizioni, sfuggirebbe si principi della scuola pubblica, laica, pluralista e soprattutto “aperta a tutti”, ovviamente ciò vale anche per le classi sperimentali quadriennali.

ALLEGATO B – RIPARTO CLASSI PERCORSI QUADRIENNALI SPERIMENTALI
AVVISO PROT. 2451 DEL 7 DICEMBRE 2021

REGIONIIIS STATALIIIS PARITARITOTALESTUDENTI STATALISTUDENTI PARITARIETOTALE50% per scuole50% per studentiTotale classi sperimentali
Abruzzo1352115653.80067654.47611,2910,5822
Basilicata101110226.8156426.8797,385,2213
Calabria2823331586.0891.21987.30822,8016,9540
Campania6533671020288.13925.321313.46073,8460,87135
E. Romagna29956355192.0264.307196.33325,7038,1264
Friuli V.G.1211213346.9091.04247.9519,639,3119
Lazio445296741239.85814.261254.11953,6449,35103
Liguria1261614257.5472.09359.64010,2811,5822
Lombardia6433671010363.90832.731396.63973,1177,02150
Marche1534019369.2131.52770.74013,9713,7428
Molise4904912.800012.8003,552,496
Piemonte34558403165.2645.496170.76029,1733,1662
Puglia41028438186.7631.388188.15131,7136,5468
Sardegna1911820966.60850767.11515,1313,0328
Sicilia539192731213.6088.408222.01652,9243,1196
Toscana31649365158.8982.735161.63326,4231,3958
Umbria9189938.68824838.9367,177,5615
Veneto35492446196.6239.321205.94432,2939,9972
Totale  5.2531.6546.9072.463.556111.3442.574.9005005001.000
Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti aggiornamento 1° dicembre 2021

[1] Il Sole 24 Ore: “Maturità in 4 anni: dove è in vigore in Europa, In Italia farebbe risparmiare 1,4 miliardi”. Marzio Bartoloni, 8 agosto 2017.