Coding e didattica con il digitale

Le novità per un approccio integrato e trasversale

La Legge 29 dicembre 2021, n. 233 (che converte, corregge ed amplia il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, recante disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza) propone alcune novità interessanti per la scuola e il digitale nell’articolo 24bis, passato un po’ in secondo piano fra i pandori e i panettoni delle festività natalizie. È un articolo rilevante perché delinea tre fasi operative, riprendendo di fatto l’azione del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD). Analizziamole nel dettaglio, per come sono state declinate nei tre commi dell’articolo.

Sviluppo delle competenze digitali

Il primo comma dell’articolo 24 bis, introdotto nell’iter di conversione del Decreto, recita: Al fine di consentire l’attuazione della linea progettuale M4-C1 – Investimento «Nuove competenze e nuovi linguaggi» del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per favorire e migliorare l’apprendimento e le competenze digitali, a decorrere dall’anno scolastico 2022/2023 e per un triennio, il Piano nazionale di formazione dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado… individua, tra le priorità nazionali, l’approccio agli apprendimenti della programmazione informatica (coding) e della didattica digitale.

Questo significa che, senza ulteriori oneri rispetto a quelli già previsti per la formazione docenti, il coding e la didattica con il digitale vengono indicati prioritari nelle competenze professionali di tutti i docenti a partire dal prossimo anno scolastico. Non è la prima volta che il legislatore circoscrive questa priorità, è importante tuttavia una decisa e chiara riproposizione di questi obiettivi, con una attenzione particolare al coding e alla didattica con il digitale, che comprende necessariamente metodologie e strumenti.

Nuovi Quadri di riferimento

L’investimento 2.1 del PNRR promuove lo sviluppo delle competenze digitali del personale scolastico per favorire un approccio accessibile, inclusivo e intelligente all’educazione digitale.

Coerentemente con questa visione, il comma successivo dell’articolo in analisi pone l’attenzione sulla necessità di aggiornare i Quadri di riferimento nazionali del primo e del secondo ciclo, per una riformulazione dei curricoli ed una progettazione più efficace per lo sviluppo delle competenze digitali e l’utilizzo consapevole ed efficace degli strumenti e della rete: Entro il termine dell’anno scolastico 2024/2025, con decreto del Ministro dell’istruzione sono integrati, ove non già previsti, gli obiettivi specifici di apprendimento e i traguardi di competenza delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida vigenti per le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione.

La necessità di armonizzazione

Viene indicato l’anno scolastico 2024/2025 come data limite per l’aggiornamento delle Indicazioni nazionali per il primo ciclo e delle Indicazioni e le Linee guida per l’istruzione di secondo grado, relativamente alle competenze digitali (comprendendo, appunto, in queste anche il pensiero computazionale e il coding).

Rispetto a questo specifico punto, sempre il PNRR nell’investimento 2.1 definisce come framework di riferimento i due documenti europei del DigComp 2.1 e del DigComp Edu. Questo lavoro di aggiornamento previsto deve necessariamente tenere i due documenti europei come riferimento fondamentale, armonizzandoli con la legge 92/2019[1] sull’educazione civica e i nuovi scenari del 2018[2], che avevano già costituito un primo importante aggiornamento delle Indicazioni del 2012 dopo il PNSD del 2015.

La centralità della programmazione informatica (coding)

L’intervento normativo procede, con il terzo comma dell’articolo 24bis, mirando a dare seguito a quanto previsto nel PNRR con riguardo all’investimento 3.1 «Nuove competenze e nuovi linguaggi», sempre nell’ambito della Missione 4, Componente 1 (“Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università”): A decorrere dall’anno scolastico 2025/2026, nelle scuole di ogni ordine e grado si persegue lo sviluppo delle competenze digitali, anche favorendo gli apprendimenti della programmazione informatica (coding), nell’ambito degli insegnamenti esistenti, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Nella ratio del 24bis, solamente dopo la formazione docenti e l’aggiornamento delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida in relazione alle nuove competenze digitali si può cominciare a perseguire lo sviluppo delle competenze digitali (coding compreso) nell’ambito degli insegnamenti esistenti.

Qual è la vera ratio?

Se la ratio della disposizione normativa, da un punto di vista consequenziale, può apparire corretta, quello che desta qualche interrogativo è il fatto che già dal 2015, con il Piano Nazionale Scuola Digitale la scuola italiana stia sperimentando questa direzione con investimenti cospicui e formazione. Si presume allora che il legislatore si riferisca principalmente all’estensione del coding in tutti gli ordini di scuola, fino ad oggi sperimentato senza vincoli e in modo libero e autonomo soprattutto nella primaria. Questo certamente necessita di una pianificazione attenta e funzionale ai livelli di apprendimento degli alunni, che tenga conto di una gradualità ed anche di contenuti e strumenti specifici. D’altronde questo investimento vuole dichiaratamente promuovere l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione. Il coding e la programmazione informatica vanno inseriti in questo scenario, come evidenziato nella relazione tecnica del Governo in cui è esplicitato “che le abilità e le competenze digitali si fondano su una forte base quantitativa e richiedono una conoscenza dei software per la scrittura, il calcolo e l’impiego delle applicazioni che riguardano tutti i campi disciplinari, dall’arte alla scienza. Una forte base STEM è ritenuta propedeutica alla conoscenza più applicativa degli strumenti per il digitale e, conseguentemente, si ritiene fondamentale arricchire la scuola primaria e secondaria di corsi a base quantitativa, con relative esemplificazioni sugli strumenti digitali”.

Ripensare la trasversalità del digitale

L’attenzione alle competenze digitali è centrale e prioritaria e tocca trasversalmente ogni ambito disciplinare, integrandosi in modo sostanziale con tutti i linguaggi. La sfida è portare nell’insegnamento questa integrazione, quella che viviamo più o meno consapevolmente nel nostro quotidiano connesso, nel nostro “onlife”, citando il filosofo Luciano Floridi.

Il lavoro di integrazione con gli obiettivi disciplinari e con le altre competenze sociali, emotive, imprenditoriali è la sfida vera per gli insegnanti sia a livello metodologico sia progettuale. Dobbiamo imparare a progettare efficacemente in modo integrato e a sviluppare in modo strutturale percorsi di apprendimento che abbiano nella trasversalità la loro caratteristica prevalente.

Una nuova prospettiva integrata e trasversale

L’articolo 24bis, che qui abbiamo analizzato, appare quasi senza contesto, sia nella formulazione complessiva della Legge che nella apparente dimenticanza di quanto svolto nella scuola dal 2015 e già prescritto a livello normativo. Non dispone per altro di nuovi finanziamenti, ribadisce alcuni principi cardine già inseriti nel PNSD e nella Legge 107/2015. Cosa aggiunge, quindi, di nuovo? Il fatto che tiene insieme formazione, aggiornamento delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida e sviluppo della didattica, come stimolo alla riflessione e allo sviluppo di una nuova progettazione.

Parlare di didattica digitale e di competenze digitali, ancorandole ai Quadri di riferimento per gli apprendimenti è la prospettiva giusta, quella di cui si ha bisogno.

Coding per tutte le età

Ancora, nuova è la centralità del coding e del linguaggio di programmazione; fino ad oggi la programmazione a blocchi e/o i linguaggi di programmazione sono stati riservati prevalentemente alla scuola primaria e alle scuole secondarie di secondo grado di informatica, elettronica e meccatronica, in modi chiaramente differenti a seconda dell’età degli alunni e della valenza dei curricoli dei singoli istituti. Oggi sul coding si può aprire una seria riflessione che parta dal computational tinkering[3] e arrivi al computational thinking[4], in un percorso verticale, curricolare che attraversi tutte le età in una gradualità di sviluppo omogenea e rispettosa dei tempi di apprendimento. È un obiettivo sempre più necessario per crescere cittadini più competenti e capaci di vivere la complessità del mondo, che richiede creatività e tanta capacità di risolvere i problemi.

Come si potrà calare questo linguaggio nei percorsi liceali? Con quali modalità organizzative e didattiche? Con quali contenuti? In quali discipline? È l’interessante sfida su cui ci confronteremo e lavoreremo nel prossimo triennio.


[1] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/08/21/19G00105/sg

[2] http://www.indicazioninazionali.it/wp-content/uploads/2018/08/Indicazioni-nazionali-e-nuovi-scenari.pdf

[3] Fare tinkering significa “pensare con le mani” e “imparare facendo”. Il tinkering è una modalità di apprendimento informale, che può essere impiegata anche in contesto formali, che mette al centro gli alunni come protagonisti del processo di apprendimento. L’approccio si basa su creatività, sperimentazione, interazione diretta con materiali e strumenti differenti.

[4] Il pensiero computazionale (computational thinking) è un insieme di processi e tecniche per analizzare un problema e formulare una soluzione che qualsiasi persona o anche una macchina possa eseguire.