Riconquistare gli spazi del sapere geografico

Una nuova commissione nazionale per rilanciare lo studio della Geografia

È stata istituita di recente dal Ministro Bianchi la “Commissione per la conoscenza e lo studio della Geografia nella scuola”. Come indicato nel sito del Ministero dell’Istruzione[1] tale Commissione ha come obiettivo quello di “rilanciare lo studio di questa disciplina e fornire alle nuove generazioni gli strumenti per generare nuovi modelli di sviluppo, come previsto dagli obiettivi di sviluppo sostenibili fissati dall’Agenda 2030 dell’ONU.” Tramite un report periodico gli esperti facenti parte della Commissione illustreranno lo stato della Geografia a livello di studio e di conoscenza nella scuola.

I compiti della Commissione

Come indicato nel documento del Ministero gli esperti potranno anche elaborare delle proposte in merito:

  • Alla formazione iniziale ed in servizio dei docenti di geografia.
  • All’elaborazione del PTOF nelle scuole che tenga in particolare considerazione aree del sapere legate allo sviluppo sostenibile così come vengono descritte nei quattro pilastri nel piano RiGenerazione Scuola[2]: Rigenerazione dei saperi, Rigenerazione dei comportamenti, Rigenerazione delle infrastrutture e Rigenerazione delle opportunità.
  • Alla valorizzazione dell’apprendimento della Geografia fuori dalle mura scolastiche.
  • Al monitoraggio delle buone pratiche internazionali.
  • All’utilizzo di nuovi strumenti didattici.
  • Alla Promozione dell’alfabetizzazione geografica per la solidarietà, l’inclusione, la lotta contro le disuguaglianze.

È positiva l’attenzione per la Geografia

L’attenzione e l’impegno che hanno determinato la nascita della Commissione per la Geografia rappresenta un’azione del tutto nuova e positiva. Il diretto riconoscimento del ruolo che poi viene dato alla disciplina a livello formativo-educativo, per comprendere fenomeni territoriali, sociali, economici e geopolitici – che nella realtà si presentano sempre più vasti e complessi – è senza dubbio un elemento che va nell’ottica del miglioramento del curricolo di scuola. È una testimonianza anche della valenza etica della Geografia, capace cioè di sviluppare una coscienza ambientale, sociale ed economica nelle giovani generazioni, basata su comportamenti inclusivi, morali e virtuosi. Tale scelta convalida e rinforza anche la sua importanza basilare come disciplina “di alfabetizzazione”.

Un’ora sola ti vorrei…

Però al di là di tali considerazioni rimangono alcune perplessità strutturali. In particolare una questione del tutto aperta che è fondamentale per il rilancio della Geografia è la seguente: è possibile effettivamente rivalutare l’importanza di questa disciplina senza modificarne il quadro orario che l’ha vista negli ultimi anni tanto e troppo penalizzata?

È sufficiente osservare il tempo dedicato alla Geografia negli istituti secondari di secondo grado per comprendere tale problematicità. Nel corso del tempo abbiamo visto diminuire drasticamente, se non annullare del tutto, le ore di insegnamento. Inoltre, laddove esisteva una disciplina professionalizzante insegnata nel triennio (vedi la Geografia Economica negli ex istituti commerciali IGEA) c’è stata una contrazione nel numero di ore e una concentrazione esclusiva nel biennio negli attuali istituti tecnici ad indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing. Un’altra considerazione da fare riguarda la valenza didattica della introduzione/reintroduzione parziale della geografia compiuta in seguito di tali tagli. Per tentare di arginare il danno culturale, in alcuni indirizzi tecnico-professionali, è stata reintrodotta una sola ora settimanale di insegnamento della geografia, da inserire o nel primo o nel secondo anno del biennio.

La domanda ovvia è se con una sola ora settimanale nel biennio sia possibile raggiungere obbiettivi educativo-comportamentali solidi che permangano come comportamenti stabili.

I problemi della discontinuità nell’apprendimento

Nella realtà dei fatti se l’ora di lezione è rigorosamente settimanale e la si estende tout court longitudinalmente per l’intero anno scolastico, l’insegnamento di tale disciplina diventa troppo “dilatato” nel tempo con il rischio che non ci sia una ricaduta reale sull’apprendimento. È sufficiente, infatti, che ci sia la concomitanza con un’assemblea degli studenti, con una festa o una qualsiasi altra evenienza del tutto occasionale perché si interrompa la continuità didattica. Un insegnamento a singhiozzi può incidere sia sulla relazione educativa con gli studenti, sia sull’acquisizione dei saperi determinando un apprendimento del tutto parziale e approssimato. Sicuramente, con tale modalità sarà molto difficile, se non impossibile, formare coscienze etiche basate “sulla solidarietà, sull’inclusione e la lotta contro le disuguaglianze”. Per modificare comportamenti e atteggiamenti sono necessari tempi non solo più lunghi, ma anche continui e costanti.

Un approccio modulare per l’insegnamento della geografia

Per ovviare a tale problematicità una soluzione ottimale è quella di aggiungere almeno un’altra ora di lezione, ma tale auspicio difficilmente potrà avverarsi. Una soluzione realistica intermedia è quella di un insegnamento modulare. Il monte ore di tutto l’anno scolastico che ammonta a 33 ore settimanali potrebbe essere concentrato esclusivamente in un quadrimestre (tendenzialmente con due ore settimanali). In questo modo anche il carico di lavoro per gli studenti risulterebbe meno gravoso in quanto nel successivo quadrimestre ci sarebbe una disciplina in meno su cui concentrare lo studio. È un modello che potrebbe funzionare bene se accompagnato da uno sfondo integratore ben preciso e ben progettato (l’Agenda 2030 può essere un esempio) su cui basare le diverse attività didattiche. Se si opta per un approccio modulare diventa più facile che i docenti avvertano l’utilità di ampliare ulteriormente l’orario con moduli di potenziamento grazie alle quote di autonomia e flessibilità dei curricoli che le scuole possono garantire.

Un’esperienza nell’istituto Bramante-Genga di Pesaro

Nel secondo anno del biennio dell’indirizzo tecnologico Costruzioni, Ambiente e Territorio (CAT) dell’ITET Bramante-Genga di Pesaro sono stati adottati due moduli di geografia. Nel primo quadrimestre il modulo di due ore settimanali va a coprire il piano di studi tradizionale, nel secondo quadrimestre viene invece introdotto un modulo ex-novo, sempre di due ore, di potenziamento GIS (Geographical information System – Sistemi informativi territoriali). Quest’ultimo è basato su un approccio esclusivamente laboratoriale (laboratorio informatico) utilizzando il software open source gratuito QuantumGis (QGIS).

Il modulo di potenziamento si è tradotto, in buona parte, nell’applicazione laboratoriale-pratica di quanto era stato svolto nel modulo del primo quadrimestre. Per il docente ha rappresentato anche un’attività di analisi e di pianificazione geografico-territoriale del tutto nuova. Questo modulo di potenziamento può essere considerato un precursore delle discipline tecniche del triennio con particolare riguardo alla topografia.

Le attività innovative realizzate

Le attività svolte in laboratorio hanno previsto ricerche, analisi e modellazioni geo-cartografiche digitali che hanno riguardato le mappe catastali, l’analisi del PAI (Piano di assetto idrogeologico) della Regione Marche e altre attività come la creazione di Atlanti digitali e mappe navigabili in 3d da pubblicare sul web o stampabili con stampante 3d. 

Una particolare attività di estrema attualità è stata dedicata all’ uso del GIS per contrastare le epidemie, riproponendo il lavoro svolto dal Dottore John Snow – considerato il “padre” dell’epidemiologia – che applicò il metodo geografico per debellare il colera scoppiato a Londra nella metà del XIX secolo.

L’importanza del GIS è ampiamente riconosciuta, esiste anche la possibilità di prendere la Patente Europea ICDL GIS[3]. Il potenziamento svolto nell’ITET Bramante-Genga può considerarsi almeno nella parte laboratoriale pratica di conoscenza di un software GIS propedeutico per l’acquisizione di tale certificazione.

Attualmente si sta progettando un altro modulo teorico-pratico invece per l’indirizzo Amministrazione-Finanza-Marketing sul Geomarketing.

La vendetta della geografia

“La Vendetta della Geografia. Ciò che le mappe ci dicono sui prossimi conflitti e la battaglia contro il fato”[4]: è un libro scritto nel 2009 da Robert D. Kaplan[5]. Ciò che l’autore mette in evidenza è che tra i tanti fattori destabilizzanti delle società umane – come lo scontro tra ideologie e religioni – ci sia da sempre la geografia. Essa rappresenta uno dei più importanti condizionamenti in grado di influenzare gli eventi mondiali e i relativi conflitti. Tale realtà purtroppo la stiamo vivendo ora nella contemporaneità rappresentata dalla guerra tra Russia e Ucraina. La globalizzazione riflessa nell’età d’oro dei commerci in un unico mercato senza barriere, ha nella realtà fiaccato gli Stati anche a livello di coscienza morale. Essi senza porsi tante domande nel nome di una Realpolitik hanno creduto di potere fare affari con chiunque senza conseguenze, creando interdipendenze economiche sempre più spinte e distanti dal punto di vista geografico, politico ed etico. Molti Stati si trovano proiettati ora improvvisamente e del tutto impreparati in una realtà nuova che presenta vecchi conti da pagare. Allo scoppio dell’attuale conflitto molti Paesi si sono resi conto di essere più deboli rispetto a ciò che i propri economisti sostenevano. È sufficiente pensare al problema energetico che è un potenziale agente di destabilizzazione non solo economica, ma anche di tenuta sociale se non democratica. L’autore nel libro parla di zone “frantumate dell’Eurasia” (con una lunga parte descrittiva sull’Ucraina e la sua storia) foriere di futuri conflitti. Tali frammentazioni rappresentano delle polveriere pronte in ogni momento a prendere fuoco. Ulteriori conflitti secondo lo scrittore potrebbero interessare il sub-continente Indiano, la Turchia, l’Iran, la Cina, il Medio Oriente e ancora la Russia.

L’autore alla fine si raccomanda di aggiornare il pensiero geografico in modo da prevenire tali conflitti e non cadere vittime della “vendetta della Geografia”. Per uno strano gioco del destino l’anno 2009 in cui è stato scritto il libro è lo stesso in cui c’è stata la riforma della scuola italiana più penalizzante per l’insegnamento della Geografia.


[1] Il link di riferimento è il seguente: https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-il-ministro-patrizio-bianchi-istituisce-commissione-per-lo-studio-della-geografia

[2] Si veda in merito il seguente link: https://www.istruzione.it/ri-generazione-scuola/

[3] Per ulteriori notizie sull’ ICDL GIS si veda il seguente link: https://www.icdl.it/icdl-gis

[4] The Revenge of Geography: What the Map Tells Us About Coming Conflicts and the Battle Against Fate. Il link per poterne leggere un estratto (in lingua inglese): https://www.amazon.it/Revenge-geography-Kaplan/dp/0812982223

[5] Per notizie biografiche si veda il seguente articolo di Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Robert_D._Kaplan.   Il sito dell’autore è il seguente: https://robertdkaplan.com/