Dall’accoglienza all’aula

Come rendere operative le indicazioni del Ministero

Mentre il conflitto non accenna a diminuire di intensità e i tempi di una pace stabile e definitiva si allontanano di giorno in giorno, aumenta il nostro impegno ad accogliere, nel sistema scolastico italiano, i profughi ucraini non solo attraverso le dovute forme di ospitalità ma offrendo percorsi di conoscenza, a partire dalla lingua italiana.

Il numero degli studenti ucraini sta aumentando progressivamente

“Scuola7” ha affrontato fin dall’inizio del conflitto questa tematica, con diversi contributi[1]. Nel frattempo il numero degli studenti ucraini nelle nostre scuole ha superato le 16.000 unità. Lo ha dichiarato il Ministro Patrizio Bianchi in un’intervista del 22 aprile scorso.

Dopo le iniziali note istituzionali[2], da viale Trastevere è stata emanata una ulteriore circolare volta a fornire “indicazioni più operative”[3] per la gestione dell’accoglienza dei profughi in età scolare, con modalità per coordinare le richieste di iscrizioni, puntualizzando i criteri di validità dell’anno scolastico, dando suggerimenti per la realizzazione di un piano didattico personalizzato, oltre a fornire (siamo ancora in tempo di emergenza Covid) le immancabili indicazioni sulle vaccinazioni e, più in generale, sulle azioni di carattere sanitario.

Sul fronte delle risorse finanziarie, le note di assegnazione delle risorse alle scuole per l’attivazione di servizi professionali per l’assistenza e il supporto psicologico (ex art. 697, comma 1, legge 234/2021) specificano come i suddetti fondi possano essere utilizzati “per fornire assistenza psicologica anche agli studenti e alle famiglie ucraini il cui disagio connesso all’emergenza epidemiologica è stato pesantemente aggravato dagli eventi bellici patiti”.

L’offerta formativa del Ministero

Accanto alle indicazioni operative, il Ministero ha realizzato sul sito istituzionale una area dedicata all’“Emergenza educativa ucraina”[4] suddivisa in 4 sezioni: documenti del Ministero; materiali per l’accoglienza e l’apprendimento; racconti; notizie.

Si tratta di una mole ingente di materiali (abbiamo contato oltre 40 link) indubbiamente assai utili per comprendere lo scenario complessivo in cui occorre muoversi in questa difficile fase di accoglienza degli alunni ucraini nelle scuole italiane.

Particolarmente interessante è la sezione “Materiali per l’accoglienza”, sebbene anche qui l’offerta assai consistente potrebbe, ad un primo impatto, scoraggiare la ricerca e l’approfondimento delle questioni più direttamente legate alla didattica.

Ad esempio il link “Compendio di pratiche sull’istruzione inclusiva e le pratiche di cittadinanza” rimanda al sito School Education Gateway che offre “Orientamenti politici a sostegno dell’inclusione dei rifugiati ucraini nell’istruzione: considerazioni, principi chiave e pratiche”[5].

Servirebbe una formazione mirata

Da una prima lettura dei materiali di studio inseriti nella sezione, appare evidente la necessità di un ulteriore lavoro di approfondimento attraverso una formazione mirata che andrebbe rapidamente pensata e coordinata almeno a livello di Uffici scolastici regionali. Ciò appare necessario ad evitare che l’accoglienza e l’inserimento dei ragazzi ucraini sia sostenuta solo da un approccio emotivo. È necessaria una riflessione organica soprattutto sul piano didattico e metodologico. Il continuo afflusso di studenti e la scarsa esperienza di molte istituzioni scolastiche (alcune delle quali non hanno nel loro bacino di utenza tradizionale alunni stranieri o docenti esperti in italiano L2) causano serie difficoltà nel costruire un approccio didattico efficace solo con le risorse professionali a disposizione.

La necessità di una programmazione territoriale

In questo senso risalta con maggiore evidenza quanto riportato negli “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunne e alunni provenienti da contesti migratori”, recentemente emanati dal Ministero dell’Istruzione[6]: “È compito degli Uffici scolastici regionali (e degli Uffici per l’ambito territoriale) promuovere, anche attraverso patti educativi tra scuole ed enti locali competenti, azioni mirate e coordinate per regolare le iscrizioni e le modalità di inserimento di alunni provenienti da contesti migratori. Una programmazione tanto più necessaria nei contesti a forte processo migratorio e in presenza di richieste di iscrizione in corso d’anno. Gli Uffici scolastici regionali possono programmare gli organici dei docenti sulla base di una previsione dei nuovi arrivi, anche tramite monitoraggi dei ricongiungimenti familiari, in collaborazione con lo Sportello Unico della Prefettura. Questa valutazione consentirebbe di assegnare un maggior numero di insegnanti e di formare classi meno numerose, agli istituti con alte percentuali di alunni neoarrivati e che si trovano in contesti di complessità sociale. Le Scuole Polo, scelte dagli Uffici scolastici regionali nei contesti ad alta intensità di alunni con origine migratoria, possono monitorare e orientare in modo equilibrato il flusso delle iscrizioni in relazione alla capienza e alle possibilità degli istituti (pag. 26)”.

Una scuola Polo che se ne faccia carico

Appare opportuno, quindi, il suggerimento contenuto nell’ultima nota ministeriale del 14 aprile di individuare una scuola polo che si faccia carico del coordinamento delle azioni di inserimento di questi studenti. Ancor più appare necessario un minimo di formazione condivisa rivolta ai docenti più direttamente coinvolti. Non si tratta infatti di curare solo la distribuzione dei profughi sul territorio, ma di definire dei protocolli e delle azioni rapide ed efficaci per un loro adeguato inserimento nelle scuole italiane. Insieme all’obiettivo dell’apprendimento della lingua italiana, c’è la necessità del coordinamento fra le lezioni che, da remoto, si tengono in patria, e quelle che si svolgono in presenza nelle nostre comunità scolastiche.

Molte e differenti sono le condizioni di questi potenziali studenti: vi sono gruppi di famiglie stabili, minori accompagnati da parenti più o meno prossimi, minori che vivevano già in comunità che si sono ricostituite poi in Italia e, naturalmente, minori non accompagnati.

La professionalità dei docenti di italiano L2 e il ruolo dei CPIA

Nella concretezza del lavoro d’aula, le scuole che intendono accogliere gli studenti ucraini devono poter contare su mediatori linguistici e culturali preparati e disponibili (nel reclutamento dei quali possono essere utilizzati i fondi dedicati).  Si potrebbe far ricorso a professionalità specifiche quali, per esempio, gli insegnanti della classe di concorso A-23 (Lingua italiana per discenti di lingua straniera alloglotti), presenti prevalentemente in tutti i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA).

È probabile che l’emergenza ucraina susciti una consapevolezza nel decisore politico tale da permettere un’assegnazione più diffusa di questi profili professionali nell’organico dell’autonomia delle istituzioni scolastiche che accolgono alunni provenienti da situazioni e contesti migratori[7].

Docenti di italiano L2 e il ruolo dei CPIA

Intanto una prima soluzione potrebbe essere quella di consolidare le connessioni e gli scambi professionali fra i CPIA e le scuole di primo e secondo grado del territorio, anche facendo ricorso ad un ampliamento della rete dei servizi istituzionalmente offerti dai Centri provinciali per gli adulti. Questa ipotesi consentirebbe di mettere a disposizione delle scuole l’esperienza già maturata nei CPIA di accoglienza, di posizionamento linguistico e di avviamento ad una educazione alla cittadinanza.  Tale esperienza potrebbe essere trasfusa nelle nuove situazioni. Mettere a disposizione la professionalità dei docenti di A-23, anche attraverso una breve formazione, nonché gli strumenti usualmente utilizzati nei percorsi di Alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana (AALI), può facilitare il superamento delle criticità didattiche che necessariamente si incontrano dovendo insegnare a studenti stranieri (ucraini), diversi per storie scolastiche e personali e che utilizzano ovviamente un alfabeto diverso.

Una esperienza in atto

Una esperienza di collaborazione fra una scuola secondaria di primo grado e un CPIA nel coordinare l’accoglienza e la frequenza di discenti ucraini è quella che si sta svolgendo in provincia di Palermo a Termini Imerese, fra l’Istituto comprensivo “Paolo Balsamo” e il CPIA Palermo 2, con un gruppo di profughi di età compresa fra i 52 e i 12 anni. Si tratta di una sfida pedagogica e organizzativa del tutto nuova che interpella le comunità professionali nella loro dimensione di ricerca e innovazione didattica che sicuramente continuerà ad impegnare la scuola italiana nei prossimi mesi. Sarebbe auspicabile che pratiche come questa appena richiamata vengano poi raccolte e messe a disposizione di tutte le comunità scolastiche per riuscire a realizzare un contesto di accoglienza e di conoscenza consapevole ed efficace.


[1] Fra tutti gli articoli, vedi anche Domenico Ciccone “L’emergenza educativa per la guerra in Ucraina”.

[2] La nota prot. 381 del 4 marzo 2022 e la prot. 576 del 24 marzo 2022.

[3] Si tratta della nota prot. 781 del 14 aprile 2022.

[4] https://www.istruzione.it/emergenza-educativa-ucraina/index.html

[5] Offre una serie di suggerimenti per un approccio politico globale, che combina elementi limitati in sette aree: (1) Accoglienza e ammissione, (2) Preparare gli istituti di istruzione e il personale educativo per includere i bambini rifugiati, (3) Preparare i sistemi educativi per includere l’ucraino insegnanti e personale dell’educazione e cura della prima infanzia (ECEC) (4) Attività mirate che facilitano l’inclusione dei bambini rifugiati nell’istruzione (5) Raggiungere le famiglie e le comunità dei rifugiati (6) Misure a lungo termine per promuovere l’istruzione inclusiva (7) Misure pertinenti per ECEC in particolare, come informazioni e sostegno finanziario per l’accesso all’ECEC.

[6] Ne abbiamo parlato nel numero 277 del 27 marzo 2022 di Scuola7.

[7] “È altresì compito degli Uffici scolastici regionali incentivare un’adeguata dotazione di organico a quegli istituti scolastici che hanno inserito nel proprio Piano dell’Offerta Formativa i laboratori di italiano L2”. Orientamenti, p. 29.