Educazione civica, ci vuole una strategia comune

La Risoluzione del Parlamento Europeo del 6 aprile 2022

La Risoluzione del Parlamento Europeo sull’attuazione di “misure per l’insegnamento dell’educazione civica”[1], rivolta alla Commissione Europea e al Consiglio, assume un’importanza  particolare a partire da due evidenze: la sua data di approvazione, perché siamo in pieno svolgimento del conflitto russo-ucraino; l’unanimità[2] dei voti dei rappresentanti eletti, perché l’emergenza produce una presa in carico trasversale delle preoccupazioni e delle volontà che sottendono le raccomandazioni contenute nel documento.

Per una definizione condivisa di Educazione civica

Il lavoro iniziato dal Consiglio d’Europa per la definizione del “Quadro di riferimento delle competenze per una cultura della democrazia” va implementato con azioni puntuali, obiettivi dichiarati e misurabili posti dagli organismi comunitari. Il Parlamento parte dunque da un punto dirimente: non ci sono risultati attesi sulla costruzione progressiva del profilo della cittadinanza europea, perché non ci sono state politiche comuni basate su una definizione condivisa del significato di educazione civica.

Le considerazioni

Ripercorrendo la struttura del Documento, si possono isolare alcuni degli elementi ritenuti basilari per la definizione di una strategia comune, che deve trovare immediata rispondenza già all’interno dello Spazio Europeo dell’Istruzione 2025.

  • La centralità dell’istruzione nell’ottica dell’apprendimento permanente non può e non deve essere collegata al solo problema dell’occupazione.
  • Le sfide sistemiche affrontate dal Green Deal europeo per contrastare i cambiamenti climatici[3] impongono un ampliamento del concetto di educazione civica: un comportamento civico esprime responsabilità nei confronti del contesto sociale della propria comunità locale, nazionale e sovranazionale; nei confronti della salute dell’intero pianeta; quando sa rilevare opportunità e minacce dell’universo digitale[4].
  • Il divario intergenerazionale crescente richiede un supplemento di conoscenze storiche e in particolare della storia dell’Europa. Non può esserci una cittadinanza europea svincolata dalla conoscenza della sua storia e soprattutto dalla conoscenza delle sue istituzioni e delle loro funzioni.
  • Di fronte a società sempre più eterogenee e all’esigenza di saper vivere e lavorare in tutto il mondo, l’approccio multidimensionale e interdisciplinare dell’insegnamento dell’Educazione Civica (EC) favorisce il rispetto delle diversità culturali, il rifiuto delle discriminazioni nei confronti delle donne, delle persone LGBTIQ e delle minoranze.
  • L’insegnamento dell’EC postula l’adozione di metodologie attive tipiche di una pedagogia partecipativa[5], capaci di favorire l’inclusione e la motivazione dei giovani, in particolare di quelli in situazione di marginalità e di devianza. Con lo stesso obiettivo, l’insegnamento dell’EC non può limitarsi ai soli percorsi formali di istruzione, ma deve investire gli apprendimenti non formali e informali acquisiti in tutti i campi di esercizio della cittadinanza, affidati normalmente alle associazioni di volontariato, alle ONG e al Volontariato Europeo.

Un deficit di identità da contrastare

La mancanza di una definizione comune di EC, secondo il Parlamento Europeo, ha prodotto uno “stato dell’arte” che mostra con chiarezza la disomogeneità tra sistemi educativi per organizzazione, per contenuti curricolari, per metodologie di insegnamento e di valutazione[6]. Questa disomogeneità non aiuta, in momenti di crisi come quella attuale, in cui le politiche di coesione possono vacillare, a valorizzare un’identità comune europea, richiamata come comune appartenenza a società e a Stati democratici. Se questo è vero, in particolar modo non ha aiutato (e non aiuta) quella che il Parlamento definisce “la politicizzazione” dell’EC, che ha prodotto frequenti rivisitazioni e riorientamenti del suo insegnamento.

L’identità comune europea resta un obiettivo ancora da costruire ed è inaccettabile che nella terza strategia decennale, si chiami Spazio Europeo dell’istruzione, Green Deal Europeo o Europa 2030, non trovino spazio indicatori e obiettivi specifici relativi all’insegnamento dell’EC.

Le sottolineature

L’insegnamento di EC non può essere riservato agli studenti delle scuole secondarie, ma è necessario che sia presente in tutti gli ordini di scuola fin dalla prima infanzia.

Per il Parlamento sono da eliminare i divari consistenti tra sistemi educativi relativamente a “le ore totali dedicate alla materia, i contenuti e le metodologie”. Nel Documento si osserva che un insegnamento così importante deve disporre di “valutazioni strutturate, obiettivi, orientamenti pedagogici o attività di formazione specifiche per gli insegnanti”. Si fa anche notare che, pur in presenza di tali elementi, vi è “un divario tra i programmi nazionali e la loro effettiva attuazione nelle scuole”.

Le Raccomandazioni alla Commissione Europea e al Consiglio

L’importanza assegnata al tema EC si traduce in un numero consistente di Raccomandazioni, ben sessantuno (61), che possono essere raggruppate, sacrificando diversi punti, in quattro macro temi rilevanti:

  1. contenuti privilegiati;
  2. formazione specifica degli insegnanti;
  3. predisposizione di un Quadro Comune di Riferimento;
  4. valutazione dell’impatto di una strategia comune.

1. Contenuti che non possono mancare

A sette anni di distanza dalla Dichiarazione di Parigi[7], nata sull’onda delle forti tensioni collegate agli attentati terroristici in Francia e Danimarca, quei motivi di allarme per l’assetto democratico europeo non sono stati eliminati. Non solo: l’Unione Europea ha visto aumentare le disuguaglianze e le povertà dei suoi cittadini, provocate dalla crisi sanitaria e da quella energetico alimentare causate dal conflitto russo ucraino.

Il Parlamento chiede, perciò, agli Stati membri di rafforzare nei curricula di EC tutte le dimensioni dell’UE come Unione di Stati democratici capaci di realizzare una società equa ed inclusiva:

  • curare le diversità linguistiche e culturali e tutelare le minoranze linguistiche (antidoto ai movimenti separatisti);
  • curare la partecipazione attiva alla vita civica e culturale di tutti i cittadini in particolare dei migranti, dei rifugiati, delle minoranze religiose;
  • far conoscere a tutti le cause storiche dei flussi migratori (antidoto ai respingimenti e alla mancanza di una politica comune di accoglienza).

2. La formazione specifica degli insegnanti

Il Parlamento invita la Commissione e gli Stati Membri a incoraggiare una formazione specifica per l’insegnamento dell’EC a vari livelli, attraverso:

  • la creazione di un modulo comune di formazione iniziale;
  • la promozione della formazione continua sui temi dell’EC rafforzata con programmi di mobilità e scambio di buone pratiche;
  • l’istituzione di un marchio di qualità di euro insegnante;
  • la promozione di un’Accademia degli insegnanti Erasmus+, dedicata proprio all’EC.

3. La predisposizione di un Quadro Comune di riferimento

Alla Commissione viene affidato il compito di elaborare un Quadro comune per le competenze in materia di educazione civica e la definizione di obiettivi per il 2030, destinato sia agli studenti sia agli insegnanti, che “includa le competenze multilingue e interculturali degli educatori e che tenga conto delle dimensioni locale, regionale, nazionale, europea e globale”. Si tratta di elaborare un prodotto analogo “al quadro europeo delle competenze digitali, al quadro europeo delle competenze imprenditoriali, al quadro europeo per la competenza chiave personale, sociale e la capacità di imparare a imparare, al quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità di recente istituzione, favorendo l’interconnessione tra tutti i quadri”.

È questa la raccomandazione n. 25, in cui le competenze in materia di educazione civica vengono indicate come interconnessioni dei quadri di competenze finora elaborati. Inoltre, il Quadro di riferimento delle competenze per una cultura democratica[8] del Consiglio d’Europa viene indicato come un’utile base per l’individuazione delle aree tematiche e per le competenze da valutare. Per il Parlamento, una strategia comune di insegnamento ha bisogno della definizione di indicatori e di obiettivi concreti (altro compito per la Commissione) che integrino quelli già presenti nello Spazio Europeo dell’Istruzione e oltre.

4. La valutazione dell’impatto di una strategia comune di insegnamento

Il Parlamento raccomanda l’istituzione di Unità dedicate all’Educazione Civica all’interno della Direzione Generale dell’Istruzione della Commissione Europea con il compito specifico di conoscere e valutare l’impatto sistemico delle azioni collegate agli obiettivi dell’insegnamento dell’EC e dell’adozione di una strategia comune.

Una strategia europea per l’EC, come auspicata e raccomandata dal Parlamento, ha necessità di promuovere anche un nuovo approccio dialogico e interculturale dell’insegnamento della storia europea. La conoscenza del lungo e difficile processo di integrazione tra Stati ha maggiori probabilità di produrre come effetto duraturo una cittadinanza europea, se si sperimentano il servizio civile europeo e il volontariato europeo.

Le nostre risposte

Il senso di una strategia comune sta proprio nella integrazione tra valori, simboli culturali e comportamenti concreti. Alla prossima Conferenza sul futuro dell’Europa è assegnato il difficile compito di fare una sintesi delle tante proposte-raccomandazioni.

Intanto il nostro Paese sembra aver già risposto, almeno a livello normativo, in modo esauriente sia alle considerazioni in Premessa alla Risoluzione che alle sottolineature riportate.

È stato avviato con una nota del 27 giugno 2022 (prot. n. 16706) un monitoraggio con l’obiettivo di rilevare le modalità che le Istituzioni scolastiche hanno adottato nell’introdurre l’insegnamento dell’Educazione civica. Le scuole potranno partecipare in forma volontaria, entro il 31 agosto 2022, attraverso la compilazione di un questionario disponibile nella pagina dedicata del sito del Ministero dell’Istruzione[9]. Anche questa iniziativa dovrebbe contribuire a comprendere come e se la normativa si sia tradotta effettivamente in buone pratiche di insegnamento-apprendimento.

È certo che la Risoluzione offre spunti notevoli per continuare a sperimentare soprattutto in tema di curricolo di EC e di formazione specifica degli insegnanti. Ma ancor più della Risoluzione è la realtà ad indicare un bisogno crescente di competenza civica.


[1] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2022-0114_IT.

[2] Una “risoluzione” può essere adottata solo se votata all’unanimità dai rappresentanti dei cittadini eletti nel Parlamento Europeo.

[3] Cfr. “Green Deal Europeo”, Comunicazione della Commissione Europea del 11 dicembre 2019, COM 2019 640 final.

[4] L’indagine del Progetto IEA International Civic and Citizenship Educacation Study (ICCS) del 2009, ripetuta nel 2016, si basava, ad esempio, su un Quadro di riferimento che individua 3 ambiti di competenza civica: quello relativo al contenuto, quello relativo agli aspetti affettivo-comportamentale; quello relativo ai processi cognitivi attivati.

[5] All’espressione “pedagogia partecipativa”, utilizzata nel documento, può essere attribuito il significato assegnato dal costruttivismo alla partecipazione del soggetto ai propri processi evolutivi, ma anche come contributo esperienziale del soggetto alla lettura e alla trasformazione del contesto.

[6] La Risoluzione cita il Report dell’Agenzia Euridyce del 2018 “L’educazione della cittadinanza a scuola in Europa”.

[7] Cfr. Dichiarazione dei Ministri dell’Educazione dell’UE del 17 marzo 2015 “Promuovere attraverso l’educazione la cittadinanza e i valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione”.

[8] Cfr. Scuola7 del 4 luglio 2022, Educazione civica e cultura della democrazia.

[9] https://www.istruzione.it/educazione_civica/