Service Learning e PON per la Scuola

L’Opuscolo dell’INDIRE

Lo scorso 13 luglio, sul sito dell’INDIRE, è apparsa una breve pubblicazione “La realizzazione di progetti relativi agli Avvisi del PON Per la Scuola 2014-2020 nello sviluppo di percorsi Service Learning” (d’ora in poi Opuscolo[1]). Si tratta di un monitoraggio sulla maturità di sviluppo dell’approccio del Service Learning (SL) raggiunto da alcune istituzioni che lo avevano precedentemente sperimentato, soprattutto in confronto a quanto realizzato con gli Avvisi del PON Per la Scuola competenze e ambienti per l’apprendimento. Programmazione 2014-2020 (FSE – FESR) (d’ora in poi PON Per la Scuola 2014-2020).

Le origini di una proposta pedagogica

Molte sono le definizioni presenti in letteratura del Service Learning: solo in lingua inglese ne sono state recensite 147[2].

Per motivi di sintesi, ci limitiamo a citare quella che compare nella versione inglese di Wikipedia: “il SL è «un approccio educativo che combina gli obiettivi di apprendimento con il servizio alla comunità al fine di realizzare un’esperienza di apprendimento pragmatica e progressiva, che si intreccia con i bisogni della società”.

Si tratta di una proposta pedagogica che trae le sue lontane e nobili origini da un lato nel teorico del learning by doing, J. Dewey, negli Stati Uniti d’America, e dall’altro nel padre della “pedagogia degli oppressi”, Paulo Freire, in America Latina.

America del Sud e America del Nord sono anche i luoghi in cui a partire dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso si è venuto diffondendo inizialmente il SL. E già a partire dal 1989, il National Youth Leadership Council, organizzazione nazionale senza scopo di lucro con sede a Saint Paul, nel Minnesota, celebra l’annuale National Service-Learning Conference, nel corso della quale studenti, insegnanti, formatori, ricercatori, genitori, amministratori e politici, di varia provenienza, realizzano centinaia di workshop, per illustrare e condividere con gli altri le esperienze compiute.

Nel corso della sua rapida crescita, il SL si è adattato alla diversità dei contesti sociali e culturali in cui si è inserito. Negli Stati Uniti, ad esempio, si è innestato nella forte tradizione di volontariato individuale, appoggiandosi ad una cultura che apprezza l’impegno dell’individuo e la sua capacità di affrontare e risolvere i problemi in prima persona. Nell’America Latina, invece, ha trovato sostegno nel grande valore attribuito tradizionalmente all’impegno sociale e alla collettività, arricchendosi dei contributi empirici da essi mutuati (prova ne è la molteplicità delle denominazioni: Civic Engagement education in Gran Bretagna; Aprendizaje y Servicio Solidario in America Latina e Spagna; Lerner durch Engagement Education in Germania; Service-Learning in USA, ecc…). Nonostante queste differenze, ha conservato un approccio metodologico sostanzialmente uniforme, basato su elementi fondanti comuni.

Il Service Learning in Italia

La duplice natura di Service (cittadinanza attiva, azioni solidali, impegno in favore della comunità) e Learning (sviluppo di competenze sociali e, soprattutto, disciplinari) trova anche in Italia importanti ascendenti pedagogici: il più significativo tra tutti è rappresentato dal modello della scuola di Barbiana, in cui un’educazione, che voleva essere equa ed inclusiva, incontrava la realtà, mettendo al centro del proprio interesse la persona umana con i suoi bisogni e la comunità sociale di cui essa è partecipe.

L’idea di una scuola che, integrata nel territorio e nella comunità di cui è parte, collabori attivamente alla rimozione degli ostacoli «di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (Cost., art. 3), ha cominciato così a diffondersi da noi a partire dai primi anni del nuovo secolo, dapprima in maniera più timida[3], e poi, dalla metà dello scorso decennio, con ritmi ben più intensi.

Nel 2018, in una pubblicazione curata dall’allora Capo Dipartimento Rosa De Pasquale, Una via italiana per il Service Learning, venivano individuati quattro riferimenti che aiutano a immaginare una larga adozione dell’approccio del SL nel nostro Paese, all’interno dell’impalcatura teorico-normativa su cui si basa la scuola italiana: la solida cultura inclusiva, affermatasi a partire dalla Legge n. 517/77; le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione del 2012, ed in particolare la finalità generale ad essa sottesa di formazione all’esercizio della cittadinanza attiva; la proposta dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ora PCTO) estesa a tutte le scuole secondarie di secondo grado; l’orientamento didattico focalizzato allo sviluppo delle competenze[4].

A questi quattro elementi si è venuta ad affiancare successivamente la Legge 92/2019 che, a partire da settembre 2020, ha introdotto nel primo e nel secondo ciclo di istruzione l’insegnamento trasversale dell’educazione civica.

Le sperimentazioni del Ministero dell’Istruzione

La proposta pedagogica del SL è stata, tuttavia, introdotta ufficialmente nelle scuole italiane nel novembre del 2016, quando il MIUR, con uno stanziamento di 550mila euro per la formazione di studenti e docenti, diede avvio ad una sperimentazione didattica, che, durata un anno, coinvolse settantatré scuole di tre regioni pilota: Calabria, Lombardia e Toscana. L’anno successivo, il Ministero stanziò altri 300mila euro per individuare, con selezione pubblica, tre istituzioni scolastiche del secondo ciclo, una al Nord, una al Centro e una al Sud, che costituissero ciascuna una rete di scuole per la sperimentazione e la promozione del SL su tutto il territorio italiano a partire dall’a.s. 2018/2019. Alle tre scuole polo si affiancarono poi altri 15 istituti scolastici capo-fila (in altrettante regioni) per organizzare attività di ricerca-azione sul SL e sostenerne ulteriormente la diffusione.

Dentro/fuori la scuola – Service Learning

Negli stessi anni il Movimento culturale Avanguardie educative (d’ora in poi AE)[5] che aveva avviato un radicale ripensamento di tempi, spazi e organizzazione della didattica in una società della conoscenza in continuo divenire, dava vita a “Dentro/fuori la scuola – Service Learning”, un’Idea, cui aderivano 133 scuole distribuite in tutto il Paese, che, sperimentando l’approccio pedagogico del SL, integravano la didattica con l’impegno a favore della comunità in cui la scuola era situata.

In questa ricerca-azione, il SL si configurava come una cornice metodologica entro la quale progettare e realizzare percorsi di apprendimento/servizio, che promuovessero una visione di scuola civica e aperta, in costante relazione con l’esterno, e l’acquisizione da parte dello studente di conoscenze, valori, abilità e atteggiamenti associati con l’impegno civico, nell’ambito di un apprendimento incentrato sulla figura del discente, inteso come strumento e fonte di conoscenza.

Le tappe della ricerca dell’Opuscolo

Il percorso di approfondimento realizzato nell’Opuscolo ha preso l’avvio dalla lettura del PTOF delle 18 scuole polo regionali individuate dal Ministero dell’Istruzione quali referenti per la diffusione del SL, finalizzato ad individuare le attività legate a questo approccio pedagogico.

Ad essa ha fatto seguito l’esame della documentazione presente nel sistema GPU relativa ai progetti PON Per la Scuola 2014-2020 proposti e realizzati dalle stesse 18 scuole polo e dalle 113 scuole aderenti all’idea-iniziativa “Dentro/fuori la scuola – Service Learning” dell’AE alla data del 31 dicembre 2020.

Al termine di tale analisi si è individuato un campione di 106 istituzioni scolastiche aderenti alla specifica idea del Movimento di AE e/o nominate referenti per la diffusione del SL dal Ministero.

Ad esse nel mese di marzo 2021 è stato inviato un questionario semi strutturato, finalizzato a rilevare la relazione tra l’accesso ai finanziamenti e l’attivazione di percorsi di SL insieme al rinnovamento delle pratiche didattiche, la trasformazione degli ambienti di apprendimento e il ripensamento del tempo scuola.

Delle 40 scuole[6] che hanno risposto al questionario, solo 18 hanno dichiarato di avere realizzato percorsi di SL, in parecchi casi utilizzando anche i finanziamenti relativi alla partecipazione al PON Per la Scuola 2014-2020.

A queste ultime, nel mese di maggio 2021, è stato inviato un ulteriore strumento di autovalutazione teso a misurare la maturità di impiego dell’approccio pedagogico del SL, compilato da 14 istituzioni scolastiche.

La rubrica di autovalutazione

La rubrica di autovalutazione inviata alle scuole nel maggio 2021 costituisce uno sviluppo della griglia messa a punto da Andrew Furco, uno dei principali studiosi del SL, già a partire dal 1998.

Essa è strutturata in cinque dimensioni: filosofia e mission del SL; coinvolgimento dei docenti nello sviluppo e approfondimento del SL; sostegno e coinvolgimento degli studenti nel SL; partecipazione e collaborazione con i partner della comunità locale; appoggio istituzionale al SL. Ciascuna dimensione è comprensiva di una serie di componenti, il cui progresso è misurato lungo un percorso continuo, ma suddiviso in tre tappe: 1. sviluppo della massa critica; 2. sviluppo della qualità; 3. sostenibilità dell’idea pedagogica a livello di istituzione educativa.

Per mettere meglio a fuoco l’oggetto del proprio studio, l’INDIRE ha rielaborato la Rubrica di Furco, sia per adattarla al contesto italiano delle scuole del primo e secondo ciclo di istruzione, sia per integrarla con le dimensioni di innovazione di tempo, spazio e didattica indagate dal Movimento AE[7].

Alcune (parziali) conclusioni

In ordine alla finalità precipua della ricerca (la maturità di sviluppo dell’approccio del SL, in connessione con la partecipazione agli Avvisi del PON Per la Scuola 2014-2020) sia le istituzioni scolastiche referenti ministeriali per la diffusione del SL che quelle aderenti all’Idea specifica di AE hanno mostrato di volersi avvalere di tutte le opportunità di finanziamento disponibili e funzionali alle attività pianificate. Hanno, infatti, presentato progetti e moduli PON che mostrano la loro affinità al SL, o per approccio o per la scelta di metodologie partecipative e innovative e per elementi di apertura verso la comunità territoriale o per contenuti tematici[8].

All’interno della metà delle scuole del campione, non vi è però una definizione condivisa del termine SL, spesso genericamente utilizzato per “indicare attività esperienziali autonome fra loro che possono prevedere il coinvolgimento di realtà esterne alla scuola” e inidonea a caratterizzare la visione strategica del PTOF[9].

L’esiguità del numero di scuole costituenti il campione rende tuttavia statisticamente poco significativi i risultati della rilevazione, che nel complesso mostra una gran varietà di soluzioni applicative e interpretazioni date dalle scuole alla proposta pedagogica del SL.

In ogni caso, anche questa nuova indagine conferma che il SL è in grado di interessare i docenti e di coinvolgere gli allievi di ogni ordine e grado di scuola, inserendosi pienamente all’interno del curricolo e superando la rigida suddivisione degli insegnamenti.

L’Opuscolo ha così il pregio di fare il punto su una proposta pedagogica, con caratteristiche identitarie ben definite, che è riuscito a far fronte anche all’assalto della pandemia[10], rilanciando alle scuole la sfida di una didattica che sappia rinnovarsi secondo nuovi schemi organizzativi, in spazi e con tempi diversi da quelli soliti e ordinari.


[1] Belli O., Chipa S., Giunti C., Lotti P., Mazzi C., Orlandini L., La realizzazione di progetti relativi agli Avvisi del PON Per la Scuola 2014- 20 nello sviluppo di percorsi Service Learning, Indire, Firenze, 2022.

[2] Cfr. Chipa S., Giunti C., Lotti, P. Orlandini L., Tortoli L. et al. (a cura di), “Avanguardie educative”. Linee guida per l’implementazione dell’idea “Dentro/fuori la scuola – Service Learning”, versione 3.0 [2021], Indire, Firenze, 2021, p. 10.

[3] Cfr. N. Tapia, Educazione e solidarietà, Città Nuova, Roma, 2006.

[4] Una via italiana per il Service Learning, Dipartimento del sistema educativo di istruzione e formazione MIUR, 2018, p. 27 sg.

[5] Il Movimento AE è nato nel 2014 da un’azione congiunta di INDIRE e di 22 scuole fondatrici che hanno sottoscritto un Manifesto programmatico per l’Innovazione costituito da 7 macrotemi, gli «orizzonti di riferimento»; i percorsi di innovazione da essi ispirati sono le cosiddette «Idee». Oltre alle fondatrici, nell’AE ci sono pertanto anche le istituzioni scolastiche aderenti ad una o più Idee; le scuole capofila di un’Idea (che avendo sperimentato uno o più Idee, sono pronte ad accompagnare le altre che desiderano adottarle e sperimentarle nei loro curricoli); le Scuole Polo Regionali, che offrono supporto alle altre.

[6] Questo il numero che appare a p. 33 e a p. 35 (Tabella 6) dell’Opuscolo. A p. 8 si parla invece di «39 scuole che hanno risposto al questionario».

[7] La “Griglia di rilevazione sulla maturità di impiego dell’approccio pedagogico del Service Learning è pubblicato in allegato (p. 70) dell’Opuscolo.

[8] Cfr. Opuscolo, p. 21 sg. e 40.

[9] Cfr. Opuscolo, pp. 42 sg.

[10] «Nel periodo di lockdown, dovuto all’emergenza sanitaria da Coronavirus, alcune scuole hanno mantenuto attivi i percorsi di SL oppure li hanno riprogettati in relazione al nuovo contesto, evidenziando la sostenibilità dell’approccio anche in didattica digitale a distanza (DAD) e, con la ripresa del nuovo anno scolastico, in didattica digitale integrata (DDI)» (Opuscolo, p. 5).