Istruzione tecnica, professionale e settore terziario

Dal Multiverso al Metaverso

L’attuale assetto ordinamentale e organizzativo dell’istruzione tecnica professionale, dell’istruzione tecnica superiore e dei percorsi definiti dalle lauree professionalizzanti ha, oggi, l’aspetto tipico di un “multiverso”. Così come il multiverso funge da ecosistema con diversi mondi virtuali, in cui ogni mondo ha leggi, tratti e proprietà distinte, anche questi “mondi formativi contemporanei”, pur avendo caratteristiche concorrenti sono governati con una spiccata autonomia funzionale e, di conseguenza, risultano profondamente differenti tra loro e indipendenti l’uno dall’altro.

Cambiare paradigma

La scienza afferma che i mondi virtuali in un multiverso hanno tratti diversi e non si connettono mai tra loro se non in maniera disorganizzata e casuale. Questo è esattamente ciò che accade oggi all’interno della filiera formativa dell’istruzione tecnica, professionale e terziaria.

È evidente che per stare al passo con i tempi e per favorire la realizzazione dell’intero Piano di ripresa e resilienza, occorre cambiare il paradigma della filiera formativa passando dal modello del “multiverso” a quello del “metaverso” se per “metaverso” si intende l’intero ecosistema della filiera formativa tecnico professionale, superiore e professionalizzante in cui l’interconnessione tra i singoli universi formativi è strutturata ed organizzata e non più casuale.

Verso una filiera formativa interconnessa

L’obiettivo deve essere quello di generare una filiera formativa interconnessa basata su un patto educativo che possa contemporaneamente tanto innalzare la qualità dell’offerta formativa quanto stimolare e sostenere le prospettive di sviluppo del Paese.

Infatti, l’istruzione tecnica e professionale rappresenta un vero e proprio “intangible assett” (beni immateriali capaci di trasformarsi in fonte di benefici economici futuri) mirante a promuovere lo sviluppo economico.

I dati Ocse hanno evidenziato il persistente ritardo dell’Italia nel ranking internazionale dei livelli di istruzione, specie superiore, confermando che il nostro Paese rappresenta storicamente una negativa “eccezione” nell’ambito dei paesi industrializzati. La conseguenza sarebbe una ridotta crescita economica complessiva accompagnata da un incremento delle divergenze territoriali.

Il Decreto Aiuti ter (D.L. 23 settembre 2022, n. 144)

Per questo motivo, il Consiglio dei Ministri ha approvato, all’interno del Decreto Aiuti ter[1], alla sezione III (art. 26 e 27) misure per l’attuazione del PNRR in materia di istruzione, cioè la riforma degli Istituti tecnici e professionali. Il testo, all’art. 26, prevede:

  • la ridefinizione e l’aggiornamento degli indirizzi per rafforzare le competenze linguistiche e STEM e orientare alle discipline inerenti “Industria 4.0” favorendo la laboratorialità e l’innovazione;
  • una maggiore connessione al tessuto socioeconomico di riferimento per valorizzare la metodologia didattica per competenze;
  • l’adozione di processi di continuità tra l’istruzione tecnica e quella terziaria (ITS Academy, per esempio), riconoscendo crediti formativi universitari ai tirocini svolti dagli studenti durante il quinto anno di studi;
  • la realizzazione di “Patti educativi 4.0”: istituti tecnici e professionali, imprese, enti di formazione accreditati dalle Regioni, ITS Academy, università e centri di ricerca possono condividere risorse professionali, logistiche e strumentali;
  • la strutturazione di un piano formativo mirato per i docenti degli istituti tecnici, coerentemente con le specificità dei contesti territoriali;
  • l’erogazione diretta da parte dei Centri provinciali di istruzione per gli adulti (CPIA) di percorsi di istruzione tecnica non in rete con le istituzioni scolastiche di secondo grado o non adeguatamente sufficienti rispetto alle richieste dell’utenza e del territorio;
  • il riconoscimento di certificazioni che attestino le competenze dopo il primo biennio e dopo il secondo biennio, in corrispondenza con il secondo e il terzo livello del Quadro europeo delle qualifiche;
  • la strutturazione di un piano formativo mirato per i docenti, coerente con le specificità dei contesti territoriali.

In conclusione, per gli Istituti Tecnici si procede ad una riforma analoga a quella già avviata negli Istituti Professionali.

Un osservatorio nazionale

Il testo del Decreto Aiuti-ter, all’art. 27 modifica il D.lgs 61/2017. Viene potenziato il legame con il mondo del lavoro e delle professioni: “Il profilo educativo, culturale e professionale si basa su uno stretto raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni e si ispira ai modelli promossi dall’Unione Europea, in coerenza con gli obiettivi di innovazione, sostenibilità ambientale e competitività del sistema produttivo in un’ottica di promozione e sviluppo dell’innovazione digitale determinata dalle evoluzioni generate dal Piano nazionale «Industria 4.0» e di personalizzazione dei percorsi contenuta nel Progetto formativo individuale”.

Il testo, all’art. 28 introduce l’Osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale. Esso viene istituito al fine di:

  • rafforzare il raccordo permanente con le filiere produttive e professionali di riferimento degli istituti tecnici e professionali;
  • ridurre il divario tra domanda e offerta di competenze;
  • supportare il sistema nazionale della formazione nella progettazione dell’offerta formativa territoriale e nell’acquisizione e nel consolidamento nei curricoli degli istituti tecnici e nei percorsi professionali delle conoscenze tecnologiche previste.

Viene infine costituito lo Spazio Europeo dell’istruzione di supporto allo sviluppo dei processi di internazionalizzazione per la filiera tecnica e professionale in coerenza con gli obiettivi dell’Unione europea in materia di istruzione e formazione professionale.

Dopo il diploma

I nuovi obiettivi degli ITS Academy

Con la legge 15 luglio 2022, n. 99, gli Istituti Tecnici Superiori divengono “Istituti Tecnologici Superiori”, ovvero ITS Academy, ed entrano a fare parte integrante del sistema terziario di Istruzione tecnologica superiore.  La norma rafforza la rete degli ITS, garantendo il rapporto diretto con i territori e i loro tessuti produttivi, vero punto di forza di tale sistema formativo. In linea con il PNRR per l’Istruzione, la legge rende la formazione terziaria professionalizzante più attrattiva per i giovani e incrementa l’offerta anche in risposta alle esigenze del tessuto produttivo dei territori e delle nuove prospettive del mondo del lavoro e dell’economia.

I nuovi obiettivi dell’ITS Academy sono:

  • potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali;
  • sostenere, in modo sistematico, le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo del Paese;
  • contribuire alla diffusione della cultura scientifica, tecnologica e green.

La nuova offerta formativa prevede che ogni ITS Academy faccia riferimento a una delle specifiche aree tecnologiche che saranno definite per Decreto. L’offerta didattica sarà finalizzata alla formazione di elevate competenze nei settori strategici per lo sviluppo del Paese, coerentemente con l’offerta lavorativa dei rispettivi territori e con questi ambiti:

  • sicurezza digitale;
  • transizione ecologica;
  • infrastrutture per la mobilità sostenibile.

I livelli degli ITS Academy

La riforma riorganizza le qualifiche e suddivide i percorsi formativi in due livelli, a seconda del quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework – EQF):

  • 5° livello EQF, di durata biennale, ovvero suddiviso in quattro semestri, con almeno 1.800 ore di formazione comprendenti ore di attività teorica, pratica e di laboratorio;
  • 6° livello EQF, di durata triennale, ovvero suddiviso in sei semestri, con almeno 3.000 ore di formazione comprendenti ore di attività teorica, pratica e di laboratorio. I nuovi percorsi formativi di 6° livello EQF possono essere attivati esclusivamente per figure professionali che:
  • richiedono un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l’articolazione biennale del percorso formativo;
  • presentano specifiche esigenze, da individuare con DPCM, su proposta del M.I.M. e del M.U.R, previa intesa in sede di Conferenza Stato Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano.

L’attività formativa

L’attività formativa sarà svolta per almeno il 60% del monte orario complessivo da docenti provenienti dal mondo del lavoro. Gli stage aziendali e i tirocini formativi, obbligatori almeno per il 35% del monte orario complessivo, potranno essere svolti anche all’estero e saranno adeguatamente sostenuti da borse di studio.

Al termine del percorso, previa verifica e valutazione finali, gli studenti conseguono il diploma di specializzazione per le tecnologie applicate o il diploma di specializzazione superiore per le tecnologie applicate. Tali diplomi di 5° e 6° livello EQF sono validi su tutto il territorio nazionale e costituiscono titolo valido per l’accesso a:

  • pubblici concorsi;
  • concorsi per insegnante tecnico-pratico.

Nuove regole per avviare gli ITS Academy

Per avviare gli ITS Academy in una Provincia vengono definite nuove regole. Queste prevedono:

  • almeno una scuola secondaria di secondo grado della stessa Provincia, con un’offerta formativa attinente;
  • una struttura formativa accreditata dalla Regione, situata anche in una Provincia diversa da quella sede della fondazione;
  • almeno una o più imprese legate all’uso delle tecnologie di cui si occuperà l’ITS Academy;
  • un Ateneo o un’istituzione dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) o un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico o un Ente di ricerca. Le istituzioni AFAM vengono equiparate alle università e non sarà più obbligatoria la presenza degli Enti locali.

I soggetti fondatori devono possedere una documentata esperienza nel campo dell’innovazione, acquisita soprattutto con la partecipazione a progetti nazionali e internazionali di formazione, ricerca e sviluppo. Possono divenire fondatori soltanto le persone fisiche e giuridiche, pubbliche o private e/o gli enti e le agenzie che contribuiscono al fondo di dotazione o al fondo di gestione della fondazione secondo i criteri e nelle forme determinati nello statuto.

Le lauree professionalizzanti

Il DM 12 dicembre 2016, n. 987 ha dato agli atenei la possibilità di istituire e attivare corsi di studio di primo livello “sperimentali” a orientamento professionale.

L’allora MIUR, con il DM 23 febbraio 2017, n. 115, ha istituito una Cabina di Regia nazionale per il coordinamento del sistema di Istruzione tecnica superiore e delle lauree professionalizzanti che ha portato all’emanazione del DM 935 del 29 novembre 2017.

Il DM 7 gennaio 2019, n. 6 ha sostituito poi il DM 12 dicembre 2016 n. 987 e ha modificato leggermente la disciplina dei corsi di laurea sperimentali a orientamento professionale.

Il DM 7 gennaio 2021, n. 8 ha previsto la disattivazione dei corsi di laurea sperimentali a orientamento professionale già attivati e aventi contenuti e sbocchi occupazionali analoghi a quelli delle nuove classi a orientamento professionale.

In estrema sintesi i percorsi delle lauree professionalizzanti:

  • prevedono due anni di studio tradizionale e l’ultimo anno “sul campo” presso studi professionali o aziende;
  • hanno l’obiettivo di formare i professionisti che saranno necessari alle nuove esigenze dell’industria 4.0, o a settori come l’edilizia, la gestione del territorio e l’agroalimentare;
  • nascono in stretta correlazione con il mondo del lavoro e gli ordini professionali.
  • durano 3 anni (come le lauree di primo livello), ma non consentono di accedere direttamente ai corsi di laurea magistrale (nel caso si volesse proseguire, bisognerà prima svolgere degli esami integrativi);
  • hanno l’obiettivo di formare figure inquadrabili nelle realtà aziendali, con un’elevata competenza operativa e le capacità necessarie per affrontare attività progettuali di media/alta complessità;
  • l’intero percorso di studio (180 crediti formativi in tutto, 60 per anno) si basa sulla metodologia del “learning by doing” e del “learning by thinking”, l’ultimo anno sarà riservato al tirocinio in azienda e a un project work;
  • il titolo ottenuto con le lauree professionalizzanti sarà anche abilitante per svolgere la relativa professione, senza dover più sostenere l’Esame di Stato.

Corsi di laurea a orientamento professionale

Con il DM 12 agosto 2020, n. 446 si prevede esplicitamente che non è possibile mutuare le attività di base e caratterizzanti da corsi di laurea non a orientamento professionale e si definiscono le seguenti classi dei corsi di laurea a orientamento professionale:

  • L-P01 Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio
  • L-P02 Professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali
  • L-P03 Professioni tecniche industriali e dell’informazione.

I percorsi sono a numero programmato locale ai sensi dell’art. 2 della legge 2 agosto 1999, n. 264 e il numero di studenti ammessi a ciascun corso è parametrato dalle sedi sulla base della disponibilità di tirocini, della capienza dei laboratori e delle esigenze del mondo del lavoro. Considerata la natura professionalizzante di questi corsi di laurea, gli atenei dovranno indicare esplicitamente nei propri manifesti degli studi che l’iscrizione a una laurea magistrale non costituisce uno sbocco naturale per questa tipologia di laureati. Il piano didattico prevede:

  • almeno 48 CFU alle attività di didattica frontale;
  • almeno 48 CFU alle attività laboratoriali;
  • almeno 48 CFU ai tirocini, svolti all’esterno dell’università.

Per la didattica frontale:

  • almeno 12 CFU di attività di base;
  • almeno 24 CFU di attività caratterizzanti;
  • almeno 6 CFU di attività affini o integrative.

Inoltre, almeno 3 CFU riservati alle autonome attività formative scelte dallo studente.

Il DM 12 agosto 2020, n. 446 norma il trasferimento da un ITS ai corsi di laurea a orientamento professionale, sempre che l’ITS preveda tirocini e/o attività laboratoriali coerenti con gli obiettivi del corso di laurea: in questo caso, i CFU acquisiti dallo studente per tali attività possono essere riconosciuti, rispettivamente, all’interno dei tirocini e/o delle attività laboratoriali. In caso di mancato riconoscimento dei CFU l’ateneo deve adeguatamente motivare il provvedimento adottato.

Il DM 7 gennaio 2021, n. 8 fissa il numero massimo di studenti che può accedere ai corsi di laurea professionalizzanti:

  • 75 studenti la numerosità di riferimento;
  • 100 studenti la massima per ogni corso di laurea attivato nelle nuove classi di cui al DM 446/2020.

Uno sguardo al futuro

Come si evince da quanto riassunto sembra davvero che i settori dell’istruzione tecnica professionale, superiore e professionalizzante siano universi paralleli poco e per niente interconnessi che, in assenza dell’auspicato cambio di paradigma, non potranno concorrere alla costruzione di quel “metaverso formativo” indispensabile per far emergere nuove figure professionali.

Con la transizione e l’innovazione compaiono mestieri e professioni che saranno il motore di mutazioni nel modello economico e organizzativo delle aziende di produzione (aerospazio, meccatronica, chimica, farmaceutica, fashion, etc.) e delle organizzazioni dei servizi (sanità, istruzione, giustizia, turismo, ICT, logistica, food).

Significativa, a tal proposito la teoria del Prof. Federico Butera[2] secondo cui la “Figura Professionale Tipo” tende ad essere una figura che racchiude in sé mestieri e professioni nelle organizzazioni «a banda larga», ovvero quelli:

  • ad alta intensità di diversi tipi di conoscenze;
  • supportati dalle tecnologie;
  • centrati sul servizio al cliente finale (persone, famiglie, imprese) o a clienti intermedi (professionisti e unità organizzative interne alle organizzazioni) offerto:
  • sia attraverso prodotti densi di conoscenza, bellezza, utilità;
  • sia attraverso servizi di valore ad alto contenuto di conoscenza (servizi per la produzione di beni e servizi, terziario interno).

Il metaverso formativo

Il “metaverso formativo” dovrà conciliare tecnica e cultura, teoria e pratica, formazione della persona e formazione alla professione contribuendo a superare la tradizionale contrapposizione fra scuole “che insegnano a pensare” e scuole che “insegnano a fare”. Il “metaverso formativo” dovrà convergere sulla persona per renderlo attore e non spettatore dell’incredibile processo di transizione in atto: è questo il vero cambio di paradigma!

Per utilizzare ancora la metafora del viaggio, si possono prendere in prestito le parole di una canzone di Luciano Ligabue: “Tutti vogliono viaggiare in prima classe, l’hostess che c’ha tutto quel che vuoi.

Tutti quanti con il drink in mano e sotto come va, fuori come va”.

Non è sufficiente avere tanti universi paralleli, tutti eccellenti. È invece fondamentale avere un unico sistema costituito da universi fortemente interconnessi e concorrenti.


[1] D.L. 23 settembre 2022, n. 144 entrato in vigore il 24 settembre, Ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

[2] Prof. Federico Butera: L’evoluzione del mondo del lavoro e il ruolo della istruzione e formazione tecnica superiore: le potenzialità dell’ITS e il suo modello culturale e formativo.