E se ritorna l’epidemia da Sars-Cov-2?

Indicazioni per la gestione del virus nella stagione invernale

Con una circolare, il 29 dicembre scorso, il Ministero dalla Salute ha redatto ed inviato nuove disposizioni alle Regioni in riferimento alla non improbabile eventualità di aumento di casi di infezione da Sars-CoV-2 tali da riportare a situazioni simili a quelle della pandemia. Nell’allegato vengono indicati gli interventi necessari per la gestione della circolazione del virus nella stagione invernale 2022-2023.

Infezioni incrociate

La stagione invernale ha già regalato all’Italia una tanto sostanziosa quanto sgradita impennata delle infezioni da virus influenzale, la popolare variante australiana che blocca a letto, per qualche giorno, i malcapitati che la contraggono con sintomi non arginabili. Questa tanto nuova quanto usuale epidemia si aggiunge alle persistenti infezioni da Sars-Cov-2 che, per proprio conto, continuano a imperversare.

Il nuovo testo[1] messo a punto, con due diversi documenti, dalla Direzione generale per la prevenzione e la programmazione del Ministero della Salute, contiene una serie di indicazioni dettagliate sul completamento della campagna vaccinale contro il COVID-19 rivolta prioritariamente ad anziani e fragili, con l’intento di proteggerli dalla malattia grave e dalla ospedalizzazione.

Inoltre, dato atto che per tali soggetti l’intenzione è quella di combinare le campagne di vaccinazione per Covid e influenza, la circolare contiene indicazioni su cosa fare in caso di peggioramento della situazione epidemiologica. Tra le misure contenitive obbligatorie si prefigura il possibile ricorso all’uso di mascherine all’interno di luoghi chiusi, l’adozione temporanea di misure di contenimento delle relazioni sociali, quali il lavoro da casa o la regolazione dei partecipanti e della durata di eventi che prevedono assembramenti.

Ospedali a rischio assedio

Prevedibilmente i laboratori ed i reparti ospedalieri subiranno un aumento della pressione che investirà le reti di sorveglianza virologica. Durante l’inverno, la maggiore circolazione stagionale dei virus respiratori è un dato immodificabile, tuttavia “è necessario che siano previsti meccanismi di rafforzamento dei sistemi di prevenzione in vigore”.

Tecnicamente occorre un sequenziamento virologico sufficiente a monitorare i virus in circolazione e tenere sotto controllo l’insorgenza di nuove varianti. Gli ospedali e i pronto soccorso dovranno pertanto raccogliere campioni da sottoporre a test molecolare, per garantirne, in ogni Regione, un numero minimo da genotipizzare.

Vaccinazione

La vaccinazione, pur essendo prioritariamente destinata ad anziani e fragili, rimane l’unico strumento universale in grado di contrastare la diffusione del contagio a livello globale. Occorrerà individuare i gruppi di popolazione prioritari. Non dubitiamo che i lavoratori della scuola saranno tra i primi ad essere invitati alla copertura vaccinale della quarta dose. Grazie all’azione sinergica, se combinata con la vaccinazione contro l’influenza, assicurerà di certo una maggiore efficacia.

L’implementazione di strategie di comunicazione efficaci rimane uno degli strumenti di maggiore impatto per raggiungere gli scopi indispensabili alla riduzione del contagio. È prioritario promuovere l’assunzione di dosi di richiamo, come pure il completamento della serie primaria, la campagna sui nuovi vaccini e, naturalmente, l’uso dei vaccini anti-influenzali per le persone a rischio.

Modelli di impatto non farmacologico

Il modello da preferire è quello di impatto non farmacologico teso a contenere la diffusione del virus mediante una serie di accorgimenti che non prevedano l’utilizzo di farmaci, come la ricerca dei contatti e l’auto-sorveglianza; l’isolamento dei casi; l’utilizzo delle mascherine in spazi chiusi per tutti e soprattutto per i soggetti ad alto rischio di malattia grave. Nel caso di un possibile e sensibile peggioramento del quadro epidemiologico, si possono poi adottare temporaneamente anche altre misure, come il lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti. Una misura fondamentale per ridurre il rischio di trasmissione del Sars-CoV-2 e di altri virus respiratori resta sempre quella di un’adeguata ventilazione negli ambienti chiusi.

Le maggiori preoccupazioni potranno essere mitigate anche mediante la gestione clinica domestica dei pazienti affetti da COVID-19. Tenere i pazienti a casa permette una gestione precoce dell’infezione limitando il sovraccarico nelle strutture sanitarie e assistenziali.

Misure di organizzazione dei servizi sanitari

I servizi sanitari dovranno verificare e rafforzare le strutture e la preparazione del personale per fronteggiare la domanda di assistenza per i casi di infezione da Sars-CoV-2. Le Regioni dovranno verificare in concreto:

  • la dotazione di posti letto in ricovero ordinario (area medica dedicata) e in regime di terapia intensiva/sub-intensiva dedicati e da dedicare a pazienti COVID-19, da individuare ed attivare con modalità flessibile in base alla domanda;
  • la disponibilità e la corretta applicazione di protocolli ospedalieri formalizzati per la gestione in sicurezza dei pazienti ricoverati a causa delle manifestazioni cliniche di COVID-19;
  • l’accoglienza dei ricoverati per altre cause presso reparti di diversa competenza nosologica e risultati positivi alla ricerca del virus Sars-CoV-2;
  • la disponibilità e la corretta applicazione di protocolli ospedalieri formalizzati per la disinfezione e sanificazione degli ambienti di soggiorno dei pazienti positivi alla ricerca del virus Sars-CoV-2;
  • l’approvvigionamento di materiali di consumo, strumentazione, dispositivi, diagnostici, farmaci, vaccini, ecc.;
  • la disponibilità di personale sanitario formato e continuamente aggiornato, che possa supportare i reparti ospedalieri e i servizi territoriali nel caso di un aumento del numero di casi tale da superare l’attuale capacità dei sistemi.

E la scuola come potrà gestire una nuova eventuale emergenza?

Nei due anni di gestione della pandemia le scuole hanno maturato una notevole esperienza, sia sul piano organizzativo sia sul piano della gestione concreta dei casi di positività che si sono verificati negli istituti scolastici, nei periodi di emergenza con funzionamento in presenza.

Nella speranza che nessuna delle varianti del Sars-Cov-2 abbia una portata tale da determinare nuove emergenze, dobbiamo, tuttavia, ricordare come devono comportarsi le scuole e quali modelli organizzativi devono adottare per la gestione di eventuali criticità.

In particolare, restano per ora valide le disposizioni che provengono dall’istituto superiore di Sanità del 5 agosto 2022:

  • il personale scolastico o l’alunno che presenti sintomi indicativi di infezione da SARS-CoV-2 viene ospitato nella stanza dedicata o area di isolamento, appositamente predisposta e, nel caso di alunni minorenni, devono essere avvisati i genitori;
  • il soggetto interessato raggiungerà la propria abitazione e seguirà le indicazioni del medico o pediatra di base, opportunamente informato”;
  • i ricambi d’aria, nelle aule e negli ambienti comuni, mediante apertura delle finestre e creazione di correnti che li favoriscano devono essere frequenti e senza soluzione di continuità.

E se aumentano i casi?

In caso di cambiamenti delle condizioni epidemiologiche, occorrerà dare corso ad una serie di provvedimenti. In primo luogo l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) individua possibili ulteriori misure di prevenzione, da attivare su disposizioni delle autorità sanitarie, quali:

  • distanziamento di almeno 1 metro (ove le condizioni logistiche e strutturali lo consentano);
  • precauzioni nei momenti a rischio di aggregazione;
  • aumento frequenza sanificazione periodica;
  • gestione di attività extracurriculari e laboratori, garantendo l’attuazione di misure di prevenzione quali distanziamento fisico, mascherine chirurgi- che/FFP2, igiene delle mani, ecc.;
  • mascherine chirurgiche, o FFP2, in posizione statica e/o dinamica (da modulare nei diversi contesti e fasi della presenza scolastica);
  • concessione palestre/locali a terzi con obbligo di sanificazione;
  • somministrazione dei pasti nelle mense con turnazione;
  • consumo delle merende al banco, senza scambiare cibo con i compagni.

Non dimentichiamo che i servizi per l’infanzia e la scuola dell’infanzia devono seguire particolari forme di preparedness e readiness (preparazione e prontezza) che tengano conto delle peculiarità didattiche ed educative dei percorsi educativi e scolastici laddove non sia possibile l’applicazione di alcune misure di prevenzione, come le mascherine e il vaccino.

Inoltre le Linee guida, allegate al Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 luglio 2022 (GU Serie Generale n.180 del 3 agosto 2022), chiariscono la “complessità dei problemi” correlati agli impatti sulla salute di inquinanti dell’aria e agenti microbiologici aerodispersi.

Qualità dell’aria nelle aule durante l’inverno

Molti sono gli elementi che garantiscono una buona qualità dell’aria negli ambienti scolastici: le fonti degli inquinanti chimici e dei patogeni, sia interne che esterne; le modalità di gestione delle attività; il numero di occupanti; la natura e configurazione degli spazi.

Le Linee guida indicano anzitutto la necessità di attuare le ordinarie regole di buon comportamento, quali, ad esempio, la ventilazione delle aule attraverso l’apertura delle finestre. Raccomandano di fare in modo – per quanto possibile – di evitare le fonti esterne di inquinanti in prossimità delle aule (es. parcheggi di mezzi a motore in prossimità delle finestre). Ricordano anche i comportamenti corretti più usuali, come il rispetto del divieto di fumo in tutta la scuola, come pure l’igiene e il trattamento di pavimenti e superfici, o anche di controllare se vengono utilizzati arredi e materiali inquinanti.

A tale proposito va ricordata la richiesta già avanzata alle ASL e all’ARPA (Nota del Ministero 19 agosto 2022) finalizzata allo svolgimento di “attività preliminari di monitoraggio della qualità dell’aria nelle scuole e di individuare le soluzioni più efficaci da adottare…”. (…) Sulla base degli esiti della predetta attività, il Dirigente scolastico avrebbe dovuto richiedere all’ente proprietario dell’edificio di attivarsi per porre in essere gli interventi necessari. Sembra, purtroppo, che pochissime scuole abbiano ricevuto rassicurazioni in merito. La maggior parte delle strutture contattate ha riferito di non possedere una struttura idonea, strumentazioni e apparecchiature utili per realizzare il monitoraggio.

Etichetta respiratoria

Tra le raccomandazioni del Ministero della Salute quella relativa alla cosiddetta “etichetta respiratoria”. Questo termine comprende “i corretti comportamenti da mettere in atto per tenere sotto controllo il rischio di trasmissione di microrganismi da persona a persona, quali ad esempio proteggere la bocca e il naso durante gli starnuti o i colpi di tosse utilizzando fazzoletti di carta”.

Va chiarito a questo proposito che, in questi casi, qualora gli starnuti fossero frequenti, andrebbe sempre usata la mascherina (chirurgica o Ffp2). Sempre il documento dell’ISS infatti precisa che “gli studenti con sintomi respiratori di lieve entità ed in buone condizioni generali che non presentano febbre, frequentano in presenza, prevedendo l’utilizzo di mascherine chirurgiche/FFP2 fino a risoluzione dei sintomi, igiene delle mani, etichetta respiratoria. Si ricorda che, soprattutto nei bambini, la sola rinorrea (raffreddore) è condizione frequente e non può essere sempre motivo in sé di non frequenza o allontanamento dalla scuola in assenza di febbre”.


[1] Aggiornamento delle modalità di gestione dei casi e dei contatti stretti di caso COVID-19 0051961-31/12/2022-DGPRE-DGPRE-P

Prot 0000001 del 01/01/2023 Aggiornamento Circolare “Interventi in atto per la gestione della circolazione del SARS-CoV-2 nella stagione invernale 2022-2023”.