Insegnare la guerra e insegnare la pace

Un bollettino “Clio” per aiutare gli studenti a capire la storia

«Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni» Jean Jacques Rousseau

Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755).

L’insegnamento della storia e l’educazione alla cittadinanza sono presenti in tutte le scuole italiane frequentate oggi da giovani nati dopo il 2000 che non hanno nessuna esperienza diretta di guerre combattute in Europa e poco o niente sanno delle altre guerre in corso nel mondo.

I fatti

Il 24 febbraio 2022, però, la Russia ha avviato l’invasione dell’Ucraina (in Europa, vicino a noi) ed è iniziato un conflitto devastante che, oltre a comportare pesanti implicazioni macroeconomiche (crisi alimentare, rincaro di gas e petrolio, inflazione etc.), coinvolge disastrosamente le zone abitate, come possiamo vedere nelle terribili immagini sui giornali e in televisione. Tutto questo sicuramente tocca potentemente la sensibilità umana, ma non sempre induce alla riflessione e al desiderio di capire cosa sta avvenendo e per quale motivo sta avvenendo in modo da poter valutare, prendere posizione, agire.

Le domande dei giovani

Leggendo i giornali o parlando con i docenti sappiamo, anche se in assenza di un quadro complessivo, che in molte scuole i giovani hanno chiesto e/o organizzato incontri con esperti per saperne di più. Il che prova il loro desiderio di capire, ma è indispensabile anche – dato che «lignoranza del passato non solo nuoce alla conoscenza del presente, ma compromette, nel presente, l’azione medesima» (Marc Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, 1949) − per completare ciò che viene trasmesso da voci e immagini realizzare in classe attività laboratoriali e fornire indicazioni per letture di approfondimento, intrecciando la storia dei paesi oggi in guerra con riflessioni più ampie finalizzate alla formazione di una solida educazione alla cittadinanza e utilizzando i testi più adatti per fornire nuovi strumenti di conoscenza, per dare stimoli al dibattito, per garantire una reale capacità di lettura del presente e un’assunzione di posizioni responsabili.

Un tesoro a disposizione per rispondere

Un riferimento utilissimo a sostegno delle attività didattiche è il n. 18 del Bollettino dell’Associazione Clio’92 dedicato a Guerra e pace, appena pubblicato (dicembre 2022) e scaricabile dal sito; la rivista è ricchissima e poderosa non solo per il numero delle pagine (pp. 259 come un libro), ma pure perché mette a diposizione non solo molti saggi che possono essere utilizzati nei laboratori, ma anche la presentazione e l’indicazione di testi che possono essere suggeriti per l’approfondimento e ricche bibliografie che possono aiutare nella costruzione di unità di apprendimento fondate sull’uso di parte di testi o in originale o, se serve, riconfigurati per renderli fruibili.

La struttura del Bollettino comprende un ampio Editoriale di presentazione (pp. 4-10) che riassume l’insieme degli scritti, una Intervista di avvio ad una storica (pp. 12-23) e alla fine un articolo molto particolare ed è suddiviso in tre sezioni nelle quali è possibile trovare ciò che meglio serve in un determinato contesto scolastico in armonia con la usuale progettazione/realizzazione didattica.

La sezione “Contributi”

Comprende 12 saggi (pp. 25-163) scritti da esperti: 7 docenti universitari (5 di storia, 1 di geografia, 1 di storia della filosofia), 2 operatori afferenti a Centri studi, 1 docente, 1 dottorando (in diritto internazionale), 1 specialista molto competente in didattica della storia.

I temi trattati riguardano: il binomio guerra e pace, la guerra economica, il pacifismo, il militarismo, il diritto internazionale, la propaganda, il paesaggio e la geografia, la storia militare e un riferimento alle guerre medievali.

Il lungo saggio di Antonio Brusa Si vis pacem para veritatem. Guerre attuali e passate nel curricolo di storia (pp.146-163) affronta il problema di «come parlare di guerra a scuola» in modo adeguato e non «puntando solo sulla dimensione emotiva» che «occulta la conoscenza del fatto bellico» poiché il «compito del sapere insegnato è quello di trasformare la guerra in un oggetto didattico e di usare la strumentazione storica per imparare i processi, le modalita di svolgimento, i contesti e i cambiamenti delle guerre lungo la storia dell’umanità. Assieme ai modi e alle strategie che usiamo per conoscerle». Infatti «l’obiettivo finale dell’insegnamento della storia non è quello di stabilire chi ha ragione o chi ha torto, ma quello di mettere gli allievi in grado di esprimere un’opinione motivata».

La sezione “Esperienze”

Comprende ben 7 testi quasi tutti corredati da una specifica e ampia bibliografia (pp. 165-228).

I primi due presentano un’esperienza didattica sul tema pace/guerra, la prima in un liceo e la seconda caratterizzata dall’uso di canzoni come fonti.

Il terzo mette a disposizione una lunga bibliografia sulla storia dell’Ucraina e della Russia e poi sui temi potere/guerra/pace (pp. 185-194).

Particolarmente utili per l’educazione alla pace gli altri quattro testi che integrano le indicazioni date da Brusa su «come parlare di guerra a scuola».

Il terzo e il quarto descrivono le attività di due punti di riferimento di eccellenza: quelle della Fondazione Scuola di pace di Montesole in cui «si intrecciano le memorie del passato ed uno sforzo costante di rielaborarle» (Gli eccidi, l’Educazione alla memoria e alle memorie, I meccanismi della violenza, Il dovere di resistere) e quelle di Emergency che, oltre ad occuparsi di «cure medico-chirurgiche alle vittime della guerra, delle mine antiuomo e della povertà», si dichiara «in prima linea per superare la causa di tali vittime: la guerra», operando «per un mondo senza la guerra» e, dopo aver ricordato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 («Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti» e il «riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della liberta, della giustizia e della pace nel mondo») riporta non solo una iconica affermazione di Gino Strada («Se i diritti non sono di tutti, diventano privilegi. La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani»), ma anche integralmente il Manifesto promosso da Bertrand Russell e Albert Einstein e firmato da molti Premi Nobel e altri scienziati (9 luglio 1955).

Gli ultimi due informano sulle attività di due Musei (uno in provincia di Treviso e un altro a Sarajevo) tese a sensibilizzare gli adulti e soprattutto i giovani sulla necessità dell’educazione alla pace.

La sezione “Letture”

Sono presentati e analizzati 5 testi (pp. 230-251), alcuni scritti da storici e altri da letterati, che completano il quadro approfondendo alcuni aspetti affatto secondari come da un lato le colonie italiane, il rapporto tra donne e guerra, le relazioni internazionali tra guerra e pace, da un altro lato le modalità peculiari di parlare di guerra con i bambini (Walter Fochesato, Raccontare la guerra. I libri per bambini e ragazzi che bisogna conoscere) e il racconto delle armi nella letteratura (Antonio Scurati, Guerra. Il grande racconto delle armi da Omero ai nostri giorni).