Bullismo e cyberbullismo

Un programma di azioni nell’ottica preventiva

Il 30 gennaio scorso il Ministro dell’istruzione e del merito ha inviato alle scuole una nota (prot. n. 357) per annunciare un evento in diretta streaming per celebrare i 20 anni del Safer Internet Day (SID). È dal 2012 che la Direzione Generale per lo Studente coordina il “Safer Internet Centre Generazioni Connesse”, realizzato in collaborazione con autorevoli partner istituzionali e privati, tramite il quale trovano spazio diverse attività co-finanziate dalla Commissione europea. Garantire la sicurezza in rete è fondamentale per prevenire soprattutto le azioni di bullismo e cyberbullismo a scuola. Nel numero 319 di Scuola7 abbiamo voluto dare un contributo su questo delicatissimo tema accendendo i riflettori sulle diverse forme di bullismo, ora vogliamo proporre alcune strategie di intervento pedagogico, soprattutto nell’ottica della prevenzione.

Un approccio scolastico tempestivo ed efficace

I “bulli” persistenti sono a rischio di comportamenti devianti e di pratiche antisociali; le “vittime” rischiano quadri patologici con sintomatologie anche di tipo depressivo. È necessario, per questo, che a scuola ci siano azioni tempestive che affrontino i problemi con determinazione ed efficacia, sia a livello di prevenzione che di contrasto. La scuola dell’infanzia è finestra cronologica privilegiata per l’osservazione dei comportamenti disfunzionali e per la relativa gestione pedagogica.

Considerata la complessità del fenomeno, possiamo far conto su diversi filoni di esperienze e su approcci differenti realizzate sia in Italia sia all’estero.

Un manifesto da condividere

Un interessante piano d’intervento è quello proposto da Dan Olweus[1] che ha formalizzato in un manifesto, da condividere con l’intera comunità educante, una vera e propria politica antibullismo. Il manifesto presuppone un piano di incontri dedicati a livello d’istituto, di classe e di singolo alunno.

Incontri a livello d’istituto – Si deve partire dal prerequisito generale della consapevolezza e del coinvolgimento da parte degli adulti. L’intervento prevede le seguenti azioni:

  • una inchiesta mediante questionario;
  • una giornata dibattito con il coinvolgimento di tutte le componenti scolastiche (insegnanti, alunni, genitori);
  • alcuni incontri tra insegnanti e genitori, contatti telefonici;
  • una particolare supervisione durante la ricreazione e durante la pausa per il pranzo;
  • l’eventuale riorganizzazione degli spazi gioco.

Incontri a livello di classe – Si articola in tre momenti.

  • elaborazione di un sistema di regole contro le prepotenze;
  • incontri di classe tra ragazzi per discutere le difficoltà o i problemi personali vissuti;
  • attivazione di occasioni di apprendimento cooperativo.

Incontri a livello di singolo alunno – Prevede quattro azioni:

  • colloqui approfonditi con i bulli e con le vittime;
  • colloqui approfonditi con i genitori dei bambini implicati in episodi di prepotenze;
  • promozione di forme di aiuto da parte dei ragazzi neutrali;
  • discussioni tra genitori delle vittime e dei bulli.

Suggerimenti per una politica antibullismo

Un altro interessante piano di azione è quello elaborato da Sharp e Smith[2] che prevede sistematici interventi a livello di classe e di singolo alunno oltre alla definizione di una politica antibullismo a partire da idee e suggerimenti forniti da tutte le componenti della scuola.

Sono proposte alcune attività in classe di role playing e drammatizzazione, in modo da sollecitare il bullo e la vittima ad assumere comportamenti non disfunzionali e gli osservatori ad intervenire per limitare il fenomeno. Si propongono anche riflessioni e confronti mediante specifici stimoli letterari[3] e video[4] che insegnano a cavarsela nelle situazioni difficili che possono capitare quotidianamente e non solo a scuola; suggerimenti, consigli e riflessioni per non essere né vittime di chi vuole fare del male, né prepotenti.

Il piano di intervento di Sharp e Smith propone soprattutto quattro percorsi diversi tra di loro, ma che dovrebbero garantire buoni risultati. Sono:

  • Circoli di qualità;
  • Metodo dell’interesse condiviso;
  • Approccio senza accusa;
  • Training dell’assertività.

Circoli di qualità e interesse condiviso

I Circoli di qualità sono dei momenti attentamente programmati in cui si stimolano gli studenti disposti in cerchio a trovare soluzioni ai problemi interpersonali. Il Metodo dell’interesse condiviso (ideato da A. Pikas[5]) richiede invece un copione ben stabilito, da rispettare rigorosamente, soprattutto negli incontri che si svolgono con bullo e vittima, in cui vengono proposte pochissime domande. Si articola in tre momenti:

  • chiacchierate individuali con ogni alunno;
  • colloqui successivi con ogni alunno;
  • incontro di gruppo.

Approccio senza accusa

L’Approccio senza accusa è un modello ideato di Barbara Maines e George Robinson e si articola in sette step.

  • Avere un primo colloquio con la vittima, scoprire chi è coinvolto, conoscere i suoi sentimenti. Il bullo non sarà né incolpato né punito, quindi non deve temere di fornire informazioni.
  • Organizzare un incontro che comprenda bulli e spettatori o comunque soggetti esterni al fenomeno.
  • Comunicare al gruppo come si sente la vittima con letture o descrizioni specifiche.
  • Favorire un’assunzione di responsabilità da parte del gruppo e sollecitarne la collaborazione per migliorare le condizioni della vittima.
  • Ottenere suggerimenti su come le vittime possano essere sostenute.
  • Investire il gruppo di responsabilità, partendo dal presupposto condiviso che il problema non è del singolo, ma del gruppo.
  • Organizzare incontri individuali con i partecipanti.

Il metodo dell’Approccio senza accusa e quello dell’Interesse condiviso sono simili in quanto entrambi prevedono che il bullo non sia accusato, rimproverato; ma, mentre il metodo d Pikas cerca di trovare la soluzione mediante il colloquio con il bullo, l’approccio senza accusa cerca di trovare la soluzione all’interno della classe.

Training dell’assertività

Il Training dell’assertività è un percorso psicopedagogico che ha l’obiettivo di migliorare le abilità interpersonali, intervenendo sugli aspetti cognitivi e comportamentali e sulla comunicazione verbale e non verbale, attraverso la riduzione delle componenti passive o aggressive. Il percorso prevede obiettivi, quali:

  • imparare a fare affermazioni assertive;
  • imparare a non cedere ai raggiri ed alle minacce;
  • sapere abbandonare una situazione di bullismo;
  • rimanere calmi in una situazione stressante;
  • accrescere la propria autostima.

Per raggiungere tali obiettivi vengono utilizzate attività di tipo ludico-esperienziali.

Didattica quotidiana

Le conseguenze mentali, fisiche, sociali e scolastiche del bullismo hanno un impatto enorme sul capitale umano e sociale ed i costi del bullismo gravano sul sistema scolastico e sanitario, sui servizi sociali, sull’amministrazione della giustizia.

Per prevenire e affrontare tali fenomeni vi sono, come abbiamo visto, azioni mirate e specifiche, ma non si possono sottovalutare le attività curriculari e le strategie didattiche abitualmente adottate dagli insegnanti. Si tratta di favorire nei ragazzi la maturazione di stili relazionali positivi e di abilità prosociali.

I percorsi eccezionali si possono sicuramente realizzare quando la situazione lo richiede, ma limitatamente nel tempo. La chiave di volta per prevenire il bullismo risiede nelle attività quotidiane, soprattutto in quelle che valorizzano gli studenti come “agenti di cambiamento”, che fanno leva sulle risorse positive della classe e sulla naturale capacità dei ragazzi di provare empatia per i compagni in difficoltà.

Una risorsa importante risiede anche nelle stesse indicazioni normative che si sono susseguite negli ultimi anni, come per esempio le Linee di orientamento del 2015 e quelle del 2017.

Le prime Linee di orientamento (2015)

Il documento dell’allora MIUR del 13 aprile 2015 contiene le Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo.

Il documento, dopo aver delineato le caratteristiche di bullismo e cyberbullismo, evidenzia il ruolo delle istituzioni scolastiche nelle azioni di prevenzione e contrasto di tale fenomeno e fornisce indicazioni destinate al personale della scuola, agli studenti e alle famiglie. Lo scopo è quello di dare continuità alle azioni già avviate dalle istituzioni scolastiche e non solo, arricchendole di nuove riflessioni per intraprendere una revisione dei processi messi in atto e per implementare un nuovo piano strategico di intervento che tenga conto dei continui mutamenti sociali e tecnologici.

Si tratta di un documento molto corposo di 23 pagine nelle quali sono indicate moltissime azioni che le scuole possono realizzare sulla base delle proprie esigenze.

Le azioni indicate dalle linee di orientamento 2015

  • Promozione, attraverso attività di sensibilizzazione, di un uso sicuro e consapevole della Rete.
  • Attivazione di social tematici, piazze virtuali, pensate e realizzate insieme ai ragazzi.
  • Istituzione del Safer Internet Day (SID): la giornata europea della sicurezza in Rete.
  • Attivazione di modalità attraverso le quali le scuole possono inoltrare eventuali segnalazioni di episodi di bullismo, cyberbullismo.
  • Coinvolgimento di tutte le componenti della comunità scolastica.
  • Promozione di un uso consapevole delle tecnologie attraverso l’educazione con i media.
  • Valorizzazione del Patto di corresponsabilità educativa previsto dallo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria.
  • Valorizzazione dei CTS nelle azioni di contrasto al bullismo e cyberbullismo anche mediante individuazione di alcuni docenti referenti.
  • Integrazione dell’offerta formativa con attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
  • Comunicazione agli studenti e alle loro famiglie sulle sanzioni previste dal Regolamento di Istituto nei casi di bullismo, cyberbullismo e navigazione online a rischio.
  • Somministrazione di questionari agli studenti e ai genitori che possono fornire una fotografia della situazione e consentire una valutazione oggettiva dell’efficacia degli interventi realizzati.
  • Organizzazione di percorsi di formazione tenuti da esperti rivolti ai genitori sulle problematiche del bullismo e del cyberbullismo.
  • Ideazione e realizzazione di campagne pubblicitarie attraverso messaggi video e locandine informative.
  • Creazione sul sito web della scuola di una sezione dedicata ai temi del bullismo e/o cyberbullismo.
  • Utilizzo di procedure codificate per segnalare alle famiglie, Enti e/o organismi competenti i comportamenti a rischio.
  • Valorizzazione del ruolo del personale scolastico e, in particolare, degli assistenti tecnici al fine di un utilizzo sicuro di Internet a scuola.
  • Formazione integrata per dirigenti, docenti e personale ATA.

Le Linee di orientamento 2017

Le successive “Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo”, sono state emanate nel 2017 a seguito della legge 29 maggio 2017, n. 71. L’obiettivo è rimasto lo stesso delle Linee precedenti: la lotta al fenomeno del cyberbullismo mediante l’implementazione di interventi preventivi, di tutela e formazione dei minori coinvolti, sia se vittime sia se responsabili degli illeciti. Viene suggerita, come strategia privilegiata, l’educazione alla cittadinanza digitale, intesa come disciplina trasversale a tutte quelle del curricolo.

La legge 71/2017 responsabilizza ulteriormente le scuole (nella persona del Dirigente scolastico) che ha il dovere di informare tempestivamente i genitori dei minori coinvolti e di attivarsi con azioni educative.  Introduce inoltre alcune modifiche al Regolamento di Istituto e al Patto di Educativo di corresponsabilità, di cui al DPR n. 249/1998. Prevede anche l’istituzione di una figura di un coordinatore delle iniziative relative al cyberbullismo, che può avvalersi della collaborazione delle Forze di polizia, delle associazioni e dei centri di aggregazione giovanile del territorio.

La costante e veloce evoluzione delle nuove tecnologie comporta nuove sfide educative e pedagogiche che la scuola può fronteggiare con successo solo implementando un efficace piano di educazione al rispetto, frutto della sinergia elaborativa e realizzativa dell’intera comunità educante e professionale. Va sempre ricordato che con le azioni di bullismo e cyberbullismo sono palesemente violati i diritti umani; è, pertanto, dovere morale degli adulti assicurare che questi diritti siano tutelati garantendo alle nuove generazioni un sano sviluppo e l’esercizio della cittadinanza attiva (Dichiarazione di Kandersteg, 2007).

Piattaforma ELISA

A seguito dell’entrata in vigore della Legge 71/2017 e dell’emanazione delle Linee di orientamento per la prevenzione ed il contrasto del cyberbullismo del 2017 è stata anche messa a disposizione del personale della scuola la piattaforma ELISA[6], ricca di materiali e strumenti per intervenire efficacemente su questi fenomeni.

Nello specifico sono proposte due azioni senza oneri economici a carico delle scuole: formazione in e-learning e monitoraggio.

Il progetto ELISA nasce grazie alla collaborazione dell’allora Ministero dell’istruzione (in particolare della Direzione generale per lo studente) con il Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letteratura e Psicologia dell’Università di Firenze.


[1] Dan Olweus è stato professore di Psicologia della Personalità presso l’Università di Bergen. È riconosciuto come pioniere e padre fondatore della ricerca sui problemi del bullismo e come uno dei maggiori esperti mondiali della materia.

[2] Sonia Sharp e Peter K. Smith, Bulli e prepotenti nella scuola. Prevenzione e tecniche educative, Mondadori, 1995.

[3] Ramos Mario, Il segreto di Lu, Editore Babalibri Età di lettura: da 6 anni; Borsini M. Carmela, Ricci Cristina, Metti giù le mani. Bullismo: né vittime né prepotenti, Giunti Progetti Educativi Età di lettura: da 8 anni; Roberts Mark, Due cavalieri nella notte, Giunti Editore Età di lettura: da 9 anni; Garlando Luigi, Per questo mi chiamo Giovanni, Rizzoli Età di lettura: da 10 anni.

[4] Tarzan di gomma (1981) film di Søren Kragh-Jacobsen; Jimmy Grimble (2001) film di John Hay.

[5] Professore in psicologia dell’educazione presso di Uppsala, in Svezia. È stato il primo ideatore nel 2002 dello Shared Concern method (metodo dell’interesse condiviso).

[6] https://www.piattaformaelisa.it/cos-e-elisa/