Eco-ansia e giovani generazioni

Dalla paura all’accettazione della complessità

Il dialogo tra la giovane Giorgia Vasaperna e il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin al Giffoni Film Festival sul fenomeno dell’“eco-ansia” ha catturato l’attenzione di tutti i media (e anche nostra), forse più di quanto non abbiano fatto l’appello sull’emergenza climatica, sottoscritto dal nostro Presidente della Repubblica e da altri cinque Capi di Stato del Mediterraneo, o il documento di luglio di 100 scienziati italiani sullo stesso tema.

Un approccio comune alla sostenibilità

È di fronte a queste evidenze che le persone di scuola di solito rinsaldano la consapevolezza del ruolo fondamentale affidato proprio alla scuola, quando la conoscenza di ciò che accade ha bisogno di partire dal senso e dalla direzione di prospettiva futura della conoscenza stessa. E, se siamo convinti tutti (oppure no?) che questa prospettiva è necessariamente quella dello sviluppo sostenibile, dobbiamo chiederci se ci sia un approccio comune a quella che chiamiamo sostenibilità sia essa sociale, economica o ambientale, perché, se non c’è, questo sicuramente è uno dei compiti, a cui la scuola può e deve rispondere.  

Intanto sappiamo che il 79% dei giovani (dati dell’Istituto demoscopico Noto ed elaborati dal quotidiano la Repubblica) è fortemente preoccupato del proprio futuro a causa dei cambiamenti climatici.  Di fronte a percentuali così importanti, è doveroso chiedersi quanti di loro sono nelle nostre aule con i sintomi inascoltati o addirittura repressi dell’ansia sul loro futuro, forse ancora fiduciosi di trovare lì e non altrove un sapere e una comunità educante che li orienti nella comprensione di ciò che sta “realmente” accadendo e li accompagni nella costruzione di soluzioni attendibili.

L’importanza della tematizzazione

“Spiegazioni, soluzioni…” siamo dunque nel lessico famigliare e tradizionale della scuola, ma non partendo da un indice del libro di testo, non a partire da un “contenuto” disciplinare prefabbricato, ma da un problema vero, da un vissuto condiviso. Un sapere sfidante non solo per i ragazzi, ma per tutti gli insegnanti, che strutturano l’insegnamento secondo l’epistemologia della loro disciplina. Situazioni come questa fanno recuperare l’uso del paradosso in cui Platone era maestro: in quale caverna ci siamo cacciati? stiamo scambiando le ombre per realtà? quante opinioni (doxa) contrapposte ci confondono in una dilagante sovrabbondanza di informazioni e sono spacciate per conoscenza vera (epistème)?

I problemi, quelli veri, interrogano insieme l’esistenza e la conoscenza prima di tradursi in comportamenti risolutori.

Allora si può cominciare proprio dal nome che diamo ad un concetto complesso che tiene insieme diversi problemi: sostenibilità. E cominciamo con la sostenibilità ambientale.

Un tema pluridisciplinare di sicuro interesse, a cui dedicare ben più delle 33 ore canoniche dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica, perché incardinato saldamente nel curricolo di scuola, per ogni ordine e grado di essa, e perché consente di formare quelle competenze per la vita, che sembrerebbero fumose, aleatorie, fuorvianti ed estranee a quelle disciplinari, se non avessimo di fronte a noi ogni giorno le nostre “classi” di bambini, ragazzi e giovani, che hanno in comune non solo la stessa età,  ma anche la condizione di essere dis-tratti dalle loro ansie.

Alla ricerca del significato di sostenibilità ambientale

I primi Programmi ambientali dell’ONU partivano dalla definizione di sviluppo sostenibile, utilizzata dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente nel Rapporto “Our Common Future (1987): “lo sviluppo sostenibileassicura il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. Nel 2002, durante il “World Summit on Sustainable Developement (WSSD) di Johannesburg si disse che uno dei principi di questo tipo di sviluppo sta nell’equilibrio tra la qualità ambientale, l’equità sociale e la prosperità economica”. Lo sviluppo sostenibile deve assicurare che i 4 capitali di cui disponiamo, quello naturale, umano, sociale e fisico, mantengano nello sviluppo futuro un equilibrio dinamico tra loro, appunto, sostenibile.

Nella pubblicazione del 2022 “GreenComp, Quadro Europeo delle competenze in materia di sostenibilità” [Jrc128040_greencomp_italian] del Centro Comune di Ricerche della Commissione Europea c’è la definizione di sostenibilità e di limiti del pianeta.

La sostenibilità. Dare priorità alle necessità di tutte le forme di vita e del pianeta, garantendo che l’attività umana non superi i limiti del pianeta.
I limiti del pianeta. Nove sono i processi che regolano la stabilità e la resilienza del sistema Terra e i limiti basati sui dati scientifici entro i quali l’umanità può ritenersi al sicuro: acidificazione degli oceani, strato di ozono atmosferico, sistema climatico, ciclo idrologico, sfruttamento del suolo, ciclo dei nutrienti, biodiversità, inquinamento atmosferico, scorie nucleari.

Stabilità e resilienza

I nove processi che interessano la stabilità e la resilienza del nostro pianeta nella figura sono collegati al livello di rischio attuale.

Apprendimento permanente e sostenibilità

Il GreenComp, come tutti i Quadri di riferimento per le otto competenze chiave dell’EQF, nell’indicare le ragioni per cui integrare i temi della sostenibilità nell’apprendimento permanente, fornisce anche la definizione di apprendimento capace di costruire comportamenti coerenti con la sostenibilità ambientale: “apprendimento che mira ad alimentare una mentalità orientata alla sostenibilità dall’infanzia all’età adulta, con la consapevolezza che gli esseri umani fanno parte della natura e dipendono da essa. I discenti acquisiscono conoscenze, abilità e attitudini che li aiutano a diventare agenti di cambiamento e a contribuire individualmente e collettivamente a plasmare futuri entro i limiti del pianeta”.

Questo quadro può essere uno strumento utilissimo per avviare un percorso consapevole di formazione di una competenza estremamente complessa come quella in materia di sostenibilità, che richiede sicuramente pensiero critico e sistemico, ma che si costruisce fin dalla prima infanzia in ambienti inclusivi ed equi, in cui sia evidente e praticato in ogni comportamento quotidiano il rispetto della natura, delle risorse e degli altri come rispetto del futuro più desiderabile per sé.

Come gestire la complessità

Siamo ancora una volta di fronte ad una competenza che evoca prima di tutto un comportamento insegnante condiviso e a livello di istituto, cioè ad una competenza che connoti l’ambiente di apprendimento prima ancora dei contenuti di conoscenza che si possano e si vogliano comunicare.

E leggiamo ancora nel GreenComp: “Una competenza in materia di sostenibilitàmette in grado i discenti di incarnare i valori della sostenibilità e di accettare i sistemi complessi, al fine di agire o richiedere azioni che ripristinino e mantengano la salute dell’ecosistema e aumentino la giustizia, ideando futuri sostenibili.”

Si tratta di capire insieme ai nostri studenti come i cambiamenti tecnologici e digitali insieme a quelli climatici e alla perdita di biodiversità stiano aumentando la complessità della nostra vita, modificando anche il nostro diritto alla salute e al benessere. Può essere molto interessante, ad esempio, prendere spunto del rapporto tra quello che viene definito un “deficit di natura” e l’aumento di alcuni tipi di malattie, proprio per abituarli ad osservare direttamente i fenomeni di cui si parla e renderli protagonisti consapevoli nell’ideare azioni di prevenzione e di risposta adeguate.

Competenze in materia di sostenibilità

L’immagine che segue rappresenta i 4 settori del Quadro (GreenComp) con l’uso di una metafora naturalistica come quella dell’impollinazione:

  • le api simboleggiano le competenze del settore agire per la sostenibilità: azione individuale, collettiva e politica;
  • i fiori rappresentanole competenzedel settore immaginare futuri sostenibili: senso del futuro, adattabilità, pensiero esplorativo;
  • nell’alveare sono indicate le competenze del settore incarnare i valori della sostenibilità: attribuire valore alla sostenibilità, difendere l’equità e promuovere la natura;
  • il polline e il nettare simboleggiano le competenze del settore accettare la complessità nella sostenibilità: pensiero sistemico, pensiero critico e definizione dei problemi.

Secondo la struttura del GreenComp, la competenza in materia di sostenibilità come macro competenza può essere dunque articolata e letta in 12 competenze settoriali, tutte interconnesse tra loro.

Gli esempi di alcuni percorsi tematici offrono ulteriori spunti progettuali facilmente trasferibili e adattabili nei diversi ordini di scuola.