Valutazione del comportamento

Si ritorna all’antico?

L’attribuzione del “voto in condotta” riveste prevalentemente una funzione educativa, anche se il disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 settembre 2023 potrebbe presentare risvolti che possono andare ad incidere, anche pesantemente, sull’intero percorso di studi.

Nel presente contributo verrà inquadrato il problema della valutazione del comportamento alla luce dei riferimenti normativi nell’ultimo quarto di secolo. In un secondo contributo, entreremo nel merito delle proposte contenute nel disegno di legge dell’attuale Governo.

Il quadro di riferimento

Il tema della valutazione del comportamento nella scuola secondaria di I e di II grado è stato profondamente rivisto nello Statuto delle studentesse e degli studenti (DPR n. 249/1998). In questo provvedimento tale valutazione ha conosciuto una nuova formulazione rispetto al quadro precedente che risaliva ai “regi” decreti attuativi della riforma Gentile del 1923.

Nello Statuto vengono descritti i diritti (art.2) e i doveri (art.3) delle studentesse e degli studenti, mentre nell’art. 4 si individuano i comportamenti che configurano mancanze passibili di provvedimenti disciplinari. In esso si ribadisce la natura “riabilitativa” della sanzione, sottolineando che i provvedimenti disciplinari hanno finalità educativa e tendono al rafforzamento del senso di responsabilità e al ripristino di rapporti corretti all’interno della comunità scolastica.

Si sottolinea inoltre che la responsabilità disciplinare è personale e che nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto.

Il DPR n. 249 del 1998 è stato integrato e modificato dal successivo DPR n. 235/2007 che ha introdotto nella scuola secondaria di primo e di secondo grado il patto educativo di corresponsabilità (fig. 1).

Fig. 1 – La natura “negoziale” del rapporto tra scuola e famiglia

Il patto educativo di corresponsabilità (esteso con la legge 92/2019 anche alla scuola primaria) è un atto di natura concordataria tra scuola, famiglia e studente, che prende atto della dimensione negoziale (orizzontale) dell’educazione nella nostra epoca rispetto a quella gerarchica (verticale) che caratterizzava la famiglia e la società patriarcale.

Dal DPR 122/2009 al decreto legislativo 62/2017

Il DPR 122/2009, contrariamente a quanto avveniva dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso, stabiliva quanto segue:

  1. nella scuola primaria la valutazione del comportamento viene espressa mediante la formulazione di un giudizio “secondo le modalità deliberate dal collegio dei docenti”. Nell’eventuale non ammissione alla classe successiva, i docenti erano (sono) tenuti ad assumere tale decisione “all’unanimità solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione” (legge 169/2008);
  2. nella scuola secondaria di primo grado, invece, il comportamento veniva valutato con un voto numerico espresso collegialmente in decimi, “illustrato con specifica nota e riportato anche in lettere nel documento di valutazione”. In questo grado scolastico l’ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione veniva subordinata ad una valutazione del comportamento con voto non inferiore a sei decimi. In caso contrario, l’alunno doveva ripetere l’anno o non veniva ammesso all’esame di “licenza media”.

Nel 2017 il governo presieduto da Paolo Gentiloni, esponente di primo piano del partito democratico, ha emanato il decreto legislativo n. 62 (attuativo della legge 107/2015) nel quale, in relazione alla valutazione del comportamento, nel primo ciclo di istruzione (scuola primaria e scuola secondaria di I grado) si ripristinava il giudizio sintetico. Il comportamento, dunque, non era più oggetto diretto della valutazione e veniva riferito espressamente allo sviluppo delle competenze di cittadinanza mediante l’espressione di un giudizio e non di un voto.

Il disegno di legge dell’attuale governo

Con il disegno di legge approvato dal Governo il 18 settembre 2023 si ritorna “all’antico”. È prevista, infatti, la riformulazione di alcuni articoli del D.lgs. n. 62/2017.

Nella scuola primaria si conferma la valutazione del comportamento mediante un giudizio sintetico espresso collegialmente dai docenti e riportato nel documento di valutazione. Per questo grado scolastico, dunque, nella nuova ipotesi non è in agenda alcuna modifica rispetto alla situazione attuale.

Nella scuola secondaria di primo grado viene, invece, ripristinato il voto nella valutazione del comportamento con una votazione espressa in decimi, come era nel DPR 122/2009. Nel caso di un voto inferiore a sei decimi, le ripercussioni diventano decisamente pesanti. Il consiglio di classe, infatti, è tenuto a deliberare la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi.

Il disegno di legge del 18 settembre 2023 interessa anche la scuola secondaria di II grado, in cui la valutazione del comportamento è sempre stata espressa con voto in decimi. Nella proposta del Governo si prevede quanto segue:

  • “nel caso di valutazione del comportamento pari a sei decimi, il Consiglio di classe assegna un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale da trattare in sede di colloquio dell’esame conclusivo del secondo ciclo”;
  • “nel caso di valutazione del comportamento inferiore a sei decimi, il Consiglio di classe delibera la non ammissione all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi».

Inoltre, la valutazione del comportamento incide anche sull’attribuzione del credito scolastico. Si legge infatti nel disegno di legge che: “il punteggio più alto nell’ambito della fascia di attribuzione del credito scolastico spettante sulla base della media dei voti riportata nello scrutinio finale può essere riconosciuto se il voto di comportamento assegnato è pari o superiore a nove decimi».

Nel merito…

Il tramonto della famiglia patriarcale, in cui “l’imperativo morale” ricadeva sotto l’esclusiva responsabilità del padre, ha decisamente affievolito la capacità da parte dei genitori di essere presidio delle regole nella crescita dei figli.

Gli “inasprimenti delle pene” che il governo si accinge ad introdurre produrranno un’effettiva efficacia nel prevenire o contrastare comportamenti inadeguati messi in atto dagli studenti? Il tema è decisamente complesso.

Ne parleremo in un prossimo contributo dove proveremo a dare qualche risposta entrando nel merito del rapporto comportamento-percorso scolastico-sanzione disciplinare.