Posture pedagogiche

Il fondamento della relazione educativa

La parte quinta delle Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei è dedicata alle coordinate della professionalità e un intero capitolo approfondisce i tratti peculiari delle competenze degli educatori, degli insegnanti e del personale ausiliario[1].

L’elaborazione delle Linee pedagogiche, e anche di questa parte, la dobbiamo soprattutto al lavoro certosino di Giancarlo Cerini che ha saputo cogliere e restituire sia le numerose riflessioni all’interno della Commissione nazionale, incaricata di elaborare il documento, sia anche gli esiti di tanti incontri con educatori e docenti dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia.

Le posture selezionate inizialmente erano 5: adulto accogliente, adulto in ascolto, adulto incoraggiante, adulto regista, adulto responsabile. Nella stesura definitiva, a conclusione delle audizioni e delle consultazioni sulla bozza delle Linee pedagogiche, è stata inserita una sesta postura: quella dell’adulto partecipe, di un adulto, cioè, che contribuisce al disegno di una professionalità alta e multidimensionale, utile ad orientare la formazione continua del personale, soprattutto per stabilire e mantenere il patto educativo.

Significato di postura

Nel linguaggio comune con il termine postura si intende l’atteggiamento generale della persona, nel posizionare e muovere il proprio corpo, anche come modo di reagire all’ambiente. Dal punto di vista anatomico, nel vocabolo il termine postura si riferisce specificatamente alla posizione del corpo nello spazio e alla relazione tra i suoi segmenti corporei, può, quindi, indicare lo stare fermi o in movimento, in posizione eretta, da seduti o in posizione distesa, può indicare l’espressione facciale, il modo di camminare, i gesti volontari o anche il tono della voce. Dal punto di vista psicologico o comunicativo, la postura è un elemento che può fornire una quantità di informazioni, seppure trasmesse non in forma verbale.

Nelle Linee pedagogiche esso è utilizzato in chiave evocativa, ossia come tensione a, atteggiamento verso i bambini da parte degli adulti.

La postura in educazione

Gli atteggiamenti posturali si formano già nelle primissime interazioni madre-bambino (Bowlby 1952), iniziano dal momento in cui il bambino viene preso in braccio; è importante quindi come lo si fa, come lo si allatta al seno, come il neonato reagisce al contatto e al comportamento della madre. È in questa fase che incomincia quel processo di condivisione che va poi a costruire la sintonizzazione affettiva.

Va da sé che l’evoluzione di una persona risente dei comportamenti, degli atteggiamenti, ma soprattutto del suo rapporto con le prime figure di cura.

La teoria dell’attaccamento di Bowlby[2] (1973, 1982)[3] fornisce evidenza del valore delle prime interazioni di cura con i bambini. L’autore ci spiega la relazione che il bambino intraprende con i propri genitori, a partire dalla motricità, dalla gestualità, dagli atteggiamenti corporei e dalla gestione dell’allontanamento-esplorazione, sino alla comunicazione verbale.

La postura sembra influenzare anche i processi metacognitivi. Gli studi di Brinol e Petty (2003)[4] partono dal presupposto che se la postura riesce ad influenzare la quantità e la direzione dei pensieri, questa può influire anche su ciò che le persone pensano dei propri pensieri.

Il senso delle posture

Nelle Linee pedagogiche sono state descritte alcune categorie che sintetizzano diverse modalità di approccio degli adulti verso i bambini e le bambine: sono modalità che riguardano educatori, docenti, genitori, tutti coloro che si rapportano con i piccoli. Non a caso il termine postura viene riferito all’adulto in genere, accogliente, incoraggiante, regista…. Con questa scelta terminologica si voleva proprio responsabilizzare il rapporto educativo che qualsiasi persona adulta instaura con i bambini, cercando così di dare forma e sostanza alle diverse modalità di approccio.

Da qui anche l’invito ad un confronto tra figure adulte volto a favorire atteggiamenti idonei ad accompagnare i bambini nella loro crescita ma anche a controllare la coerenza delle scelte.

Nei servizi e nelle scuole dell’infanzia sono diffusi patti di corresponsabilità scuola-famiglia, patti formativi congiunti, informazioni tra educatori o docenti e genitori sulla organizzazione della giornata dei bambini a scuola e a casa, sempre nell’ottica di una collaborazione attiva e orientata alla crescita. In tal senso, le Linee pedagogiche sostengono la necessità di esplicitare anche le posture prevalenti che, se adottate in forma variegata e costante, possono garantire interventi educativi più efficaci.

Oltre il sistema integrato zerosei

Nel definire le caratteristiche dell’adulto accogliente, in ascolto, incoraggiante, regista, adulto responsabile e partecipe, le Linee pedagogiche, seppur centrate sulla prima e sulla seconda infanzia, forniscono spunti culturali per impostare qualsiasi buona relazione con soggetti in crescita, tanto che si potrebbe utilizzare questo stesso paradigma per tutti i docenti, di ogni ordine e grado, sostituendo il termine bambino con alunno, studente.

Essere adulti accoglienti

Significa saper predisporre e valorizzare la qualità degli spazi e delle relazioni, come condizione del benessere dei bambini, che è alla base di ogni apprendimento.

I bambini (studenti) abitano lo spazio in modo più intenso rispetto agli adulti, ogni elemento che definisce l’ambiente è occasione per fare nuove esperienze. Si tratta di un modo di essere che non riguarda solo le manifestazioni esterne dell’adulto, ma anche le azioni realizzate collegialmente per rendere l’ambiente in cui il bambino viene accolto gradevole, confortevole, incoraggiante, ospitale.

Avere un approccio incoraggiante

Un adulto deve essere sempre incoraggiante e motivante,rispettoso ed emotivamente positivo. Deve sapere interagire con le emozioni dei piccoli (allievi), essere capaci di ascoltarli e di creare un dialogo, di facilitare la loro capacità di esprimersi, di valorizzare le loro proposte. Per questo è importante che l’adulto sia capace innanzitutto di osservarli durante il gioco, durante le varie attività che svolgono da soli o con i compagni.

Proporsi come insegnanti registi

Questa postura rimanda a didattiche indirette, non intrusive, che permettono a chi apprende di confrontarsi con le proprie curiosità, domande e ipotesi. Nelle diverse età degli allievi, la regia educativa, finalizzata alla personalizzazione dell’insegnamento, è quella che osserva e rilanciai comportamenti dei bambini: “dalla conquista delle autonomie e dal primo controllo delle emozioni allo sviluppo del linguaggio, alla formulazione di teorie e ipotesi, alla capacità di concentrarsi e impegnarsi nella soluzione dei problemi”[5]. L’insegnante/educatore è anche il regista dei climi educativi. È importante che alla base di qualsiasi attività formativa ci sia una grande competenza nella progettazione e nella costruzione degli ambienti di apprendimento.

Educare alla responsabilità

È una delle competenze chiave di cittadinanza, per questo agli adulti viene richiesta attenzione nel proporre e gestire le regole nella vita quotidiana, particolarmente nelle situazioni ad alta intensità emotiva. Significa saper condividere lo stile educativo e assumere comportamenti intenzionali e coerenti per sostenere una crescita armonica, avendo cura di spiegarne ai genitori le ragioni fondative.  La scuola è un osservatorio importante per cogliere i bisogni, le risorse, le sensibilità, le domande delle giovani generazioni. È nella scuola che i genitori riversano attese di aiuto per i propri figli.

L’adulto partecipe

È colui che mostra capacità di relazione e comunicazione tra pari e con le famiglie. È colui che riconduce al senso della corresponsabilità educativa fatta di ascolto, mediazione nei momenti formali e informali della vita scolastica. Saper dialogare in forma proattiva con genitori e altre figure professionali dei servizi del territorio, significa saper sfruttare “tutte le risorse del contesto sociale e culturale”[6].

Guardare al futuro

Quali siano gli aspetti fondamentali che individuano un profilo autorevole per un educatore/insegnante è una domanda oggi ricorrente che supera i confini del dibattito tra esperti. Le transizioni in atto e la crescente complessità di quella che è stata definita società della conoscenza hanno di fatto assegnato una nuova centralità alle professioni che agiscono le leve dell’apprendimento permanente.

Le posture proposte nelle Linee pedagogiche rispondono a questa esigenza perché forniscono l’orizzonte di senso in cui competenze culturali e educative si intrecciano con lo scopo di formare nuove generazioni di bambini, ragazzi e giovani nell’ottica del ben-essere, della fiducia di sé, della motivazione ad apprendere, della socialità in senso collaborativo e del rispetto dell’altro come valore umano imprescindibile.

La formazione in servizio del personale, così orientata, può rappresentare una nuova prospettiva anche per accrescere il credito sociale di educatori e insegnanti in una società in rapido cambiamento, ma in cui i valori umani e la mediazione degli adulti per conoscere e imparare resta un caposaldo educativo.


[1] D.M. n. 334/2021, Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei, parte V, par. 4.

[2] Bowlby, J. è stato uno psicologo, medico e psicoanalista britannico, che ha elaborato la teoria dell’attaccamento, interessandosi in particolare agli aspetti che caratterizzano il legame madre-bambino e quelli legati alla realizzazione dei legami affettivi all’interno della famiglia (1973).

[3] Attachment and loss, Vol. 2. Separation: anxiety and anger. New York: Basic Books; Bowlby, J. (1982). Attachment and loss, Vol. 1. Attachment (2nd ed.) New York: Basic Books.

[4] Brinol, P. & Petty, R.E. 2003. Overt head movements and persuasion: A self-validation analysis. Journal of Personality & Social Psychology, 84, 1123-1139.

[5] Cfr. documento citato, D.M. n. 334/2021, Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei, parte V, par. 4.

[6] Ibidem.