PTOF… avanti Piano…

Orientamenti sul Piano Triennale dell’Offerta Formativa

Riallineare il PTOF

Con nota n. 1830 del 6.10.2017 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Dipartimento Istruzione, ha diffuso alcuni orientamenti relativi al Piano Triennale dell’Offerta Formativa.

La nota, a firma Capo Dipartimento Rosa De Pasquale, riepiloga in tre sezioni il quadro di riferimento relativo al POF triennale:

  1. il legame con la Legge 107/2015 e i decreti legislativi di delega (Il PTOF: una trama disegnata dalla Legge 107/2015 e dai decreti legislativi di delega);
  2. i richiami al POF triennale nei decreti legislativi (Il PTOF nei decreti legislativi di cui all’art. 1 comma 181 della Legge 107/2015);
  3. l’attività di pianificazione del PTOF (Strumenti a supporto dell’autonomia scolastica).

Il ciclo triennale della progettazione (strategica)

La nota si propone, di fatto, come sintesi e momento di riflessione sull’innovato valore attribuito al Piano dell’Offerta formativa, ora delineato in una cornice temporale di più ampio respiro, poiché non limitata al singolo anno di riferimento, ma estesa a quel ciclo triennale, che l’Amministrazione ha posto a riferimento delle azioni più significative che definiscono il fare scuola: dal Sistema Nazionale di Valutazione agli incarichi triennali dei Dirigenti Scolastici, alla scansione triennale, appunto, della progettazione delle scuole.

Una scansione triennale appare certamente significativa, anche se di fatto scorre veloce al suono della campanella di avvio d’anno e all’altrettanto fragoroso squillo di chiusura. Le scuole possono comunque diluire obiettivi e proposte di azioni e progetti non nella concitazione di un singolo anno scolastico, ma nel respiro più ampio di tre annualità, con la possibilità di aggiustamenti in corso e di revisione del documento e soprattutto di ciò che effettivamente è stato progettato e realizzato con efficacia.

Il PTOF, quindi, si caratterizza come un documento flessibile, non rigido e precostituito, ma nato per adattarsi al contesto di riferimento (è “carta d’identità della scuola“), ai bisogni specifici del territorio e dell’utenza, alle risorse e ai partenariati innestati in loco, con una dimensione giocoforza elastica e flessibile.

Uno strumento flessibile e multiforme

L’elaborazione del POF ha consentito alle scuole, in oltre 20 anni dai lontani anni ’90, di compiere una progressiva azione di riflessione sull’agito, valorizzando l’intera comunità professionale (“le scuole si sono impegnate nella predisposizione dei Piani dell’Offerta formativa, con la partecipazione di tutte le componenti della comunità scolastica”). Le istituzioni scolastiche autonome, anche attraverso la redazione del documento, hanno, timidamente e poi con sempre maggiore know how, saputo mettersi in gioco per redigere documenti di contenuto strategico, e non di semplice raccolta e collezione delle proposte del territorio, per interagire con le diverse realtà e anche per stimolarne lo sviluppo.

La ricchezza e multiformità dei PTOF, da un lato ha davvero consentito la valorizzazione delle competenze di ciascuno: genitori, studenti, docenti, dirigenti, personale ATA, stakeholder territoriali…, dall’altro ha determinato una sconfinata miriade di documenti progettuali, talora accomunati da una struttura affine, talaltra assai diversi l’uno dall’altro, in alcuni casi eccessivi e ridondanti, in altri scarni ed essenziali.

Verso PTOF leggibili e comparabili?

Considerando la numerosità delle scuole del Sistema Nazionale di Valutazione (quindi statali e paritarie), i tempi paiono maturi affinché ci si indirizzi, seppure timidamente e certamente senza mortificazione per il tanto lavoro realizzato dalle scuole, verso una direzione che conduca a “mettere a disposizione strumenti di supporto e di semplificazione per facilitare l’esercizio dell’autonomia scolastica, per rendere possibile una lettura comparata dei Piani Triennali dell’Offerta Formativa …“.

Il Miur, quindi, propone l’idea di una riflessione e di una tensione verso una possibile “modellizzazione” di Piani dell’Offerta Formativa, con il dichiarato e principale intento di aiutare le scuole, sostenendone l’autonomia, nonché certamente di disporre di documenti di più snella lettura, trasferibilità e confronto.

Si pensi per esempio alle azioni di valutazione in cui le scuole sono impegnate, che, attraverso l’utilizzo del Rapporto di autovalutazione, seppure nella sua prima edizione e utilizzazione, con uno schema comune consentono di comprendere effettivamente differenze e analogie fra scuole, di comparare in ottica costruttiva contenuti ed esiti. Ciò non è fattibile, ad oggi, con i PTOF, come pure, ad esempio, non è possibile con i Piani di miglioramento, poiché redatti con grande eterogeneità di format.

Tra il dichiarato e l’agito

È ovviamente necessario che la conduzione verso strumenti di “supporto e semplificazione” sia rispettosa del know how acquisito dalle scuole in un lasso di tempo così importante e significativo, attenta a formulare proposte “dal basso” che nascano, quindi, dalla voce di chi la scuola la vive ogni giorno, al fine di contemperare le esigenze dell’Amministrazione con i bisogni reali delle scuole, per non innestare un doppio livello, quanto mai inutile e faticoso, di documenti fatti ad hoc per l’apparato amministrativo e di carte reali e vissute che narrano la scuola “vera”.

Questo vale per tutta la numerosa documentazione prodotta e normativamente prevista a scuola: dai Piani educativi di istituto alle programmazioni didattiche, dai Piani Educativi individualizzati (PEI)  per gli studenti disabili ai Piani personalizzati (PDP) per gli studenti con bisogni educativi speciali, etc… Laddove non  si crea lo sforzo di far collimare il dichiarato con il reale, la documentazione rimarrà sempre qualcosa di “obbligato”, faticoso: la cosiddetta “burocrazia”. Quando invece si comprende che documentare è innanzitutto un bisogno della comunità di narrare, raccontandosi in modo chiaro e comprensibile a se stessi e all’utenza, allora si crea il felice connubio fra quello che si fa e quello che si scrive.

Il PTOF alla prova degli otto decreti legislativi

La nota Miur 1830/2017 fornisce, inoltre, anche alcuni “orientamenti per le attività dei collegi docenti” in riferimento ai decreti legislativi ex art.1, comma 181 Legge 107/2015, evidenziando la “consapevolezza che il percorso dovrà essere completato con l’emanazione di diversi provvedimenti attuativi“.

In particolare si sottolinea la possibilità per le scuole di:

  • ampliare la proposta formativa in tema di promozione della cultura umanistica e di valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali (Decreto legislativo 60/2017), avvalendosi anche dell’organico del potenziamento e delle reti di scuole;
  • affrontare e prevedere percorsi di approfondimento in tema di valutazione, con particolare riferimento ai voti e alla valutazione del comportamento, nonché alla valutazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione (Decreto legislativo 62/2017);
  • riflettere ed approfondire l’uso del Piano per l’inclusione, anche finalizzandolo al futuro raccordo (dal 2019) con i Gruppi Territoriali per l’Inclusione (GIT), nonché in tema di “indicatori per l’inclusione“, anche in riferimento al Rapporto di Autovalutazione (Decreto Legislativo 66/2017).

L’indicazione da parte dell’Amministrazione centrale è quindi di iniziare a realizzare le previsioni normative con approfondite riflessioni interne alle scuole, volte a coadiuvare la piena compartecipazione alle innovazioni.

Pare, quindi, che la nota Miur proponga alle scuole un’attenta e ponderata azione di senso e di riflessione, definendo alcune aree prioritarie in cui il PTOF può costituire il luogo principe di co-costruzione e pensiero condiviso fra tutti gli attori della scuola.