Scuola dell’infanzia statale: i nostri primi 50 anni

Un compleanno significativo

Il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Miur, con la nota 483 del 1.03.2018, ha diramato alcune indicazioni per promuovere iniziative volte a ricordare cinquant’anni di storia della scuola dell’infanzia italiana e l’istituzione della scuola materna statale, sollecitando gli Uffici Scolastici Regionali a organizzare, nella settimana che cade tra il 17 e il 24 marzo p.v., un evento culturale e pedagogico in ogni capoluogo di regione. Saranno invitati a partecipare una rappresentanza delle scuole dell’infanzia statali, con invito esteso anche ai rappresentanti delle scuole paritarie a gestione di privati e degli Enti locali.

La nota costituisce una novità interessante, perché riporta attenzione al segmento della scuola dell’infanzia proprio in una fase aperta di innovazioni, determinate dall’applicazione del D.L.vo 65 del 13-4-2017 con la nota Miur del Dip.to n. 404 del 19.02.2018, che fornisce primi orientamenti operativi per avviare il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai 6 anni.

Riprendere attenzione sul primo segmento della scuola di base riporta centralità alla qualificata offerta formativa della fascia 3-6, che a pieno titolo è inserita nel sistema scolastico, alla sua valenza culturale ed educativa, considerato che nel nostro Paese le scuole dell’infanzia sono frequentate da più del 95% delle bambine e dei bambini, e che tale dato assume valore in quanto predittivo di successo scolastico e valorizzazione del diritto all’istruzione.

La scuola dei ‘piccoli, medi, grandi’

L’art. 1 della L. 444 del 18 marzo 1968 titola: Caratteri e finalità della scuola materna statale; definiva l’impostazione di detta scuola con “fini di educazione, di sviluppo della personalità, di assistenza e di preparazione alla frequenza della scuola dell’obbligo, integrando l’opera della famiglia. L’iscrizione è facoltativa; la frequenza gratuita”.

Questa legge, di cui ricorrono i 50 anni, ha sancito il riconoscimento che nella fase di sviluppo dai 3 ai 6 anni si potesse parlare di scuola e di progetto educativo, superando il precedente modello dell’asilo e dei giardini d’infanzia, intesi come luoghi prevalenti di custodia dei ‘piccoli’. La gratuità della frequenza già rimandava all’idea dell’importanza di questo segmento per lo sviluppo globale dei soggetti, e alla necessità di garantirne a tutti l’accesso.

In questa frase si colgono anche alcuni passaggi che sono stati attualmente superati dagli studi psicologici e pedagogici sul periodo infantile, e dallo stesso percorso che questo segmento di scuola ha compiuto nel corso di questi cinquant’anni. Il riferimento è alla convinzione che la scuola materna poteva preparare alla frequenza della scuola dell’obbligo. Gli Orientamenti del ’69, e particolarmente quelli del ‘91, hanno confutato quest’idea, rafforzando l’identità di un modello pedagogico centrato sull’apprendimento in situazione esperienziale, sul valore delle relazioni tra pari e con adulti, sulla costruzione di comportamenti autonomi e responsabili.

In parallelo il servizio della scuola materna statale gratuita ha supportato l’emancipazione femminile e la sostenibilità del lavoro anche per le donne, garantendo qualità all’educazione delle bambine e dei bambini, al punto che oggi la frequenza di una scuola nella fascia 3-6 è considerata un diritto formativo e un servizio essenziale per la comunità.

Un progetto pedagogico in crescita

Cinquant’anni di percorso sono un tempo lungo, ma anche relativamente giovane se parametrato ai percorsi ordinamentali degli altri segmenti scolastici. La scuola dei ‘piccoli’ è sempre stata giovane per antonomasia, e di fatto costituisce il segmento più innovativo dell’intero sistema scolastico. Fin dal 1968 ha sperimentato un modello organizzativo basato sulla pluralità docente, con educatrici e assistenti che hanno fin da subito orientato le attività educative verso la costruzione di esperienze-gioco finalizzate, volte a far crescere apprendimenti e centrate sulla maturazione del linguaggio come strumento di comunicazione intenzionale, sull’uso intelligente del corpo e delle mani, e la cura al bello per la realizzazione di prodotti e manufatti. Gli Orientamenti del ‘69 e quelli del ’91 hanno supportato la crescita professionale delle docenti, e progressivamente qualificato il modello pedagogico centrato sulla maturazione dell’identità, la conquista dell’autonomia, lo sviluppo della competenza e, con le Indicazioni 2012, il vivere le prime esperienze di cittadinanza.

L’evoluzione del modello organizzativo

Sul piano ordinamentale, con la L. 463 del 9.08.1978 si è passati al doppio organico delle docenti con la soppressione delle assistenti, proprio per garantire una cura qualificata delle routine e consentire l’allestimento di contesti organizzativi improntati a valorizzare la presenza di più età e di più linguaggi. Fino agli Orientamenti del ‘91 le scuole materne si sono consolidate con il modello del gruppo docente paritario, e con l’assunzione congiunta dei compiti anche di tipo assistenziale, come il servizio mensa e l’accompagnamento al trasporto scolastico. La crescita di un gruppo docente coordinato, attento ad un progetto di scuola complessivo in cui valorizzare le diverse età dei bambini (piccoli, medi e grandi) e gli spazi offerti dalla contemporaneità, è stata supportata da tre grandi progettualità – Ascanio, Alice e O.R.M.E. – che hanno ulteriormente rinforzato un modello di scuola aperta, inclusiva e a forte caratterizzazione creativa, che lavora per campi di esperienza.

Un altro cambiamento lo si è registrato con la L. 62 del 2000, che ha introdotto il sistema paritario di carattere pubblico, permettendo un confronto ulteriore tra scuole e allargando la copertura di un servizio dedicato all’età infantile. Una criticità si è in parte registrata per le scuole statali sulla collocazione all’interno delle Direzioni Didattiche, e più recentemente negli Istituti Comprensivi, perché la dimensione dell’aggancio ai gradi successivi di scuola non sempre ha significato cura e attenzione alle specificità.

Il progetto pedagogico della ‘prima scuola’ oggi si trova ad un nuovo passaggio, ossia all’intreccio con il sistema integrato della fascia 0-3, e a come orientarsi nei costituendi ‘poli per l’infanzia’, valorizzando le azioni educative poste in essere, mettendo a fuoco la caratterizzazione delle sezioni primavera e potenziando forme diversificate di coordinamento pedagogico allargato.

Iniziative ed eventi per il cinquantenario

La nota Miur dell’1.03.2018 sollecita a promuovere eventi culturali e pedagogici per riflettere sui passaggi storici e sulle prospettive in atto, che portano in campo temi di particolare attualità, dall’inclusione alla dimensione interculturale e plurilingue, alla qualità degli apprendimenti e dei contesti educativi, alla continuità dei percorsi per l’accompagnamento al progetto di vita…; incoraggia a far assumere a docenti e dirigenti la funzione di ‘ambasciatori’ nei diversi contesti scolastici, per riprendere senso e significato delle azioni educative con questa fascia d’età, oltre a sollecitare interventi formativi specifici, previsti dal Piano Nazionale di Formazione Docenti in particolare sulla continuità educativa e sulle figure di coordinamento interno e sul territorio.

Ogni Ufficio Scolastico Regionale potrà inviare il programma delle iniziative, per diffonderne ulteriormente la risonanza, all’attenzione di mariarosasilvestro@istruzione.it, dirigente tecnico in servizio al Miur c/o la Direzione generale degli Ordinamenti, che cura il supporto per conto dell’Amministrazione Scolastica.

Buon compleanno a tutte le scuole con un pensiero di Loris Malaguzzi: “I bambini, quelli che ci sono e quelli che verranno, ci aspettano là dove la nostalgia del futuro potrà arrivare”.