La nuova prova di italiano nell’esame del primo ciclo

Un’occasione per ripensare alla didattica della scrittura

Le Indicazioni nazionali 2012 avevano già fornito elementi  per una revisione delle pratiche di scrittura nella scuola del primo ciclo; tuttavia l’introduzione delle nuove tipologie di prove per l’esame conclusivo ha prodotto nelle scuole, non in tutte ovviamente, un certo disorientamento, dal quale però bisogna partire per rinnovare positivamente le pratiche di didattica della scrittura. Inoltre il Documento di orientamento per la prova di italiano nel primo ciclo, emanato nel gennaio 2018, ha acceso non poche polemiche ma, per guardare sempre agli aspetti positivi che l’introduzione di una norma può generare, bisogna riconoscere che si è riaperta nelle scuole  una riflessione sui processi di insegnamento-apprendimento che sottendono “la scrittura in italiano”, e una rivisitazione dei criteri di valutazione. Inoltre è stata un’occasione per attivare percorsi di formazione collegiale e  rivedere il curricolo di scrittura,  e  per i docenti di italiano un’occasione  per rileggere il proprio modo di insegnare la scrittura  e per condividere, nei dipartimenti disciplinari,  metodologie e strumenti di lavoro.

Rivedere i criteri di valutazione

Il D.M. 3 ottobre 2017, n. 741,  che regolamenta l’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione,  dispone che la prova di esame di italiano  serve per  accertare  la padronanza della lingua, la capacità di espressione personale, il corretto ed appropriato uso della lingua e la coerente e organica esposizione del pensiero. Questa precisazione, in premessa, fornisce già delle indicazioni per rivedere coerentemente i criteri di valutazione adottati normalmente dalle scuole, le quali dovranno poi declinare gli indicatori relativi e attribuirne la corrispondenza con il voto in decimi. Niente di nuovo, si potrebbe dire, ma in ogni caso i criteri adottati fin qui dovranno essere rivisitati, e ne dovrà essere riconosciuta la coerenza interna e con la norma.

Inoltre il D.M. descrive le tipologie di prova, coerentemente con quanto  previsto, nelle Indicazioni Nazionali, dal profilo dello studente e dai traguardi di sviluppo delle competenze, e cioè:

  • testo narrativo o descrittivo coerente con la situazione, l’argomento, lo scopo e il destinatario indicati nella traccia;
  • testo argomentativo, che consenta l’esposizione di riflessioni personali, per il quale devono essere fornite indicazioni di svolgimento;
  • comprensione e sintesi di un testo letterario, divulgativo, scientifico, anche attraverso richieste di riformulazione;
  • la prova può essere strutturata in più parti riferibili alle diverse tipologie di prove.

Ripensare il curricolo di scrittura e di lettura

Queste indicazioni rimandano ad azioni che le scuole dovranno fare, e cioè: recuperare pratiche di scrittura legate a varie situazioni di insegnamento/apprendimento; riflettere sulla scrittura come “oggetto” di insegnamento, compito che è proprio dell’insegnante di italiano; rivedere la competenza di scrittura in relazione ad altre competenze, es. la lettura, e quindi operare  una revisione del curriculo integrato di letto-scrittura; ripensare la scrittura come competenza trasversale, cioè alla scrittura “per apprendere” (si pensi alla produzione di mappe, sintesi, schemi, tabelle ecc.) ; guardare alla competenza di scrittura come una “competenza di cittadinanza”, una competenza cioè che, a partire dalla scuola del primo ciclo, consenta di affrontare, negli ordini di scuola successivi e nei percorsi di lavoro,  pratiche di  scrittura per lo studio, di scrittura funzionale, di scrittura documentale.

Le competenze di scrittura

Va da sé che gli insegnanti, individualmente e collegialmente nei dipartimenti, dovranno fare un serio lavoro di rilettura del proprio modo di insegnare la scrittura, e che non basta aggiungere in maniera artificiosa “destinatario”,  “scopo”  e “contesto” per aderire al dettato della norma, ma bisogna attivare processi di didattica della scrittura che effettivamente sviluppino la competenza. Pertanto bisognerà ragionare su cosa significa “scrivere su comando”  un testo già progettato nei contenuti e nell’organizzazione, progettare e scrivere un testo a partire da una situazione comunicativa, progettare e scrivere un testo a partire da uno scopo, solo per fare alcuni esempi.

Suggerimenti per preparare le prove d’esame

Anche il citato Documento di orientamento per la redazione della prova di italiano nell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo, diffuso dal Ministero nel gennaio 2018,  fornisce un contributo alle riflessioni fin qui avanzate. Mi preme però precisare che si tratta di un “documento di orientamento”, e che pertanto, come per altro precisato nello stesso,  la commissione di esame potrà definire le tracce “nell’ambito di quelle previste dalla normativa e può definire le tracce tenendo conto delle Indicazioni nazionali e anche delle situazioni specifiche dei singoli istituti scolastici”, cioè si dovrà tener conto del curricolo di scuola riguardo alla scrittura e all’insegnamento dell’italiano in generale, riferimento che necessariamente rimanda al contesto e alle risorse di ciascuna istituzione scolastica.

Non solo prova finale, ma curricolo verticale

Inoltre, come suggerisce lo stesso documento, non bisogna guardare solo alla prova finale, ma favorire nel corso dei tre anni della scuola secondaria di primo grado – a mio avviso in stretta continuità con la scuola primaria – il contatto con una pluralità di testi, per lo sviluppo di competenze sia di lettura che di scrittura, anche attraverso la pratica della riscrittura. In quest’ottica il documento fa riferimento ad attività di riscrittura che possono essere variamente articolate,  e che devono mirare allo sviluppo della capacità d’uso di modelli e  di avvio  alla scrittura documentale.

Tutto ciò comporta un forte impegno delle scuole sul versante  della formazione degli insegnanti e della ricerca didattica, un impegno che dev’essere adeguatamente supportato in termini di risorse per l’istituzione scolastica e di riconoscimento professionale per i docenti,  ma che richiede anche un tempo disteso di elaborazione e di studio.