Iscrizioni: tempo di bilanci

I dati sulle iscrizioni

Il Miur ha pubblicato i dati sulle iscrizioni per il 2019-20. Continua l’aumento delle iscrizioni nei licei in generale, che arrivano al 55,4% degli iscritti (dal 55,3% dell’anno scorso). Anche gli istituti tecnici aumentano, arrivando al 31% (dal 30,7%), mentre i professionali arretrano ancora rispetto agli anni precedenti, scendendo al 13,6% (dal 14%). Nell’ambito dei licei, il classico aumenta leggermente, arrivando al 6,8% (dal 6,7%). Lo scientifico è il più scelto, ma in leggero calo: 25,5% (dal 25,6%); diminuisce l’opzione tradizionale: 15,4% contro il 15,6% dell’anno scorso; cresce l’opzione scienze applicate: 8,4% contro l’8,2%. Cresce anche il liceo delle scienze umane: 8,3% contro l’8,2%, mentre è stabile il linguistico al 9,3% e diminuisce leggermente l’artistico: 4% contro il 4,1%. Tra i tecnici è stabile il settore economico (11,4%), mentre cresce il settore tecnologico (19,6%, rispetto al 19,3% dell’anno scorso). Non ci sono ancora dati disaggregati per i professionali.

Le tendenze degli ultimi anni

Per valutare questi dati è opportuno dare un’occhiata alle tendenze dal 2010-11, cioè da quando è in vigore l’ordinamento introdotto dal ministro Gelmini. L’unica serie continua dal 2010 a oggi è quella del Servizio Statistico del Miur, che pubblica ogni anno a maggio una sintesi complessiva dei dati sulle iscrizioni. I dati di questa serie non corrispondono a quelli che vengono resi noti dal Ministero di solito a febbraio, con un comunicato stampa, subito dopo le fine delle iscrizioni: sia perché questi ultimi sono provvisori, mentre i primi sono definitivi e più precisi, sia perché dal 2015 nei comunicati stampa non vengono più calcolati, tra gli iscritti ai professionali, gli iscritti ai corsi di istruzione e formazione professionale in sussidiarietà complementare. La serie dei comunicati stampa, inoltre, è ricostruibile solo a partire dal 2012, mentre quella del Servizio Statistico nei primi due anni (2010-11 e 2011-12) riguarda solo le scuole statali. Le due tabelle qui sotto ricostruiscono le due serie.

La dinamica delle iscrizioni

Tabella 1

Distribuzione percentuale degli alunni iscritti al primo anno nelle scuole statali e paritarie, secondo gli ordini di scuola.

Fonte: Pubblicazioni del Servizio Statistico del MIUR.

a. s.2010-11*2011-12*2012-132013-142014-152015-162016-172017-182018-19
Licei46,249,247,448,949,850,952,053,453,9
Tecnici31,732,131,031,230,830,530,530,430,9
Professionali22,118,721,6(1)19,9(1)19,4(1)18,6(1)17,5(1)16,2(1)15,2(1)

* solo statali

(1) Comprende anche i corsi IeFP in sussidiarietà complementare.

Tabella 2

Distribuzione percentuale degli alunni iscritti al primo anno nelle scuole statali e paritarie, secondo gli ordini di scuola.

Fonte: comunicati stampa del MIUR a conclusione delle iscrizioni.

a. s.2012-132013-142014-152015-162016-172017-182018-192019-20
Licei47,449,050,151,953,154,655,355,4
Tecnici31,031,430,830,530,430,330,731,0
Professionali21,6(1)19,6(1)19,1(1)17,616,515,114,013,6

(1) Comprende anche i corsi IeFP in sussidiarietà complementare.

Licei, tecnici e professionali: nuovi equilibri interni

Nonostante la parziale disomogeneità dei dati, alcune tendenze sono evidenti:

1) un progressivo aumento degli iscritti nei licei, soprattutto dal 2014-15;

2) una certa stabilità degli istituti tecnici, che si aggirano sempre tra il 30,5 e il 31%;

3) una caduta vistosa dei professionali, che dal 2010 hanno perso quasi 7 punti percentuali (prima serie) o 8,5 punti percentuali (seconda serie); questo è senza dubbio il fenomeno più grave.

All’interno delle singole componenti si notano queste altre tendenze (sulla base dei dati della prima serie, più completa e precisa, ma ferma all’anno scolastico 2018-19):

• tra i licei:

– al liceo scientifico ordinario le iscrizioni sono diminuite dal 19,2% del 2010-11 al 15,3% del 2018-19, mentre in quello delle scienze applicate nello stesso periodo sono più che raddoppiate, dal 3,5% al 7,9%; nel complesso, il liceo Scientifico, tutte le opzioni comprese (incluso il liceo sportivo, presente dal 2013), passa dal 22,7% del 2010-11 al 24,8% del 2018-19;

– il liceo delle scienze umane passa dal 6,5% del 2010-11 all’8,1% del 2018-19; crescono sia l’ordinario, dal 4,6% al 5,6%, sia l’opzione economico-sociale, dall’1,9% al 2,5%;

– il liceo linguistico ha un vero e proprio boom, dal 5,6% del 2010-11 al 9,1% del 2018-19;

– il liceo artistico è piuttosto stabile, tra il 3,9% del 2010-11 e il 4,1% del 2018-19;

– il liceo classico, infine, passa dal 6,9% del 2010-11 al 6,5% del 2018-19.

• tra i tecnici cresce il settore tecnologico, dal 17,1% del 2010-11 al 19,4% del 2018-19, mentre è in costante calo il settore economico, dal 14,6% all’11,5%;

• tra i professionali il settore industria e artigianato è passato dal 6,3% nel 2010-11 al 3,4% nel 2017-18 (ultimo anno prima della riforma ex D.Lgs. 61/2017), mentre il settore servizi è passato dal 15,8% al 12,1%; inoltre gli IeFP in sussidiarietà complementare sono crollati dal 2,5% del 2012-13 allo 0,7% del 2017-18. Non ci sono dati disaggregati sugli indirizzi dei nuovi professionali.

La crescita dei licei e la tenuta dei tecnici

Che cosa si può dire su queste tendenze? Pochi rapidi commenti, per ora.

1. La crescita massiccia dei licei rispetto agli istituti non è un segnale positivo: il sistema di istruzione e formazione non riesce a garantire la solidità dei percorsi tecnici e professionali.

2. Il liceo di riferimento della scuola italiana è ormai lo scientifico. Questo vuol dire che è importante migliorarlo e rafforzarlo, riflettendo in particolare sulla natura e le potenzialità dell’opzione scienze applicate, in vistosa crescita.

3. Quanto agli altri licei, bisogna uscire una volta per tutte dalla tradizionale visione gerarchica e dare loro una dignità culturale che si stanno conquistando. Per citare solo i licei delle scienze umane e linguistico, in grande crescita, una società moderna ha bisogno di queste competenze: quindi non sono “licei di serie B”, ma una parte fondamentale dello scheletro formativo e produttivo del Paese.

4. Tra i tecnici, la vistosa caduta del settore economico è preoccupante: la formazione economico-finanziaria serve al Paese, sia nel rapporto con il tessuto produttivo, sia per la cultura generale dei cittadini.

La crisi degli istituti professionali

Il problema enorme che emerge da questi dati è la crisi degli istituti professionali, che crollano perché non garantiscono più sbocchi di lavoro immediati, cioè sono inadeguati a svolgere la loro funzione. Le famiglie e gli studenti, razionalmente, li evitano sempre di più, perché sanno che vengono considerati scuole di serie C, in cui il sistema scolastico scarica tutte le difficoltà (disagio sociale, disabilità, bisogni educativi speciali), in cui si concentrano le classi sociali più svantaggiate, in cui l’orientamento approssimativo fatto alle medie manda i più pigri e impreparati, in cui il corpo docenti cambia più frequentemente. Di fronte a questa crisi c’è da chiedersi se l’ultima riforma (D.lgs. 61/2017) sia sufficiente o se non serva piuttosto un radicale cambio di paradigma, che riorganizzi tutto il settore secondario di secondo grado in due canali: un canale dei licei e dei tecnici e un robusto sistema di istruzione e formazione professionale diffuso su tutto il territorio nazionale.