La via italiana alle sezioni primavera (per i bambini dai 2 ai 3 anni)

Le motivazioni dell’esperienza

Le sezioni primavera, che accolgono bambini dai 24 mesi ai 36 mesi di età, sono state istituite nell’ambito della legge 296/2006, art. 1, comma 630 (finanziaria 2007) per ampliare l’offerta di servizi educativi per bambini al di sotto dei tre anni di età, come servizio complementare a quello classico dei “nidi”, coinvolto nello stesso periodo da un Piano sviluppo. La particolare configurazione “ponte” della sezione primavera consente di sperimentare anche forme di “transizione” verso la scuola dell’infanzia, assicurando la continuità del progetto educativo e figure di accompagnamento – in forma di scambio professionale – a scavalco delle due istituzioni. Non dovrebbero cioè esistere mono-sezioni primavera isolate dagli altri contesti educativi.

Le sezioni primavera sono in genere sezioni “aggregate” alle scuole dell’infanzia, di cui utilizzano le strutture previo opportuni adattamenti funzionali.

Le sezioni intendono caratterizzarsi come ambiente pedagogico adeguato ai bisogni educativi specifici per la fascia di età 2-3 anni[1], ed in questa ottica si presentano anche come alternativa alla via dell’anticipo dell’iscrizione alla scuola dell’infanzia (per i nati entro il 30 aprile dell’anno successivo) prevista dalla Legge 53/2003. Il fenomeno dell’anticipo tende a coinvolgere all’incirca il 5% della popolazione complessiva frequentante le scuole, con dinamiche più accentuate nella scuola privata paritaria e nelle regioni meridionali. Si può stimare che su 100 bambini al di sotto dei tre anni che frequentano una scuola dell’infanzia: 80 siano anticipatari, 20 frequentino sezioni primavera ad hoc.[2] Se però si considera l’incidenza sulla sola popolazione interessata (chi compie i tre anni tra il 1° gennaio ed il 30 aprile dell’anno successivo) i dati sugli anticipi diventano assai consistenti, pari a circa il 44,8% medio dell’utenza potenziale dei nati nel quadrimestre. Dati molto più elevati al Sud e assai inferiori in Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Trentino Alto Adige, regioni ove l’anticipo è una rarità.

La precarietà istituzionale incide fortemente sull’atteggiamento dei genitori, che sono indotti a non considerare la sezione primavera un servizio educativo con garanzie certe di funzionamento: si pensi ad iscrizioni che avvengono in periodi diversi dagli altri servizi educativi, alla mancata indicazione preventiva delle rette, all’attivazione e all’apertura del servizio spesso ad anno scolastico-educativo inoltrato, all’instabilità delle figure professionali coinvolte.

Un’alternativa all’anticipo

Il D.lgs. 65/2017 associa la diffusione di specifiche strutture educative per bambini al di sotto dei tre anni al superamento del regime dell’anticipo scolastico (e tra le strutture ad hoc inserisce a pieno titolo le sezioni primavera, di cui propone il consolidamento e il potenziamento).

A proposito di anticipo si ritiene opportuno ricordare che tale pratica – già conosciuta comunemente con il nome di PRIMINA – maggiormente presente al sud e consolidatasi a partire dagli anni ‘50, veniva allora utilizzata per far sì che i bambini –quasi tutti provenienti dal ceto medio-alto – potessero terminare prima il loro corso di studi e avviarsi al mondo del lavoro. Tale pratica, a partire dalla seconda metà degli anni 80, si è ulteriormente diffusa. Questo processo, non governato, ha creato inevitabilmente il cosiddetto “effetto trascinamento nella scuola dell’infanzia”[3]. Ad aggravare la scelta dell’anticipo dal punto di vista pedagogico e di diritti lesi per i bambini (grave perché propone di fatto a bambini più piccoli di età di adeguarsi ad esperienze educative poste in essere per quelli di maggiore età), si aggiunge la mancanza di nidi d’infanzia che neppure il Piano straordinario nidi posto in essere a partire dal 2006 è riuscito a scalfire. L’anticipo come fattore di rischio educativo trova conferma in una ricerca effettuata dall’INVALSI sui risultati di apprendimento degli anticipatari, che rivelano criticità in quinta elementare ed in terza media, specie negli apprendimenti di matematica. 

Le tipologie gestionali ed i costi

Gli ultimi dati a disposizione (2014-15) riferiscono di 1.687 sezioni primavera funzionanti, con una popolazione scolastica coinvolta di circa 25.000 bambini (Fonti MIUR, 2016). L’istituzione di sezioni primavera vede l’iniziativa delle scuole private paritarie (nel 66,8 % dei casi), di scuole dell’infanzia comunali (nel 10,2% dei casi), delle scuole dell’infanzia statali (13,5% dei casi), mentre più ridotta è l’aggregazione presso i nidi (ipotesi che le renderebbero competitive ed in alternativa ad essi). Parliamo dell’11 % circa. I dati si riferiscono ad un monitoraggio compiuto al termine dell’a.s. 2012-13) (Monitoraggio MIUR: S.Govi, 2015)[4].

L’attivazione del servizio prevedeva (vedi Memorandum e circolari applicative MIUR anno 2007) l’assegnazione di un contributo una tantum fino ad un massimo di 30.000 a sezione, in relazione alla dimensione della stessa ed all’ampiezza di apertura oraria.

Un apposito gruppo interistituzionale operante presso ogni USR (in cui sono rappresentati i diversi soggetti, oltre che l’ANCI) procede ad esprimere pareri tecnici per l’espansione del servizio, l’erogazione dei fondi, il monitoraggio e la formazione del personale. In alcune regioni il gruppo interistituzionale “sezioni primavera” è riuscito a svolgere una sostanziosa azione di governance, promuovendo una visione complessiva sui diritti all’educazione dei bambini al di sotto dei sei anni, ma in altre realtà ciò è avvenuto in minima parte.

I fondi statali vengono erogati annualmente, in genere molti mesi dopo l’effettivo avvio del servizio, a seguito di un accordo sottoscritto in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni-Autonomie locali (il primo di tali accordi risale al 14 giugno 2007 Atti 44/CU; l’ultimo, poi prorogato di anno in anno, è stato sottoscritto il 1° agosto 2013 Atti 83/CU).

ANNO SCOLASTICOMinistero dell’Istruzione,
dell’università e della ricerca
Ministero delle politiche
della famiglia
Ministero del lavoro
e delle politiche sociali
TOTALI
2007/200815.000.000,0010.000.000,009.738.656,00 (1)34.738.656,00
2008/200919.000.000,0010.000.000,001.400.000,0030.400.000,00
2009/201019.000.000,005.000.000,001.400.000,0025.400.000,00
2010/201118.500.000,005.000.000,001.400.000,0024.900.000,00
2011/201211.571.007,005.000.000,000,0016.571.007,00
2012/20130,003.000.000,000,003.000.000,00
2013/201412.000.000,003.000.000,000,0015.000.000,00
2014/201512.000.000,003.000.000,000,0015.000.000,00
2015/201610.007.187,000,000,0010.007.187,00
2016/201710.007.187,000,000,0010.007.187,00
2017/20189.907.187,000,000,009.907.187,00
2018/20199.749.567,000,000,009.749.567,00
2019/20209.907.187,000,000,009.907.187,00

Risorse della finanziaria 2003 per nidi aziendali.

Fonte: Massimo Nutini, “La scuola e gli enti locali” in Guida Normativa per l’Amministrazione Locale, Maggioli, Rimini, 2017 e successivi aggiornamenti..

Gli accordi hanno consigliato l’integrazione del contributo statale con specifici contributi regionali, non sempre assegnati in tutte le regioni. Non a caso il d.lgs. 65/2017 prevede che, a fronte di un contributo statale per il sostegno al sistema 0-6, le Regioni siano tenute ad integrarlo obbligatoriamente con un co-finanziamento pari al 20 % per l’esercizio finanziario 2018 e del 30% a partire dal 2019.

Per la frequenza delle sezioni primavera è prevista in genere una contribuzione degli utenti, che tuttavia varia da realtà a realtà (più alta al Nord rispetto al Sud). Il dato della contribuzione dovrebbe essere comparato a quanto previsto per il nido (ove fonte attendibili calcolano il 21% di contributo dei genitori ai costi del servizio, con il D.lgs. 65/2017 che pone una soglia massima del 30%). Il Piano pluriennale di attuazione del D.lgs. 65/2017 approvato dal Consiglio dei Ministri l’11 dicembre 2017 (e pubblicato sulla Gazz.Uff. n. 20 del 25-1-2018) prevede anche azioni a favore delle sezioni primavera (art. 3, comma 2, lett. b).

Le diverse dinamiche di sviluppo del servizio

La precarietà degli attuali sistemi di finanziamento spiega in parte la gracilità dell’esperienza delle sezioni primavera, che dopo il boom fatto registrare nel primo anno di attuazione (l’a.s. 2007-08: con circa 1.200 sezioni) hanno visto uno sviluppo assai contenuto, inferiore al 5% annuo, disperdendo in parte le energie e le speranze suscitate. Anzi, in particolare nelle regioni del Nord,si assiste al fenomeno della dismissione del servizio, soprattutto per le sezioni aggregate alle scuole dell’infanzia statali: emblematico il caso del Piemonte ove si ha un decremento di circa il 20% delle sezioni statali). Un po’ diverso il processo, se non in controtendenza, nelle regioni del sud, dove i servizi per la primissima infanzia raggiungono percentuali prossime allo zero: la sezione primavera costituisce spesso un servizio esclusivo, punto di riferimento per le famiglie che non trovano altre proposte educative a carico dell’ente locale e che non possono permettersi i servizi privati[5].

L’apparato amministrativo attuale non incoraggia la attivazione delle sezioni primavera poiché la bilancia del servizio tra valori-benefici/ responsabilità-oneri pende dalla parte del costo- in senso lato nell’immaginario collettivo anche tra addetti ai lavori (pensiamo ai dirigenti scolastici).

La assegnazione dei docenti di potenziamento-infanzia prioritariamente agli istituti statali che attivano sezioni primavera sembrerebbe un primo germoglio che necessita di nutrimento. La mancata definizione del ruolo in senso strutturale però spesso ne vanifica la presenza (v. sostituzione dei docenti assenti fino a 10 giorni).

RegioneSezioni attivate (2014-15)
Abruzzo45
Basilicata53
Calabria40
Campania156
Emilia-Romagna81
Friuli Venezia Giulia53
Lazio117
Liguria89
Lombardia363
Marche28
Molise64
Piemonte104
Puglia107
Sardegna52
Sicilia149
Toscana48
Umbria27
Veneto111
Totale1.687

Fonte: MIUR, 2014-15.

Le caratteristiche del servizio

In generale le sezioni primavera accolgono un gruppo di bambini di età omogenea, dai 24 mesi (compiere entro il 31 dicembre: quindi anche bambini di 1 anno e 8 mesi) fino ai 36 mesi. Le sezioni possono accogliere un massimo di 20 bambini, mentre deve essere assicurato un rapporto numerico massimo di 1 educatore ogni 10 bambini. Quindi si è in presenza di un doppio organico di personale educativo (dato da comparare con le parallele sezioni “grandi” dei nidi, ove molte leggi regionali prevedono un rapporto 1:7), per una apertura orario massima di 8 ore giornaliere. Le medie riscontrate nei monitoraggi (2015) “abbassano” la composizione dei gruppi dei bambini (media di 14,6), gli orari di apertura, le dotazioni del personale e quindi anche i rapporti numerici adulto/bambini, avvicinandoli di fatto allo standard 1:7..

Gli standard di qualità, pur in presenza di una rivendicazione delle Regioni ad occuparsene in via esclusiva, sono stati progressivamente accolti negli Accordi in Conferenza Unificata di cui si è detto e trovano anche una loro definizione amministrativa in un decreto dirigenziale del MIUR che risale al DD n. 9 del 11 novembre 2009.

Anche la tipologia contrattuale del personale educativo impegnato nelle sezioni primavera è assai variegata ed è da porre in relazione alla tipologia di enti gestori. Spesso il servizio è affidato a cooperative sociali, occorre dunque fare riferimento alle diverse fattispecie contrattuali in essere, che comunque rimandano alla figura di un educatore dei servizi educativi 0-3 (es.: contratti FISM, AGIDAE, Cooperative sociali, CCNL Enti locali). Sarebbe da quantificare il ricorso a personale docente di scuola dell’infanzia, una presenza che potrebbe agevolare la continuità educativa tra le sezioni primavera e le scuole dell’infanzia, venendo a configurare un percorso coerente in un continuum 2-6 anni (soluzione spesso praticata dalle scuole private paritarie per “fidelizzare” la propria utenza e comunque assicurare una progettualità educativa comune).

Non va tuttavia trascurata la presenza di tanti educatori per la prima infanzia che in oltre 10 anni di sperimentazione hanno delineato e consolidato un profilo specifico (educatori delle sezioni primavera) che necessita di un legittimo riconoscimento

Si può, quindi, convenire che la presenza di sezioni primavera aggregate alle scuole dell’infanzia può rappresentare una delle modalità in cui si dà vita ai poli per l’infanzia previsti dal D.lgs. 65/2017).

Non esistono documenti ufficiali che regolino il progetto educativo delle sezioni primavera, ma si possono recensire:

  • il primo memorandum MIUR del dicembre 2006, di istruttoria dell’avvio dell’esperienza, normato poi nella legge 206/2006;
  • il parere del CNPI di monitoraggio dell’esperienza (che risale al 23 novembre 2011);
  • gli esiti delle attività formative dedicate alle sezioni primavera, che in alcune regioni (es.: Liguria)[6] hanno dato vita a pubblicazioni e documenti di interesse.
  • le tante buone pratiche diffuse sul territorio nazionale e realizzate da chi ha costruito una professionalità sul campo in assenza di linee guida nazionali, costituendo di fatto un vivaio prezioso di tutor e mentor da utilizzare nelle attività di formazione.

Nelle Linee Guida 0-6 uno specifico capitolo dovrebbe essere dedicato alle caratteristiche pedagogiche ed organizzative delle sezioni primavera[7].

La specificità delle sezioni primavera “statali”

L’insieme dei servizi educativi 0-3 anni vede la titolarità esclusiva delle Regioni, pur con gli adattamenti da apportare a seguito del D.lgs. 65/2017 che esplicitamente affidano allo stato compiti di “indirizzo, direzione, monitoraggio” del sistema integrato, pur in una visione di governance a diversi livelli.

In questo quadro, la sezione primavera – pur ricompresa anche dal D.lgs. 65/2017 tra le varie tipologie di servizi educativi per bambini al di sotto dei tre anni – assume una sua specifica configurazione, perché maggiormente proiettata verso la continuità con il segmento educativo (la scuola dell’infanzia) che segue. In tal senso, senza essere concorrenziale con il nido, la sezione primavera è pienamente all’interno della cultura pedagogica dello “zerosei” e ne rappresenta una possibile forma attuativa.

La gestione “statale” si legittima in questa prospettiva di continuità e di asse longitudinale 2 anni-5anni.

Per evitare la precarietà e marginalità della sezione primavera “statale” occorre incardinare i posti necessari al suo funzionamento (in linea di massima 2 posti di docente e/o di educatore per ogni sezione ed 1 unità di personale ausiliario qualificato), pensando ad una sezione-standard con un massimo di 20 bambini e di 40 ore settimanali di apertura.

La problematica del personale

Per quanto riguarda le tipologie di personale è auspicabile, per favorire la continuità e l’accompagnamento di figure educative di riferimento) che all’interno di ogni sezione possano operare 1 educatore per l’infanzia ed 1 docente di scuola dell’infanzia (quest’ultimo, a domanda, reperibile per concorso, dalle graduatorie e/o per utilizzazione/comando dall’infanzia, anche profittando del calo demografico). A questo personale va garantita una formazione costante e specifica.

Il profilo di educatore dovrebbe prevedere il possesso dello specifico titolo e potrebbe salvaguardare figure professionali positivamente utilizzate nel funzionamento annuale delle sezioni primavera statali (in genere contrattualizzate dalle cooperative che gestiscono materialmente il servizio, a volte con impropri contratti a progetto). Il personale ausiliario dovrebbe disporre di una competenza professionale aggiuntiva rispetto al profilo standard, con posizione riconosciuta.

Per agevolare questo processo è utile definire la declaratoria del profilo di “educatore statale per l’infanzia” da innestare sul profilo di “educatore” già previsto negli ordinamenti scolastici, ma limitatamente ai convitti nazionali. Per le competenze si può già fare riferimento ai contenuti del D.M 378/2018 che riguarda la declaratoria dei 60 crediti necessari per specializzarsi per educatore d’infanzia (per insegnanti di infanzia e primaria laureati) e/o i contenuti specifici della laurea triennale L-19 (per abilitarsi al nido). Con tutte le gradualità opportune in regime transitorio.

I posti delle sezioni primavera statali (e gli alunni iscritti) dovrebbero essere conteggiati – a tutti gli effetti di legge – nei parametri numerici per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche e avere un peso per la definizione degli organici del personale ATA e delle fasce di complessità come espressione di una legittimazione degli oneri a carico del dirigente scolastico.

Si può stimare che il fabbisogno di sezioni statali sia oggi di 250, ampliabili in un triennio a 400 (+ 20% di espansione del servizio ogni anno) e che il corrispettivo fabbisogno di posti sia da stimare in 500 unità, ampliabili fino ad 800 nel triennio, per un costo iniziale di circa 20 milioni annui (36 milioni annui alla fine del triennio). A questa spesa dovrebbe aggiungersi una quota per il personale di assistenza, pari a 5 milioni annui, 8 al termine del triennio (una unità per ogni sezione statale). I costi si riducono se l’organico della sezione primavera prevede una presenza di educatori d’infanzia.

Si tratta di risorse economiche compatibili con le politiche di welfare sociale e familiare che si stanno delineando in queste settimane e che potrebbero contribuire allo sviluppo “reale” di servizi educativi in aree che ne sono sprovviste, oltre che un incremento di posti di lavoro.

10 cose da fare per il consolidamento delle sezioni primavera

In sintesi, sembrano necessarie le seguenti azioni:

  1. avviare in tempi rapidi un monitoraggio delle sezioni primavera attualmente funzionanti, con essenziali dati sulle loro caratteristiche e tipologie di gestione;
  2. inserire all’interno del piano di riparto dei fondi per il 2019 (da operarsi previa Intesa in Conferenza Unificata) una clausola di salvaguardia finanziaria per il sostegno di tutte le sezioni primavera, aumentando il quadro attuale dei finanziamenti dedicati, con un fondo specifico per la stabilizzazione delle sezioni primavera statali;
  3. definire – in un apposito provvedimento legislativo – Legge di Bilancio per il 2020 – un organico di posti di sezioni primavera statali, stimabile in circa 800 posti per 400 sezioni per assorbire le sezioni esistenti (500 posti per 250 sezioni per il 2020/21) ed espanderle del 20% ogni anno per un triennio;
  4. definire legislativamente e contrattualmente il profilo “statale” dell’educatore d’infanzia, come specificazione dell’educatore di convitto (già esistente);
  5. procedere al reclutamento del personale necessario: si suggerisce in parte di ricorrere a “educatori di nido” (con incarichi, concorsi pubblici e recuperando educatori oggi contrattualizzati da cooperative) a partire da una procedura celere, riservata a chi abbia maturato una certa continuità di servizio nelle sezioni primavera; ed in parte ricorrendo a “docenti di scuola dell’infanzia” (su domanda, per incarico, concorso, comando);
  6. sviluppare un piano di formazione in servizio specifico ad hoc, riservato a chi opera all’interno delle sezioni primavera;
  7. assicurare al settore non statale (prevalente nel settore delle sezioni primavera) contributi finanziari, comparabili con i contributi pubblici oggi erogati per i nidi e le scuole dell’infanzia private;
  8. sgravare i genitori dei bambini frequentanti le sezioni primavera dal pagamento di rette, sulla base di quanto si intende fare per l’intero segmento dei servizi educativi per bambini al di sotto dei tre anni.
  9. integrare in maniera consistente i contributi da assegnare alle singole sezioni primavera individuando in 30.000 € annui il parametro minimo, non massimo, per la erogazione di un servizio dignitoso;
  10. elaborazione di indicazioni progettuali e didattiche per le sezioni primavera, da inserire nel più ampio “pacchetto” delle linee guida nazionali 0-6[8], salvaguardando margini di flessibilità regionale espressione della diversità territoriale.

—-

[1] Bondioli A., Ferrari V., Florio S., Mannelli L., Savio D. (2012), Educare nelle sezioni Primavera, Edizioni Junior, Bergamo.

[2] IRES Piemonte, Indagine Sezioni primavera Piemonte, 2018.

[3] G.Zunino, (2019), Sezioni Primavera”, in G. Cerini, C. Mion, G. Zunino, Scuola dell’infanzia e prospettiva zerosei, Homeless Book, Faenza (RA).

[4] Govi, “Sezioni Primavera e Anticipi nella Scuola dell’infanzia. Dati, analisi critica e prospettive”, in Monitoraggio dei Piani di sviluppo dei servizi educativi per la prima infanzia, Istituto degli Innocenti, 2014.

[5] R.Marchisciana, Infanzia e tempo scuola al Sud, in “Rivista dell’istruzione”, n. 1, gennaio-febbraio 2019, Maggioli, Rimini.

[6] A.Bondioli e D. Savio (a cura di), Educare nelle sezioni primavera: un’esperienza di formazione, Edizioni Junior – Spaggiari Edizioni Srl, Parma 2012.

R. Franchini, La sezione primavera: dal monitoraggio alle linee guida, Edizioni Junior – Spaggiari Edizioni Srl, Parma 2012.

E. Raviolo, Possibili percorsi organizzativi, dal punto di vista educativo-didattico, all’interno dello zero-sei, in Zero-Sei Up, Magazine, come parte di una serie di articoli su diversi aspetti relativi alle sezioni primavera, coordinati dallo stesso e pubblicati nelle annate 2018 -2019

[7] G.Cerini, C.Mion, G.Zunino, Scuola dell’infanzia e prospettiva zerosei, Homeless Book, Faenza, 2019.

[8] Lichene C., (2019), Progettare e realizzare percorsi 0-6. Riflessioni ed esperienze, Zeroseiup edizioni, Bergamo .