L’atto di indirizzo per l’anno 2020 del Ministro dell’Istruzione

La scuola al centro?

Anche la neo ministra Azzolina, al termine della prima settimana di febbraio 2020, ha emanato il proprio atto di indirizzo per l’anno 2020. Il documento ha lo scopo di definire gli obiettivi che l’Amministrazione centrale dovrà conseguire nel corso dell’anno, “avendo a cuore l’unica finalità di riportare gli studenti e il loro futuro al centro del sistema di istruzione del Paese.”

Basterebbe l’incipit per essere tranquilli sulle buone intenzioni ma, come di consueto, proviamo ad analizzare il documento, con la massima sintesi possibile, per coglierne il significato nei particolari.

Tre documenti per la programmazione del Ministero

L’atto di indirizzo viene completato dalla direttiva annuale per l’azione amministrativa, in corso di emanazione, che a sua volta sarà seguita dal piano della performance 2020-23. A questa triade di documenti è affidata la linea di futura gestione del Ministero, secondo gli indirizzi che i decisori politici vogliono indicare alla sua organizzazione amministrativa.

Priorità politiche di rilievo per obiettivi strategici preminenti.

L’Atto di indirizzo delinea le priorità politiche che dovranno ispirare gli obiettivi strategici, a loro volta fondamentali per allocare correttamente le risorse economiche nelle desiderate previsioni di spesa. Nella Legge di Bilancio ci troviamo di fronte a 13 priorità con relativa declinazione di obiettivi strategici.

L’attività di programmazione si svolgerà attraverso un processo progressivo che vedrà coinvolti, nella prima fase di traduzione delle priorità politiche in obiettivi strategici e di definizione delle risorse necessarie, l’organo di indirizzo politico e i dirigenti titolari di centri di responsabilità amministrativa e, nella fase successiva, di traduzione degli obiettivi strategici in obiettivi operativi e di specifica allocazione delle risorse, i titolari di incarichi dirigenziali preposti alle strutture organizzative funzionalmente dipendenti da ciascun centro di responsabilità.

La centralità dello studente

Il principale ed interessante elemento di apprezzamento è rappresentato dalla prima priorità “la centralità dello studente”. Sembra davvero notevole l’intenzione di voler porre le studentesse e gli studenti al centro di qualsiasi ragionamento sulla scuola. Tuttavia, il richiamo all’articolo 34 della Costituzione è un “tiro ad effetto” che non può che trovare consenso tra il pubblico, pur essendo lo stesso Ministero a non garantire pari opportunità nella sostanza.

Pensiamo ad esempio alla squilibrata diffusione dei servizi all’infanzia, alla scarsa presenza del tempo pieno nella scuola primaria in alcune zone d’Italia, all’ ormai infima quantità di iscrizioni all’Istruzione Professionale ed al livello sociale di chi frequenta quell’ ordine di studi. L’istruzione, fa bene a ricordarlo il Ministro, è un bene sociale, un investimento per il futuro del Paese e un servizio essenziale.

Lo studente deve essere protagonista ma «è necessario che egli comprenda appieno la proposta formativa che gli viene offerta e tale comprensione non può realizzarsi se non attraverso un coinvolgimento diretto dello studente stesso nella didattica quotidiana, attraverso un ripensamento della metodologia didattica tradizionale, a vantaggio di un modello meno trasmissivo e più appassionante». Non ci resta altro che sperare in una effettiva realizzazione di tali obiettivi strategici.

L’inclusione scolastica

Il supplemento di impegno per “l’inclusione scolastica” rappresenta un’altra ambiziosa e importante priorità dell’Atto di Indirizzo. Si può concordare su tutto quanto è nelle intenzioni ma appare improbabile che la dimensione quantitativa, quella intesa al rafforzamento degli organici di sostegno, sia una sufficiente misura per il miglioramento dei livelli di inclusione scolastica. Tale logica, infatti, rafforza il concetto del sostegno come processo di insegnamento posto in una dimensione “altra” rispetto ai processi di insegnamento/apprendimento attivati e realizzati nelle classi. La direzione scientifica e progettuale prevalente, nella gestione dei processi di inclusione è quella dell’UDL “Universal design for learning” e tale direzione, dalla comprovata scientificità e dalla acclarata efficacia, pare non più interessare le stanze di Viale Trastevere.

Il contrasto alla dispersione scolastica

L’impegno sul fronte del “contrasto alla dispersione scolastica” , di sicura rilevanza sociale viene indicato come esperibile attraverso «stanziamenti di risorse economiche finalizzati non solo alla creazione di ambienti di apprendimento maggiormente adeguati… ma anche all’avvio di sperimentazioni metodologiche che sappiano rinnovare la didattica delle discipline…e rafforzare gli apprendimenti di base, la cui salda acquisizione costituisce la condizione indispensabile per la prosecuzione degli studi».

Queste belle e giuste intenzioni passano attraverso il rinnovamento radicale della professionalità dei docenti che, troppe volte, pecca proprio della carenza di strumenti per innovare dalla base le metodologie, i modelli e le didattiche. Se si potessero allineare i grafici della dispersione scolastica non solo con quelli che descrivono lo status socio culturale degli studenti ma anche con quelli che descrivono lo status professionale dei docenti – in termini di formazione, capacità di innovazione e di rifondazione delle pratiche didattiche – si noterebbero preoccupanti parallelismi e sovrapposizioni inquietanti.

L’alleanza educativa

La definizione di “alleanza educativa”, fondamentale per difendere il ruolo della Scuola come comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni, non è una novità nemmeno sul piano terminologico. Già nello “Statuto delle studentesse e degli studenti”, rinnovato con il DM 235/2007, si ritrovano assonanze simili rispetto al rapporto scuola-famiglia; inoltre nelle norme di riforma più recenti si ricorre spesso a legittimare ed auspicare strumenti di alleanza territoriale per la buona riuscita dei processi formativi. Il problema da risolvere risiede, tuttavia, nella credibilità istituzionale della scuola, che si propone agli altri attori del territorio quale leader di alleanze e sodalizi. Il Ministero fa poco o nulla per migliorare la credibilità delle singole scuole e, talvolta, contribuisce ad alimentare il divario tra scuola e altre agenzie formative poiché sostiene e stimola un modello “challenging” che invita le scuole a concorrere tra loro, ormai su qualsiasi aspetto della progettualità, lasciando, di fatto, sempre più sole la maggior parte di esse.

Scuola, territorio, reti

E infatti in “La Scuola sul territorio” si legge l’idea contorta, che da alcuni anni impera, secondo la quale il Ministero debba impegnarsi, insieme alle istituzioni scolastiche autonome, secondo le rispettive competenze, a realizzare nuove forme di interazione, attraverso la realizzazione di reti di scopo che coinvolgano una pluralità di attori, quali famiglie, enti locali, associazioni di volontariato, tessuto imprenditoriale; tutti, per quanto di propria competenza, sostanzialmente coinvolti in un rapporto di corresponsabilità educativa.

Le reti di scuole e tra scuole e altri soggetti sono uno strumento strutturale dell’autonomia scolastica e non sempre le intromissioni ministeriali hanno dato i risultati attesi.

Se si desidera potenziare il livello complessivo dei servizi integrati, offerti sul territorio da parte degli enti locali e delle scuole, occorre rafforzare la dignità istituzionale delle scuole piuttosto che porre il Ministero in una posizione di garanzia, quasi a voler attestare l’inadeguatezza istituzionale della scuola autonoma.

Lo sviluppo professionale del personale

La “valorizzazione e lo sviluppo professionale del personale scolastico” è stata per anni una questione di cui il ministero si è occupato pochissimo. Con le alterne vicende della legge 107/2015, sono stati ripresi alcuni nodi fondamentali. Il ministro, oggi, ritiene che sia opportuno “promuovere, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, il valore sociale di tutte le professionalità della Scuola” con l’azione prioritaria del Ministero costituita “dalla promozione della formazione di tutto il personale scolastico, sia in ingresso che in tutto l’arco della vita professionale”. Un nodo fondamentale è costituito inesorabilmente dal vincolo contrattuale che, pur in presenza della dichiarazione contenuta nella legge 107/15 della qualità strutturale e permanente della formazione, è contaminato dalla scarsa quantità di risorse a disposizione delle scuole. Sul punto in questione aspettiamo, pertanto, novità rilevanti a breve. Un interessante aspetto appare quello che propone un cambio di paradigma nel rapporto tra l’Amministrazione e i dirigenti scolastici; ferme restando le caratteristiche che connotano il ruolo dirigenziale e le responsabilità ad esso connesse, il Ministero si pone adesso in un atteggiamento di collaborazione;

Educazione alla cittadinanza

L’individuazione della priorità: ”Identità culturale, cittadinanza, sport, educazione civica” chiarisce che il ministero si impegnerà in maniera molto intensa per i temi dell’educazione alla cittadinanza e alla legalità. In particolare saranno contemplate iniziative volte al contrasto verso i fenomeni devianti dell’adolescenza e della società. L’educazione motoria e sportiva, insieme alle esperienze di tutela del territorio e del patrimonio culturale appaiono tra le più corrette ed efficaci modalità per consentire il passaggio a modelli di vita salutari e improntati alle norme sociali. Sarà interessante notare le modalità con le quali il Ministero darà corso alle linee guida per l’educazione civica tenuto conto che si dispone la formazione dell’apposito comitato tecnico scientifico.

Innovazione digitale

”Innovazione digitale per la didattica, la semplificazione amministrativa e l’abbattimento della burocrazia per le scuole”.

Tenuto conto che nella scuola è in piena attuazione il processo di transizione digitale, è opportuno che il ministero faccia tutto il possibile per accelerare il percorso. Le questioni in ballo sono notevoli: dematerializzazione, miglioramento dei rapporti con il cittadino, riduzione del carico di lavoro per il personale scolastico e semplificazione. Finora abbiamo assistito a esercizi di stile che non hanno prodotto nulla o quasi in termini concreti. Sicuramente l’azione del ministero dovrà essere maggiormente incisiva in tal senso, ma ne coglieremo il senso quando l’apparato amministrativo ministeriale recepirà la direttiva e ne attuerà gli obiettivi.

I programmi comunitari e l’internazionalizzazione

La prossima programmazione comunitaria 2021-27 segnerà un notevole cambiamento di rotta che dovrà mettere l’Italia in condizione di perseguire obiettivi prioritari come l’edilizia scolastica e il potenziamento delle dotazioni tecnologiche. Ovviamente le azioni “Per la scuola “dovranno accompagnarsi ad una poderosa spinta all’internalizzazione delle istituzioni scolastiche. Le scuole italiane entrano sempre più in contatto con altre istituzioni del pianeta ed è indispensabile una promozione del Ministero rispetto all’ “Attuazione delle politiche di coesione e dei programmi comunitari e Internazionalizzazione”.

Agenda 2030 e sostenibilità

La “Sostenibilità ecologica, sociale, economica”. I temi della sostenibilità sono oggi prioritari e condivisi dalla maggior parte della comunità internazionale. Rispetto a tali tematiche il ministero sembra proteso verso un’azione generale di coordinamento volta a stimolare interesse e consapevolezza degli studenti, tenendo presente che soprattutto l’Agenda 2030 è strutturalmente presente, con i suoi temi e obiettivi, nel curricolo trasversale di moltissime scuole che, attraverso le logiche di rete, compartecipano a molte iniziative del territorio.

“Restituzione efficace dei dati ed efficienza nei pagamenti”

Una precisa intenzione del ministro è nella volontà di rendere interattive le piattaforme di rilevazione dei dati, tenuto conto che le scuole, con relativi servizi amministrativi, sono sempre più avviluppate nelle molestie burocratiche. Staremo a vedere quanto semplici ed efficaci saranno le procedure che, sempre nelle intenzioni del ministro memore delle proprie difficoltà a percepire lo stipendio in tempo, durante gli anni del precariato, dovranno caratterizzare anche le procedure di pagamento degli stipendi.

“Prevenzione della corruzione, trasparenza e vigilanza”

La corruzione è una piaga sociale dell’Italia, ancora più grave in quanto il nostro Paese fa parte delle nazioni avanzate. Tuttavia le azioni di trasparenza, legalità ed efficienza nella scuola sono di livello avanzato, nella Pubblica amministrazione. Il Ministero dell’Istruzione si impegnerà sia livello centrale sia a livello di sistema scolastico per favorire un contesto adatto alla prevenzione della corruzione. Appare utile ricordare che le recenti considerazioni dell’ANAC, rispetto alle pratiche di corruzione più diffuse nella scuola, lasciarono sbigottiti gli operatori delle istituzioni scolastiche. Il parere dell’autorevole organo aveva, infatti, individuato nelle iscrizioni e nelle adozioni dei libri di testo, le maggiori compromissioni delle scuole nel rischio corruzione. Attendiamo con trepidazione le conclusioni in merito ed i provvedimenti conseguenti.

“Il Sistema nazionale di valutazione”

La valutazione di sistema rimane una priorità importante che, nella logica della sua necessità come vantaggio di miglioramento, non deve tralasciare l’ineludibilità di una generale semplificazione e di una armonizzazione delle procedure. Il miglioramento del servizio reso dalle scuole al Paese continuerà ad essere una priorità del ministero soprattutto tesa a colmare i divari territoriali. È bene sottolineare che le scuole hanno fatto la loro parte anche in maniera egregia; aspettiamo per conoscere in quale maniera le misure volte alla razionalizzazione del sistema di valutazione potranno influire positivamente sui processi di miglioramento delle singole scuole.

Le scuole, gli studenti, il personale e i genitori, attendono fiduciosi l’azione del Ministero dell’Istruzione rispetto alle priorità dell’Atto di indirizzo. Si passi ora decisamente alla fase operativa, nella quale si vedranno, se tutto va bene, realizzati gli obiettivi prioritari individuati dal ministro, almeno quelli.