La ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia

Lo stato dell’arte

Le prime specifiche indicazioni sulla ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi per la prima infanzia sono state fornite a fine giugno nel Piano Scuola 2020-2021[1], in cui sono state tracciate sintetiche “Linee metodologiche per l’infanzia”. In esse si coglie chiaramente la complessità di coniugare l’educazione e la cura per i piccoli con le misure di prevenzione e sicurezza necessarie nell’inusitato periodo di pandemia in atto da COVID-19.

A distanza di poco più di un mese, il 31 luglio scorso, il Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione ha trasmesso alla Conferenza Unificata il “Documento di indirizzo e orientamento per la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia”, ottenendo il via libera[2], benché la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome abbia accompagnato il parere favorevole con una serie di raccomandazioni che potranno o meno essere recepite nel testo definitivo e su cui ci si soffermerà in seguito.

Il Documento è il risultato di un impegno composito e tecnico tra i diversi attori in campo coordinati dal Ministero dell’Istruzione. Esso è, invero, il frutto di un confronto continuo con il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e di un lavoro mirato con gli altri Ministeri competenti (Salute, Lavoro, Famiglia, Funzione Pubblica), con le Regioni e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e ha tenuto conto anche di quanto emerso dal confronto con due tavoli di ascolto con scuole paritarie, gestori, associazioni e sindacati.

La necessità di un approfondimento specifico per la fascia 0-6

In attesa che il testo sia pubblicato dal Ministero dell’Istruzione in via definitiva, si ritiene opportuno farne una prima disamina, a partire dal sottolineare le ragioni che hanno indotto all’elaborazione di indicazioni specifiche per il settore 0-6 anni.

In merito, nella premessa al Documento è possibile rintracciare la motivazione di fondo: i servizi educativi 0-3 anni e le scuole dell’infanzia hanno una peculiarità tale da necessitare un’attenzione dovuta, poiché essi rappresentano gli esclusivi «contesti in cui i bambini apprendono e sviluppano la socialità mediante relazioni». Vi è, in effetti, una specificità evolutiva dei bambini e delle bambine frequentanti i servizi educativi e le scuole dell’infanzia che non può essere ignorata: le loro esperienze formative passano ineludibilmente attraverso un intreccio di rapporti sociali, secondo la ben nota prospettiva ecologica del loro sviluppo di bronfenbrenneriana memoria[3].

Questi presupposti sono di non facile correlazione all’esigenza di garantire le necessarie misure di prevenzione e di sicurezza nell’attuale epoca di emergenza epidemiologica, anche tenuto conto della necessità di raccordo tra soggetti con ruoli e funzioni diversi.

In ragione di ciò, già G. Ventura, nelle pagine del precedente numero di questa newsletter, aveva sottolineato l’esigenza che «Le linee guida per la riapertura a settembre dei servizi relativi al sistema nazionale di educazione e istruzione di cui al D.lgs 65/2917 dovrebbero indicare un obiettivo di carattere politico programmatico di ordine generale come cornice di riferimento dentro la quale devono trovare coerente sviluppo le scelte attuative a livello di singole regioni, diverse tipologie di gestione dei servizi educativi e delle scuole d’infanzia, dei singoli soggetti gestori»[4].

Linee di indirizzo e orientamento per una ripresa per tutti

Il Documento si configura “di indirizzo e orientamento” ed è stato elaborato nel rispetto delle diverse competenze coinvolte, così come definite dal D.lgs. n. 65/2017. Tale decreto è stato, ovviamente, il punto cardine di riferimento per i differenti livelli di competenza: esso distingue la funzione generale di indirizzo, programmazione e coordinamento dell’intero Sistema integrato esercitata dallo Stato e la definizione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi, affidata alle Regioni per i servizi 0-3 e riservata allo Stato stesso per le scuole dell’infanzia (statali e non statali) in forza della legge n. 62/2000 e della legge n. 53/2003[5].

In via preliminare, nel Documento è subito fugata l’idea che la ripresa possa riguardare solo taluni bambini della fascia 0-6 anni. In premessa, difatti, è posto in evidenza che bisogna assicurare i consueti tempi di erogazione, nonché l’accesso allo stesso numero di bambini accolto secondo le normali capienze.

Si tratta di un passaggio fondamentale, poiché viene chiarito che “la capienza massima complessiva” sia delle strutture ospitanti i servizi educativi, sia dei complessi destinati alle scuole dell’infanzia, resta quella delle relative normative di riferimento (normative regionali per i primi e norme tecniche per l’edilizia scolastica per le seconde), ferme restando eventuali capienze inferiori già precedentemente definite (o in sede di autorizzazione al funzionamento; o di disposizioni igienico-sanitaria; o di prescrizione antincendio). Questa precisa sottolineatura del documento, che sembra identificare nei gruppi ordinari il concetto di “bolla”, va maggiormente a rimarcare la specificità di un sistema integrato pensato ab origine “a misura di bambino”, anche se la situazione contingente impone precise indicazioni organizzative.

Le indicazioni organizzative specifiche per la fascia 0-6 in dieci punti

La struttura del documento è articolata in dieci punti, strettamente interconnessi tra loro. Essi focalizzano, in realtà, gli aspetti fondanti di un sistema integrato 0-6 che si deve misurare con indicazioni organizzative in grado di assicurare una ripresa in sicurezza.

Ogni punto, pertanto, rappresenta un tassello importante per la definizione da parte dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia di protocolli organizzativi adeguati, che tengano conto, però, degli aspetti irrinunciabili dell’esperienza di vita e di crescita fino a sei anni, rappresentati da corporeità, socialità, relazione, esplorazione e movimento.

Per una lettura più agevole e immediata, i dieci punti si riportano in un quadro sinottico, al fine di consentirne una visione d’insieme, pur nella specificità di ciascuno di essi e dei relativi concetti chiave:

1. Corresponsabilità educativa• Il rispetto delle condizioni di sicurezza passa attraverso la condivisione di una corresponsabilità educativa che deve sostanziare il rapporto del servizio educativo o della scuola dell’infanzia con la famiglia. È fondamentale coinvolgere i genitori nella costruzione di un percorso finalizzato al contenimento del rischio, attraverso un patto di alleanza educativa.
2. Stabilità dei gruppi• Occorre garantire una serena vita di relazione nel gruppo dei pari e nell’interazione con le figure adulte di riferimento, che devono essere il più possibili stabili.
• I gruppi/sezioni devono essere organizzati in modo da essere identificabili, evitando le attività di intersezione tra gruppi.
• Rapporto numerico personale educativo/bambini come da indicazioni ordinarie, salvo eventuali diverse disposizioni adottate dalle singole Regioni.
3. Organizzazione degli spazi• Evitare l’utilizzo promiscuo degli stessi spazi da parte dei bambini di diversi gruppi, ove possibile. Tutti gli spazi disponibili potranno essere “riconvertiti” in spazi distinti e separati per accogliere stabilmente gruppi di relazione e gioco.
• Consigliabile l’utilizzo di spazi esterni, sia a disposizione sia aggiuntivi, da garantirsi attraverso alleanze sul territorio.
• Assegnazione esclusiva di materiale ludico didattico, oggetti e giocattoli a specifici gruppi/sezioni e comunque puliti nel caso di passaggio del loro utilizzo a bambini diversi.
• Da evitare oggetti o giochi da casa; se inevitabile, devono essere puliti accuratamente all’ingresso.
• Necessità di individuare spazi dedicati ad ospitare bambini e/o operatori con sintomatologia sospetta.
4. Aspetti organizzativi• Gruppi stabili anche nel pre e post scuola, laddove possibile.
• Zona di accoglienza preferibilmente esterna, se possibile. Individuazione di percorsi obbligati, con eventuali ingressi e uscite scaglionati.
• Accesso alla struttura di un solo genitore o adulto di riferimento. Eventuali ambientamenti con la presenza di un genitore da prevedere in spazi esterni o luoghi diversi da quelli frequentati da altri bambini.
• Si consiglia un registro per le presenze giornaliere esterne (compresi eventuali tirocinanti) e una tabella di programmazione accurata relativa a spazi/tempi/attività/gruppi/attività di pulizia.
5. Figure professionali• Ciascuno dei sottoscrittori del Documento, secondo le proprie competenze in materia di Sistema integrato 0-6, si impegna a verificare la possibilità di individuare ulteriori figure professionali, di prevedere eventuali deroghe per le sostituzioni e di assegnare dotazioni organiche aggiuntive nei limiti delle risorse disponibili.
• Adozione di misure specifiche per la tutela dei lavoratori, in particolare di quelli “fragili” in base alle normative vigenti.
6. Refezione e riposo pomeridiano• Evitare l’affollamento dei locali destinati alla mensa, a meno che le dimensioni dell’ambiente non consentano di mantenere i gruppi opportunamente separati. Viceversa, si potranno prevedere turni di presenza dei gruppi, oppure si potrà consumare il pasto nelle aule o negli spazi utilizzati per le attività ordinarie.
• È possibile portare da casa la merenda, purché l’alimento, la bevanda e il contenitore siano sempre facilmente identificabili come appartenenti al singolo bambino, salvo che la stessa non sia fornita dalla struttura.
• Spazio riposo, laddove presente, da organizzare garantendo pulizia approfondita di biancheria e spazi e una corretta e costante aerazione, prima e dopo l’utilizzo.
7. Protocolli di sicurezza• Riferimento ad un Protocollo di Intesa tra i diversi soggetti competenti per il settore 0-6 e le OOSS per garantire l’avvio e lo svolgimento dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID 19, la cui attuazione spetta, in relazione ai diversi ruoli rivestiti, ad ogni singolo servizio educativo o scuola.
8. Formazione del personale• Opportuno prevedere momenti di formazione/informazione specifica per il personale, anche nella modalità della formazione a distanza, in materia di procedure organizzative interne finalizzate al contenimento del COVID-19 oltre che per l’adozione delle misure e dei comportamenti igienico-sanitari corretti.
9. Disabilità e inclusione• Particolare attenzione e cura vanno rivolte alla realizzazione di attività inclusive ed alle misure di sicurezza specifiche per favorire il pieno coinvolgimento di tutti i bambini.
• Utilizzo di ulteriori dispositivi di protezione individuale da parte del personale impegnato con bambini con disabilità.
10. Indicazioni igienico-sanitarie• Precondizioni[6] necessarie per la frequenza in presenza, come per gli altri ordini di scuola.
• Dopo un’assenza per malattia superiore a 3 giorni la riammissione nei servizi educativi/scuole dell’infanzia sarà consentita previa presentazione della idonea certificazione del Pediatra di Libera Scelta/medico di medicina generale attestante l’assenza di malattie infettive o diffusive e l’idoneità al nella comunità educativa / scolastica.
• La presenza di un caso confermato di infezione da SARS-COV-2 necessiterà l’attivazione di uno stretto rapporto con il Dipartimento di Prevenzione locale per tenere sotto controllo l’insorgenza di un focolaio epidemico, con l’attuazione di tutte le misure ritenute idonee da parte dell’autorità sanitaria competente.
• Praticare frequentemente l’igiene delle mani da parte del personale e dei bambini, utilizzando acqua e sapone o soluzioni/gel a base alcolica in tutti i momenti raccomandati[7]. Tali comportamenti dovranno essere promossi con modalità anche ludiche-ricreative, compatibilmente con l’età e con il grado di autonomia e consapevolezza e delle competenze linguistiche in ordine alla lingua madre. L’igiene personale deve essere integrata nelle routine che scandiscono normalmente la giornata dei bambini per l’acquisizione di corretti e rispettosi stili di comportamento.
• Non è previsto l’obbligo di indossare la mascherina per i bambini dei servizi educativi e della scuola dell’infanzia.
• Tutto il personale è tenuto all’utilizzo corretto di DPI e potrà essere previsto l’utilizzo di ulteriori dispositivi.
• Tutti gli ambienti, gli arredi e i materiali devono essere opportunamente igienizzati, con pulizia approfondita di tutti i locali prima della riapertura[8].
• Particolare attenzione ai servizi igienici, quali punti di particolare criticità nella prevenzione del rischio.

Le raccomandazioni delle Regioni

Come anticipato in precedenza, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha espresso parere favorevole al testo del Documento, formulando però alcune raccomandazioni.

Nello specifico le Regioni chiedono di:

– prevedere l’obbligo della misurazione della temperatura, almeno per la fascia 0-3 anni;

– introdurre la figura del referente per la prevenzione e il controllo delle infezioni che funga da punto di contatto con la ASL, prevedendo una specifica formazione e informazione;

– rendere obbligatoria la tenuta di un registro delle presenze dei vari utenti che accedono alle strutture per almeno 14 giorni;

– prevedere che l’obbligatorietà dei DPI per gli operatori sia rinviata ad una valutazione da effettuare entro il 25 agosto, sulla base dell’andamento della curva epidemica;

– precisare che il Protocollo di sicurezza, previsto al punto 7, sia nazionale.

Esse, inoltre, auspicano una riflessione sull’obbligatorietà del certificato del pediatra di libera scelta/medico di medicina generale per la riammissione dopo assenza per malattia superiore ai 3 giorni. Infine, chiedono l’introduzione di una clausola di salvaguardia per le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano, affinché le disposizioni siano applicate compatibilmente con i rispettivi Statuti speciali e le relative norme di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale n. 3 del 2001.

I punti qualificanti per l’ANCI

Anche l’ANCI, come già detto, ha dato intesa al Documento nella seduta straordinaria di Conferenza Unificata del 31 luglio scorso.

Per i Comuni è prioritario garantire la ripresa e lo svolgimento in sicurezza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia in presenza, assicurando sia i consueti tempi di erogazione, sia l’accesso allo stesso numero di bambini accolto secondo le normali capienze.

Per l’ANCI, i punti più rilevanti del documento concernono:

a) la corresponsabilità educativa, per il ruolo fondamentale che gioca in queste particolari circostanze il rapporto famiglia-servizio educativo/scuola;

b) la stabilità dei gruppi/sezioni e, per ciascuno di essi, la stabilità del personale educatore/docente e collaboratore;

c) il rapporto numerico personale educativo/bambini come da indicazioni ordinarie;

d) un utilizzo non promiscuo degli stessi spazi da parte dei bambini di diversi gruppi e una “riconversione” di tutti gli spazi disponibili, compresi gli spazi esterni;

e) la stabilità dei gruppi stabili anche nel pre e post scuola, laddove possibile;

f) la verifica della possibilità di individuare ulteriori figure professionali, di prevedere eventuali deroghe per le sostituzioni e di assegnare dotazioni organiche aggiuntive nei limiti delle risorse disponibili,

g) le modalità di erogazione del pasto per evitare l’affollamento dei locali ad esso destinati;

h) l’organizzazione dello spazio riposo, laddove presente;

i) l’incremento nella frequenza e nella tipologia dei prodotti per la pulizia e l’igiene degli ambienti;

j) il Protocollo condiviso tra i diversi soggetti competenti per il settore 0-6 e le OOSS.

Un sistema integrato 0-6 da ripensare e salvaguardare

I dieci punti fermi del Documento di indirizzo e orientamento per la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia, pongono in evidenza la necessità che i servizi educativi e la scuola dell’infanzia siano da ripensare nei loro assetti quotidiani, per essere in grado di garantire le dovute misure di prevenzione e di sicurezza da rischio contagio. Al contempo, in controluce, si coglie l’esigenza di salvaguardare la qualità degli ambienti educativi e la qualità pedagogica delle relazioni.

È una sfida di non poco conto. Il rischio più palese è di snaturare il “modo di essere” dei servizi educativi e della scuola dell’infanzia, imbrigliandoli in asettici protocolli organizzativi. Certamente, non si può ignorare che la necessità di gruppi identificabili e stabili già di per sé mortifica degli aspetti sostanziali di socialità tra pari: in più parti del documento si invita, invero, ad evitare l’intersezione tra gruppi, per la possibilità di tracciare con più facilità eventuali focolai di contagio. Questa esigenza induce, pertanto, a riflettere con maggiore attenzione sulle scelte dei criteri per la costituzione dei gruppi, poiché scegliere di creare gruppi per età omogenea o per età eterogenea assume oggi una dimensione diversa, se si vuole essere attenti a non compromettere la qualità dell’esperienza educativa all’interno di ciascun gruppo stabile.

Un curricolo implicito da adeguare allo stato di emergenza

In effetti, ogni aspetto del curricolo implicito va ripensato in una prospettiva di salvaguardia della “natura” dei servizi educativi e della scuola dell’infanzia, pur nella massima attenzione delle misure di prevenzione e di sicurezza da assicurare ed attuare. Si pensi alla necessità di assunzione delle nuove regole di sicurezza e, dunque, di nuove “routine” da reinventare e da vivere con serenità e gioiosità, come suggerito nel Piano Scuola 2020-2021. E, ancora, alla necessità di individuare le giuste modalità per garantire il necessario ambientamento di coloro che frequenteranno per la prima volta un servizio educativo o una scuola dell’infanzia. Per non parlare di un inevitabile ri-ambientamento da parte di tutti i bambini, dopo una pausa in presenza così lunga e forzata. Si tratta di rivedere in una chiave organizzativa diversa spazi e tempi, nella consapevolezza che essi rappresentano – come sottolineato anche nel Documento – gli elementi fondamentali del curricolo nel sistema integrato 0- 6.

Ciò chiama in causa la capacità professionale del personale dei servizi educativi e della scuola dell’infanzia di rileggere le scelte organizzative a fondamento delle proprie progettualità, attraverso la nuova, insolita, ineludibile “cartina tornasole” dello stato di emergenza sanitaria.

Ma tutto ciò mette in luce anche l’esigenza di fare chiarezza anche su alcuni nodi critici, che al momento lasciano “ombre” su aspetti organizzativi basilari.

Nodi critici da sciogliere

Uno dei primi nodi critici riguarda il numero di personale ausiliario necessario a garantire, sia nei servizi educativi sia nelle scuole dell’infanzia, tutto quello che è stato chiaramente ribadito all’ultimo punto del Documento di indirizzo e orientamento. Di certo, non potrà essere sufficiente quello attualmente in dotazione, già di per sé non del tutto adeguato.

Un altro nodo di rilevante criticità è rappresentato dall’esigenza di garantire figure professionali quanto più stabili all’interno dei gruppi di bambini. Questa esigenza mal si coniuga con:

– le inevitabili sostituzioni che si renderanno necessarie in caso di assenze del personale;

– l’assegnazione, in una scuola dell’infanzia, di docenti di sostegno e di I.R.C. a più sezioni.

È evidente che il nodo critico delle risorse umane resta al momento quello più cogente. Se, infatti, il nodo delle risorse strutturali può dirsi alquanto mitigato dall’indicazione fornita del Documento di fare riferimento alla preesistente capienza massima degli spazi, quello delle risorse professionali e del loro utilizzo rimane sullo sfondo in tutta la sua problematicità.

Di certo, fa ben sperare la volontà espressa dai sottoscrittori del Documento, secondo le specifiche competenze in materia di sistema integrato 0-6, di «verificare la possibilità di individuare ulteriori figure professionali, di prevedere eventuali deroghe per le sostituzioni e di assegnare dotazioni organiche aggiuntive». Ma non si può nascondere la preoccupazione che sorge spontanea per la precisazione, inevitabile, del limite delle risorse disponibili, a cui tale volontà sembra essere vincolata.

Sarebbe da auspicare un cambiamento di rotta epocale, in termini di obiettivi politici programmatici a favore del sistema integrato 0-6 (e dell’intero sistema scuola): bisognerebbe avere il coraggio di un investimento mirato, sebbene ingente, con la consapevolezza che si tratterebbe di investire sulle leve fondamentali per lo sviluppo e la crescita dell’intero paese. Come è avvenuto in diversi paesi europei già in passato in termini strutturali, ma anche nella fase attuale di emergenza sanitaria.

La riapertura delle strutture per l’educazione e cura della prima infanzia in Europa

In molti paesi dell’Unione Europea, difatti, sono stati forniti aiuti finanziari per supportare in particolare, oltre che le famiglie, le strutture che hanno dovuto attivare misure eccezionali di adeguamento strutturale e il coinvolgimento di un maggior numero di educatori e insegnanti. È quanto si legge in un interessante rapporto di recente pubblicazione dal titolo “Misure per la riapertura delle strutture delle strutture per l’educazione e cura della prima infanzia nell’emergenza Covid-19 in alcuni paesi UE”[9], quale risultato del lavoro sul campo dell’Unità italiana di Eurydice che, grazie alla possibilità di rapportarsi direttamente con i partner europei attraverso un forum riservato della rete Eurydice, ha potuto raccogliere informazioni in tempo quasi reale integrandole, per alcuni paesi (nella fattispecie Belgio, Francia e Germania), con i documenti ufficiali pubblicati dai rispettivi governi.

Va sottolineato, però, che già durante la fase di lockdown le misure poste in atto sono state diverse da paese a paese: pochi sono stati quelli che, come l’Italia, hanno sospeso completamente le attività in presenza. Molti paesi dell’UE hanno scelto un’apertura parziale, limitando il servizio alle utenze dei settori essenziali e/o in maggiori difficoltà organizzative.

Le misure adottate alcuni Paesi Europei

Le realtà dell’UE che hanno ripreso le attività di educazione e cura della prima infanzia hanno assunto misure simili e che, sostanzialmente, non si discostano da quelle individuate anche nel nostro Paese:

1. La rinuncia al distanziamento sociale tra i bambini/e, tra educatori/trici e bambini, essendo la fascia considerata particolarmente sensibile alle dinamiche relazionali.

2. Il lavaggio frequente delle mani, ampiamente raccomandato e diventato una vera e propria routine.

3. Il consumo dei pasti, variamente regolamentato.

4. L’utilizzo degli spazi all’aperto e di giochi facilmente igienizzabili, spesso raccomandato.

5. L’organizzazione didattica per piccoli gruppi.

6. La limitazione del numero di adulti che possono accedere agli edifici.[10]

Alcune di queste misure, in fase avanzata, sono andate modificandosi, in particolare, quella riferita alla costituzione dei gruppi.

In Belgio, ad esempio, per quanto riguarda le misure specifiche relative all’insegnamento, è stato stabilito che «il gruppo classe sia considerato una “bolla di contatto”. Ciascun gruppo può superare i venti alunni. Dal momento in cui la bolla è costituita, si deve fare in modo di mantenerla fino alla fine dell’anno scolastico. Il gruppo classe può avere dei contatti con diversi adulti, ma cercando di limitarne il numero. Il distanziamento non deve essere più applicato ai bambini, né tra di loro, né con l’insegnante. Durante la ricreazione, gli alunni giocano il più possibile per “bolle di contatto”»[11]. Si tratta di una scelta in linea con quella adottata, in effetti, nel nostro Documento di indirizzo e orientamento, ma anche da altri Paesi (Finlandia, Polonia, etc.). Paesi come la Francia e la Slovacchia, invece hanno optato per gruppi di massimo 15 bambini.

Vi è, in ogni caso, la prevalente convinzione che la mancata frequenza dei centri di educazione e cura da parte dei bambini abbia un impatto certo, importante e non positivo sullo sviluppo generale, mentale e sociale dei bambini e delle loro famiglie. In questa prospettiva, invero, le strutture 0-6 rappresentano in tutta Europa un indispensabile strumento di supporto educativo per l’infanzia e sociale per la comunità[12].

In ragione di ciò, la riapertura a regime delle strutture educative dedicate e destinate all’infanzia appare come un auspicio, se non una vitale testimonianza, di ritorno alla normalità.

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[1] https://www.miur.gov.it/documents/20182/2467413/Le+linee+guida.pdf/4e4bb411-1f90-9502-f01e-d8841a949429

[2] https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-ripresa-di-settembre-approvate-in-unificata-le-linee-guida-per-la-fascia-0-6-anni

[3] «L’opera di Bronfenbrenner [n.d.r. U. Bronfenbrenner, Ecologia dello sviluppo umano, 1979] può essere letta come uno stimolo per gli studiosi dello sviluppo umano a progettare e attuare esperimenti di trasformazione finalizzati non tanto alla verifica di ipotesi, quanto piuttosto alla scoperta delle opportunità presenti nell’ambiente e della notevole capacità degli esseri umani di rispondere in modo costruttivo e spesso progressivo alle modificazioni introdotte» (Luigia Camaioni, 1986).

[4] https://www.scuola7.it/2020/195/

[5] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/05/16/17G00073/sg. In particolare, si fa riferimento agli artt. 5, 6 e 7 del decreto legislativo.

[6] È necessario che: vi sia l’assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti; non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni; non essere stati a contatto con persone positive, per quanto di propria conoscenza, negli ultimi 14 giorni.

[7] Es. prima e dopo il contatto interpersonale, dopo il contatto con liquidi biologici, dopo il contatto con le superfici, all’arrivo e all’uscita, dopo l’utilizzo dei mezzi pubblici, prima e dopo l’uso del bagno, prima e dopo il pranzo, dopo aver tossito, starnutito, soffiato il naso.

[8] In merito, il Documento prevede un “Allegato tecnico”, con precise indicazioni sulle procedure di sanificazione, quale insieme dei procedimenti e operazioni atti ad igienizzare determinati ambienti e mezzi mediante l’attività di pulizia e di disinfezione, tenendo conto del particolare contesto rappresentato dai servizi educativi e dalle scuole dell’infanzia, in considerazione dell’età dei bambini.

[9] http://eurydice.indire.it/pubblicazioni/misure-per-la-riapertura-delle-strutture-per-leducazione-e-cura-della-prima-infanzia-nellemergenza-covid-19-in-alcuni-paesi-ue/

[10] Indire, “Misure per la riapertura delle strutture per l’educazione e cura della prima infanzia nell’emergenza Covid-19 in alcuni paesi europei”, Firenze 2020, p. 3

[11] Op.cit., p. 6

[12] Cfr. op. cit.