Un pensiero strategico per l’infanzia?

Un pensiero strategico per l’infanzia?

Lo spartiacque della pandemia

Il fatto nuovo (stravolgente) che ha contrassegnato il 2020 fin dal mese di febbraio (spartiacque che segna un prima e un dopo su scala planetaria) è stata l’emergenza sanitaria derivata dalla pandemia, con un corredo di conseguenze su piano della gestione dei servizi educativi e scolastici per l’infanzia. Le prime risposte sono state sul piano della pedagogia, con una inedita elaborazione di possibili modalità di mantenimento delle relazioni educative anche a distanza. Uno sforzo lodevole e produttivo perfino al di là delle aspettative sia in periferia che al centro, dove sono state elaborate linee guida ad hoc con la felice denominazione di LEAD (legami educativi a distanza), che già nel titolo (in inglese) rimanda proprio al concetto di guida e di legame.

Può essere utile in questa sede definire un quadro riepilogativo dei nuovi provvedimenti maturati nel corso del 2020 tra giugno e ottobre, anche a seguito della emergenza determinatasi con la pandemia e delineare qualche ipotesi di sviluppo e di prospettiva.

I provvedimenti maturati nel corso del 2020

Nel corso dei mesi da aprile a luglio 2020 sono stati approntati provvedimenti vari e diversi. Dapprima un intervento straordinario (DL 34/2020 poi convertito in legge per un totale di circa 150 milioni di euro, tuttora in fase di erogazione da parte degli Usr) a parziale ristoro delle mancate entrate per tutti i soggetti gestori pubblici e privati di servizi educativi 0-3 autorizzati e/o di scuole d’infanzia paritarie nel periodo di lockdown (da fine febbraio a fine giugno 2020).

Poi si sono definite linee guida per l’apertura di servizi estivi anche per la fascia di età da 0 a 6 anni, con una quota dedicata dei finanziamenti a questo scopo previsti su scala nazionale dal Ministero delle pari opportunità (150 milioni di euro). Ora si è in attesa di verificare la quantificazione delle risorse europee assegnate al nostro paese che saranno dedicate al sistema nazionale di educazione e istruzione.

Nel frattempo è stato emanato un nuovo bando nell’ambito delle azioni per il contrasto della povertà educativa dedicato alla fascia di età da 0 a 3 anni (vedi al link: https://www.conibambini.org/comincio-da-zero-il-nuovo-bando-per-la-prima-infanzia/ ).

Family act e istituzione dell’assegno unico

Bisogna poi dare atto che intanto sono stati anche assunti altri provvedimenti estremamente significativi. Il più incisivo in termini di innovazione strutturale riguarda la attivazione da luglio 2021 dell’assegno unico per i figli (nell’ambito di un provvedimento denominato comunemente family act).

L’assegno andrà per la prima volta anche ad autonomi e incapienti e sostituirà le varie detrazioni per i figli a carico e bonus oggi esistenti. Sono stati stanziati 3 miliardi aggiuntivi per il 2021 e 6 miliardi a regime, che si aggiungono ai circa 15 derivanti dal riordino delle misure esistenti (la stima era che servissero appunto 6/7 miliardi per arrivare a tutte le famiglie con figli, anche quelle che ad oggi non hanno mai visto un euro, garantendo contestualmente che nessuno ci perdesse rispetto allo spezzatino di misure attuali.

La misura è già stata condivisa in Conferenza Unificata il 16 ottobre e sono in corso udienze in commissione affari sociali della Camera sul Pdl n. 2561 depositato alla Camera di deputati nel mese di giugno (vedi ai due link di seguito indicati: https://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.2561.18PDL0108160.pdf

https://www.istat.it/it/archivio/249210

Le misure a sostegno del sistema 0-6 nell’ambito dell’assegno universale ai figli

Merita sottolineare in questa sede quanto indicato all’art. 3, comma 2, di questo disegno di legge:

b) garantire in tutto il territorio nazionale, in forma progressiva, l’istituzione e il sostegno dei servizi socio-educativi per l’infanzia, al fine di assicurare alle famiglie parità nelle condizioni di accesso e pari opportunità per la crescita dei figli;
c) prevedere misure di sostegno alle famiglie mediante contributi destinati a coprire, anche per l’intero ammontare, il costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi per l’infanzia, di cui all’articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e delle scuole dell’infanzia, nonché mediante l’introduzione di servizi di supporto presso le rispettive abitazioni per le famiglie con figli di età inferiore a sei anni;

Il Fondo pluriennale per lo sviluppo dell’edilizia scolastica relativa al sistema 0-6

In sede di Conferenza Unificata è stata raggiunta con parere favorevole da parte delle regioni, di UPI e dell’ANCI, l’Intesa sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell’interno, con il Ministro dell’economia e delle finanze, con il Ministro dell’istruzione e con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, attuativo dell’articolo 1, comma 61, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, concernente la disciplina del Fondo «Asili nido e scuole dell’infanzia» per il finanziamento di:

– progetti di costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione di asili nido, scuole dell’infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, con priorità per le strutture localizzate nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane, con lo scopo di rimuovere gli squilibri economici e sociali ivi esistenti;

– progetti volti alla riconversione di spazi delle scuole dell’infanzia attualmente inutilizzati, con la finalità del riequilibrio territoriale, anche nel contesto di progetti innovativi finalizzati all’attivazione di servizi integrativi che concorrano all’educazione dei bambini e soddisfino i bisogni delle famiglie in modo flessibile e diversificato sotto il profilo strutturale ed organizzativo.

Si tornano a costruire nidi e scuole dell’infanzia?

Il fondo stanzia complessivamente 2,5 miliardi di euro a partire dall’anno 2021 e sino al 2034. Per il primo quinquennio di interventi (2021-2025), il decreto destina 700 milioni di euro per le finalità previste dalla legge, riservando alle aree svantaggiate il 60% delle risorse e prevedendo un maggiore impegno per gli interventi a favore degli asili nido.

Con successivo decreto del Ministro dell’interno e del Ministro dell’istruzione si procederà all’approvazione di un avviso pubblico, destinato ai Comuni, per la presentazione delle istanze progettuali e, con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, il Ministro per le parti opportunità e la famiglia e il Ministro dell’istruzione saranno individuati i Comuni beneficiari e approvati gli interventi ammessi a finanziamento sui territori.

Il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, istituirà quindi, con proprio decreto, una cabina di regia, che prevede la presenza di tutti gli attori istituzionali coinvolti, col compito di monitorare lo stato di realizzazione dei progetti.

Il quadro complessivo delineato testimonia che l’insieme delle risorse impegnate già oggi, così come di quelle prevedibili nel futuro prossimo, risulta davvero notevole, ma suggerisce nel contempo che le modalità di utilizzo debbano essere monitorate e coordinate al meglio, affinché la produttività concreta e reale degli interventi rispetto ai risultati, nonché la coerenza dei medesimi rispetto alle finalità abbia la possibilità di essere una scommessa vincente in tempi ragionevoli.

Un orizzonte strategico per lo sviluppo del sistema dei servizi educativi e scolastici da 0 a 6 anni

Ci sembra molta chiara a questo punto l’intenzione di procedere in termini operativi rispetto a obiettivi più volte indicati di sviluppo del sistema dei servizi educativi e scolastici da 0 a 6 anni. In questa prospettiva merita segnalare alcune problematiche a scopo preventivo rispetto a possibili fraintendimenti e difetti di approccio sul piano pragmatico, così come su di un piano generale di metodologia degli interventi in questo campo (servizi sociali in senso lato).

Dal punto di vista della quantità delle risorse impegnate occorre avere consapevolezza del fatto che occorrerà prevedere di aggiungerne una quota significativa fra quelle derivanti dall’Europa se si vuole davvero impostare un piano (quinquennale?) per raggiungere l’obiettivo del 33% su scala nazionale procedendo oltre (obiettivo 50%) nei territori che quel livello di offerta di servizi hanno già raggiunto. Stime attendibili indicano a questo scopo un importo di circa 1,5/2 miliardi di euro.

Dal punto di vista tecnico amministrativo occorre prevedere meccanismi che semplifichino le procedure nella gestione dei bandi (?) per la erogazione dei contributi ai comuni, ma che garantiscano contemporaneamente anche la trasparenza e i risultati, attivando nel caso funzioni di supporto e accompagnamento ai territori che ne avessero bisogno per carenza storica e strutturale di competenze sul piano progettuale e gestionale.

Dal punto di vista della progettazione territoriale, occorre avere consapevolezza della opportunità di soluzioni modulari inerenti ai modelli organizzativi sei servizi proposti rispetto ai bisogni e alle condizioni di partenza che siano in grado di produrre risultati coerenti e progressivi di qualità in tempi medio brevi senza pretendere di imporre soluzioni standard astratte (alla fine improduttive, se non proprio annose).

Dal punto di vista metodologico occorre avere la consapevolezza che si tratta di accompagnare gli investimenti con un lavoro più ampio di promozione di natura socioculturale. Da questo punto di vista risulta importante il lavoro già svolto da parte della commissione tecnica nazionale 0-6 (Linee guida per la continuità educativa da 0 a 6 anni) e quello che dovrà svolgere anche successivamente (Orientamenti pedagogici per i servizi educativi da 0a 3 anni).

Una sfida culturale e pedagogica

Altrettanto importante dal nostro punto di vista risulta anche allargare il perimetro della elaborazione progettuale a partire dalla assunzione di un principio di valore a carattere universalistico relativo ai percorsi di cura e formazione della prima infanzia nonché di sostegno alla genitorialità, che consenta di coniugare all’interno di una cornice coerente gli interventi per il sostegno al reddito delle famiglie e alla conciliazione fra i tempi di vita/lavoro e quelli di cura con il sistema dei servizi educativi per la rima infanzia.

A questo proposito non mancano esperienze significative in alcune parti di Italia (Emilia Romagna, Trentino ecc,) che indicano come la presenza di una rete di servizi polifunzionali per le famiglie e i bambini possano costituire (unitamente alla iniziativa di soggetti qualificati di un associazionismo di settore specializzato e diffuso) da un lato un presidio strategico per raggiungere in vari modi il 100% delle famiglie e dei bambini nati residenti e/o presenti sul territorio, e dall’altro per sviluppare (laddove mancano) e qualificare (laddove esistono già) quei prerequisiti di ordine socioculturale che hanno garantito nelle regioni più avanzate, a partire dalla metà degli anni settanta del secolo scorso, la dotazione e la evoluzione di un’ampia rete di servizi educativi per la prima infanzia.

Questi elementi si possono riassumere a nostro parere in tre caratteristiche emergenti nei territori più avanzati che diventano programmi obiettivo di promozione e diffusione nei territori meno avanzati:

– Innalzamento del livello di cultura sociale della educazione della prima infanzia

– Innalzamento del livello della emancipazione femminile

– Innalzamento del livello di cultura dei diritti sociali e del lavoro.