Facciamo un patto

L'accordo Governo-sindacati per rinnovare la Pubblica Amministrazione

Papa Bergoglio nel lontano 2014 chiudeva un suo intervento sull’importanza del lavoro, alle acciaierie di Terni, con la frase: “Cari fratelli e sorelle, non smettete mai di sperare in un futuro migliore. Lottate! Lottate per quello! Non lasciatevi intrappolare dal vortice del pessimismo, per favore eh!”. Il 10 Marzo scorso, a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio Draghi, il Ministro per la Pubblica Amministrazione Brunetta e i rappresentanti delle OO.SS. hanno firmato il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”.

Ripensare il futuro della Pubblica Amministrazione in tempi di pandemia

Finalmente, a distanza di 7 anni, le parole di Papa Francesco rappresentano il punto di partenza per ripensare la Pubblica Amministrazione (PA) in Italia. Più che di una scelta si è trattato di un “percorso obbligato” dettato dalla necessità di modernizzare e semplificare il lavoro nella PA attraverso la semplificazione dei processi organizzativi e gestionali. Si tratta di realizzare un eccezionale processo di innovazione e riforma che può realizzarsi solo con un massiccio investimento di risorse in grado di potenziare il lavoro di donne e uomini della Pubblica Amministrazione. Il patto disegna una PA non ancorata all’oggi, ma proiettata al futuro e immaginato per le nuove generazioni, anticipando e attuando i cambiamenti e investendo sulle innovazioni. Con il Patto viene, infatti, sancito l’impegno dello Stato a sbloccare gli investimenti su digitalizzazione, informatizzazione e innovazione tecnologica.

Rinnovo contrattuale relativo al triennio 2019-2021

Nel metodo, l’intesa attribuisce alle relazioni sindacali un ruolo centrale: ai tavoli negoziali spetterà il compito di definire in maniera concertata le riforme e i conseguenti provvedimenti. L’obiettivo sindacale è quello di portare a compimento i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021, ritenendoli un fondamentale investimento politico e sociale. I rinnovi interessano 3,2 milioni di dipendenti pubblici per un aumento medio di circa 107 euro e salvaguarderanno l’elemento perequativo della retribuzione già previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro relativi al triennio 2016-2018, il quale confluirà nella retribuzione fondamentale cessando di essere corrisposto quale elemento distinto della retribuzione.

Le misure per il personale della scuola

Al personale della scuola sono destinati circa 1,8 miliardi, che garantirebbero – al netto di eventuali risorse aggiuntive – circa 87 euro di incremento medio mensile, compreso l’elemento perequativo da 11,50 euro medi previsto dal precedente Ccnl 2016-2018. Agli 87 euro medi vanno aggiunti gli incrementi, percepiti dal Luglio del 2020, derivanti dall’operazione “taglia-cuneo”, confermata nel 2021, e portata a regime con l’ultima legge di bilancio (da un max di 100 euro netti al mese per redditi fino a 28mila euro, ad un minimo di pochi euro per redditi di 40mila euro).

È opportuno ricordare che il Ccnl 2016-2018 ha consentito aumenti retributivi medi di 96 euro al mese (da 80,40 euro minimi a 110 massimi, in base ad anzianità e grado di scuola).

Inoltre, attraverso i CCNL del triennio 2019-2021, si procederà alla successiva rivisitazione degli ordinamenti professionali del personale, ricorrendo a risorse aggiuntive con la legge di Bilancio per il 2022 e adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze.

Il Patto prevede un piano di riqualificazione e certificazione delle competenze con una mappatura delle professionalità interne, per valorizzare le risorse esistenti, dando più opportunità di carriera alle lavoratrici e ai lavoratori, servizi adeguati ai reali bisogni dei territori, anche tramite opportune modifiche legislative.

La tutela dei diritti del “lavoro agile”

Il lavoro agile è stato fondamentale durante la fase acuta della pandemia e ha segnato un cambiamento culturale da cui bisogna trarre “tutte le conseguenti analisi”. Lo smart working non sarà più “imposto” dalle dirigenze ma pienamente disciplinato e contrattato.

Da qui i contratti collettivi nazionali dovranno garantire condizioni di lavoro trasparenti, favorendo la produttività e l’orientamento ai risultati, conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni. Saranno quindi disciplinati aspetti di tutela dei diritti sindacali, delle relazioni sindacali e del rapporto di lavoro quali il diritto alla disconnessione, le fasce di reperibilità, il diritto alla formazione specifica, la protezione dei dati personali, il regime dei permessi e delle assenze e il salario accessorio.

La regolazione dello smart working

Alcuni passi fondamentali verso la rivoluzione del lavoro agile sono già stati compiuti. Lo scorso 3 marzo si è insediata, su mandato del ministro, la Commissione tecnica dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile che dovrà verificare l’avanzamento delle amministrazioni nella stesura dei cosiddetti Piani organizzativi del lavoro agile (POLA).

Il Governo si impegna ad individuare le misure legislative utili a promuovere la contrattazione decentrata e a superare il sistema dei tetti ai trattamenti economici accessori.

Per tutte le aree e i comparti di contrattazione collettiva, saranno adeguati i sistemi di partecipazione sindacale, favorendo processi di dialogo costante fra le parti, valorizzando strumenti innovativi di partecipazione organizzativa che implementino l’attuale sistema di relazioni sindacali sia sul fronte dell’innovazione che su quello della sicurezza sul lavoro.

Nuovo paradigma per la formazione

Ogni pubblico dipendente dovrà essere titolare di un diritto/dovere soggettivo alla formazione continua, al fine di essere realmente protagonista del cambiamento. Il Governo si impegna a definire politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento al miglioramento delle competenze digitali e di specifiche competenze avanzate di carattere professionale. Formazione e riqualificazione assumeranno il rango di investimento strategico e non saranno più considerati come merE vocI di costo.

L’intesa precisa che le attività di apprendimento e di formazione devono essere considerate a ogni effetto come attività lavorative.

Il piano assunzionale della PA

La costruzione della nuova Pubblica Amministrazione si fonda sull’ingresso di nuove generazioni di lavoratrici e lavoratori e, contemporaneamente, sulla valorizzazione delle persone nel lavoro, anche attraverso percorsi di crescita e aggiornamento professionale (reskilling) con un’azione di modernizzazione costante, efficace e continua per centrare le sfide della transizione digitale e della sostenibilità ambientale. Il sistema assunzionale dovrà puntare al rinnovamento, inserendo giovani qualificati ed esperti e al passo con le nuove tecnologie al momento poco diffusi all’interno della PA.

Sarà creato il “Portale nazionale per le assunzioni” che consentirà di razionalizzare e semplificare le procedure di assunzione degli impiegati pubblici attraverso la valutazione e la copertura dei posti vacanti.

Welfare contrattuale e pensione anticipata

L’intesa riconosce la necessità di implementare gli istituti di welfare contrattuale, con riferimento al sostegno alla genitorialità e all’estensione al pubblico impiego di agevolazioni fiscali già riconosciute al settore privato, relative alla previdenza complementare e ai sistemi di premialità diretti al miglioramento dei servizi.

L’accordo prevede l’individuazione di meccanismi per consentire l’accesso alla pensione anticipata per i dipendenti statali e per tutti quelli della pubblica amministrazione. In questo modo si potrà realizzare quel ricambio generazionale indispensabile per il futuro della PA. Il prossimo anno, per la prima volta, ci saranno più pensionati ex dipendenti pubblici (3 milioni) che dipendenti pubblici attivi.