Patto per la scuola al centro del Paese

... e speriamo che vada a buon fine

Rimettere la scuola al centro” è il disegno che l’attuale Ministro sta cercando di realizzare. Anche se è troppo presto per capire se questo ambizioso obiettivo sarà portato a buon fine attraverso misure concrete, non possiamo non condividere le priorità contenute nelle Linee programmatiche del 4 maggio e nel Patto per la scuola del 20 maggio. Entrambi i documenti vanno nell’ottica del superamento delle disfunzioni croniche nel nostro Paese e, soprattutto, nella volontà di rimuovere i principali ostacoli che determinano le attuali e profonde disuguaglianze tra persone e territori: quelle stesse disuguaglianze che impediscono ad ogni studente di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione.

Per una buona intesa con i cittadini

Già il 4 maggio scorso è stato presentato al Parlamento il programma di governo per la scuola[1]. È un documento ambizioso e denso di futuro. Al centro delle azioni di governo per la scuola, motore del Paese, c’èil diritto allo studio inteso come bene costituzionale e come diritto all’equità. In quest’ottica si collocano tutti gli interventi per la riduzione della dispersione scolastica, per il contrasto alla povertà e ai divari territoriali, per il diritto all’inclusione, per la presa in carico delle fragilità. Tali obiettivi andranno perseguiti attraverso azioni concrete che attengono all’organizzazione del sistema scolastico, al ruolo del personale della scuola, alla formazione iniziale e reclutamento, ma anche attraverso riforme strutturali che investono la stessa organizzazione del Ministero. Sono obiettivi che tutti condividono, ma che, per essere realizzati, richiedono un effettivo cambio di passo, a partire non solo dal comportamento responsabile delle compagini politiche, ma soprattutto dalla capacità di attuare, in tempi veloci, modifiche sul piano giuridico e amministrativo. Non facciamo riferimento alle risorse economiche perché sappiamo che, oggi, possiamo contare su importanti cifre del Piano di ripresa e resilienza (PNRR).

Un patto a livello sindacale

Il passo successivo del Ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, è stato quello di avviare un dialogo costruttivo con le parti sociali. Nella serata del 20 maggio scorso è stato firmato a Palazzo Chigi con le Organizzazioni Sindacali il “Patto per la Scuola al centro del Paese”.

La via intrapresa, quella del dialogo e del Patto – ha dichiarato il Ministro – è la via necessaria per trovare delle soluzioni per il Paese. Questo Patto è la base per gli sviluppi successivi. Vogliamo andare avanti e quindi prendiamo questo come un punto di partenza, che abbiamo costruito insieme, per rimettere la scuola al centro. È una dichiarazione di metodo. La storia del recente passato ci ha insegnato che le scelte, seppure buone, se vengono imposte dall’alto non producono consenso e rischiano di essere vanificate. Il coinvolgimento nelle scelte è un metodo generale che riguarda tutti i soggetti, soprattutto i docenti che rappresentano le risorse privilegiate per migliorare la scuola. Non a caso, nelle Linee programmatiche si dice: “I cambiamenti normativi devono essere accompagnati da momenti di condivisione, grazie ai quali aiutare i docenti a elaborare le fatiche dei passaggi istituzionali e professionali. È importante avere spazi di confronto complementari rispetto a quelli offerti dagli organi collegiali per riflettere coralmente”.

Gli aspetti di fondo del documento

Il punto fondamentale da cui partire è l’impegno, senza se e senza ma, a superare l’emergenza. Bisogna farlo con una visione strategica tale che renda possibile affrontare tutte le difficoltà che si frappongono per una reale ripresa e, soprattutto, con la consapevolezza che il futuro dell’Italia sarà nelle mani dei giovani che oggi frequentano le nostre scuole. Alcuni punti fermi sono: l’innovazione tecnologica, la valorizzazione delle professionalità e l’autonomia, equa e solidale, delle scuole.

  • L’innovazione tecnologica è uno strumento fondamentale per migliorare il benessere collettivo. Non si può immaginare una scuola per il futuro che non abbia la capacità di utilizzare tutte le risorse che, grazie al digitale, possono essere alla portata di ciascuno. 
  • Il ruolo del docente è cruciale per riposizionare la scuola al centro del processo di sviluppo sostenibile del Paese. Non si può immaginare di migliorare gli apprendimenti degli studenti senza affrontare in maniera organica e strutturale i temi della formazione (iniziale in ingresso) e del reclutamento.
  • Per portare a pieno compimento l’autonomia della scuola, nell’unitarietà del sistema d’istruzione, sono richiesti interventi strutturali ed organici, non più episodici e frammentati. Tali interventi devono essere implementati e garantiti da un sistema di monitoraggio, anche nell’ottica degli obiettivi dell’Agenda 2030.

È un patto molto impegnativo che metterà a dura prova questo governo nella sua capacità di corrispondere agli impegni presi. Nel patto per la scuola sono elencati 21 punti. Li raggruppiamo qui di seguito in alcune tematiche più generali

Reclutamento, un problema da affrontare subito

Il primo punto è quello di garantire, in ogni istituzione scolastica, il primo settembre di ogni anno la presenza di tutte le figure professionali, non solo insegnanti, ma anche dirigenti, DSGA e personale ATA. Tale impegno significa partire da una programmazione e gestione efficace delle scuole, ma soprattutto mettere in moto una nuova modalità di reclutamento che sistematicamente ogni anno assicuri l’inserimento di nuovi docenti nel sistema scolastico.

Rendere le procedure per il reclutamento del personale scolastico regolari significa anche favorire le aspettative di tanti giovani laureati. Non è facile perché bisogna intervenire, in prima battuta, sull’attuale emergenza, quella del precariato storico, e bisogna farlo conciliando due priorità: poter disporre di tutti gli insegnanti che servono e poter contare su docenti competenti con le giuste qualifiche.   

Formazione continua e strutturata

La formazione continua e strutturata è la base per lo sviluppo del Pese. È un obiettivo previsto anche nel “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, firmato il 10 marzo scorso dal Presidente del Consiglio, dal Ministro della Pubblica Amministrazione e dai Segretari generali di CGIL, CISL e UIL. Se si vuole ridisegnare una scuola per il futuro, bisogna puntare sulle innovazioni didattiche, sulle competenze linguistiche e digitali. Ma non si tratta solo di curare lo sviluppo professionale dei docenti. Per migliorare la scuola si ha bisogno del concorso di tutte le professionalità. I dirigenti scolastici devono curare costantemente le competenze che attengono alle metodologie di direzione, di coordinamento, di supporto alla progettazione didattica, gestionale e amministrativa. Un’attenzione particolare deve essere rivolta al personale amministrativo, tecnico e ausiliario, sia attraverso forme di reclutamento che garantiscano il possesso di competenze adeguate, sia attraverso percorsi formativi mirati.

Valorizzazione delle professionalità

Il patto per la scuola prevede la valorizzazione del personale attraverso efficaci politiche salariali, a partire dal prossimo rinnovo contrattuale, tramite le risorse del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. Si dice, in particolare, che il riconoscimento deve essere previsto nell’Atto di indirizzo ma dopo un confronto con le associazioni sindacali. La parola “valorizzazione” ricorre cinque volte nel documento, ma sempre in termini generali o prettamente salariali. Non si collega, per esempio, allo sviluppo delle “carriere” che, invece, era stato annunciato nelle “Linee programmatiche”, nel capitolo intitolato “Formazione continua e valorizzazione del personale scolastico”, e nello stesso PNRR.

Un’amministrazione da rinforzare

Le Istituzioni scolastiche, per poter rendere il servizio sempre più adeguato alle domande degli studenti e del Paese, hanno bisogno di poter contare su ulteriori risorse. Bisogna, quindi, rafforzare la rete di supporto all’autonomia. Ciò significa irrobustire sia l’amministrazione centrale sia quella periferica e portare la cultura dei “dati” a tutti i livelli (data-driven). Serve per questo una cabina di regia dotata di risorse umane con competenze multidisciplinari a supporto delle scuole. Ma serve soprattutto adottare provvedimenti legislativi e amministrativi che semplifichino le procedure. Per esempio è oramai ineludibile redigere un nuovo codice delle leggi della scuola perché, dal 1994 (ultimo testo unico), le norme si sono stratificate e stanno complicando la vita dei dirigenti scolastici e del personale amministrativo.

Meno alunni per classe e più tempo pieno

La questione delle classi numerose ricorre da decenni. Tutti i governi l’hanno rilevata senza tuttavia riuscire a trovare una soluzione adeguata. A dire il vero, come ben evidenziato nelle Linee programmatiche, i raffronti statistici presentano una situazione italiana che, nella sua media, non è diversa da quella di altri Paesi. Pur tuttavia coesistono realtà molto difformi nelle diverse zone del Paese, per esempio, le classi nelle grandi città e delle zone costiere sono più numerose di quelle dei piccoli borghi e delle zone di montagna. Resta il fatto che sulle classi che superano la media nazionale bisogna intervenire per non compromettere la qualità della didattica e gli esiti degli apprendimenti. Le risorse lasciate libere dall’andamento demografico possono essere utilizzate sia per ridurre il numero degli alunni nelle classi numerose sia per ampliare il tempo scuola, specialmente delle regioni del sud.

Responsabilità dei dirigenti sulla sicurezza degli edifici scolastici

Un’altra questione che pesa nella vita professionale dei dirigenti scolastici è quella delle responsabilità in tema di sicurezza degli edifici scolastici. il Dirigente Scolastico ha obblighi normativi pari a quelli di un qualsiasi “datore di lavoro”. La definizione di tali obblighi è regolata dall’art. 2 del D.lgs. 81/2008. Un punto importante del patto è proprio quello di “ridefinire le responsabilità del datore di lavoro distinguendo quelle strutturali in capo ai proprietari degli istituti da quelle gestionali affidate ai dirigenti scolastici”.

Innovazione partecipata

C’è vera innovazione se c’è consapevolezza e partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. Il patto per la scuola è il primo passo per promuovere una politica di coesione, improntata al dialogo, al confronto e al coordinamento tra i vari livelli di governo, tra istituzioni pubbliche e società civile. Da parte del Ministero c’è la garanzia di istituire, su tutte le materie enunciate nel Patto, a partire dal reclutamento e dai protocolli di sicurezza, tavoli tecnici dedicati allo studio, all’analisi e alla definizione di soluzioni condivise.

Ministero e le OO.SS garantiscono insieme l’intento di disegnare un nuovo modo di potenziare il senso di appartenenza facendo crescere le motivazioni professionali dei lavoratori, nella consapevolezza che la valorizzazione delle persone è la chiave per migliorare la scuola.


[1] “Linee programmatiche del Ministero dell’istruzione” Audizione del Ministro Prof. Patrizio Bianchi Commissione VII Camera e Senato congiunte, 4 maggio 2021.