La filosofia tra cultura umanistica e cultura professionale

La strategia più efficace per aiutare gli studenti a pensare e a scegliere

Erano i tempi della Commissione “Brocca”, dal nome di un sottosegretario alla Pubblica Istruzione che negli anni Ottanta del secolo scorso tentò una riscrittura dei programmi delle scuole superiori, nei quali si voleva introdurre l’insegnamento della filosofia negli istituti tecnici e professionali. Una “filosofia per tutti” che poteva trattare questioni di argomentazione in termini di valore, giustizia, a partire dai temi dei diritti-doveri, della cittadinanza, muovendo da testi accessibili qualunque fosse l’indirizzo prescelto.

Una proposta che ritorna

La proposta rimase nel novero delle innovazioni mai realizzate, in quanto si alzarono gli scudi in difesa di una disciplina inserita nell’esame della classicità e non proponibile in un contesto totalmente altro se non a rischio di banalizzarne i contenuti.

Il dibattito all’epoca sembrava avesse una valenza prettamente politica, tesa a riaffermare la pari dignità di tutti gli indirizzi di studio. Nel dibattito, che oggi ricompare, la filosofia dovrebbe entrare anche nel curricolo della scuola primaria ed essere prospettata con una valenza metodologica per lo sviluppo di quelle “competenze trasversali” che consentono:

  • di strutturare la capacità di pensare secondo una pluralità di modelli;
  • di acquisire gli strumenti per un pensiero critico e consapevole che la filosofia è in grado di promuovere in maniera significativa;
  • di saper affrontare un problema da diversi punti di vista, imparando dal confronto con altri e dalla cooperazione nel pensare.

Alla ricerca di un curricolo trasversale

Tali competenze sono sempre più necessarie anche nel mondo del lavoro in continua trasformazione, dominato dalle tecnologie, in cui tendono a prevalere le aziende 4.0, le scienze dell’organizzazione, dove le relazioni nel mondo globalizzato sono alla base della competitività e del successo produttivo e dove la preparazione professionale si deve integrare con quella umanistica.

Il ministro Bianchi intende collegare i due versanti culturali attraverso la filosofia? Il recente annuncio manifesta un’intenzione piuttosto decisa, ma è importante capire il modo in cui questo avverrà (se avverrà); bisogna capire se la nuova offerta formativa debba ampliarsi solo per discipline chiuse in loro stesse e autoreferenziali o se si possa finalmente intravvedere un curricolo flessibile e adattabile che metta al centro la persona, il capitale umano, e non i prodotti.   

Filosofia e soft skills

Un documento pubblicato dal MIUR (oggi MI) nel 2017[1] mostrava come già i laureati in filosofia fossero occupati in campo commerciale, gestionale e tecnico anche ad elevata specializzazione e come un apprendimento per competenze contribuiva a dotare tutti i giovani di strumenti concettuali adeguati alla ragionevole costruzione di una soggettività propositiva e critica. Non si tratta di riproporre nozioni e valori calati dall’alto, ma di sviluppare l’esigenza interiore di riflettere e di esercitare autonomamente e razionalmente il pensiero. La domanda che viene dal mondo del lavoro infatti è sempre più legata alle soft skills: abilità personali collegate all’intelligenza emotiva e abilità sociali che permettono di interagire con gli altri, di affrontare i problemi e di risolverli con minore stress. Sono abilità necessarie nella vita di ogni giorno, ma anche importanti per il successo professionale. Nel curriculum di ogni studente le soft skills costituiscono uno strumento utile per trovare lavoro così pure per avanzare più facilmente nella carriera. Ciò che conta è preparare le persone ad adattarsi a diversi contesti e fronteggiare tempestivamente i problemi.

Un metodo per cercare le risposte ai problemi

Nel nostro Ordinamento scolastico l’insegnamento della filosofia è, generalmente, ancora di tipo cattedratico, concepito cioè come trasmissione, seppure colta, di un sapere già dato. Ci sono tuttavia alcune scuole che, nell’ambito della propria autonomia funzionale, hanno provato ad utilizzare la filosofia per avvicinarsi di più alle esigenze degli allievi, anche di quelli dove il successo scolastico e la motivazione sono più a rischio. Sono noti alcuni interventi metodologici, adottati in alcuni istituti tecnici e professionali, che partendo da brainstorming, attraverso la maieutica hanno fatto capire agli studenti come cercare le risposte ai loro problemi e come affrontare i loro dubbi e le loro incertezze.

Un esercizio di cittadinanza attiva

Il lavoro di brainstorming parte da testi recenti, ogni gruppo espone le sue riflessioni mentre il docente le indirizza con domande di tipo “clinico” e attraverso un dialogo pedagogico. Se ben condotto, porta i ragazzi a fare riflessioni, a mettersi in discussione attraverso lo scambio di idee e di pensieri. Alla fine capiscono che dietro a tante affermazioni che si danno per scontate c’è un pensiero più profondo che emerge attraverso un ragionamento. Per molti di loro questo tipo di laboratorio può servire per comprendersi meglio e per capire alcuni aspetti della realtà che prima restavano oscuri, può favorire la capacità di argomentare, può aiutare a risolvere problemi e a prendere decisioni.

Oltre al rinforzo di queste competenze trasversali viene offerto agli studenti un esercizio di cittadinanza attiva aperta ad una visione interculturale.

Un laboratorio di filosofia anche nel primo ciclo

La filosofia, anche in un Istituto caratterizzato da discipline tecnologiche, diventa un mezzo efficace perché gli allievi riescano a capire cosa li appassiona veramente e cosa vogliono fare nella vita. Può essere un aiuto per l’orientamento e un antidoto contro le fragilità, la dispersione e l’abbandono.

Anche per gli alunni del primo ciclo si va diffondendo il laboratorio di filosofia. Qui i bambini diventano protagonisti attraverso una riflessione di gruppo. Partendo da testi e situazioni stimolo approfondiscono nel dialogo i temi che più toccano la loro sensibilità. Le categorie filosofiche vengono così recuperate in maniera implicita, dinamica e creativa e messe in relazione con la realtà dei ragazzi. Il laboratorio favorisce la capacità di esprimere il proprio pensiero e di misurarlo con quello degli altri nel rispetto reciproco, aiuta a costruire una comunità di persone fondata sul confronto.

Scendere dalla cattedra

La filosofia scende così dalla cattedra per entrare nella vita di tutti.  È questa la vera rivoluzione della proposta del Ministro Bianchi: ampliare i confini delle discipline e portarsi più direttamente sulla realtà nel vissuto degli studenti.  

Negli istituti tecnici e professionali andare oltre l’addestramento al mestiere significa comprendere i processi tecnologici e, attraverso un metodo efficace, riuscire a fare sintesi tra conoscenza e azione. Da qui si possono trarre tutte le risorse per sostenere il processo formativo e fornire le basi per fare il salto successivo, quello dell’approfondimento culturale e specialistico.


[1] Orientamenti per l’apprendimento della Filosofia nella società della conoscenza: https://www.indire.it/wp-content/uploads/2017/12/Documento-Orientamenti.pdf