Insegnanti in Europa

Carriera, sviluppo professionale e benessere narrati da Eurydice

Il “Quaderno” recentemente pubblicato da Eurydice[1] accoglie la traduzione italiana del Rapporto della rete “Teachers in Europe: Careers, Development and Wellbeing”, prendendo in esame gli elementi topici della professione docente, quali le condizioni di lavoro, lo sviluppo della carriera e il benessere. Illustra, inoltre, come le politiche e le normative nazionali possono contribuire a migliorare la vita professionale degli insegnanti[2].

I docenti al centro del settore educativo

Nella prefazione, la Commissaria Europea Mariya Gabriel – responsabile per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani – ha ribadito la centralità degli insegnanti nei processi educativi, così come sottolineato nel documento che la Commissione EU ha licenziato nel settembre 2020 “Realizzazione di uno spazio europeo dell’istruzione entro il 2025”[3]. Invero, tra le sei dimensioni per realizzare lo spazio europeo dell’istruzione, ve n’è una specificatamente riferita agli insegnanti, per il loro importante ruolo «nel rendere l’istruzione un’esperienza proficua per tutti i discenti … Senza insegnanti e formatori non possono esserci né
innovazione, né inclusione, né esperienze educative trasformative per i discenti
»[4].

In questa prospettiva, l’esperienza della pandemia da COVID-19, ha dimostrato quanto i docenti abbiano fatto la differenza, adattandosi rapidamente alla situazione contingente e alla conseguente chiusura delle scuole, garantendo forme di insegnamento a distanza o miste, laddove possibile, con l’unico scopo di non interrompere il dialogo educativo e la prosecuzione di un apprendimento il più possibile efficace.

La struttura del Rapporto

Il nuovo Rapporto sui docenti, che si focalizza in particolare sugli insegnanti di scuola secondaria inferiore (ISCED 2), mette insieme i dati qualitativi Eurydice basati sulle politiche e la normativa nazionali e i dati quantitativi dell’indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento (TALIS), che analizza le pratiche e le percezioni degli insegnanti. Questo tipo di approccio, «permette di comprendere l’impatto prodotto dalle politiche nazionali sui comportamenti degli insegnanti, fornendo il terreno per riforme basate su evidenze»[5].

Il documento approfondisce la situazione comune a tutti gli Stati membri dell’UE, oltre che in altri undici Paesi (Regno Unito, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia).

Vengono esaminate le questioni politiche rilevanti che hanno una incidenza sulla vita professionale dei docenti lungo l’arco della loro carriera, con l’obiettivo di offrire delle evidenze che possano guidare i decisori politici nelle aree più critiche, contribuendo ad affrontare le sfide attuali e future. Il Rapporto, dopo un inquadramento politico e dei contenuti in esso trattati, si sviluppa in sei capitoli, a cui si aggiungono due allegati che forniscono dati quantitativi sui principali temi presi in esame nel documento.

I focus dei sei capitoli del Rapporto

Nelle tre sezioni del primo capitolo vengono analizzati tutti gli aspetti della professione docente che possono influire sull’attrattività del mestiere di insegnante. Si esaminano le condizioni di lavoro e le prospettive di carriera.

Nel secondo capitolo ci si sofferma sulla formazione iniziale dei docenti della scuola secondaria inferiore: sulle modalità, sui programmi formativi – con particolare riguardo alla formazione professionale e al tirocinio nelle scuole – e sulle procedure di valutazione dei docenti al termine dell’anno di prova.

Il terzo capitolo è incentrato sullo sviluppo professionale e si sofferma ad analizzare quei Paesi in cui una parte dello sviluppo professionale continuo è obbligatoria oppure è un diritto riconosciuto per tutti i docenti.

Nel quarto capitolo viene descritta la valutazione dei docenti in servizio nei Paesi europei: quadri normativi, obiettivi, metodi, strumenti e persone responsabili sono oggetto di disamina e di confronto.

Nel quinto capitolo si forniscono informazioni sulla mobilità transnazionale per motivi professionali dei docenti, confrontando i tassi di mobilità transnazionale con i dati TALIS 2013 e TALIS 2018. Tra i vari aspetti analizzati, si focalizzano anche i programmi di mobilità organizzati sia a livello europeo, sia dalle autorità nazionali o regionali.

Nell’ultimo capitolo l’attenzione è riservata all’analisi delle condizioni di benessere dei docenti sul lavoro, andando a rilevare aspetti significativi sui livelli di stress degli insegnanti, su cui è interessante fare un approfondimento.   

Le fonti di stress nel lavoro dei docenti

Per quasi la metà degli insegnanti in Europa il lavoro è fonte di elevati livelli di stress, con la conseguente mancanza di “benessere professionale” che si riverbera sullo stato di “benessere personale”. Come si legge nel Rapporto Eurydice, «Il benessere può riguardare diversi aspetti della professione docente: il carico di lavoro, gli ambienti di lavoro, le condizioni di servizio, il senso di sicurezza, il sostegno dei propri pari e delle istituzioni, gli aspetti relazionali con gli studenti, i genitori, i colleghi e gli altri soggetti coinvolti nella scuola e, naturalmente, l’apprezzamento della comunità nel senso più ampio del termine. Se questi aspetti sono fonti di esperienze negative, gli insegnanti possono trovarsi in uno stato di esaurimento fisico ed emotivo, stress e burnout, e la loro salute mentale e fisica può risentirne»[6].

Uno studio dell’OCSE (2020) evidenzia la maggiore probabilità di passaggio ad altre carriere da parte di docenti che sperimentano alti livelli di stress sul lavoro. Altri studi hanno messo in rilievo come lo stress possa avere ripercussioni negative sulla qualità dell’insegnamento, nonché sulla motivazione dei discenti. In merito, uno studio di Eva Oberle e Kimberly A. Schonert-Reichl (2016) «ha scoperto che i livelli di stress degli insegnanti influenzano anche i livelli di stress degli studenti della scuola primaria al mattino quando arrivano a scuola»[7].

Le fonti principali di stress sono individuate nei compiti amministrativi, nelle mutevoli richieste delle autorità, nell’essere considerati responsabili degli esiti dei propri studenti. Sono stati registrati livelli più alti di stress in relazione ad orari troppo lunghi di lavoro, ad una negativa condotta degli alunni, ad una minore sicurezza nella gestione degli studenti e alla valutazione per la progressione di carriera. I dati mettono in evidenza che la mancanza di benessere professionale incide significativamente sull’attrattività della professione docente e sulla difficoltà dei sistemi educativi di trattenere buoni insegnanti.        

Crisi dell’attrattività della professione docente e carenza di insegnanti

È comune a tutti i Paesi europei il fenomeno della “crisi professionale dell’insegnamento”. Come si legge nel primo capitolo del Rapporto, «i sistemi educativi stanno affrontando una crisi vocazionale della professione docente»[8]. Vi è un problema piuttosto generalizzato di carenza di insegnanti, poiché per svariati motivi l’insegnamento sta diventando meno attrattivo rispetto al passato. Si registra addirittura che in alcuni Paesi, vi siano scuole che non riescono ad assumere insegnanti di determinate discipline, al punto da rischiare di non riuscire a garantire la copertura dei curricoli scolastici[9]. Da un lato, è diffusa la percezione piuttosto scarsa del valore e dello status professionale; dall’altro, ci sono cambiamenti in atto repentini sul piano sociale, demografico, culturale, economico, scientifico, ambientale e tecnologico che stanno inesorabilmente condizionando il mondo dell’istruzione e della formazione. Tutto ciò influisce sulla percezione dei docenti che si ritrovano a fronteggiare responsabilità, richieste e aspettative sempre crescenti, con un’incidenza conseguente sulle competenze attese, nonché sul benessere complessivo degli insegnanti e sull’attrattività della professione docente. Non mancano casi in cui, per alcuni Paesi, vi sia una sfida opposta da affrontare, quella dell’eccesso di offerta di docenti. È emblematica la rappresentazione grafica che troviamo pubblicata nel Rapporto che fotografa le principali sfide legate alla domanda e all’offerta di insegnanti di scuola secondaria inferiore, relativamente all’anno scolastico 2019/2020:

Come si evince chiaramente dalla figura[10], la maggior parte dei Paesi riscontra una carenza generale di insegnanti, in taluni casi acuita da: squilibri nella loro distribuzione tra materie ed aree geografiche; un invecchiamento della popolazione docente; abbandoni della professione; bassi tassi di partecipazione alla formazione iniziale.

Molti sistemi educativi, dunque, stanno affrontando contemporaneamente sfide diverse e vi è la necessità di politiche che possano restituire attrattività alla professione dell’insegnamento come scelta di carriera, condizionata anche da posizioni stipendiali inadeguate.

Le attuali sfide per rilanciare la professione docente

La situazione generalizzata sta inducendo i governi di tutta Europa a porre in essere piani che possano contrastare il logoramento degli insegnanti, mediante una riorganizzazione della formazione iniziale, il miglioramento delle condizioni di lavoro, la riforma dei percorsi di carriera e la modernizzazione dello sviluppo professionale continuo[11].

La situazione è complessa e preoccupante. Vi è l’esigenza di rilanciare la professione docente, a partire da un riscatto sociale di chi si dedica all’insegnamento. Di certo, come rilevato anche nelle citate “Conclusioni del Consiglio sui docenti e i formatori europei del futuro”[12] le condizioni di lavoro sono ritenute uno degli elementi essenziali per migliorare l’attrattività e lo status della professione docente. Vanno superati gli alti livelli di precarietà ancora esistenti[13], che inducono ad abbandonare l’insegnamento. Vanno rivisti i carichi di lavoro: in merito, vi sono autorità di alcuni Paesi che stanno procedendo in tal senso, per ridurre il peso di compiti non essenziali e diminuire il tempo dedicato ad esigenze amministrative, riorientando gli sforzi verso le principali responsabilità insite alla professione docente[14]. Bisogna ripensare agli stipendi, atteso che a livello europeo si registra meno del 40% di insegnanti soddisfatti per ciò che guadagnano. Come viene sottolineato nel Rapporto, «Nel rivedere le politiche sugli stipendi, il fatto di tenere in considerazione il ritmo della progressione degli stipendi potrebbe aiutare a migliorare la soddisfazione degli insegnanti per le loro remunerazioni. Rendere gli stipendi degli insegnanti più attrattivi potrebbe anche incidere sulla capacità di influenzare le scelte dei giovani in merito al loro percorso professionale»[15]. Questo è un punto che si ricollega direttamente anche alla “carriera” degli insegnanti, poiché vi è l’esigenza di «politiche mirate a creare strutture per la progressione di carriera in grado di fornire agli insegnanti diverse opportunità e di collegare tra loro le diverse professioni del settore educativo»[16].

Un Rapporto analitico di stimolo e riflessione

Il Quaderno di Eurydice sugli insegnanti non è solo una raccolta di dati quantitativi, né soltanto una fotografia dell’attuale condizione dei docenti in Europa. In questo particolare momento storico, è un documento che rappresenta la reale situazione che investe la professionalità docente. Nell’evidenziare le aree di criticità dell’essere docenti oggi in Europa, lancia un messaggio chiaro a tutti i Paesi membri, poiché solo attraverso scelte politiche che possano andare verso la direzione di un ripensamento complessivo, a tutti i livelli congiuntamente, secondo una visione sistemica che guardi alla professionalità docente nel suo insieme complesso, potrà essere possibile superare le sfide analizzate nel Rapporto.

È sotteso un monito, ripreso da diversi documenti europei e nel Rapporto opportunamente citati, relativo alla consapevolezza che la scuola è fatta da docenti professionisti e che senza di essi non è possibile immaginare processi educativi di qualità, mirati a far crescere menti critiche, in grado di stare nel mondo (nel senso heideggeriano), attraverso una adeguata cura educativa, quale elemento caratterizzante per eccellenza la professione di un docente di qualsiasi ordine di scuola.   


[1] Eurydice è la rete istituzionale nata nel 1980 su iniziativa della Commissione Europea per raccogliere, analizzare e diffondere informazioni sulle politiche, sulla struttura e sull’organizzazione dei sistemi educativi europei.

[2] Il Rapporto è stato pubblicato dall’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA, Education and Youth Policy Analysis): Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2021. Insegnanti in Europa: carriera, sviluppo professionale e benessere. Rapporto Eurydice. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea.

[3] Cfr. Comunicazione della commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni sulla realizzazione dello spazio europeo dell’istruzione entro il 2025 – COM (2020) 625 finale.

[4] Op.cit., p. 12.

[5] Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2021. Insegnanti in Europa: carriera, sviluppo professionale e benessere, op. cit., p. 15.

[6] Op. cit., p. 211.

[7] Ibidem.

[8] O. cit., p. 19

[9] Cfr. op. cit., p. 42 e sg.

[10] Op. cit., p. 46.

[11] Cfr. op. cit., p. 88.

[12] Ibidem, in riferimento al documento pubblicato in GU C 193 del 9 giugno 2020, .

[13] A livello europeo, tra docenti con meno di 35 anni uno su tre lavora con contratto a tempo determinato e, in alcuni Paesi, la percentuale è molto alta, con i due terzi di giovani insegnanti con contratti a breve termine (cfr. op. cit., p. 87 e sg.).

[14] Ibidem.

[15] Op. cit., p. 90.

[16] Op. cit., p. 91.